La storia del costume di Arlecchino

La storia del costume di Arlecchino

C’era una volta un bambino molto povero che si chiamava Arlecchino, viveva con la sua mamma in una misera casetta e come tutti i bambini della sua età andava  a  scuola.
Un giorno la maestra pensò di organizzare una bella festa per i suoi scolari, si stava avvicinando il Carnevale e quel giorno ognuno di loro avrebbe potuto vestirsi in maschera… e giocare con coriandoli e stelle filanti… e mangiare frittelle, galani e favette…
Tutti naturalmente accolsero con entusiasmo l’invito e subito felici cominciarono a pensare a quale vestito avrebbero potuto mettersi.
Ma Arlecchino, in disparte, non partecipava all’allegria generale e tornando a casa pensava sconsolato che la sua mamma non avrebbe mai potuto comprargli un vestito, i soldi che guadagnava bastavano appena per mangiare e pagare la pigione.
Ma qualcuno s’accorse che Arlecchino non gioiva con i suoi compagni ed ebbe un’idea!
Qualche giorno dopo alla mamma di Arlecchino giunsero in dono tanti pezzi di stoffe diverse che erano stati avanzati dai costumi degli altri bambini. Rimase alzata tutta la notte sotto la luce fioca della lampada, a cucire pazientemente ogni pezzetto e ne fece un abito.
Il giorno seguente era il martedì grasso, il giorno della festa, e al mattino presto Arlecchino svegliandosi, vide appoggiato alla sedia  un  bellissimo e variopinto costume che subito indossò. La mamma fece fatica a trattenerlo affinchè facesse colazione, tanto era felice di poter partecipare alla festa.
Fu  proprio  lui,  la  maschera  più  bella  e  più  festeggiata…  e  tutto  questo grazie all’aiuto dei suoi compagni di scuola a cui fu molto grato.

Così la leggenda ci racconta come nacque un costume così tanto originale come quello di Arlecchino.

LA RICETTA

Favette o castagnole

Ingredienti:

360 gr di farina
2 uova
200 gr di zucchero
6 cucchiai di olio (meglio se di arachidi)
50 ml di latte
½ bustina di lievito per dolci
sale
rum (aroma in fialetta)
olio per friggere

Preparazione:

Sbattete con una frusta per dolci le uova con lo zucchero, aggiungete il latte, l’olio, sempre mescolando bene.
Unite qualche goccia di rum.
Aggiungete quindi poco alla volta la farina, prima setacciata e unita al lievito. Infine qualche pizzico di sale.
Impastate il tempo necessario affinchè gli ingredienti siano ben amalgamati, deve risultare un impasto morbido ma consistente (nel caso regolare aggiungendo poco latte se troppo denso, oppure farina se troppo morbido).
Formare delle palline o delle ciambelline.
Nel frattempo scaldare l’olio e quando è in temperatura (immergendo l’estremità opposta di un cucchiaio di legno si vedono subito le bollicine attorno), immergerle completamente.
Quando sono ben dorate porle su carta paglia, e una volta raffreddate spolverizzate con zucchero a velo.

Questa è una vecchia ricetta che mi ha tramandato mia madre, le castagnole dorate risultano consistenti ma friabili. Molto buone, da riempirsi la pancia…

Leda

Ecco, appunto! Senza esagerare 😋

Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.

Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.

Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.

Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo

se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”

Il vestito di Arlecchino
Filastrocca di Gianni Rodari

 

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