Viaggio sola

«Sai cosa mi fanno pensare tutte queste attenzioni? Che il lusso è una forma di inganno. Guardati intorno! Non hai la stessa impressione? Non c’è niente di autentico qui dentro, tutto questo sfoggio di opulenza è solo un palcoscenico. Mi viene la claustrofobia, ho bisogno di rumore, di disordine per sentirmi viva. Il vero lusso è il piacere di un vita vera, vissuta fino in fondo e piena di imperfezioni, non credi?»
(Kate)

«Passo il 90% del mio tempo in alberghi come questo, fingendo di essere qualcun altro.»
(Irene)

Irene (Margherita Buy) è l’ospite a sorpresa, un ispettore alberghiero che in incognito soggiorna in hotel di lusso per verificare l’attendibilità dei requisiti che sanciscono l’appartenenza a tale categoria. È una quarantenne single continuamente in viaggio, ha come punti di riferimento Andrea (Stefano Accorsi) un venditore di prodotti ortofrutticoli biologici, suo ex, con il quale ha mantenuto un rapporto di amicizia quasi fraterna; e la sorella Silvia (Fabrizia Sacchi), irrimediabilmente sbadata, sposata con Tommaso (Gianmarco Tognazzi) e madre delle due nipotine adorate.

Irene sembra soddisfatta della sua vita finchè non le si insinua il dubbio di aver perso qualcosa quando Andrea, suo malgrado, concepisce un figlio con Fabiana (Alessia Barela), con la quale ha avuto una breve storia. Ad acuire la sua crisi esistenziale contribuisce anche la sorella Silvia, che si chiede preoccupata come farà Irene fra vent’anni… chi si prenderà cura di lei?
A Berlino nel bagno turco dell’hotel, Irene incontra Kate Sherman (Lesley Manville), è un’antropologa che è lì sola per presentare in un talk show il suo nuovo libro che parla degli effetti che l’attuale cultura ipersessualizzata e l’immaginario pornografico hanno sulle donne. Tra le due fin da subito nasce un’intesa e una complicità spontanea. Ma un evento imprevisto attende Irene.

Irene è una donna sola che vive in funzione del suo lavoro. Continuamente in viaggio più che una casa ha un alloggio, vive in superficie i suoi legami, però in cambio è libera di partire in qualsiasi momento e soggiornare in luoghi sempre diversi e meravigliosi: Parigi (Francia), Gstaad (Svizzera), San Casciano dei Bagni (Toscana), Marrakech (Marocco), Savelletri di Fasano (Puglia), Berlino (Germania), Shanghai (Cina) e tutto senza spese, anzi percependo uno stipendio e qualche souvenir…
Irene vive il presente e non si pone problemi per il futuro.

Andrea è un imprenditore dinamico, competente e coscienzioso, commercia ortofrutta autenticamente biologica, che è il suo biglietto da visita. Onesto e perspicace si pone nel mezzo tra produttore e fruitore finale, avendo cura del prodotto così a garantirne la qualità e la freschezza, e la sua stessa reputazione.
Ha una casa comoda e accogliente, si circonda di libri, quadri, cura i particolari, si preoccupa degli sprechi delle risorse (anche se in casa ha un sacco di luci accese 😏 ).
Si preoccupa del futuro pur vivendo il presente.

Ma qualcosa viene a turbare la quiete: l’annuncio di Fabiana che aspetta un figlio da lui, ciò lo spiazza e turbato si rifugia da Irene.

«Io un figlio da una che ho visto tre volte in vita mia non lo voglio. Mi sta facendo una violenza. E che cazzo…non ci sto!»
(Andrea)

«Andrea, adesso non ci stai, ma in quel momento c’eri, scusa se te lo dico eh!»
(Irene)

Fabiana lo esime da ogni responsabilità ma è determinata a non rinunciare vista la sua età, a diventare madre.
Andrea teme, ma nello stesso tempo è attratto da questa nuova esperienza, vuol essere presente all’ecografia e la meraviglia che prova di fronte a una nuova vita, seppur con un certo pudore, lo trascina tanto da voler modificare la sua vita.

Silvia, la sorella di Irene, invece è sposata con un musicista “che per un turno in studio guadagna la metà di quello che prende un idraulico. Ma tanto si sa no? La cultura in questo paese…

È una donna sbadata (perde le chiavi, parcheggia sulle strisce, non ricorda la targa dell’auto..) ma molto presente in famiglia, attenta alla sostanza delle cose. Cucina cibi freschi, fa in modo che le figlie crescano senza pretese, solidali tra loro anche nei momenti di difficoltà. Tenta di coinvolgerle a fare qualcosa insieme per staccarle un po’ dai computer e dai cellulari che assorbono tutto il loro tempo libero.

