Europa (Earth’s Cry Heaven’s Smile) – Carlos Santana

Europa (Earth’s Cry Heaven’s Smile) è un brano strumentale tratto dall’album Amigos dei Santana pubblicato nel 1976.
I Santana, gruppo formatosi nel 1966 a San Francisco inizialmente con il nome di Santana Blues Band, è composto da un numero flessibile di musicisti che cambiano spesso nel tempo. I Santana che accompagnano Carlos Santana sin dagli anni Sessanta, sono ben noti per aver contribuito a rendere il genere latin rock famoso in tutto il mondo.

Europa (Earth’s Cry Heaven’s Smile) è uno dei brani più famosi del chitarrista e compositore messicano naturalizzato statunitense, abile nel mescolare vari generi, quali salsa, rock classico, blues e fusion, virtuoso nei suoi assoli di chitarra, si avvale anche degli strumenti più tradizionali del suo paese.

 

Vedendo un’amica che stava soffrendo una brutta esperienza a causa dell’abuso di stupefacenti e di alcol, Santana compose una canzone intitolata The Mushroom Lady’s Coming to Town. Questa composizione conteneva la prima idea del brano Europa, ma il brano fu messo da parte e non più riconsiderato per diverso tempo.

Santana durante il tour con gli Earth, Wind & Fire a Manchester nel Regno Unito, riprese il brano e lo completò insieme a Tom Coster, che lo aiutò attribuendogli anche il titolo definitivo Europa (Earth’s Cry Heaven’s Smile).

Santana è impegnato in un vero e proprio dialogo attraverso la sua chitarra, questo brano ebbe molto successo ed è rimasto nella memoria di molti.

Dedico questo brano alla nostra Europa che possa essere libera da ogni giogo.

Leda

Europa (Earth’s Cry Heaven’s Smile)
Il pianto della terra il sorriso del cielo

 


Metope – Acropoli di Selinunte, 580-60 a.C.
conservata al Museo archeologico A. Salinas di Palermo

Nella Mitologia greca si narra che Europa fosse figlia di Telefassa e Agenore re di Tiro, antica città fenicia (a sua volta figlio di Libia e Poseidone), e che di lei si fosse invaghito Zeus, il re dell’Olimpo noto anche per le sue proverbiali conquiste amorose, il quale decise di rapirla.
Un giorno mentre Europa con le sue ancelle era a raccogliere fiori sulla spiaggia, Zeus non esitò, e desideroso di conquistarla si trasformò in uno splendido toro bianco. Europa scorse il toro avvicinarsi a lei, mansueto emanava un profumo di rose. Le permise di sedere sulla sua groppa, ma all’improvviso con lei si tuffò nel mare e attraversandolo giunsero all’isola di Creta dove Zeus, riprendendo le sue sembianze, rivelò ad Europa il suo amore. Dalla loro unione nacquero tre figli: Minosse, che divenne re di Creta e diede vita alla civiltà cretese, culla della civiltà europea, Sarpedonte e Radamanto.
Europa divenne poi sposa del re cretese Asterione, che adottò i figli di lei.

Inutili furono le ricerche per ritrovare Europa fatte dalla madre Telefassa e dai suoi tre fratelli Cadmo, Fenice e Cilicea, che non ritornarono più e si stabilirono in altre regioni. Secondo il mito Cadmo giunto in Grecia fondò Tebe dove importò dalla Fenicia molte arti, tra cui l’alfabeto;  Fenice giunse nella terra che da lui prese nome (secondo altra tradizione si ritiene fu egli stesso il padre di Europa); Cilice si stabilì nelle coste meridionali dell’Anatolia (o Asia Minore) in una regione che fu denominata Cilicia e divenne il capostipite dei Cilici.

