Recoaro – Vicenza (Veneto)

RECOARO TERME

Immerso nell’incantevole scenario della Conca di Smeraldo ai piedi delle Piccole Dolomiti, Recoaro Terme deve la propria fama principalmente alla presenza delle sue acque ferruginose che, scoperte e divulgate ancora nel XVII secolo, fecero della cittadina, soprattutto nel corso del secondo Ottocento, una stazione curativa e idrotermale tra le più rinomate d’Italia.
Frequentata durante l’estate dai più bei nomi dell’aristocrazia dell’epoca, da esponenti e personaggi illustri della cultura, della politica, dell’arte, tra i quali Giuseppe Verdi, Nietzsche, Giacomo Zanella, Radetzscky, Lamarmora, Mayerbeer, Ponchielli, molti membri della casa imperiale degli Asburgo e la Regina d’Italia Margherita di Savoia.

Era di marzo e non avea il sole
rinnovellato alle campagne il manto;
ancor le siepi non avean viole,
e fioriva soletto il calicanto.

Giacomo Zanella
Tratto dalla poesia “Astichello”

I centri abitati disseminati nella conca di smeraldo, tra cui il nucleo urbano centrale che avrebbe dato origine a Recoaro, furono fondati nel corso del XII e XIII secolo da gruppi di coloni bavaro-tirolesi, migrati massicciamente verso sud e portatori di una cultura germanica e di una parlata definita cimbra. Sorsero dapprima come piccoli agglomerati di modeste dimore per quelle famiglie di boscaioli, minatori e dissodatori di terreni incolti che costituirono il primo ceppo di abitatori della zona, dediti alle attività silvo-pastorali e all’estrazione di metalli e minerali, particolarmente presenti e commercializzati soprattutto durante il XV secolo.

Lo storico passaggio da un tipo di economia montana di pura sussistenza, ad un’organizzata e redditizia attività turistica, termale e ricettiva, si ebbe appunto con la valorizzazione delle fonti minerali e la realizzazione, attorno alla sorgente principale detta Lelia dal nome del suo scopritore nel 1689, il conte Lelio Piovene, di un vero e proprio compendio termale dotato fra l’altro, a partire dal 1875, di uno stabilimento per le cure idro-balneo-terapiche all’avanguardia in Italia e competitivo, all’epoca, anche a livello europeo.

Grazie al miglioramento dei collegamenti viari con il vicino centro laniero Marzotto di Valdagno, e la crescente fama delle acque curative, Recoaro vide rapidamente crescere e svilupparsi attorno al vecchio nucleo centrale, una piccola ville d’eau con alberghi, locande, caffè e locali di intrattenimento che attirarono sempre più una clientela vasta e variegata alla ricerca di salute, relax e mondanità.

Intorno al 1920 fu avviata nello stabilimento che sorge tutt’ora all’ingresso del paese, un’attività industriale di imbottigliamento dell’acqua minerale da tavola e delle celebri bibite con marchio “Recoaro” (Chinotto, Gingerino, Acqua Brillante, ecc.).
A partire dal secondo dopoguerra si registrò un progressivo mutamento nella tipologia dei villeggianti, via via più legati ad un sistema sanitario di cure convenzionate e con una provenienza a netta prevalenza padano-veneta.

Oggi Recoaro offre al turista e al curante un ambiente naturale e un patrimonio idrologico che, per le caratteristiche particolari del terreno e del sottosuolo, presentano una varietà e una quantità di aspetti del tutto singolari.
Sono disponibili ed attrezzate per l’uso terapeutico nove sorgenti, cinque delle quali (Lelia, Lorgna, Amara, Nuova e Lora) sono situate nello stabilimento delle Fonti Centrali, mentre le rimanenti quattro (Giuliana, Capitello, Franco e Aureliana) si trovano in località distaccate. A seconda del contenuto e delle diverse proprietà, esse risultano efficaci nella cura di differenti disturbi tra i quali alcune malattie metaboliche e delle vie urinarie, sindromi iperuricemiche, cistiti, calcolosi, astenie, nevrosi, gastropatie e affezioni del fegato, reni, pancreas e vie biliari. Presso lo stabilimento delle Fonti Centrali sono inoltre disponibili: balneoterapia, fangoterapia, aerosol e inalazioni, trattamenti fisioterapici e assistenza medica.