Come Tommaso che si è fissato con “The farm“, il gioco della fattoria: si diverte a seminare, coltivare, comprare, persino barattare animali per avere del cibo, “e tutto questo, è virtuale…non è che si tratta veramente di mucche, cavalli, conigli, così. No, tutto finto capisci??” “Sì, no, cioè, non capisco che senso ha» «Eh, neanch’io..!»
È preoccupata per il loro rapporto, si rende conto che la loro intimità è cambiata, si stanno allontanando.

Irene è seria e rigorosa nel suo lavoro, con metodo osserva, misura, confronta, esprime giudizi secondo criteri quali la cortesia, la disponibilità la famigliarità, la comunicabilità, l’ordine, l’adeguatezza… Fa affidamento proprio su quella sensibilità che la rende così perspicace professionalmente, ma che è perennemente in  standby, specie nella  sua vita privata.
Come a Marrakech per esempio, lo scenario più suggestivo di tutto il film, carico di un fascino mistico: il luogo, il risveglio, la musica, i riflessi di luce, il gioco di sguardi discreto e cordiale con l’unica presenza maschile. Ancora, il caos della medina centro della vita di Marrakech, la danza orientale, il richiamo alla Salāt (preghiera) del muezzin dal minareto. La bellezza autentica. Pur cogliendone il fascino di un’esperienza unica lei resta professionale, distaccata, prigioniera nel recitare la sua parte, esagera anche un po’ nel fingersi un’improbabile commerciante di piastrelle artigianali 😊 divertendo Bruno Wolkowitch (nella parte di se stesso) ma non godendo della reciproca compagnia. Però si aspetta una conclusione di serata scontata e il fatto che ciò non avvenga aggiunge qualche insicurezza in più.

Ci riprova con Andrea, il suo ex. Ora lo vede cambiato, forse che tra loro ci sarebbe potuto essere qualcosa di più autentico in vece di un’amicizia di comodo, in cui ognuno parlava senza ascoltare veramente l’altro? Ma capisce che è troppo tardi, la vita di Andrea è andata avanti.
Tenta un soggiorno con le nipoti, ma fa i conti con il permissivismo a cui le aveva abituate; allora gioca la carta autoritaria e cade nel panico impotente di fronte a qualcosa che non può controllare. A conferma delle parole di Silvia quando l’aveva avvertita che il loro non era un rapporto profondo. Diventa tesa, insofferente, tutto e tutti la fanno sentire inadeguata proprio perchè è sola, senza marito e senza figli.

Determinante è l’incontro con Kate Sherman, una donna matura ma molto appariscente, che si occupa di un argomento ostico qual è la sessualità umana. Riflette su ciò che le dice, riguardo il desiderio inconscio maschile di creare un mondo popolato da donne identiche e interscambiabili. Con lei smette la maschera aprendosi a un dialogo sincero e condivide il suo disincanto.

“Voglio essere chiara, non ho niente contro la pornografia, infatti ne sono una consumatrice, sia da sola che con il mio compagno. Ma di certo non lascerò che le fantasie erotiche altrui mi dettino come comportarmi. C’è una grande differenza tra visione, ispirazione e imposizione.
Dopo la rivoluzione femminista ero certa che non ci saremmo più preoccupati del rapporto delle donne col sesso, del loro abbigliamento, delle loro aspettative sull’amore. Ero convinta che le nostre vittorie fossero un dato di fatto. Mi sbagliavo, guardatevi intorno. La cultura ipersessualizzata in cui siamo immersi definisce il successo di una donna esclusivamente sul suo potere di seduzione. Molte persone con cui ho parlato, donne ma anche uomini, sentono il bisogno che l’incontro sessuale sia accompagnato da un’esperienza emotiva. Questa cultura ha rimpiazzato quello che negli anni settanta veniva chiamato “amore libero” dove il sesso veniva associato all’idea di intimità. Prendiamo in considerazione questa parola che sta diventando obsoleta: intimità. Non è una brutta parola, vero?”

Le parole di Kate aprono uno squarcio sulla vita di Irene, le stanno dicendo che essere liberi non significa vivere con disimpegno, oggettivamente adeguandosi a ciò che la realtà propone, a ciò che altri hanno deciso per noi. Ci sentiremmo sempre sbagliati e quindi confusi.
Libertà è decidere come si vuol essere, quali sono le nostre priorità, ciò che ci fa sentire vivi e che è espressione del nostro essere; allora i legami e tutto ciò che il progresso ci ha dato: conoscenza, bellezza, comodità, benessere, lusso saranno un pot-pourri in cui espandere la nostra essenza interiore.

