…senza parole
La descrizione di un attimo è una canzone dei Tiromancino contenuto nell’album omonimo del 2000.
Il brano racconta la travagliata storia di due ex-amanti che si rincontrano dopo anni, per scoprire quanto entrambi siano cambiati. È stato utilizzato nella colonna sonora di My Name Is Tanino, un film del 2002 di Paolo Virzì, e nel film-documentario L’erba proibita diretto da Daniele Mazzocca e Cristiano Bortone, incentrato sulla Cannabis e sulla cattiva informazione che la riguarda, e racconta la storia produttiva e lavorativa della canapa utile in Italia prima che questa venisse proibita.
È stato bello e divertente ritrovare in questo videoclip, anche se sotto forma di una parodia, due personaggi, veri miti, come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
Infatti per il brano La descrizione di un attimo, il video è impostato come una parodia delle sigle di chiusura dei programmi televisivi di varietà trasmessi dalla RAI: “Di nuovo tante scuse” (1975-76) e “Noi… no!” (1977-1978) entrambi per la regia di Romolo Siena, in cui Sandra Mondaini e Raimondo Vianello nei panni di due romantici innamorati nel primo e di Tarzan e Jane nel secondo, interpretavano una serie di gag.
Nel video pluripremiato, diretto da Frankie HI-NRG MC e Riccardo Sinigallia, la parte di Raimondo Vianello è interpretata da Valerio Mastandrea, mentre quella di Sandra Mondaini è interpretata da Paola Cortellesi.
In un’intervista anni fa, Sandra Mondaini aveva detto di non aver paura di morire, ma delle conseguenze che avrebbe avuto sui suoi cari. Secondo lei Raimondo non sarebbe sopravvissuto alla sua morte. Non sapeva che neanche lei ne avrebbe avuto la forza.
Sandra Mondaini
Sandra Mondaini nasce a Milano il giorno 1 settembre 1931. Figlia d’arte di Giaci, un noto pittore e umorista del “Bertoldo”, una rivista di umorismo e satira pubblicata a Milano (1936-1943) dalla Rizzoli, inizia a recitare in teatro su invito dell’umorista Marcello Marchesi, amico di famiglia. È stata l’unica soubrette italiana a scegliere, quando ancora sulle passerelle frusciavano vestiti milionari e sorrisi cinemascopici, il lato comico del varietà, quello per cui era indispensabile saper recitare.
Nel 1955 viene chiamata da Erminio Macario che due anni prima l’aveva notata come “generica fissa” in uno dei primi programmi della televisione italiana.
Accanto al grande comico Sandra impara l’umiltà della professione e la disciplina ferrea del palcoscenico, quando ogni minimo sbaglio costa una multa che può arrivare alle tremila lire. Recita con Macario in una trilogia di riviste di Amendola e Maccari, ottenendo un successo straordinario (“L’uomo si conquista la domenica”, 1955-56; “E tu biondina…”, 1956-57; “Non sparate alla cicogna!”, 1957-58).
In queste occasioni Sandra Mondaini dimostra grande versatilità e spiccato senso dell’umorismo; inoltre afferma una nuova immagine di soubrette che sia soprattutto attrice brillante e che ribalti le convenzioni del lusso e del fascino alla francese della prima donna.
Nel 1958 Sandra incontra il giovane Raimondo Vianello, il quale quattro anni più tardi (1962) diventerà suo marito, nonché inseparabile compagno di vita e di lavoro. Insieme a Raimondo Vianello e Gino Bramieri, forma una simpatica “ditta” che s’impone con successo in “Sayonara Butterfly” (1959) di Marcello Marchesi, “Puntoni e Terzoli”, una simpatica parodia dell’opera pucciniana.
I comici nella stagione 1959-60 presentano una rivista molto tradizionale, “Un juke box per Dracula”, ricca di satira politica e sociale. Poi Sandra Mondaini viene chiamata da Garinei e Giovannini per interpretare la commedia musicale “Un mandarino per Teo”, accanto a Walter Chiari, Alberto Bonucci e Ave Ninchi. Poi si dedica soprattutto alla televisione, nella quale aveva cominciato a lavorare nel 1953.
Tra le sue esperienze teatrali c’è anche l’”Ora della fantasia” (commedia da cui Billy Wilder trasse “Baciami, stupido”), insieme a un giovanissimo Pippo Baudo.
Gino Bramieri, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello nel 1958
Il primo grande successo televisivo arriva con la trasmissione musicale “Canzonissima” (1961-62), dove afferma il personaggio di Arabella, temibile enfant prodige. Dai primissimi anni ’70 la coppia Vianello-Mondaini porta in scena gli esilaranti drammi quotidiani di una coppia qualunque in splendidi varietà, come “Sai che ti dico?” (1972), “Tante scuse” (1974), “Noi… no” (1977), “Io e la Befana” (1978), “Stasera niente di nuovo” (1981).