Oltre a godere della vista dei numerosi punti di interesse paesaggistico e naturalistico, merita una visita lo stabilimento termale e il villino Tonello o Margherita alle Fonti, entrambe opere pregevoli, risalenti rispettivamente al 1875 e al 1865, dell’architetto Antonio Caregaro Negrin; il neoclassico Palazzo municipale, costruito nel 1849 da Luigi Dalla Vecchia e contenente nell’atrio un affresco del Leone di San Marco del secolo XV; la moderna Chiesa arcipretale nella piazza centrale opera di Giuseppe Vaccaro (1950), con all’interno una Via Crucis di Luciano Minguzzi e un pregevole mosaico del Cadorin; il nuovo Museo storico dedicato alla Vita del soldato nella Grande Guerra; il Parco pubblico Fortuna; le vie del centro con i numerosi manufatti in stile liberty risalenti all’Otto e Novecento.

«Recoaro, come paesaggio,
è una delle più belle esperienze;
e questa sua bellezza
io l’inseguita prodigandovi con zelo e fatica.
La bellezza della natura,
come ogni altra bellezza, è gelosa,
e vuole che si serva lei sola »

Friedrich Nietzsche

dalla lettera a Peter Gast
del 17 giugno 1881

Nello splendido scenario delle Fonti Centrali dal 1968 al 1972 Recoaro ha ospitato la finale del Cantagiro articolata in tre serate con la diretta su Rai1.


Acqua azzurra, acqua chiara – Lucio Battisti (1969)

Lucio Battisti arrivò terzo al Cantagiro del 1969 con la canzone “Acqua azzurra, acqua chiara”, brano che tuttora gode di notorietà; il video della canzone fu girato in luglio a Recoaro Terme durante la finale del Cantagiro. Con la stessa canzone Battisti vinse poi il Festivalbar dello stesso anno.

Una squadra di Recoaro Terme partecipò a due puntate del celebre programma estivo Giochi Senza Frontiere: a Madeira (Portogallo) nel 1982 e a Castiglione delle Stiviere (Mantova) nel 1989, risultando vincitore della puntata con 48 punti totalizzati, la sera del 22 luglio 1989.

Dal punto di vista economico la principale azienda di Recoaro è rappresentata dall’omonima società di imbottigliamento dell’acqua minerale della Fonte Lora. Di proprietà statale fino agli anni Novanta, aveva raggiunto un notevole sviluppo sul mercato italiano con un vasto campionario di bibite, di cui due di denominazione esclusiva, il Gingerino e l’Acqua brillante.

In seguito alla privatizzazione e alla successiva crisi, nel 1992 viene acquisita dalla Sanpellegrino che attua un piano di ristrutturazione e nel 1999 entra a far parte del gruppo svizzero Nestlé. Si attua una rivalutazione del marchio e il rilancio del Chinotto, bevanda che porta lo stesso nome dell’agrume da cui è ottenuto.

La Società San pellegrino fu fondata nel 1899 a San Pellegrino Terme in provincia di Bergamo, all’epoca rinomato centro di cura termale frequentato dall’aristocrazia europea. Con il marchio San Pellegrino viene imbottigliata l’acqua che sgorga ai piedi delle Alpi in Val Brembana, le cui proprietà terapeutiche sono conosciute fin dal Medioevo.
A partire dagli anni 30 al commercio dell’acqua viene aggiunto quello delle bibite, come l’Aranciata e il Chinotto che diventano subito popolari.
Alla fine degli anni 50 la società San Pellegrino acquisisce l’Acqua Panna che sgorga alle pendici del monte Gazzaro, un marchio importante della terra di Toscana, e il 1961 è l’anno di nascita del famoso Bitter, ora chiamato Sanbittèr, frizzante e leggermente amaro è il primo aperitivo analcolico in Italia.
Dagli anni 90 altri marchi di qualità provenienti da fonti alpine, che si caratterizzano per un basso residuo fisso e per la bassa temperatura alla sorgente, entrano a far parte della società: Levissima l’acqua di Cepina nell’Alta Valtellina, Pejo che sgorga a 1393 metri di altezza ai piedi dei ghiacciai del gruppo Ortles-Cevedale, entrambe sono all’interno dell’area naturalistica del Parco Nazionale dello Stelvio, e infine la Recoaro.
Con l’entrata nel Gruppo Nestlé vengono incorporati altri marchi: Acqua Vera con tre stabilimenti: Fonte In Bosco di San Giorgio in Bosco (Padova); Fonte Santa Rosalia sui Monti Sicani (Agrigento); Fonte Ulmeta nelle Alpi piemontesi presso Ormea (Cuneo); e il marchio S.Bernardo il cui stabilimento è a Garessio (Cuneo) nelle Alpi Marittime.

