Il rumore dei tuoi passi

Questo romanzo l’ho vissuto leggendolo tutto d’un fiato perchè coinvolgente e il suo ritmo è molto incalzante e scorrevole. Racconta di un periodo storico, quello tra gli anni Settanta e Ottanta (del secolo scorso, a me fa sempre impressione dirlo…), in cui l’uso e lo spaccio di stupefacenti coinvolse tanti giovani e adolescenti devastando intere famiglie e intere comunità. A quel tempo di queste sostanze si sapeva poco ma la portata del dramma si vedeva! Oggi invece sappiamo molto, ma con tutte queste nuove sostanze micidiali viene da chiedersi se davvero da parte di tutti c’è consapevolezza.

Il rumore dei tuoi passi
di Valentina D’Urbano
Genere: Romanzo
Editore: Longanesi
Anno: maggio 2012

In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato “la Fortezza”, Beatrice e Alfredo sono per tutti “i gemelli”. I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un’amicizia ruvida come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent’anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.
Un romanzo d’esordio intenso e bruciante. Una voce narrante che rimarrà a lungo nella mente e nel cuore dei lettori.

Dalla Presentazione del libro

Il rumore dei tuoi passi non è una semplice storia d’amore e amicizia, non è solo un racconto del degrado nel quale sono costretti a vivere i suoi personaggi. La Fortezza è il quartiere di una città mai nominata in nessuna delle trecentodiciannove pagine del racconto e che potrebbe essere la periferia di una qualsiasi metropoli italiana. E’ una sorta di ghetto dal quale è difficile uscire, ma nel quale i protagonisti si sentono anche protetti. Tutelati da leggi non scritte se non in un accordo tacito tra loro e le autorità che lasciano i suoi abitanti tranquilli, liberi anche di delinquere, a patto che non oltrepassino mai i confini del loro quartiere, che non contaminino con la loro presenza la civiltà perbene.

Valentina D’Urbano è giovane, classe 1985, vive e lavora a Roma come illustratrice per l’infanzia. Il rumore dei tuoi passi è il suo primo romanzo. Vincitore della prima edizione del Torneo Letterario Ioscrittore, indetto da GeMs, ha superato la durissima selezione del concorso al quale erano iscritte oltre mille opere, classificandosi tra i trenta finalisti ed è stato poi dichiarato trionfatore e scelto dall’editore per la pubblicazione cartacea.

di Donatella Perullo

È davvero incredibile come una ragazza così giovane abbia saputo descrivere in modo così palpabile e reale l’atmosfera degli anni 70-80. Le situazioni descritte e ambientate in una grande città sono accadute in egual modo anche nella cittadina di provincia del nord-est in cui ho vissuto da adolescente, quegli anni di piombo che rendevano precaria la vita stessa, l’inquinamento ambientale che cominciava ad essere un problema tangibile, il boom economico per cui circolavano più soldi creando nuovi ricchi, un periodo in cui molti giovani, amici, compagni di scuola si “persero” ingoiati dal dramma della droga. Come nel libro nessuno aveva l’esperienza necessaria a comprendere e arginare questo ciclone che devastò molte famiglie e aumentò la malvivenza, rendendo problematica la convivenza con i tossici che si appropriavano di determinate zone del paese e devastavano il patrimonio comunale.
Mi spiace solo che l’autrice abbia sorvolato completamente sul momento in cui i due protagonisti riescono a varcare la soglia tra l’amicizia e l’amore, peccato davvero perchè avrebbe reso l’ultima parte più intensa e meno amara, perchè è davvero tristissima…
Ne consiglio la lettura.

Leda

Ecco alcuni articoli che ci possono aiutare a focalizzare ciò che sta accadendo:

Cannabis e poi cocaina, le droghe più ‘amate’ in Europa. Uno spinello al giorno, abitudine per 4 milioni

Tecniche sempre più sofisticate per nasconderla e spacciarla, consumi al galoppo e un raddoppio in un anno dei decessi: la cocaina continua ad essere, dopo la cannabis, la droga più amata dagli europei.

Giovani che fanno finta di divertirsi

I giovani di oggi sono travolti da una società che piano piano li uccide dentro. Eppure la seguono come fosse linfa vitale, ma guardando bene dentro di loro ci si accorge che fingono di divertirsi e vivono un vuoto incolmabile dentro di loro.

Lo scrittore tossicodipendente è nient’altro che un tossicodipendente, sono tutti in altre parole comunissimi ubriaconi e drogati. La pretesa che droghe e alcol siano necessari per sopire una sensibilità più percettiva non è che la solita stronzata autogiustificativa. […] Hemingway e Fitzgerald non bevevano perché erano creativi, diversi o moralmente deboli. Bevevano perché è quello che fanno gli alcolisti. Probabilmente è vero che le persone creative sono più vulnerabili di altri all’alcolismo e alla dipendenza dagli stupefacenti, e allora? Siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada.

Stephen King

Abbiamo l’obbligo in ogni senso, come adulti e come società di assolvere al nostro compito, che è quello di essere una guida per chi si sta affacciando al mondo e alle esperienze che consentono una formazione personale e autentica.
Proteggere le nuove generazioni in modo apprensivo impedendo loro di sperimentare “così stiamo tranquilli…” significa impedire loro di crescere e di maturare la loro personalità.
Al contrario essere troppo lassivi, troppo impegnati a vivere la propria vita significa abbandonarli a se stessi in balia dei pericoli che NOI consentiamo, voltandoci dall’altra parte, favorendo chi ha solo lo scopo di arricchirsi, sfruttando e incrementando le miserie umane. La giusta misura sta nel mezzo. Basta vederla.

