Logan è arrivato a Nagasaki con Mariko, quando il giorno dopo scorge in lontananza il Torii del santuario di Sanno, il portale sacro scintoista, l’unico rimasto in piedi tra la desolazione lasciata dall’esplosione nucleare.
Nagasaki
Alle ore 11.02 del 9 agosto 1945, tre giorni dopo la distruzione di Hiroshima, un aeroplano americano sgancia su Nagasaki una bomba due volte più potente di quella su Hiroshima.
L’aereo arriva su Nagasaki in tarda mattinata, ci sono nuvole troppo spesse: non si vede niente. L’equipaggio sta per rinunciare e tornare indietro dato che il carburante scarseggia, poi, all’improvviso il cielo si apre. I piloti inquadrano le case sotto di loro e sganciano…
Degli edifici rimane indenne solo il torii del santuario di Sanno (foto sopra), il portale sacro scintoista che è disposto parallelamente alla direzione da cui proviene l’onda d’urto, che anticipa l’esplosione vera e propria.
“La vergogna non c’è più. Quel sentimento che ci suggerisce di provare un turbamento, oppure un senso d’indegnità di fronte alle conseguenze di una nostra frase o azione, che c’induce a chinare il capo, abbassare gli occhi, evitare lo sguardo dell’altro, a farci piccoli e timorosi, sembra scomparso. Oggi la vergogna, ma anche il pudore, suo fratello gemello, non costituisce più un freno al trionfo dell’esibizionismo, al voyeurismo, sia tra la gente comune come tra le classi dirigenti. La perdita di valore della vergogna è contestuale a un altro singolare fenomeno: l’idealizzazione del banale e dell’insignificante. Lo sguardo ammirato di molti non si rivolge più a persone di notevole rilievo morale o intellettuale, bensì a uomini e donne modesti, anonimi, assolutamente identici all’uomo della strada o alla donna della porta accanto.”
Tratto dalla pubblicazione di Gianni Biondillo sul libro: Senza vergogna di Marco Belpoliti, Guanda – collana Biblioteca della Fenice, 2010
Progetto Manhattan
Nome in codice del programma di ricerca condotto dagli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche.
Una sana curiosità mi spinge alla necessità di avere un chiaro quadro di ciò che è stato fatto, e di ciò che ancora accade in fatto di test nucleari, e con una ricerca in rete emerge un interessante articolo che ripercorre la storia e i vari contesti. Mette pure in guardia circa le nuove tendenze che possono rappresentare un pericolo se la Scienza non si pone in un’etica che tuteli l’equilibrio della natura, come ad esempio per le biotecnologie.
Test Nucleari: giocare col plutonio
di Paolo Cortesi
In questo desolante panorama di demenza si levano ogni tanto voci, purtroppo isolate, che denunciano chiaramente tutta la micidiale pericolosità di esperimenti i quali in realtà non sono altro che simulacri di quella guerra che le superpotenze non potranno mai combattere senza sterminarsi a vicenda…
continua su nogeoingegneria.com
Paolo Cortesi è storico e scrittore, ha pubblicato diversi saggi di storia della cultura occidentale ed è autore del programma televisivo “Testimoni”.
☆
Le biotecnologie
tutto iniziò da un frate
di Piero Bianucci
Le moderne biotecnologie, basate sull’ingegneria genetica, vengono da lontano. La loro storia incomincia 150 anni fa nell’impero Austro-ungarico, quando per la prima volta si capì che ogni creatura vivente porta in sé il proprio patrimonio genetico, che trasmette ai suoi discendenti. Dobbiamo questa grande scoperta a un monaco agostiniano: Gregor Mendel. Fu lui che, incrociando piante di piselli, trovò le leggi fondamentali dell’ereditarietà. Ma nessuno se ne accorse. In certo senso, neppure lui…
continua su mondoerre.it
Piero Bianucci è giornalista scientifico, editorialista a “La Stampa” e scrittore di libri di divulgazione dedicati all’astronomia, alla questione energetica, alle scienze della Terra, alle telecomunicazioni e alle tecnologie di uso quotidiano. Docente a contratto di Comunicazione scientifica all’Università di Torino, collabora con la radio-tv italiana e svizzera. Dal 1985 organizza mostre scientifiche e “GiovedìScienza”.
A Nagasaki Logan ritrova la botola, e i ricordi, i ricordi che a volte possono salvarti la vita.
