L’Italia e il Piano Marshall

Mi è capitato di avere qualche scambio di opinioni con un considerevole numero di persone che, credo, siano oggetto di un grosso equivoco, di una falsa mitizzazione che riguarda la fine della Seconda Guerra Mondiale (1940-1945). Sono convinti che l’Italia ne sia uscita vittoriosa e rimangono interdetti quando dico loro che noi italiani l’abbiamo persa la guerra, che noi eravamo alleati della Germania, dei nazisti il cui obiettivo era dominare il mondo e che a noi italiani faceva comodo stare col più forte e con chi ci considerava una nazione influente, più in apparenza che non nella sostanza però.
Questo è ciò che mi hanno sempre confermato i miei genitori che la guerra l’han vissuta da giovani: è stata l’America a liberarci da questo giogo, e mi hanno insegnato a portarle rispetto e soprattutto ad aver riconoscenza perchè oltre a ridarci la libertà ci ha permesso di risollevarci  in minor tempo. I miei si chiedevano sempre: “Chissà che fine avremmo fatto come nazione in mezzo a due superpotenze durante la lunga guerra fredda…”.
In Italia chi ha veramente vinto è stata la Resistenza: i partigiani, una minoranza che si è battuta ribellandosi e rischiando la vita, organizzandosi per porre un freno ai soprusi e allo sterminio e far sì che l’Italia fosse libera.

Dalla guerra tutta l’Europa ne uscì stremata. Nel 1946, il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi si trovò ad affrontare il problema principale del nostro paese: la fame.
Povertà, distruzione ed economia a terra; fabbriche inagibili perchè bombardate o perchè convertite per fabbricare armi, questa era la realtà che si presentava.
Fu ancora l’America e l’allora Presidente Harry S. Truman a farsi carico degli aiuti di prima necessità e del rilancio economico di tutta l’Europa con il Piano Marshall, ufficialmente denominato Piano per la ripresa europea (European Recovery Program, E.R.P.).
Fu necessario per prima cosa studiare il modo più adatto a far sì che le risorse sia interne che esterne non venissero dissipate o disperse a causa della mancanza di sistemi di comunicazione efficaci e di coordinamento fra Stati.
Così il segretario di stato statunitense George C. Marshall (Nobel per la pace 1953) fu incaricato di elaborare un piano e nel giugno 1947 con il contributo di vari studi fatti sul territorio per capire meglio le necessità dei singoli Stati, presentò un gigantesco “piano quinquennale” di aiuti finanziari, in beni e servizi per riconvertire l’economia di guerra in economia di pace, con un progetto di ricostruzione anche politica e sociale. Inizialmente gli Stati Uniti tentarono di coinvolgere l’URSS e i paesi socialisti confinanti. Non va dimenticato che nel conflitto mondiale si contrapposero da un lato le potenze dell’Asse (Germania, Italia, Giappone), e dall’altro le nazioni alleate (USA, URSS, Inghilterra, Francia, Cina) ma l’URSS e i suoi alleati si ritirarono dalle trattative con le autorità americane ed ebbe inizio la guerra fredda e la malconcia Europa in ricostruzione stava nel mezzo.
Quindi la presenza delle basi militari americane in Italia hanno un loro significato che forse ora si è perso, vista la fine della Guerra Fredda che storicamente coincide con l’abbattimento del Muro di Berlino (1989).

Leda


La Dottrina Truman, fu così enunciata dallo stesso Presidente il 12 marzo 1947:

“Attualmente nella storia del mondo quasi tutte le nazioni devono scegliere tra modi di vivere alternativi. Troppo spesso questa scelta non è libera. Un modo di vivere è basato sulla volontà della maggioranza, ed è contraddistinto da libere istituzioni, rappresentanti di governo, libere elezioni, garanzie per la libertà individuale, libertà di parola e di religione, e libertà dall’oppressione politica.

Il secondo modo di vivere è basato sulla volontà della minoranza imposta con la forza alla maggioranza. Dipende dal terrore e dall’oppressione, dal controllo della stampa e della radio, da false elezioni, e dalla soppressione delle libertà individuali.

Io credo che la politica degli Stati Uniti debba essere quella di aiutare i popoli liberi che stanno resistendo al tentativo di conquista di queste minoranze armate, o di pressioni esterne. Io credo che noi dovremmo assistere i popoli liberi che stanno lavorando per la ricerca del loro destino, e della loro strada. Io credo che il nostro aiuto dovrebbe permettere per prima cosa la stabilità economica e l’ordine politico”.

Harry S. Truman

“La nostra politica non è diretta contro nessun paese o dottrina ma contro la fame, la povertà, la disperazione e il caos. Il suo proposito dovrebbe essere, rianimare il sistema economico nel mondo, così da permettere alle emergenze della politica e sociali, le condizioni nel quale possano esistere libere istituzioni.
Tale assistenza, sono convinto, non deve essere basata su di un compromesso. Qualsiasi assistenza che questo governo potrebbe dare in futuro, dovrebbe essere una cura piuttosto che un mero palliativo.
Qualsiasi governo che voglia contribuire al compito della ripresa, troverà la piena collaborazione, io sono convinto, da parte del governo degli Stati Uniti. Qualsiasi governo che manovrasse per bloccare la ripresa di altri paesi, non si aspetti aiuto da noi. Inoltre, governi, partiti politici, o gruppi i quali cercano di perseguire la miseria umana, in modo da approfittare di questa situazione politica, incontreranno l’opposizione degli Stati Uniti”.

“E’ già evidente che, prima che il governo degli Stati Uniti possa procedere in ulteriori sforzi per alleviare la situazione, e aiutare a ricostruire il mondo europeo sulla via della ripresa, ci debba essere un accordo fra i paesi dell’Europa, sulle necessità e sulla situazione, e parte di questi paesi stessi, dovranno fare in modo di dare effetto a qualsiasi azione che possa essere intrapresa da questo governo. Non sarebbe né adatto né efficace, per questo governo, proporre un programma unilaterale progettato per rimettere in piedi l’economia europea. Questo è un affare degli europei. L’iniziativa, io penso, deve venire dell’Europa. Il ruolo di questo paese, dovrebbe consistere in aiuto amichevole nella stesura di un programma europeo, e dopo supportare tale programma tanto quanto fosse possibile fare nella pratica. Il programma dovrebbe essere una collaborazione fra un certo numero, se non tutte, le nazioni europee”.

(discorso di Marshall ad Harvard)


PERCHÈ LA GUERRA?

 

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