Tutti giù per terra

Torino, 13 ottobre 1996
ore 14:45: eclissi di sole. Il mondo si ferma.
ore 16:55 il mondo ha ricominciato a girare…che palle!

Walter Verra (Valerio Mastandrea) è un ventiduenne diplomato ragioniere che frequenta la facoltà di Filosofia ma senza alcun risultato. È tornato da poco a vivere con i genitori a Torino, dopo aver vissuto a Roma per 15 anni con la zia Caterina (Caterina Caselli) sorella della madre ed è l’unica persona con cui ha una buona intesa. Sente che l’ambiente intorno gli è inadeguato.
Con quattro anni di ritardo gli giunge l’avviso per il servizio di leva, ma decide di optare per quello civile in un centro di assistenza per nomadi ed extracomunitari, ciò gli permette di trasferirsi uscendo così dalla casa dei genitori e liberandosi delle pressioni quotidiane del padre che lo vorrebbe vedere realizzarsi come uomo.
Improvvisamente la zia muore vittima di un incidente stradale…

Tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Culicchia “Tutti giù per terra” è un film italiano che mi è piaciuto e mi ha coinvolto moltissimo, assolutamente da vedere, un film che è tutto uno spunto di riflessione sulla miseria morale del nostro tempo, sui motivi dello smarrimento delle nuove generazioni privi di punti di riferimento, di modelli forti in cui identificarsi e di un futuro da progettare.

Walter è un giovane sognatore, romantico e idealista, un po’ cinico ma anche ironico e autoironico, ciò gli permette di galleggiare, in un ambiente che non gli è consono e con cui non riesce e non vuole identificarsi.
Gli piacevano i libri…

“Nei libri tutto è chiaro e bello, anche quando è brutto.
Quelli che ti fanno stare male ti fanno stare male bene,
anzi più ti fanno stare male e meno male sto”

Nei libri trova la vita autentica, le vere emozioni, i sentimenti, le relazioni che sembra siano improbabili da trovare nella realtà che lo circonda dominata dall’insicurezza, dall’abuso di potere, dalle raccomandazioni, dalla corruzione, dalle bugie, dalla doppia vita, dall’ipocrisia, dal malessere cui la madre con il suo isolamento non è riuscita far fronte. E un padre operaio che lotta per le pensioni, mentre alla TV parlano degli anelli di Saturno che si stanno sciogliendo, un puntino nel cosmo.
E ancora, un’istruzione vetusta, svilente, basata sulla dicotomia tra nozioni teoriche e ciò che si può applicare veramente nella realtà, capeggiata da docenti saccenti e privi di umiltà che a mio parere appaiono non consci del fatto che l’insuccesso dello studente rappresenta il fallimento del loro stesso insegnamento.

“Perchè siamo qui?”
“Perchè vorremmo essere tutti degli eroi,
ma in realtà siamo solo degli schiavi.
Così parlò Zarathustra.”
(Nietzsche)

Uno sfigato (apparentemente) in un ambiente (il suo) dove c’è chi se la tira facendo il filosofo più per diletto che per convinzione e donne che tentano di sedurlo… tutti lo vogliono cambiare ma è uno che va controcorrente, che cerca una vita autentica. Una perla rara. Conserva la propria verginità per condividerla con una donna che ne valga davvero la pena, ma che nasconde anche la paura di confrontarsi con le alienanti complessità del sesso vissuto come prestazione sessuale e non come profondo atto d’amore.
Particolarmente emblematica è la scena in cui lui immagina di far l’amore con la ragazza che gli piace, sarà quella giusta…? Ma il suo sogno s’infrange e capitola di fronte a una richiesta di prestazione sessuale di lei che nulla a che fare con il sentimento.

Coinvolgente è il sogno liberatorio di Walter con l’imprenditore che dal suo pulpito proclama una rigorosa politica aziendale che pretende almeno 2 anni di esperienza lavorativa, che vuole conoscere tutto di lui.. e Walter si ribella. Chi gli sta di fronte, ha il potere di pretendere da un giovane rigore morale? Egli (come spesso accade in chi detiene il potere) si è macchiato di sfruttamento, truffe, abusivismo, corruzione?
Non a caso l’unica con cui riesce a relazionarsi è la confortante zia Caterina, la sola che sa prendersi cura di lui, scampata a un tumore ha scelto di tornare alle cose essenziali: gli affetti e una vita semplice a contatto con la natura. Era avanti a tutti, e la scena del carro funebre lo enfatizza.

Un grande Valerio Mastandrea e una bella sorpresa, ritrovare Caterina Caselli che nel mio immaginario rappresenta una delle icone della rivoluzione del 68 in Italia, epoca di profondi cambiamenti in nome dell’amore e della libertà tanto agognati da Walter, che purtroppo furono soppiantati già ai primi anni 80 dal dio denaro e dall’arricchimento del superfluo.