Forte il contrasto tra il caos e il “nulla” prodotto dall’uomo, e ciò che vede: la bellezza di suoni e colori ristabilita dalla natura.
«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma»
Antoine-Laurent de Lavoisier
Una metafora che ci vuol suggerire che noi esseri umani siamo solo di passaggio, pensiamo di avere il potere di creare e di distruggere, crediamo di poter dominare le cose, ma poi moriamo, e il mondo resta e continua anche senza di noi.
«Mio nonno diceva che quanto è accaduto qui è la prova che tutto il mondo trova la pace… alla fine. Che l’uomo può guarire da tutto. Forse anche tu.
Non dormi bene, chiami qualcuno nella notte. Chi è Jean?»
Jean ha scelto il male, la sua parte oscura, e tramutatasi in Fenice ha acquisito la potenza distruttrice di un’atomica…
Il maestro Yashida ha definito Logan come un Rōnin, un samurai senza padrone, destinato a vivere per sempre senza una ragione di vita. Ma Logan ha trovato un senso a tutto questo e ricade in un nuovo incubo, in cui c’è Jean e poi un gigantesco samurai che lo sta per aggredire.
I samurai – quella del samurai è una tradizione millenaria, una figura che si affermò in particolare durante l’epoca medievale in quanto membro della casta militare del Giappone feudale. Segno distintivo del prestigio sociale di cui godeva era la Katana, una spada riservata ai soli samurai.
Un buon samurai coltiva i principi morali come: il coraggio, l’onestà, la lealtà, la compassione, la giustizia, l’onore.
Ad essi egli dedica anima e corpo secondo l’antica tradizione legata alla filosofia del Bushido, letteralmente “la via del guerriero”: è un codice di condotta e uno stile di vita che oltre alle norme di disciplina militari contempla anche quelle morali, ispirandosi agli insegnamenti del Buddhismo e del Confucianesimo.
La Katana è proprio la spada antica che la giovane Yukio deve consegnare a Wolverine. È una missione che le è stata affidata dal Maestro Yashida, che si trova a Tokio e sta morendo perciò vorrebbe ringraziarlo per avergli salvato la vita nel 1945.
Katana – è un tipo di spada giapponese dalla lama affilata solo da un lato lunga dai 60 ai 75 cm, resa inconfondibile dalla classica curvatura moderatamente accentuata e da un’impugnatura per poterla afferrare con due mani. Nacque nel periodo Muromachi, e veniva spesso affiancata un’altra spada, più corta, detta Wakizashi, lunga circa 50 cm, usata per lo più contro nemici disarmati o per commettere seppuku.
Nel corso dei secoli la spada subì considerevoli mutazioni sia estetiche che di fabbricazione.
Al giorno d’oggi la produzione continua a ritmi molto bassi, soltanto per proseguire la tradizione. Sia i pezzi dei grandi maestri forgiatori del passato, sia i pezzi pregiati di oggi raggiungono cifre da capogiro.
Interessante l’articolo di Roberto Beretta che ben spiega come è fatta la Katana, come viene prodotta e ciò che la rende una spada così eccezionale, e in particolare modo, sulla forgiatura.
“Katana: storia e leggenda della spada giapponese” – dondake.it
PERIODO MUROMACHI (1336-1573), epoca del Giappone medievale in cui il modo di combattere del guerriero cambiò radicalmente: se in precedenza egli era solito portare la spada con la lama rivolta verso il basso, in questo periodo la lama veniva rivolta verso l’alto, in modo da tagliare in due un nemico con un solo colpo (addirittura solo sfoderandola).
Segnata dal crescente potere dei daimyo, i signori locali, fu una delle epoche migliori dal punto di vista culturale e artistico del Giappone.
La mitica katana, diventata oggetto di culto per molti compare in molti film, anime e videogiochi.
È la spada maneggiata abilmente da La Sposa (Uma Thurman) in Kill Bill, famoso film di Quentin Tarantino del 2003. Decisa a vendicarsi viene creata per lei una katana da un leggendario Hattori Hanzō, forgiatore delle spade più affilate e più potenti del mondo.
Più che mitica è magica la katana di Samurai Jack, personaggio protagonista della famosa serie animata televisiva del 2001, creata da Dženndi Tartakovskijsi. Con la sua katana che apparentemente sembra inefficace ma non lascia scampo, ha come obiettivo quello di sconfiggere un demone malvagio e mutaforma prima che possa conquistare il mondo.