Da questa esperienza Irene ne esce molto provata perchè apprende un altro concetto sfalsato di questa epoca: l’illusione di sentirci immortali, la perdita del senso del tempo che passa.

I film italiani in particolare, hanno questa caratteristica di essere espressione della realtà e ricchi di contenuti difficili da spiegare a parole, ma facilmente comprensibili se ci si lascia coinvolgere con sincerità dal film. Un film di spessore, una commedia piacevole a volte ironica, con delicatezza tocca argomenti potenti, un cast che calza a pennello con la storia e non a caso, una regista donna.

Per il senso comune la donna sola, senza marito, senza figli genera pietà; che poi lo scelga lei stessa di esserlo è pura follia. La donna stessa fatica a pensarsi fuori dai canoni preposti, fatica a porsi nella condizione che non deve niente a nessuno.
È disposta a un rapporto sessuale privo proprio di quello che le è essenziale: sentirsi amata.
Fare sesso e far l’amore sono due cose nettamente diverse: un conto è esibirsi in un atto che è espressione di ciò che l’altro si aspetta da noi, dimostrare di essere brave amanti, disinibite e disposte a tutto; un altro è quello di lasciarsi coinvolgere in ciò che è espressione di un sentimento, di un’emozione, in cui si è più attenti a quello che si prova, alle reciproche emozioni, più che a quello che si fa, a ciò che ognuno esibisce. Nel primo caso “si consuma” nel secondo “si crea”.
E ciò è frustrante per entrambi, basta riflettere sul fatto che l’uomo è sempre più vittima di disfunzioni sessuali. È un danno reciproco che procura infelicità, allora si va alla ricerca di situazioni estreme (scambi di coppia, appuntamenti al buio…) senza rendersi conto che ciò che si cerca è lì, alla portata di mano, basta vederlo.

Molteplici sono gli spunti di riflessione nel film: la serietà e il rigore nel proprio lavoro che predomina sul guadagno economico, che tanto spesso si traduce in inganno e sfruttamento di chi produce e di chi consuma. L’uomo che può scegliere di esserci (Andrea) o non esserci (Tommaso). L’educazione dei figli, l’uso della tecnologia, il fatto che ci sono sempre pro e contro in ogni situazione, lo snobbismo di certi luoghi di lusso e, non meno importante, il lavoro per le donne…
Splendido come cambia il monologo finale di Irene,  a testimoniare l’evoluzione del suo percorso di vita.

Leda

È bene tenere a mente che benessere e felicità
sono concetti strettamente personali.
Per alcuni il senso di libertà e di avventura
è un elemento irrinunciabile di questa esperienza.
Fidatevi del vostro istinto. Questo viaggio è il vostro,
sta a voi scegliere come farlo.

Viaggio Sola
di Maria Sole Tognazzi
Italia, 2013
Genere: Commedia
Cast: Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi,
Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela, Lesley Manville,
Carolina Signore, Diletta Gradia, Bruno Wolkowitch,
Fausto Maria Sciarappa, Henry Arnold, Tommaso Ragno
Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Francesca Marciano,
Maria Sole Tognazzi
Fotografia: Arnaldo Catinari
Musiche: Gabriele Roberto
Produzione: Biancafilm, Rai Cinema
Distribuzione: Teodora Film

«Simona è rimasta incinta e se ne va, ma non è tutto. Stamattina mi chiama Marzia e mi dice che se ne va anche lei perchè si sposa.»
«Marzia si sposa? Ma scusa, e la sua fidanzata?»
«Appunto, con la fidanzata si sposa, in Spagna.»
«Ah!»
«Dice che vuole smettere di lavorare per dedicarsi alla famiglia… mah! Forse faranno un bambino anche loro, ne adotta uno, non ho capito.»

«Del resto con le donne va sempre a finire così, questo lavoro è per gente che non deve avere problemi di disponibilità, di marito, di figli, di fidanzate…»
«Sì, ho capito. Sono il tuo ispettore ideale perchè non ho una vita.»