Tutti giù per terra
di Davide Ferrario
Italia, 1997
Genere: commedia, sociale
Cast: Valerio Mastandrea, Carlo Monni, Benedetta Mazzini, Gianluca Gobbi,
Caterina Caselli, Luciana Littizzetto, Alessandra Casella,
Wladimir Luxuria, Roberto Accornero, Antonella Barrasso
Sceneggiatura: Davide Ferrario
Fotografia: Giovanni Cavallini
Montaggio: Luca Gasparini, Claudio Cormio
Produzione: Hera International Film
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia – Medusa video

«Era tutto un complotto: mio padre, la colazione, la scuola, quelli sul tram, quelli a piedi. I marciapiedi. Tutti con lo stesso obiettivo: rovinarmi l’esistenza. Fregarmi. E io cercavo di fregarli a modo mio. Come? Ero libero. Libero! Libero nel senso che non avevo un cazzo da fare, ecco. »

Oggi come oggi solo con i soldi si può comprare la libertà

“Ne ho fatto di cazzate e me le hanno fatte pagare tutte, fino in fondo, ma almeno io mi son levato la soddisfazione di non dargliela vinta.”
“È qui che sbagli, tu non hai fatto niente. Volevi fare la rivoluzione e invece non sei stato capace nemmeno di tenere in piedi una famiglia…”

Le scuole non volevano bambini nomadi,
i bambini nomadi non volevano andare a scuola,
i genitori dei bambini italiani non volevano
che i loro figli andassero a scuola con i bambini nomadi

e i genitori dei nomadi preferivano
mandare i loro figli sulla strada che a scuola.

“Tu rappresenti una condizione capisci?  (studente lavoratore) Questo è un movimento e bisogna farne parte perchè qui sta succedendo qualcosa.” “Cosa? Cosa sta succedendo?” “Eh non lo so, ma questo è il bello, siamo tanti, capisci? Diversi ma tutti insieme, tanti”

“Le discoteche sono come le chiese,
preti e dj si dannano l’anima
per convincerti che tutto va bene:

tutto è bellissimo, ci pensiamo noi.”

” Il piacere mi avrebbe comprato la libertà”

“Ci pensano tutti al futuro, farebbero meglio
a pensare a ciò che gli capita tutti i giorni”

“Uno pensa alla libertà come a un grande meraviglioso ideale, di quelli che ci scrivono sopra libri, canzoni, ma poi finisce che gli tocca fare i conti con certe questioni di cui nei libri non si parla mai.”

“Eh sì, sentivo il complotto chiudersi intorno a me, sarei stato stritolato da un meccanismo omicida: otto ore di lavoro al giorno, tre settimane di ferie l’anno, avrei venduto l’unica cosa che mi era rimasta di mio, oltre il culo… il tempo.”

 


Il film è stato dedicato a Lindsay Anderson

Lindsay Gordon Anderson (1923–1994) fu un regista britannico. Tra i massimi esponenti del free cinema britannico, diresse pochi film nell’arco temporale di oltre un ventennio, ma tutti importanti.
Dopo un’attività di cortometraggi a sfondo sociale e politico, esordì nel lungometraggio nel 1963 con Io sono un campione, film notevole che narra la vicenda di un minatore che diventa campione di rugby. La pellicola è considerata una delle migliori del giovane cinema inglese dell’epoca.
Con Se… (1968), metafora sul malessere e sul desiderio di rivolta della gioventù britannica, Anderson raggiunse una notevole notorietà, film che divenne uno dei manifesti della ribellione giovanile del Sessantotto e che è il primo della trilogia dedicata al personaggio di Mick Travis; gli altri due film furono O Lucky Man! (1973), ballata satirica con cadenze picaresche interpretata da Malcolm Mc Dowell, e Britannia Hospital (1982), farsa grottesca che se la prende con il massimalismo dei sindacati, con la burocrazia, con lo snobismo e l’attaccamento alle tradizioni e l’invadenza dei mass media.
Anderson si dedicò anche al teatro, alla tv ed alla realizzazione di video musicali, tra gli altri per gli Wham!. Del 1974 è l’interessante film-tv L’anniversario.
Il suo ultimo film è Le balene d’agosto, una commedia che è anche una grande prova di quattro vecchie glorie del cinema: Vincent Price, Bette Davis, Ann Sothern e Lillian Gish.


Nel film Tutti giù per terra vi sono diversi camei di personaggi noti, tra cui Mara Redeghieri degli Üstmamò e il Consorzio Suonatori Indipendenti al completo, questi ultimi nelle vesti di un’improbabile commissione d’esame e protagonisti, insieme ai Marlene Kuntz, agli Africa Unite, agli Üstmamò, ai CCCP Fedeli alla linea, ai Santo Niente e altri, di una superba colonna sonora che esalta il film, dove ogni tanto emergono i testi che rafforzano notevolmente i contenuti della pellicola.

Leda

Giro, girotondo
casca il mondo
casca la terra
tutti giù per terra

Cadendo tutti giù per terra saremo in grado di ritrovare
la giusta dimensione di come una vita va vissuta?

Per quanto schifo faccia la tua vita
puoi comunque sognare
di avere un paio d’ali e di volare,
solo che, la parte più difficile rimane
staccarsi da terra.

Schermo Splendente – Ustmamò (1996)

 

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