A possedere una katana è anche Goemon Ishikawa XIII (tredicesimo discendente di una famiglia di samurai ladri), egli è amico di Lupin III, protagonista di una serie di manga ideati nel 1967 dal mangaka Monkey Punch, liberamente ispirati al personaggio letterario di Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo di Maurice Leblanc (1905). La katana di Goemon è chiamata Zantetsu, dai cui riflessi egli coglie i cattivi presagi, e ha la proprietà di tagliare qualsiasi cosa, anche il ferro grazie alla forza del materiale con cui è stata forgiata.
La Katana rappresenta un accessorio fondamentale per i cosplayer, fans che indossano splendidi costumi, perlopiù confezionati artigianalmente, identici a un personaggio che spesso appartiene al mondo dei manga e degli anime, ma anche di film, serie Tv, giochi di ruolo e videogiochi del genere fantastico, che interpretano fedelmente imitandone i gesti e i comportamenti (Le maschere e il pensiero magico. Il teatro).
Il Cosplay è un fenomeno che si è molto diffuso in Italia a partire dagli anni Novanta dando vita a veri e propri raduni in occasione di Fiere del Fumetto, come il celebre Lucca Comics & Games che si svolge ogni anno a Lucca in Toscana, di eventi e di convention di settore come la San Diego Comic-Con International in California.
Risvegliandosi bruscamente dal suo incubo Logan si ritrova accanto Mariko, la nipote di Yashida, che gli sussurra: «kuzuri…»
«Sai che vuol dire? È un animale, una creatura feroce, con lunghi artigli e denti aguzzi. Non teme nulla. Quando ero piccola avevo gli incubi, mi svegliavo e correvo dai miei genitori. Mio padre si arrabbiava: rimettiti a dormire, affronta la paura!
Mio nonno era diverso, mi raccontava le storie del Kuzuri, il suo amico che aveva conosciuto in fondo a un pozzo. Diceva che il Kuzuri era magico e gli aveva salvato la vita. Diceva che avrebbe protetto anche me, mentre dormivo nel mio letto».
Il racconto di Mariko si rifà al momento in cui, mentre mancano pochi minuti allo scoppio della bomba atomica a Nagasaki, Ichirō Yashida e altri tre soldati stanno per compiere Seppuku per sfuggire a una morte disonorevole. È appunto all’inizio del film che Wolverine – L’immortale ha rivela al soldato Yashida la sua natura e gli salva la vita.
Seppuku 切腹 – è una delle usanze più antiche del Giappone, un antico rigido rituale del codice d’onore del samurai che veniva praticato come espiazione di una grave colpa commessa o alla morte del proprio signore, o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole. In genere i samurai si autoinfliggevano la morte tagliandosi il ventre usando la Wakizashi, la spada più corta, la cui lunghezza era di circa 50 cm.
In Occidente questa usanza è meglio conosciuta con il termine harakiri perché viene letto secondo la pronuncia dei due kanji (ideogrammi), 腹 (hara = ventre) e 切 (kiri = taglio) presi singolarmente. Ma in giapponese, il termine composto 腹切 si pronuncia seppuku.
Si riteneva che il ventre fosse la sede dell’anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe, in tutta la sua purezza.
La posizione è quella classica giapponese detta seiza, cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all’indietro per impedire che il corpo cada all’indietro. Infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti.
da “Ho scoperto che la Via del Samurai consiste nella morte”
di Yamamoto Tsunetomo
A smitizzare l’usanza del seppuku contribuì il film “Harakiri” di Masaki Kobayashi del 1962. Ritenuta una pratica crudele, spesso nascondeva ipocrisie e strumentalizzazioni in nome dell’“onore”. Il regista in molti dei suoi film, denuncia l’ingiustizia e la crudeltà del sistema sociale.
«Ogni epoca, la nostra, come quella dei samurai, ha prodotto dei capi autoritari del tipo di quello contro il quale lotta il nostro rōnin. Attraverso la storia antica, è di storia contemporanea che si vuole parlare».
Masaki Kobayashi
«Regista progressista impegnato nel denunciare… superstizioni e falsità che ancora disumanizzano i rapporti tra gli individui e le classi in nome di antiquate concezioni di sentimenti».
Giovanni Grazzini
Quando Wolverine, ormai nei panni di Logan si reca a Tokio nella casa di Yashida, attraverso un dipinto apprende dell’esistenza del Clan Nero, i guerrieri ninja che per sette secoli sono stati al servizio della famiglia Yashida.