«Che fai adesso?»
«Cinema!»
«Ah! Con chi?»
«Io, me stessa e me»
«Bel gruppetto… capisco il pomeriggio, ma la sera non ti fa tristezza?»
«Ah! Il pomeriggio sì e la sera no? Con il progredire del giorno aumenta il tasso di disperazione dell’individuo?»
«Cioè?»
«Poi te la spiego, eh…»

«Devo essere affidabile, eh… se qualità si promette qualità dev’essere. Poi lo dico a te…» (Andrea)
«Ma lo sai che noi facciamo un lavoro molto simile?» (Irene)
«Sì, solo che io sono sempre qua e tu dall’altra parte del mondo»

 


IL BARATTO


videogiochi possono avere finalità diverse dal solo divertimento, possono risultare anche utili, come far conoscere una pratica che viene dal passato: il baratto.

Prima dell’invenzione della moneta gli uomini ricorrevano al baratto, cioè allo scambio diretto di beni contro beni. Il prodotto passava dalle mani di un soggetto a quelle dell’altro senza che il denaro fosse l’intermediario dello scambio.
Questo scambiare di oggetti è stata appunto la prima forma di commercio.

Poichè nell’antichità si utilizzava esclusivamente un’economia agricola o naturale, i primi baratti riguardavano soprattutto i prodotti della terra. Il motivo dello scambio era dato solamente dalla diversità del bisogno o della produzione di ognuno dei due soggetti. Quanto più si sviluppavano le forze produttive e la divisione del lavoro all’interno di una singola comunità, tanto più lo scambio sviluppava all’interno di essa ed assumeva una forma complessa. La quantità di lavoro sociale necessaria alla produzione di un prodotto diventava la misura del valore di esso.

La primitiva forma di vita sociale portava le genti a scambiarsi le merci che producevano in eccedenza, con altre merci a loro mancanti. La prima forma di moneta fu la merce-moneta, costituita da beni apprezzati da tutti perché soddisfacevano i bisogni essenziali (bestiame, pellicce, sale, schiavi, pezze di stoffa, grano e così via). A volte la scelta della merce dipendeva dal suo uso pratico, a volte da una convenzione di un popolo.

Nel corso del II millennio a.C. i metalli si imposero come mezzo universale di scambio e misura del valore, sia sotto forma di utensili lavorati: gioielli, anelli, oggetti d’arte, armi, sia “a peso”: in barrette e lingotti.
Il metallo-moneta assunse grande importanza solo con il crescere del commercio esterno. Il passaggio da merce a metallo fu molto lento e distribuito nel tempo.
In passato, in particolare emerse la difficoltà nello stabilire il valore effettivo dei beni scambiati e la comodità data dal denaro.

Credo che nel nostro tempo, il valore delle cose sia relativo sommersi come siamo da oggetti inutilizzati, senza contare che possiamo produrre, ad esempio i prodotti della terra, gli oggetti artigianali… il tempo non manca in questo momento di crisi, ma il denaro sì. Inoltre internet è uno strumento che già crea una rete di scambio.

 Per approfondire:

Dalla pecora al Bit – Quark Economia
Storia del denaro – Dal baratto alla moneta elettronica –  RAI Scuola


La pratica del baratto oggi sta ritornando in voga in mercatini, locali, negozi, appunto per far fronte alla crisi economica attuale.

Apre l’osteria «L’è maiala»
dove paghi col baratto

Chi vorrà, invece di saldare il conto in modo classico, cioè mettendo mano al portafoglio o alla carta di credito, potrà farlo scambiando la cena con frutta, verdura, pezzi di artigianato.

La finanza ha gettato il mondo nel tunnel di una crisi apparentemente senza fine? Per uscirne, si può sempre tornare al baratto… continua


C’è chi sta guardando anche a livello internazionale se esistono realtà già esistenti e le implicazioni fiscali che ne possono derivare.

Esistono delle realtà che operano già da qualche anno nel settore del “Baratto Commerciale” a livello Internazionale.
I Circuiti di Baratto che operano anche a livello Internazionale sono per lo più localizzati Oltreoceano e nel continente Asiatico, dove la pratica del Baratto Commerciale ha una retaggio storico e socio-culturale più radicato.
Guardando invece il panorama europeo e nello specifico Italiano, ho osservato che le Realtà che consentono alle nostre Aziende di fare ‘seriamente’ Scambi Commerciali in Baratto tramite un Circuito unico sono veramente poche, anzi, al momento in Italia è presente solo una Realtà attiva, benchè altre Aziende che hanno iniziato diversi anni fa a livello locale, entusiaste del successo che il loro circuito di Baratto sta ottenendo, hanno iniziato ad affacciarsi al mercato internazionale… continua

Tratto dal blog: Il Baratto Commerciale

 

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