Il mito greco di Europa fu perpetuato nei secoli attraverso la poesia e l’arte. Omero lo cita nell’Iliade, come Esiodo nella Teogonia (VIII sec. a.C.), poema in cui la figura di Europa è una delle Nereidi, divinità marine figlie di Teti, ed è raffigurata in pitture (in un dipinto parietale romano della Casa di Giasone, proveniente da Pompei è conservato nel museo nazionale di Napoli), in mosaici e su monete (la più recente sui due euro della Grecia).
Successivamente la storia e il mito di Europa vennero ripresi da Ovidio nelle sue Metamorfosi: Europa è simbolo di bellezza e fertilità, mentre Giove (Zeus per la Mitologia greca) rappresenta la virilità e la forza, e il rapimento sta a sottolineare la sua potenza, che si estende da Oriente a Occidente.

Attraverso i miti gli antichi popoli trasmettevano valori e tradizioni, alimentando un insieme di credenze e di riti in cui ognuno poteva riconoscersi e si identificarsi, sentendosi parte di una comunità con un’identità propria e una memoria storica, che veniva trasmessa oralmente o attraverso simboli.

Il Mito di Europa così, in alcune culture viene ad associarsi all’immagine della dea lunare dalle corna d’argento. In altre ancora, le corna del toro/Zeus hanno la forma della falce di Luna. La Mezzaluna fertile, storica regione del Medio Oriente, spesso definita come la “culla delle civiltà”, la Mezzaluna Rossa simbolo degli Stati musulmani aderenti all’organismo internazionale della Croce rossa.

È nella consapevolezza dei valori condivisi che si crea un’identità comune, un’unità nel rispetto della diversità.


Ratto di Europa, mosaico del III secolo d.C. rinvenuto a Byblos
e conservato al Museo nazionale di Beirut (Libano)

Un ritratto della principessa Europa è anche nell’ologramma e nella filigrana delle banconote in Euro, serie Europa emessa a partire dal 2013. L’immagine è ricavata da un cratere greco (un grande vaso in cui si usava mescolare vino e acqua e veniva utilizzato durante il simposio greco, momento dedicato a intrattenimenti vari, che seguiva al banchetto) conservato presso il Museo del Louvre.

In astronomia Europa è un satellite di Giove (il quarto in ordine di grandezza), scoperto da Galileo Galilei nel 1610.

 

L’Europa non è un luogo, ma un’idea.

Bernard-Henri Levy, XXI sec.

 


Per lungo tempo nell’immaginario dei popoli, l’idea di Europa corrispose alle terre più a nord del Mar Mediterraneo.
Iniziò a diventare una concreta e nuova realtà politica solo in epoca medievale: con il superamento delle invasioni e dei processi migratori, la fusione della civiltà romana con altre popolazioni che diede vita a una nuova civiltà latino-germanica, con l’affermarsi del Feudalesimo e, in particolare, con la nascita del Sacro Romano Impero/carolingio di Carlo Magno, che difese la fede e la cultura europea.
Si posero così le basi che portarono alla nascita dei primi Stati nazionali nel XIX secolo. Monarchie consolidate da una serie di guerre espansionistiche, che poggiarono sull’alleanza fra il re e la piccola e media nobiltà terriera e la borghesia (le classi sociali emergenti), uniti nella lotta contro l’aristocrazia e i suoi privilegi. Stati in continua competizione fra loro per ottenere l’egemonia in Europa e nei commerci con l’Oriente.

Monarchie assolute, che saranno abolite con la Rivoluzione francese (1789) e la proclamazione della Repubblica e l’emanazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (fondamento delle costituzioni moderne). Una rivoluzione che verrà esportata in tutta Europa con le guerre napoleoniche, al termine delle quali sarà ristabilito il cosiddetto Ancien Régime, e il potere ritornerà nelle mani dell’aristocrazia europea che, con il Congresso di Vienna (1814) ridisegnerà i confini sul territorio europeo.

A ciò corrispose l’emergere preponderante dei moti rivoluzionari, delle società segrete e un forte desiderio di identità unitaria, le cui radici antiche affondano nel periodo romano. In epoca risorgimentale Giuseppe Mazzini con la creazione della Giovine Italia e della Giovine Europa propugnerà l’indipendenza e l’emancipazione dei popoli dalla sudditanza ai regimi assoluti, con una visione di un’Europa libera ed unita.