I ninja – furono attivi sul finire dell’epoca medievale giapponese, durante il periodo Sengoku detto anche periodo degli Stati combattenti.
Chiamati anche “shinobi” erano guerrieri abili nelle arti marziali ed esperti nella strategia del rendersi invisibili ai nemici (ninjutsu); venivano addestrati per compiere operazioni particolari come: spionaggio, sabotaggio e omicidi.
I grandi feudatari (i daimyo), ognuno dei quali aveva un proprio esercito e controllava una parte di territorio, li assoldavano per compiere operazioni segrete, che i Samurai non sarebbero stati disposti a eseguire essendo considerate disonorevoli secondo il Bushido, il loro codice d’onore. Abili nel travestimento e nell’uso di diversi tipi di armi, come la katana e gli shuriken (dardi metallici di varie dimensioni da scagliare contro il nemico), i ninja agivano con varie tecniche a seconda della situazione: si mimetizzavano e colpivano a distanza, oppure si travestivano per colpire le vittime da vicino, appiccavano incendi o si servivano del veleno.
Famosissime le Tartarughe Ninja, una serie di fumetti ideata nel 1984 dai disegnatori statunitensi Kevin Eastman e Peter Laird pubblicati inizialmente con il titolo di Teenage Mutant Ninja Turtles (Tartarughe ninja mutanti adolescenti), che ebbero un enorme successo tanto da entrare nel mondo giocattoli, dei videogame e giochi di ruolo, e diventare protagoniste di serie televisive animate e vari film di successo.
Si tratta di quattro tartarughe mutanti che portano il nome di quattro famosi pittori italiani: Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello, ognuna di loro porta una benda di diverso colore, rispettivamente blu, arancione, viola e rossa, hanno doti e caratteri molto differenti tra loro e ciascuna usa un’arma diversa. Vivono nelle fogne di New York e combattono la malavita organizzata, sono abilissime nelle arti marziali e hanno un maestro ninja: il topo Splinter che ha insegnato loro tutti i trucchi del combattimento ninja.
PERIODO SENGOKU (1467-1573), sebbene il potere fosse nelle mani dell’imperatore frequenti erano i conflitti tra i signori feudatari, che sfociarono in un’interminabile serie di guerre civili.
Fu un periodo piuttosto bellicoso durante il quale giunsero sulle coste del Giappone alcuni navigatori portoghesi (1542-1543) che portavano con sé armi da fuoco; ciò cambierà la concezione militare fino a quel tempo in vigore in Giappone, e la possibilità di dotarsi di un’arma muterà anche i rapporti all’interno della stessa società giapponese.
L’Impero portoghese, al fine del controllo dei commerci in Estremo Oriente, nel 1571 stabilì una base commerciale a Nagasaki, favorendo l’arrivo dei missionari e l’introduzione del Cristianesimo attraverso il gesuita Francesco Saverio. La sua opera missionaria in Estremo Oriente proseguì con la Compagnia di Gesù e i missionari Alessandro Valignano e il suo allievo Matteo Ricci.
Le guerre civili terminarono agli inizi del 1600, quando venne ad affermarsi la dinastia dei Togukawa che dal 1603 su nomina dell’imperatore assunse la carica di shogun (con poteri a quel tempo simili a quelli di un primo ministro). La capitale che da Nara (710-794) era stata spostata a Kyoto (794-1868) nota come “la città dei mille templi” protetta dall’UNESCO, venne trasferita nella città di Edo.
PERIODO EDO (1603-1868), in quest’epoca la società giapponese era divisa in quattro caste separate: i samurai, i contadini, gli artigiani e i mercanti. Fu l’ultimo governo feudale del Giappone e si caratterizzò per una politica di chiusura e isolamento del paese (sakoku), imponendo forti restrizioni sui commerci, sugli stranieri e sui cristiani, una minoranza che venne perseguitata, molti furono condannati a morte.
Nel 1853 sotto la minaccia delle “navi nere” statunitensi giunte all’imboccatura della baia di Tokio, lo shogunato si trovò costretto a porre fine all’isolamento durato due secoli. Si concluse così questo periodo con la restaurazione dell’imperatore e l’inizio della modernizzazione del Giappone.