Per quanto riguarda le liberalizzazioni sono dell’opinione che potrebbero avere un senso per sconfiggere chi guadagna con disonestà sul mal di vivere, soltanto se alla base ci fosse una forte struttura sociale, con forti “freni” rappresentati dai valori, proprio quelli che negli anni 70 hanno impedito a noi rimasti indenni di non cadere nella droga e in altre dipendenze, i valori veri.

RICORDI DI UN AMICO D’INFANZIA

A volte le cose non vanno come pensi.
C’è stato un tempo in cui
era forte il bisogno di protezione
quel senso d’impotenza
e pensavo a mille espedienti
mille giuste parole per superare quelle difficoltà,
quelle che tutti viviamo
quando il nostro corpo cambia
quando bussano alla mente mille perchè
ma a nulla serviva
i miei sforzi erano vani.
Mi resi conto allora
che l’unico aiuto era rimanergli accanto
attendendo che lui stesso
prendesse in mano la sua vita
volesse uscire da quel tunnel
facesse una precisa scelta.

Ma non l’hai mai fatto
e la bestia t’ha ingoiato
lasciando un posto vuoto nel mio cuore
il solo ricordo di un’infanzia condivisa
di quel primo giorno di scuola
delle serate sul muretto
accovacciati tutt’intorno
dei racconti che solo tu sapevi fare
delle risate argentine al loro finire
della tua esuberanza
di quell’allegria che non avevi dentro…

ma perchè non hai scelto la vita?

©zzileda

 


Destinazione paradiso – Gianluca Grignani (1995) intepretata da Laura Pausini

Un aneddoto…

Un giorno parlando di alcuni casi di suicidio di persone giovani accaduti nelle vicinanze, si discuteva sulle possibili motivazioni che potevano spingere un giovane a prendere una decisione così drastica e così drammatica, considerando poi il fatto che i giovani d’oggi appaiono così infelici, insoddisfatti, delusi e amareggiati, pur avendo molto a disposizione: mezzi, libertà di movimento, possibilità di realizzare desideri, ecc.
A un certo punto una persona racconta di un’amica trentacinquenne che ha una figlia adolescente e conferma che è sempre scontenta, non esce quasi mai, si annoia di tutto… detto questo, se ne esce dicendo: «Eh ma adesso vado a casa, me la abbraccio, me la coccolo, me la bacio e poi… ci facciamo una canna insieme!»

Ma dico… è normale avere genitori come questi? E poi ci permettiamo di giudicare i nostri figli?

La madre anziana che aveva assistito alla scena, dopo che questa amica se ne era andata via, chiede confusa alla figlia: «Ma cosa intendeva? Che si fuma la marijuana con la figlia? Ma in che mondo di matti siamo finiti? La madre che FA, quello che dovrebbe insegnare alla figlia a NON fare?!»

Mi capita sempre più spesso di pensare alle parole del dr. Bergamo, un psicopedagogista che ebbi occasione di ascoltare 6/7 anni fa durante un incontro di Orientamento scolastico con i genitori della scuola secondaria di primo grado, una persona squisita che ti rapisce all’ascolto per la semplicità, la leggerezza e l’ironia con cui affronta temi di spessore.
Tra i vari spunti di riflessione che ci offrì per aiutare i nostri figli a scegliere un indirizzo scolastico, ci parlò anche di Facebook (di cui allora la maggior parte delle persone aveva appena una vaga idea) e di come si collezionassero le amicizie distorcendo il vero significato dell’amicizia come sentimento, di come le relazioni umane stessero cambiando, di come si fosse spostata l’età dell’adolescenza…
Ma ciò che mi è rimasto molto impresso e che mi ha fatto molto riflettere, è stato il discorso sugli adolescenti: di come oggi si trovino spesso a confrontarsi con insegnanti ancora adolescenti, nel senso che per la loro precarietà sia di lavoro che di vita ancora non hanno avuto esperienze tipiche dell’età adulta), con genitori che vogliono comportarsi come adolescenti, vogliono sentirsi, emozionarsi, divertirsi come adolescenti, così si vestono da adolescenti, vogliono essere amici dei propri figli.
Le sue parole che allora forse potevano essere poco comprensibili, in realtà furono profetiche, a distanza di 6/7 anni vediamo che i genitori invadono la privacy dei propri figli, arrivano persino a chiedere l’amicizia su Facebook.

Fu posta anche la domanda: ci chiediamo come società, chi e come saranno gli adulti di domani se gli adolescenti di oggi non hanno punti di riferimento forti con cui identificarsi, modelli con cui paragonarsi, con cui rapportarsi per poter autoaffermarsi?

Bella domanda!

Se poi diamo uno sguardo a 360° al mondo che stiamo lasciando loro, a ciò che stiamo permettendo, al costante sacrificio del capitale umano in nome del dio Denaro… viene da rabbrividire.
È di fondamentale importanza conoscere ciò che accade se si entra in questo tunnel, e quali effetti, anche a lungo termine, provocano gli stupefacenti.

Leda

Per approfondire:

Pag.2 Le sostanze stupefacenti
Pag.3 Allucinogeni e anfetamine. Abuso di farmaci

 

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