La forza delle idee è ancora oggi
la forza che alla lunga guida il mondo

Perché non dovremmo anche noi far trionfare in Europa gli ideali immortali, i quali hanno fatto l’Italia unita e si chiamano libertà spirituale degli uomini, elevazione di ogni uomo verso il divino, cooperazione tra i popoli, rinuncia alle pompe inutili, tra cui massima la pompa nefasta del mito della sovranità assoluta?

La vera indipendenza dei popoli non consiste nelle armi, nelle barriere doganali, nella limitazione dei sistemi ferroviari, fluviali, portuali, elettrici e simili al territorio nazionale, bensì nella scuola, nelle arti, nei costumi, nelle istituzioni culturali, in tutto ciò che dà vita allo spirito e fa sì che ogni popolo sappia contribuire qualcosa alla vita spirituale degli altri popoli. Ma alla conquista di una ricca varietà di vite nazionali liberamente operanti nel quadro della unificata vita europea, noi non arriveremo mai se qualcuno dei popoli europei non se ne faccia banditore.

Utopia la nascita di un’Europa aperta a tutti i popoli decisi ad informare la propria condotta all’ideale della libertà?

L’Europa che l’Italia auspica, per la cui attuazione essa deve lottare, non è un’Europa chiusa contro nessuno, è una Europa aperta a tutti, un’Europa nella quale gli uomini possano liberamente far valere i loro contrastanti ideali e nella quale le maggioranze rispettino le minoranze e ne promuovano esse medesime i fini, sino all’estremo limite in cui essi sono compatibili con la persistenza dell’intera comunità. Alla creazione di quest’Europa, l’Italia deve essere pronta a fare sacrificio di una parte della sua sovranità.

Che importa se noi entreremo nei consessi internazionali dopo essere stati vinti ed in condizioni di inferiorità economica! Se vogliamo mettere una pietra tombale sul passato; se vorremo non più essere costretti a chiedere aiuti ad altri,  ma invece essere invitati a partecipare da paro a paro al godimento di quei beni del mondo alla cui creazione noi pure avremo contributo, dobbiamo non aver timore di difendere le idee le quali soltanto potranno salvare l’Europa.
La forza delle idee è ancora oggi  la forza che alla lunga guida il mondo.

Un uomo solo, il Mahatma Gandhi, ha dato al suo paese la libertà predicando il vangelo non della forza, ma della resistenza passiva, inerme al male.

Frasi estrapolate da La guerra e l’unità europea di Luigi Einaudi
Discorso alla Costituente, 29 luglio 1947, Roma, Tipografia Camera dei Deputati, 1947

Per continuare ad essere tale, l’Europa
dovrà sempre cercare di fare rinascere
e mantenere vivo quello “spirito” originario.

Ma con il graduale emergere di un’altra rivoluzione, quella industriale e tecnologica, lo spirito originario andò via via perdendosi.
Sebbene questo nuovo sviluppo da un lato favorisse il contatto e gli scambi tra i popoli europei, dall’altro richiedeva sempre più materie prime, da conquistare in nuovi territori, di altri continenti. Territori che spesso finivano per essere ridotti a colonie sottomesse agli Imperi europei, divenuti ormai continentali.
Venne a stabilirsi così un dominio tecnologico, culturale, politico ed economico dell’Europa sul resto del mondo.

Sul finire dell’Ottocento le invenzioni e i progressi della tecnica e della scienza, che non avevano paragoni con le epoche passate, portarono a standard di vita notevoli (con l’illuminazione elettrica, la radio, l’automobile, il cinema, la pastorizzazione, e altre comodità) e al diffondersi di un senso di ottimismo che esprimeva l’idea che il nuovo secolo, il Novecento, sarebbe stata un’epoca di pace e di benessere.