Il paese del Sol Levante riaprendo le porte e tornando ad avere relazioni diplomatiche e commerciali con i paesi occidentali, dalla cui cultura venne profondamente influenzato, dall’altra rivelò la bellezza del suo inestimabile patrimonio artistico, il gusto e la raffinatezza dell’arte giapponese a cui si appassionò la borghesia del Vecchio Continente e la cui influenza fu determinante sugli artisti francesi, in particolare tra gli impressionisti e gli ermetici (Giapponismo).
PERIODO MEIJI (1868-1912), questo periodo segnò l’inizio dell’età moderna del Giappone e la restituzione del potere all’imperatore, dopo secoli di dominio degli shōgun. La capitale Edo venne rinominata Tokyo, nome che è rimasto tale fino ad oggi.
Fu un periodo di rinnovamento e di trasformazioni politiche, economiche, culturali e sociali. Il sistema delle caste venne riformato e l’esercito modernizzato.
Fu in questa epoca che ai samurai venne vietato di portare in pubblico il Daisho (la coppia delle due spade), furono tolti loro i privilegi di cui godevano destinandoli così all’estinzione. Ma nonostante ciò alcuni principi del Bushido restarono vivi tra l’esercito, ai cui corpi regolari vennero affidate le operazioni di intelligence, così da rendere superflua anche il ruolo dei ninja.
La fama di cui godettero sia i samurai sia i ninja è comunque sopravvissuta fino ai giorni nostri, seppur mitizzata, ed è diventata parte integrante nel folklore del Giappone.
Nel film L’ultimo samurai (2003) diretto da Edward Zwick, il giovane imperatore Meiji appare troppo frettoloso nel voler sacrificare la tradizione millenaria dei samurai nel perseguire un’apertura verso l’Occidente e la sua modernità.
Il film ambientato in Giappone racconta della rivolta degli ultimi samurai rimasti (Ribellione di Satsuma, 1877) contro il governo Meiji, che per combatterli e addestrare l’esercito imperiale giapponese ingaggia un ex capitano dell’esercito statunitense, Nathan Algren (Tom Cruise). Algren è un veterano del Settimo Cavalleria che sopravvive pubblicizzando i fucili Winchester, tormentato dal ricordo delle efferatezze compiute durante le Guerre indiane e da una forte dipendenza dall’alcol. Sarà proprio lui a consegnare la katana di Katsumoto al giovane imperatore Meiji, il samurai che in passato fu il suo maestro e i cui insegnamenti sembra avere scordato.
Io ho sognato, un Giappone unificato, in una nazione forte, indipendente e moderna, e ora noi abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali, ma… non possiamo dimenticare chi siamo, ne da dove veniamo.
Imperatore Meiji
Durante il periodo Meiji difatti fu intrapreso il potenziamento delle vie di comunicazione, un programma di riforme terriere e di sviluppo industriale in particolare quello tessile, della seta e del cotone. Dopo una rapida crescita economica e il potenziamento militare, l’Impero giapponese attuò un piano di espansione territoriale che culminò con l’annessione di Taiwan nel 1895, della Corea nel 1910, con l’occupazione della Manciuria nel 1931 e di parte della Cina nel 1937.
SECONDA GUERRA MONDIALE (1939-1945), l’Impero giapponese divenuta oramai una potenza militare strinse un patto di alleanza con la Germania nazista e il Regno d’Italia nel 1940, divenne così una delle tre potenze dell’Asse che combatterono contro gli Alleati (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Russia e altri altri Paesi).
Nel 1941 la flotta della marina imperiale giapponese bombardò a sorpresa la base americana di Pearl Harbor nelle Isole Hawaii, rendendo inevitabile l’intervento degli Stati Uniti che dichiararono guerra al Giappone. Anche la Cina poté dichiarare apertamente guerra alle Potenze dell’Asse.
Nello stesso anno le truppe giapponesi sbarcarono e occuparono le Filippine, l’Indocina, Singapore, la Birmania, che erano territori coloniali delle potenze occidentali. La loro avanzata verso sud venne arrestata dalla Marina militare statunitense quando, con una poderosa forza navale strategicamente dispiegata, riconquistò le isole Filippine nel 1944. Le forze giapponesi continuarono a resistere anche dopo la sconfitta della Germania nel maggio 1945, finché furono costrette alla resa in seguito al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki da parte degli Americani nell’agosto del 1945.
Nel corso del conflitto mondiale quando le forze giapponesi si trovarono in seria difficoltà, le Autorità Militari costituirono un reparto speciale: il Corpo dei Kamikaze.