Una riflessione che mi è capitato spesso di fare è perchè non si incentivi l’impiego del vetro nell’imbottigliamento rispetto alla plastica.
Il vetro è un materiale completamente atossico e non si altera, il vuoto è a rendere e gli stabilimenti provvedono al lavaggio, alla sterilizzazione e al suo riutilizzo. Il consumatore rinuncia a qualche comodità data dalla plastica, ma ridimensiona notevolmente il volume dei rifiuti. Va considerato inoltre che l’esposizione alla luce e al calore delle bottiglie in plastica può dare origine a un processo di degradazione del PET (materiale generalmente impiegato) con rilascio di sostanze nell’acqua. Inoltre il riutilizzo del contenitore in ogni caso è sconsigliato. Allora perchè non premiare chi evita lo spreco e l’aumento di rifiuti abbattendo il costo dell’acqua in bottiglia di vetro?

♡ ♥ ♡

Tre vallate, una accanto all’altra,
separate da rilievi collinari e montani,
abbracciate dall’arco alpino
delle Piccole Dolomiti e dei Lessini.

Al Passo delle Tre Croci s’incontrano
Vicenza, Trento e Verona.

Tre valli, tre torrenti
dalle acque cristalline
van scendendo, le rive a bagnare:
l’Alpone, della valle veronese
il Chiampo e l’Agno delle valli vicentine. 

Il paesaggio è spettacolare.

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Sulla strada provinciale che da Valdagno porta a Recoaro Terme, nei pressi della frazione San Quirico si dirama sul lato sinistro, la strada che porta alla valle della Montagna Spaccata e termina nei pressi degli impianti di risalita di Recoaro Mille.

RECOARO MILLE


Località incantevole a circa 1000 metri sul livello del mare, ai piedi delle Piccole Dolomiti, è raggiungibile anche da Recoaro Terme con una moderna cabinovia.

D’inverno con la neve è una stazione sciistica, accogliente per le famiglie, adatta anche per chi vuole iniziare a praticare sport invernali.

Ne sa qualcosa una delle mie zie… alla fine degli anni 80 insieme ad alcune amiche, ha preso tante di quelle lezioni che non so se era il suo senso dell’equilibrio ad essere scarso o l’affascinante maestro di sci a confonderla… 😆

Oltre allo Sci alpino si può praticare anche lo Sci di fondo con itinerari per principianti ma anche per fondisti esperti, escursioni con ciaspole immersi nel silenzio e nella pace che solo la montagna sa offrire, insieme ai panorami suggestivi della vallata.

In seggiovia è possibile raggiungere il Rifugio Valdagno a Cima Tunche a m.1076 che si affaccia sulla conca del Pizzegoro, e il Rifugio Monte Falcone a m.1606 di altitudine dove la pista da discesa ha una maggiore pendenza.

Nelle altre stagioni i sentieri si prestano a passeggiate tra le distese erbose dove è bello fare pic-nic, specie in estate quando la temperatura è gradevole.