È il periodo della Belle Époque, della vita brillante nelle grandi capitali europee, delle grandi Esposizioni universali, di altre forme d’arte come l’Impressionismo, il Simbolismo e l’Art Nouveau, di nuove forme di intrattenimento, come il cabaret e il can-can, del cinema che cattura i sogni, dell’estensione della rete ferroviaria europea, dei soggiorni nelle località termali o balneari europee, della corsa alla costruzione di grandi e lussuosi transatlantici come il Titanic, che finì col rappresentare il sogno infranto della Belle Époque.

Al potere è la classe borghese e un sistema economico capitalistico, che svilupperà nuove tensioni per la conquista di sbocchi commerciali mondiali. Le nuove alleanze venute a crearsi in quegli anni tra le potenze europee, le operazioni di riarmo navale, le aspirazioni irredentiste di alcuni popoli e il declino dell’Impero ottomano con il conseguente sconvolgimento dei Balcani, porranno fine a questo periodo di pace e prosperità e sfoceranno nella Prima guerra mondiale considerata di per se stessa uno dei conflitti più sanguinosi dell’umanità, ma anche per i crimini di guerra, rappresaglie e persecuzioni razziali subite, anche dai civili.
Durante il conflitto all’interno dei diversi paesi entrati in guerra il diritto internazionale umanitario e la Convenzione de l’Aia del 1907 furono ripetutamente violati.

LE CONVENZIONI DELL’AIA

Sono una serie di trattati internazionali stipulati in occasione di due Conferenze internazionali per la pace, tenutesi all’Aia nel 1899 e nel 1907.
Le conferenze furono convocate dallo zar Nicola II di Russia per discutere i principi del diritto bellico, apportare delle modifiche alla Convenzione di Ginevra del 1864, istituire una corte permanente e limitare l’uso di armamenti mediante apposite convenzioni internazionali. La prima conferenza si tenne dal 18 maggio al 29 luglio del 1899 e vi parteciparono i rappresentanti di 26 stati presieduti dal barone russo Egor Egorovič Staal, la seconda, dal 15 luglio al 17 ottobre 1907, vide la partecipazione di 44 stati e la proposta di convocazione da parte del presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt.

Insieme alle Convenzioni di Ginevra, le Convenzioni dell’Aia rappresentano i primi tentativi di formalizzare leggi per i tempi di guerra e definire i concetti di crimini di guerra all’interno del diritto internazionale. Una terza conferenza era stata pianificata per il 1914, successivamente spostata al 1915, ma non ebbe mai luogo per lo scoppio della Prima guerra mondiale.
Lo sforzo maggiore, in entrambe le conferenze, fu quello di istituire un tribunale internazionale vincolante, per l’arbitrato obbligatorio onde risolvere le controversie internazionali, che avrebbe dovuto rendere inutile il ricorso alla guerra. (Wikipedia)

 

A guerra conclusa con i trattati di pace negoziati durante la Conferenza di pace di Parigi del 1919, in seguito alla disgregazione dei grandi Imperi e il sorgere di diversi stati nazionali, venne ridisegnata la geografia politica dell’Europa: si spostarono i confini, si ridefinirono le appartenenze, senza tenere in conto la composizione etnica dei singoli territori che passarono da uno Stato all’altro.
Una Conferenza che sancì anche l’ingresso degli Stati Uniti d’America nella grande politica mondiale, i cui principi si basavano sui Quattordici punti elencati dal presidente Woodrow Wilson nel 1918 in un discorso pronunciato davanti al Senato statunitense.

LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI

Durante la Conferenza di Parigi venne istituita la Società delle Nazioni, il primo ente internazionale con fini politici generali, formato da un’unione di Stati che si pose come scopo quello di accrescere il benessere e la qualità della vita degli uomini e soprattutto quello di prevenire altre guerre, sia attraverso la gestione diplomatica dei conflitti sia attraverso il controllo degli armamenti.