I kamikaze – erano un corpo di aviazione costituito da volontari disposti (o moralmente obbligati) a sacrificare la propria vita durante le missioni di combattimento aereo, andandosi a schiantare con il velivolo contro l’obiettivo nemico.
La parola Kamikaze, che significa “vento divino”, nacque sei secoli prima quando la flotta dei Mongoli tentò per ben due volte di invadere il Giappone (nel 1274 e nel 1281), ma in entrambi i casi una forte tempesta bloccò e disperse la flotta. Ciò fu interpretato dai giapponesi del tempo come un intervento divino, denominando con il termine Kamikaze la tempesta.
E come il vento divino fece allora, i piloti suicidi si assunsero il compito di fermare e annientare l’esercito nemico; di fronte alla possibilità di cattura e di sconfitta, considerate disonorevoli secondo il codice d’onore, era preferibile la morte.
Il fenomeno durò fino alla fine della guerra, quando l’impero giapponese oramai un paese distrutto fu costretto a una resa incondizionata. Venne quindi occupato fino al 1952 dalle truppe Alleate guidate dagli Stati Uniti , dopodiché il Giappone tornò ad essere uno Stato completamente indipendente retto da una monarchia parlamentare con un imperatore e un parlamento (Dieta), diventando membro dell’ONU dal 1956.
In Restless – L’amore che resta (2011) diretto da Gus Van Sant, il fantasma di Hiroshi, un kamikaze giapponese, è l’amico immaginario di Enoch protagonista del film. Molto commovente la lettera della Guardia Marina Hiroshi Takasaki alla sua amata.
Mi dicono che morirò da eroe,
che la sicurezza e l’onore del mio paese
saranno la ricompensa del mio sacrificio:
prego sia vero.
I cronisti occidentali tendono ad usare il termine Kamikaze in modo improprio quando si riferiscono ai terroristi che si lasciano esplodere, poiché sia il contesto che il fine sono diversi: se per i giapponesi si era in stato di guerra e l’azione militare era rivolta verso obiettivi militari, per i terroristi suicidi l’obiettivo è destabilizzare la collettività e colpire indiscriminatamente, ingenerando un senso di terrore e insicurezza nella comunità.
Mariko, la nipote di Yashida, e Logan inseguiti dalla Yakuza riescono a salire su un treno proiettile che viaggia ad alta velocità, pensando di essere al sicuro…
I treni proiettile
Sono treni ad alta velocità così chiamati per via della forma appuntita del primo treno, simile appunto a un proiettile, che viaggiano sulla rete ferroviaria giapponese denominata Shinkansen (新幹線). Il Giappone è stato il primo paese a costruire delle linee ferroviarie interamente dedicate all’alta velocità.
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale per favorire la ripresa dell’economia, e un po’ per rinfrancare lo spirito del popolo giapponese, si pensò di realizzare un progetto per una linea ferroviaria ad alta velocità che rendesse il trasporto di merci e di persone più efficiente. Mentre in quegli anni la maggior parte dei paesi propendevano a investire di più verso il settore aereo e autostradale, in Giappone si diede inizio alla costruzione della prima tratta nel 1959: la Tōkaidō Shinkansen tra Tokyo e Osaka, che venne inaugurata il 1 ottobre 1964, appena pochi giorni prima dell’apertura dei Giochi olimpici di Tokyo.
I treni potevano raggiungere anche i 200 km/h riducendo così in modo notevole il tempo di percorribilità; la tratta ottenne grande successo e cambiò lo stile di vita dei giapponesi. Ciò consentì di espandere il progetto per raggiungere e collegare le principali città del Giappone, specialmente in occasione dell’EXPO 1970 a Osaka dedicata al tema: “Progresso e Armonia per l’Umanità”.
Le tratte Shinkansen sono interamente dedicate all’alta velocità, con binari più larghi rispetto alle linee convenzionali e percorsi scorrevoli che consentono ai treni di viaggiare ad alta velocità in modo costante, superando anche i 300 Km orari. Sono estremamente sicure poiché sono dotate di sistemi di sicurezza molto avanzati, e i convogli sono sempre perfettamente in orario.
Logan e Mariko finiscono per rifugiarsi in una sala di pachinko, brutta idea… dietro ad ognuna di esse vi è sempre l’ombra della Yakuza, la potente mafia giapponese che controlla il gioco d’azzardo, oltre a occuparsi del traffico di stupefacenti, di armi, prostituzione, estorsioni e infiltrazioni varie.