Sandra e Raimondo diventano così la più celebre coppia della televisione italiana, impostasi per il garbato e pungente umorismo con cui ha animato le parodie del proprio teatrino domestico.
Nel 1982 la coppia passa alle reti Fininvest dove, seguiti da un pubblico sempre più vasto e affezionato, presentano numerosi varietà, come “Attenti a quei due” (1982), “Zig Zag” (1983-86) e la trasmissione che porta il loro nome: “Sandra e Raimondo Show” (1987). Dal 1988 sono interpreti della sit-com “Casa Vianello”, dove i due interpretano se stessi; Sandra interpreta la parte di una sempre annoiata e mai rassegnata consorte, che diventerà un’icona italiana. Il successo della formula viene trasferito anche a un paio di format estivi: “Cascina Vianello” (1996) e “I misteri di Cascina Vianello” (1997).
Passando da Cutolina, a Sbirulina, a eterna mogliettina capricciosa ma fedele, Sandra Mondaini annovera nella sua lunga carriera anche alcune commedie sul grande schermo: “Noi siamo due evasi” (1959), “Caccia al marito” (1960), “Ferragosto in bikini” (1961) e “Le motorizzate” (1963).
L’ultima fatica televisiva è il film tv dal titolo “Crociera Vianello”, del 2008.
Alla fine dello stesso anno annuncia il suo ritiro dalle scene, motivata dalle sempre più precarie condizioni di salute che non le consentono di stare in piedi con facilità e la costringono sulla sedia a rotelle dal 2005.
Muore a Milano il giorno 21 settembre 2010, all’età di 79 anni, presso l’Ospedale San Raffaele dove era ricoverata da circa dieci giorni.
Tratto da: biografieonline.it
Raimondo Vianello
Uno dei protagonisti assoluti della commedia all’italiana (insieme all’indimenticabile Ugo Tognazzi, con cui ha spesso lavorato in coppia), Raimondo Vianello è nato a Roma il 7 maggio 1922. Il padre, ammiraglio, avrebbe voluto che seguisse il duro iter per intraprendere la carriera diplomatica, desiderio che per un certo periodo il futuro attore accondiscende, iscrivendosi dopo gli anni del liceo alla facoltà di legge.
Quelli sono anni drammatici, mentre il giovane Vianello, ligio ai suoi doveri, studia all’università, in Europa impazza la Seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto l’Europa è ridotta a un cumulo di macerie e Raimondo sembra aver quasi maturato un profondo disgusto per la politica e i suoi falsi teatrini. Sente la famosa carriera del diplomatico quanto di più lontano da lui.
Proprio subito dopo la guerra un evento fortunato gli consente di cogliere al volo l’occasione per un cambiamento, di dirigere la sua vita in un senso tutto diverso. I generosi pigmalioni sono due giovani autori che faranno molta strada, una coppia che diverrà con gli anni sinonimo di commedia: Garinei e Giovannini.
Vianello partecipa, come sfida personale e a titolo di puro divertimento, al “Cantachiaro N°2” ideato dai due grandi autori, ed entra così a far parte del mondo dello spettacolo.
Da quel momento in poi la sua carriera è solo in ascesa. Dal pubblico, ma anche dagli addetti ai lavori, viene apprezzato il suo umorismo sottile, elegante, mai volgare, quasi distaccato. Mai Raimondo Vianello cade in un una battuta volgare o si permette una caduta di gusto. In breve diventa uno degli attori più amati di sempre, di quelli che tagliano trasversalmente tutte le generazioni perché, con il loro modo di fare e di porsi, sono “universali”.
Agli inizi per parecchio tempo si limita a fare la spalla, anche per via appunto della sua comicità non aggressiva e poco invadente, poi la sua personalità emerge con più compiutezza, in particolare quando lavora a fianco di due partner di eccezione quali Ugo Tognazzi (con cui oltre ad innumerevoli film firma il programma di satira “Un, due, tre”), e la moglie Sandra Mondaini.
Raimondo Vianello con Totò in una scena di Totò diabolicus (1962)
Raimondo Vianello ha però avuto un altro nobile merito: quello di rimettersi in discussione all’alba dei sessant’anni, quando la maggior parte dei comici si sente arrivata e riposa sugli allori.
Lascia definitivamente da parte i ruoli di spalla di lusso, lui che aveva fatto satira accanto a Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo Dapporto e Gino Bramieri, e si dedica quasi esclusivamente al piccolo schermo, grazie all’ingaggio nel 1982 da parte delle reti Fininvest di Silvio Berlusconi.