L’atto costitutivo della Società delle Nazioni venne incluso nella prima parte del Trattato di Versailles, sottoscritto nel 1919 nella Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles (Francia). Entrerà in vigore il 10 gennaio 1920, gli Stati Uniti non entreranno a farne parte, e rappresenterà un deciso passo avanti rispetto al secolo precedente.

Ma gli anni durissimi del dopoguerra uniti al malcontento generato dai vari trattati, alle molte questioni rimaste irrisolte, allo spirito di rivalsa, resero molto difficile realizzare i propositi e i tentativi di mantenere la pace. La Società delle Nazioni infatti non riuscì a fronteggiare i conflitti dell’epoca, né a scongiurare lo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Estintasi il 18 aprile 1946, la Società delle Nazioni è considerata il predecessore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) istituita nel 1945 con la Carta delle Nazioni Unite, che ne costituisce il perfezionamento e la continuazione ideale.

PRINCIPIO DI AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI

Nel secondo dopoguerra l’egemonia europea si troverà costretta a cedere il passo ai due blocchi mondiali contrapposti: quello occidentale-capitalista degli Stati Uniti e quello orientale-comunista dell’Unione Sovietica.
L’Europa si troverà divisa in due dalla Cortina di Ferro: da una parte i paesi alleati dal Patto Atlantico con cui viene istituita la NATO, e dall’altra i paesi alleati del Patto di Varsavia. Patti stipulati separatamente e a scopo difensivo.

Per lunghi anni l’Europa sarà tenuta sotto scacco da quella che viene definita “Guerra fredda” caratterizzata da un clima di instabilità e tensione, dalla minaccia delle armi nucleari, dalla costante competizione su vari campi e una continua corsa agli armamenti.

Ma la ruota gira e nuovi fermenti porteranno pian piano al disgelo fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, allo smantellamento della Cortina di Ferro e all’abbattimento del muro di Berlino instillando nuove speranze nell’animo della gente a livello mondiale.

La fine della seconda guerra mondiale segnò anche per l’Italia il ritorno ad una concezione europeista non subordinata ai rapporti di potenza. La guerra di liberazione aveva fatto sentire l’importanza della collaborazione internazionale e su questa base l’Italia sviluppò tutta una serie di iniziative volte a dare risvolti concreti all’ideale comunitario.
Queste iniziative vennero a frutto nel 1957, con la creazione del Mercato Comune, il MEC ed il fatto che il trattato istitutore fosse firmato a Roma dimostra il ruolo non certo secondario che il nostro paese aveva avuto (e che del resto continuerà ad avere) sul piano dell’ideale europeista.

Romano Ugolini, Storia dell’Europa come nazione, Firenze, 1979

UN BENE COMUNE
UNA COMUNITÀ EUROPEA

Nel 1951 ebbe inizio un processo d’integrazione economica e politica che portò allo sviluppo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA)

Un organismo internazionale di coordinamento tra i paesi europei venne fondato nel 1954: è l’Eurovisione la cui funzione consiste nel regolare tutti gli scambi di emissioni radiofoniche e televisive in Europa. Vengono trasmessi programmi televisivi di interesse comune (come ad esempio Giochi senza frontiere, i Mondiali di calcio, messaggi del Papa, Festival canori e altri eventi). La sigla di apertura e di chiusura è l’attacco del preludio del Te Deum H.146 di Marc-Antoine Charpentier.

Nel 1957 nacque il Mercato Comune Europeo (MEC). L’economia europea conobbe una crescita esponenziale del PIL (prodotto interno lordo).

La produzione come ricchezza
Il prodotto interno lordo è il valore di tutto quello che produce un paese e rappresenta una grandezza molto importante per valutare lo stato di salute di un’economia, sebbene non comprenda alcuni elementi fondamentali per valutare il livello di benessere.