Il Pachinko
È il gioco d’azzardo più popolare in Giappone, una specie di flipper che non richiede alcuna abilità, si tratta di far entrare delle biglie di acciaio nei fori e poi si aziona una specie di slot. Si vincono altre sfere che si possono rigiocare o cambiare in premi. Può essere a tema, ad esempio in passato erano di moda i pachinki di “Ken il guerriero”.
Ken il Guerriero è un celebre manga creato nel 1983 da Buronson, fumettista giapponese appassionato di arti marziali e dei film di Bruce Lee, e disegnato da Tetsuo Hara. Pubblicato in Italia nel 1990, il manga è ambientato su un pianeta Terra devastato da una guerra nucleare che ha causato il collasso della civiltà.
La vicende sono incentrate su un guerriero di nome Kenshiro, maestro di arti marziali e successore della Divina Scuola Di Hokuto un’antica scuola originatasi in Cina, che si trova ad affrontare bande di predoni, di rivali armati, e i signori della guerra che minacciano la vita degli indifesi. Per l’ambientazione gli autori si sono ispirati alla saga di Mad Max ideata e diretta da George Miller, i cui film raccontano di un’Australia distopica dominata dalla violenza e dalla sopraffazione del più forte, e delle risorse del pianeta che incominciano a scarseggiare.
Dal manga sono state tratte due serie televisive anime, tra le più popolari degli anni Ottanta, una serie di lungometraggi animati, film con attori (live action), romanzi, videogiochi, giochi da tavolo, giochi di ruolo, carte collezionabili e giochi d’azzardo.
Per la legge giapponese non è possibile fare gioco d’azzardo e quindi nelle sale di pachinko non si vincono soldi ma solamente premi, che è possibile convertire in denaro solo all’esterno del locale presso appositi sportelli.
Le sale da gioco sono luoghi pieni di persone e di rumori assordanti che insieme al luccichio delle biglie in acciaio fanno entrare in trance il giocatore che può sviluppare una vera e propria dipendenza (azzardopatia), tanto da arrivare anche a chiedere in prestito delle somme.
Il tutto si regola in un equilibrio tra bene e male,
ognuno individuabile in ogni dove,
nessuno è esente dall’uno o dall’altro.
Nemmeno le culture e le civiltà del passato.
A tema sono anche le stanze del Love Hotel dove i due fuggitivi ormai stremati trovano rifugio, tra quelle rimaste scelgono quella de “La missione su Marte”, da cui si può intuire l’ambientazione della stanza.
Love Hotel
Minimal, chic, raffinati, i Love Hotel sono alberghi molto diffusi in Giappone, pensati per le coppie che vogliono stare in intimità ma non hanno un luogo a disposizione.
In Italia si usa appartarsi con l’automobile in luoghi poco trafficati o isolati, e ciò può rappresentare un grande rischio, soprattutto di diventare vittime di guardoni o di malintenzionati (furti e violenze).
In Giappone per i giovani innamorati, per le coppie che vogliono evadere dalla routine, giocare a far finta di…, sentirsi liberi da interferenze e da indiscrezioni, esistono i Love Hotel che consentono di restare in stanza sia per qualche ora, sia per una notte intera. Inoltre la privacy è pressoché totale: non sono richiesti documenti per pernottare e non si hanno contatti diretti con gli addetti alla reception.
Mentre per la cultura orientale la sessualità in genere non è oggetto di tabù, questa libertà di espressione sessuale tende ad essere fraintesa dalla cultura occidentale, più pragmatica, che tende a considerare la fisicità dell’atto sessuale come espressione di istinti, più che come atto d’amore. Così come spesso si confonde l’erotismo con la pornografia, il sensuale con il sessuale, e spesso si equivoca, come per esempio nel caso del Kamasutra, ridotto a un libretto libidinoso sulle posizioni nell’atto sessuale. In rete molti esprimono una cultura orripilante e dissacrante a riguardo.
La missione su Marte
A debuttare come attore nel primo film dedicato a Wolverine: X-Men: le origini – Wolverine del 2009, è il noto rapper statunitense will.i.am che interpreta la parte di John Wraith, un mutante che ha il potere di teletrasportarsi a decine di metri di distanza.
Nell’agosto del 2012 will.i.am entra nella storia: il rover NASA Curiosity in missione su Marte, invia dal Pianeta Rosso alla Terra una canzone del rapper: “Reach For The Stars”, scritta appositamente per l’occasione su richiesta della NASA. È la prima canzone a essere stata inviata da un altro pianeta al nostro e la seconda canzone ad essere trasmessa nello spazio, dopo Across The Universe dei Beatles. L’evento è nato in collaborazione a un progetto promosso da will.i.am per avvicinare i giovani allo studio della scienza.
