La Montagna spaccata

La “Montagna spaccata” è un luogo dove mi piace tornare.
Nel depliant informativo si legge:

La profonda fenditura di origine tettonica è stata scavata nella roccia dall’azione erosiva della Valle Inlele. La formazione rocciosa interessata dal fenomeno è il Calcare di Monte Spitz, unità del Triassico indicatrice di un ambiente deposizionale con un mare caldo e limpido, sui cui fondali si accumulava carbonato di calcio, favorito dalla ricca flora algale.

Il 17 agosto 1879 sulla strada della Spaccata avvenne l’incontro della regina Margherita di Savoia e del principe ereditario Vittorio Emanuele con 22 alpinisti della sezione di Vicenza. Donarono all’augusta visitatrice un quadro che raffigurava la Spaccata e i dintorni. A sua volta la regina commissionò al prof. Allegri un quadro che raffigurasse l’incontro.
Ma quella non fu l’unica passeggiata regale nella zona della Spaccata, perché a darne conto è l’iscrizione marmorea che tuttora testimonia che il 9 agosto dello stesso anno, Margherita di Savoia era entrata nel misterioso anfratto. Per fissare nella storia questo evento i titolari della Spaccata, Michelangelo e Sante Pellichero apposero una lapide commemorativa tuttora visibile tra le rocce.

Il trasporto a quel tempo avveniva con vetture di 1 o 2 cavalli oppure in sella a un somarello. Da allora la Montagna Spaccata è stata per Recoaro Terme uno tra gli itinerari da non perdere.

La prima volta che salii quelle scale in legno ripide e sospese sulla cascata, verso la fine degli anni 70 un po’ di strizza ce l’avevo… in certi punti il legno fradicio per gli schizzi d’acqua e i corrimano instabili rendevano la salita (ma pure la discesa..!) molto emozionante, brr… Cosa ben diversa ora, che sono state sostituite con forti e robuste gradinate in metallo che danno maggior sicurezza. Non avrei mai portato i miei figli, che conoscono la Montagna Spaccata fin da piccoli, su quelle scale così instabili.
Ancora non mi è riuscito di fare il percorso notturno, conoscendo il posto sarà sicuramente molto suggestivo! Altrettanto emozionante è pensare che proprio lì sia stata la Regina Margherita.

All’ingresso, ai piedi della montagna c’è una locanda molto accogliente a gestione famigliare, dove ogni prima domenica del mese viene raccontata la Leggenda della Montagna Spaccata con musica e personaggi. Si possono gustare pietanze saporite, primi piatti appetitosi che si richiamano alle usanze tirolesi; i miei figli si ricordano bene il panaro con un mix di affettati della casa, formaggio con la pera, polentina, salse buonissime e vari tipi di pane, per non parlare dei dolci…»

Divenne famoso nei primi anni del ‘900 il personaggio del Mago della Spaccata. Al tempo Luigi Pellichero, capelli e barba incolti, di carattere scontroso e con una coperta sulle spalle, gestiva la locanda adiacente e per la suggestione insita nel luogo in cui viveva, divenne egli stesso un protagonista singolare e un po’ misterioso di fiabe e racconti mettendo in soggezione soprattutto i bambini.

Da sempre, la gola suggestiva
della “Montagna Spaccata”
è stata ricca di magici racconti
con fantastiche creature
(anguane, maghi…)

La più affascinante è
la Leggenda di Etele e Giordano,
una storia di incantato amore
nato in questo posto magico.

Le Anguane sono esseri mitici, bellissime, splendide e lucenti, ammalianti spiriti fatati che rapivano i pensieri degli uomini e li portavano lontani dalla realtà. Il loro canto si udiva di notte, quando con la luna piena, lavavano e stendevano i bianchi panni in un rito che diventava una danza tra le grandi e maestose rocce. Abitavano in varie cavità naturali (“spurghe” e “busi”) disseminati nei nostri monti.

Le leggende sembrano fare riferimento al mito delle Naiadi, figure della Mitologia greca, erano le ninfe che presiedevano a tutte le acque dolci della terra. Esse possedevano facoltà guaritrici e profetiche e ciò alimentava le leggende locali. I malati bevevano l’acqua delle loro fonti o in rari casi vi s’immergevano, atto considerato sacrilego tanto da incorrere nella collera e nella vendetta delle dee, che si manifestavano sotto forma di malattie particolari.


“Ila e le Ninfe” opera del pittore britannico
John William Waterhouse, 1896 Manchester Art Gallery

Una anguana di nome Etele un giorno s’innamorò di un boscaiolo di nome Giordano, che quando la incontrò insieme alle altre anguane, rimase incantato. Ma la vita di Etele era legata da un triste sortilegio a quella di sua madre, la Maga del Bosco: alla morte della madre, Etele sarebbe scomparsa. I vecchi saggi cercarono di ostacolare questo amore impossibile, ma inutilmente, la sua forza era tale da sfidare qualsiasi presagio e non riuscirono a impedire a lei e a Giordano di sposarsi.
Un mattino mentre la valle era avvolta nel silenzio, Etele si alzò, baciò Giordano e si diresse verso il bosco, quasi come se una volontà esterna la stesse guidando. Improvvisamente un boato scosse la terra e la rupe si squarciò. Sua madre era morta e lei venne inghiottita dalla montagna, come voleva il sortilegio e lì sarebbe rimasta per sempre, spirito della montagna che attraversa le acque torrentizie e i suoi venti.

Questi racconti in realtà venivano usati quale deterrente per tener lontani i bambini dai pericoli.

Leda


Montserrat – Narsilion (2006)

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