Il PIL nominale, reale, potenziale
Il prodotto interno lordo (PIL) è pari alla somma dei beni e dei servizi finali prodotti da un paese in un dato periodo di tempo. Si dice interno perché si riferisce a quello che viene prodotto nel territorio del paese, sia da imprese nazionali sia da imprese estere.
Il PIL non considera l’economia illegale, ossia quella parte della produzione di un paese legata ad attività proibite dalla legge (per esempio, il traffico di droga, il ‘lavoro’ dei ladri o dei rapinatori, la prostituzione e via dicendo). Include invece quella che viene chiamata l’economia sommersa o il cosiddetto lavoro nero.
In Italia responsabile delle stime del PIL è l’ISTAT, sigla dell’Istituto nazionale di statistica, organo tecnico dello Stato istituito con l. 1162/9 luglio 1926, la quale disponeva che i servizi della Direzione generale di statistica (creata nel 1923) cessassero di far parte del ministero dell’Economia nazionale e venissero attribuiti al nuovo ente dotato di personalità giuridica e gestione autonoma. (Treccani)

Il neonato Stato sociale è alla base dell’incremento della spesa pubblica.

Stato sociale o Welfare State.
Complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato stesso. Il welfare comprende pertanto il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
L’espressione («Stato del benessere»), entrata nell’uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, è tradotta di solito in italiano come Stato assistenziale (che ha però assunto una sfumatura negativa).
Si possono distinguere due tipologie d’intervento: quella dell’assistenza e quella della sicurezza sociale vera e propria.
• L’assistenza riguarda gli stati di bisogno dovuti a invalidità, povertà e altre tipologie di esclusione sociale.
• La sicurezza sociale riguarda situazioni che comportano diminuzioni di reddito o necessità di spesa dovute al verificarsi di determinati eventi rischiosi, o a determinate altre cause, alle quali la sensibilità collettiva attribuisce una particolare rilevanza sociale: malattia, vecchiaia, superstiti, famiglia e figli, disoccupazione, abitazione.

Nel 1972 viene adottato come inno ufficiale dell’Europa la versione strumentale dell’Inno alla gioia, un brano del movimento finale della Nona sinfonia di Beethoven che ben ispira gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dai fondatori della Comunità europea.

Nel 1975 viene fondata l’Agenzia spaziale europea ESA (European Space Agency), un’agenzia internazionale incaricata di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei.


Video realizzato dall’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale in orbita sopra l’Europa che, ricca di storia e di cultura, ed è tra i continenti più popolati.


Nel suo divenire l’Europa più che una realtà geografica, ha assunto l’immagine di un continente, proprio per i fattori economici, geopolitici e storico-culturali che l’accomuna.

Non a caso viene chiamata anche Vecchio continente per la sua storia millenaria e per essere considerata assieme al Vicino Oriente e Medio Oriente, la culla delle più antiche civiltà umane. Così come, da un punto di vista prettamente occidentale, le due Americhe vengono definite il Nuovo continente o Nuovo mondo in seguito alla scoperte degli esploratori europei, e l’Australia è ritenuta il Nuovissimo continente essendo stato acquisito alle conoscenze europee molto più tardi, e l’Antartide il Continente recente, le cui terre sono state oggetto di più recenti attività di esplorazione e di ricerca scientifica.

L’Europa non ha confini precisi, è il mare a costituire per gran parte un confine naturale, e forma un’unica massa continentale con l’Asia, che per convenzione viene chiamata Eurasia, considerata uno dei tre attuali supercontinenti della Terra derivanti dalla Pangea:
Eurasia (Europa e Asia),
Eurafrasia (convenzionalmente suddiviso all’altezza del Canale di Suez in Eurasia ed Africa), e
America.

Pangea in geologia è la grande massa continentale delle terre emerse che alla fine del Paleozoico, circa 250 milioni di anni fa, si estendeva sulla superficie terrestre, circondata da un unico grande oceano denominato Pantalassa (Oceano Pacifico primordiale).

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa.

John Donne, Devotions upon Emergent Occasions, 1623

DA UN MERCATO UNICO A UNA COMUNITÀ EUROPEA

 

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