Il rover che è stato chiamato Curiosity e la cui funzione è quella di esplorare il pianeta Marte, è stato lanciato il 26 novembre 2011 ed è atterrato su Marte il 6 agosto 2012.
Grande appassionato di tecnologia e innovazione, Will.i.am nel 2013 presenta al ComicCon di New York il fumetto “Wizards & Robots” realizzato insieme a Brian David Johnson, con i disegni di Adam Archer. Unendo fantasy e fantascienza, il fumetto porta il lettore a viaggiare attraverso nuovi mondi, a partecipare all’incontro/scontro tra grandi potenze che faranno tremare l’intero creato.
Magia e tecnologia si guardano negli occhi.
A chi affidereste il destino del mondo? Ai maghi o ai robot?
Il film di fantascienza Pianeta rosso (2000) diretto da Anthony Hoffman, è ambientato in un prossimo futuro. La Terra è diventata un pianeta praticamente inabitabile a causa della sovrappopolazione e dell’inquinamento, fattori che hanno iniziato a causare seri problemi a partire dal 2025. Da tempo si sta cercando di rendere abitabile Marte, ma qualcosa non funziona lassù. A bordo del veicolo spaziale Mars I viene inviato sul pianeta un gruppo di astronauti coadiuvati dal robot AMEE (Autonomous Mapping Exploration and Evasion) per capire cosa è successo.
Un messaggio che il film vuol lanciare è che la scienza e la tecnologia non sono la soluzione a tutti i problemi.
L’Europa su Marte: la missione Mars Express
di Stefano Sandrelli
27 maggio 2003
Se tutto va bene il 2003 sarà il primo anno a essere ricordato per un ingorgo da satellite su un pianeta diverso dalla Terra. Nel gennaio 2004 si conteranno ben 7 manufatti tutti compresi e concentrati nello studio del quarto pianeta (in ordine di distanza dal Sole) del sistema solare: Marte.
Un’interessante riflessione, continua su torinoscienza.it
Stefano Sandrelli è astrofisico e ricercatore presso l’Inaf-Osservatorio Astronomico di Brera a Milano, e divulgatore, scrittore, giornalista scientifico, presidente del Comitato per le Olimpiadi italiane di astronomia.
Ecco come tra 25 anni andremo su Marte
di Sandro Iannaccone
14 gennaio 2014
“Barack Obama lo aveva promesso. E anche quel matto di Elon Musk aveva detto di essere interessato. Ora si comincia a fare sul serio: l’International Academy of Astronautics ha lanciato il programma White Cosmics, con l’obiettivo dichiarato di portare l’uomo su Marte. È una notizia di cui possiamo andare particolarmente orgogliosi, perché a capo del progetto di ricerca c’è l’italiano Giancarlo Genta, docente al Politecnico di Torino…
Un articolo particolarmente illuminante che consiglio, continua su Wired.it
Sandro Iannaccone è giornalista scientifico, laureato in fisica teorica, collabora con diverse testate, scrittore e socio fondatore della start up Pigeko.
Commento: c’è questa tendenza a complicare sempre di più le cose, ad ambire a soluzioni che per certi versi possono dare una risposta ai problemi, creandone però a catena degli altri. Un po’ come il farmaco che guarisce un disturbo, ma per i suoi effetti collaterali ne crea altri.
Non ci facciamo mai bastare nulla.
C’è da chiedersi se non sia il caso invece di unire le forze, di impiegare tali enormi somme di denaro ed energie per occuparci del NOSTRO pianeta, e affrontare finalmente e onestamente i problemi che lo riguardano e che hanno origine dai nostri stessi comportamenti distruttivi ed autodistruttivi. Risolvere finalmente la fame nel mondo, che non ha un senso che la giustifichi, risolvere le guerre che si sa bene sono strumentalizzate per gli interessi di alcuni sugli altri, dare spazio alle energie rinnovabili anziché andare sempre alla ricerca di risorse destinate a finire, che creano danno sia nell’estrarle che nell’usarle. E inoltre: c’è un criterio di smaltimento dei detriti lasciati nello spazio? Domanda ingenua. E questa crisi economica mondiale che cosa sta a significare?
Leda