Nasce “Casa Vianello”, una situation-comedy fra le più riuscite della tv italiana. Indimenticabile rimane la chiusa finale di tutte le puntate, che ritrae la coppia a letto prima di addormentarsi e in cui, immancabilmente legge il giornale sportivo (Raimondo è un grande appassionato di calcio), mentre lei, altrettanto immancabilmente, si agita sotto le coperte inanellando una sfila di lamentele.
Nel 1991 Vianello conosce nuova popolarità con la conduzione di “Pressing”, programma di commento al campionato di calcio di Italia 1, poi condotto per altre otto stagioni. L’attore è stato scelto per la sua capacità ironica e per la sua signorilità: un modo per sdrammatizzare l’aria surriscaldata che si respira intorno allo sport più amato dagli italiani, sempre così pronti a prendere sul serio ciò che accade sui campi di calcio. Da questo punto di vista si può tranquillamente dire che Vianello ha rappresentato l’inizio di una nuova stagione del commento sportivo, un modo nuovo e ironico di parlare di calcio.
Non a caso, la trasmissione viene premiata con il Telegatto 1992, quale migliore programma sportivo dell’anno.
Divenuto ormai un’icona del “buon presentatore” (dove c’è lui l’atmosfera si fa subito cordiale e piacevole), Raimondo viene chiamato nel 1998 a presentare il Festival di Sanremo. Seppur anziano, Raimondo continua a stupire per la sua verve sempre intatta.
Muore improvvisamente a Milano il 15 aprile 2010.
Il matrimonio con Sandra Mondaini durava dal 1961: non hanno mai avuto figli ma hanno adottato un’intera famiglia di filippini.
Tratto da: biografieonline.it
La storia d’amore
di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello
di Eva Brugnettini
21 settembre 2010
In un’intervista anni fa, Sandra Mondaini aveva detto di non aver paura di morire, ma delle conseguenze che avrebbe avuto sui suoi cari. Secondo lei Raimondo non sarebbe sopravvissuto alla sua morte. Non sapeva che neanche lei ne avrebbe avuto la forza.
Sandra Mondaini e Raimondo Vianello si sono incontrati nel 1958 e, nonostante la loro sia ormai l’immagine consolidata di una coppia eternamente sposata, quella dei battibecchi, del “che noia che barba”, anche il loro è stato un inizio burrascoso.
Quando si sono conosciuti, lui era fidanzato con una ballerina, lei con un produttore. Per lei era persino una cosa seria. E del resto nel 1958 lei aveva già 27 anni, Raimondo 36. Non si sono praticamente parlati per un anno finché, come Sandra ha rivelato:
«Al terzo mese di tournée, una sera al ristorante mentre si mangiava tutti insieme e dopo aver ordinato una cotoletta, mi guarda e mi dice: “Lo sai che sono innamorato di te?”. Dopo di che si volta verso Gino Bramieri e comincia a parlare del più e del meno, come se non esistessi».
E però qualcosa è cambiato. I due lasciano i rispettivi fidanzati, ognuno senza chiederlo all’altro, e la strada verso il futuro insieme è spianata. O quasi. A tre anni dal fidanzamento, Raimondo non si decideva a fare il grande passo:
«Di notte fissava la data del matrimonio, e la mattina diventava vago. Così un giorno scappai a Milano dalla mia mamma. Subito Raimondo mi telefonò annunciando che ci saremmo sposati il 28 maggio del 1962».
E così fu. E nel corso dei 50 anni di matrimonio e di vera e propria simbiosi anche professionale, Sandra e Raimondo sono entrati nell’immaginario comune, anche e soprattutto grazie alla sit-com “Casa Vianello“, come la Coppia con la C maiuscola. Litigiosa, “noiosa”, lui con sogni di tradimenti con belle ragazze, lei con continue inquietudini. Ma sempre insieme, felici anche.
La loro vita matrimoniale è stata però più difficile di quanto i loro ruoli televisivi non lasciassero presupporre. Colpito da un cancro al rene lui, nel 1978. Sandra aveva detto di aver preso malissimo la malattia del marito:
«Persi letteralmente la testa».
Del cancro allora si sapeva poco, da lì, all’impegno sociale è stato un attimo. Quando è stata lei a dover affrontare la malattia, prima ai polmoni, poi al seno, è stato più facile. Ricordava con maggior sofferenza la sua esperienza con la depressione. Che la colpiva ciclicamente, ma di cui il momento più grave era stato quando si era resa conto che non avrebbe avuto figli. Allora hanno adottato due piccoli filippini, la gioia di entrambi.
E sotto a tutte le difficoltà, il rispetto e l’amore per l’altro, e soprattutto tanta ironia e autoironia:
«Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose».
Poco dopo la morte di Raimondo, Sandra aveva detto che lo chiamava in Paradiso tutti i giorni e gli raccontava le sue giornate. Niente più telefonate adesso, riuniti dopo appena 5 mesi.
(DireDonna.it)