Lungo il sentiero dei Grandi Alberi che percorre la piana di Recoaro Mille s’incontrano le mucche al pascolo, si passa per le malghe dove si possono gustare i formaggi del luogo dal sapore unico. Si giunge quindi all’altopiano delle Montagnole, fino alla dorsale del Monte Rove, da dove si può raggiungere anche il Rifugio Cesare Battisti al Colle della Gazza. Un percorso adatto a tutti, lungo il quale sono presenti una ventina di pannelli didattici con interessanti descrizioni, curati dal Comune di Recoaro Terme e dalla Comunità Montana Agno-Chiampo. È possibile inoltre praticare parapendio e percorsi per mountain bike, trekking, nordic walking.

Immagine tratta dal Sito: Magico Veneto

Nelle valli delle Prealpi venete, intorno al XIII secolo si stanziò un popolo di coloni che proveniva dalla Baviera e dal Tirolo: i Cimbri, i primi abitatori di queste terre. Della loro tradizione germanica rimane ancora oggi traccia sul territorio.

La conca di Pizzegoro ne è un esempio, il nome deriva da Spitz-gar, ossia “avvallamento sulla cima” attribuito dagli antichi abitanti della zona, quando era ancora una distesa di alberi. L’area, infatti, fu disboscata per ordine della Repubblica di Venezia tra il Quattrocento e il Cinquecento. I tronchi servirono per costruire le navi che attraversando le rotte del Mediterraneo importavano dall’Oriente spezie, sete, profumi e legnami pregiati, che transitando a Venezia venivano poi commerciati nel continente. Per secoli la conca di Pizzegoro fu luogo di pascoli per mandrie e greggi, contribuendo a sviluppare la pastorizia e l’allevamento, le due attività economiche più diffuse nella zona, in stretto contatto tra uomo e natura con la precarietà e la necessità di fede che ciò comporta.

Poi arrivarono gli sci, il cui uso è molto antico pare risalga a quasi 5000 anni fa. I popoli scandinavi già alla fine del XIX secolo erano molto abili nell’usarli per camminare sulla neve senza affondare, favorendo così gli spostamenti anche per cacciare. Furono poi adottati dagli eserciti di varie nazionalità per consentire una migliore mobilità ai loro reparti specializzati nei periodi invernali, così come per le truppe alpine coinvolte negli scontri della Prima Guerra mondiale. Dopo esser stati notati da alcuni giovani incuriositi, che vollero provare questo nuovo attrezzo, ebbero luogo esibizioni con gli sci che movimentarono un po’ la quieta vita di montagna e Pizzegoro, come altre zone montane, divenne luogo di dispute sull’abilità di quello che diventerà uno sport mondiale.

Da una frequentazione locale pian piano si arrivò all’idea di congiungere l’opportunità che il turismo già affermato a Recoaro Terme offriva nella bella stagione, con il turismo invernale  che la maggiore altitudine di Recoaro Mille poteva offrire. A riguardo negli anni 30 fu approntato, approvato e in parte finanziato un progetto di funivia che dalla stazione tranviaria di Recoaro Terme avrebbe dovuto raggiungere Pizzegoro, dove sarebbe stato realizzato a quota mille metri un centro residenziale e alberghiero, che avrebbe dovuto per l’appunto chiamarsi “RECOARO MILLE”. Purtroppo difficoltà burocratiche e di finanziamento ritardarono l’esecuzione del progetto, poi sopraggiunse la guerra e tutto fu accantonato.
Negli anni 40 si potè usufruire delle prime sciovie, nel 1951 fu costruita la prima seggiovia che da Recoaro Terme portava a Recoaro Mille e nel 1967 la seggiovia che da Malga Pizzegoro arriva a Monte Falcone, successivamente rinnovata a biposto.

Con il sopraggiungere della Terza rivoluzione industriale il benessere di cui poteva godere anche il ceto medio della popolazione favorì gli spostamenti, aprendo la strada intorno agli anni 60 a un turismo più allargato.

Nel decennio successivo venne così lanciato il progetto Recoaro 2000 S.p.A., un comprensorio che si sarebbe sviluppato sulla piana del Gruppo Carega che andava ad interessare le province di Verona, Vicenza e Trento. Probabilmente nessuno credette a un progetto così ambizioso, che giace seppellito sotto montagne di polvere nel Comune di Recoaro.

Leda

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