Il padre e lo straniero

Sullo sfondo di una Roma dai toni medio-orientali si dipana un giallo con protagonisti l’italiano Diego e l’arabo Walid. I due stringono una profonda amicizia, uniti dall’amore per i propri figli, purtroppo disabili. Diego (Alessandro Gassmann), attraverso il rapporto con Walid (Amr Waked), metterà in discussione il significato di “diverso” e “normale”. L’amicizia cambierà i due uomini, anche se Walid nasconde molti segreti in cui Diego viene inconsapevolmente coinvolto, mettendo alla prova il loro rapporto. I sentimenti di Walid sono sinceri, o parte di un intrigo internazionale in cui Diego è solo una pedina?

Il film “Il padre e lo straniero”, segna il ritorno dietro la cinepresa di Ricky Tognazzi. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo ed uscirà nelle nostre sale il 18 Febbraio 2011.
Con questo film “Il padre e lo straniero”, Tognazzi tratta con molta sobrietà il tema toccante dell’essere diversamente abile (e degli ostacoli insiti nei rapporti familiari, che di conseguenza vengono così fortemente influenzati).

Tratto da: mondocinemablog

Commento: le varie recensioni che ho letto hanno stroncato all’unisono questo film, in particolare per la qualità tecnica. Sarà che prediligo i film con contenuti umani che facciano riflettere sulle molte sfaccettature della nostra vita, ma a me questo film è piaciuto molto, ritengo che abbia dei messaggi molto forti e il fattore tecnico passa decisamente in secondo piano. Come pure il tentativo di rendere un po’ thriller una storia comune, è servito a mio avviso a non farla cadere nel patetico e a tenere viva l’attenzione.

Di argomenti di riflessione nel film ce ne sono un bel po’:
– l’amicizia in primis: un sentimento che nasce tra due persone che condividono un vissuto difficile e impegnativo, facendosi beffe dei pregiudizi sociali, di razza, di sesso, un incontro di anime, insomma.
– Il diventare padre: come ruolo già di per sé non è facile e sentirsi padre di un essere “imperfetto” in una società in cui il maggior metro di misura è l’estetica e l’apparenza, non è così automatico! Nel film infatti si vede la non accettazione della diversità del figlio da parte del padre, contrapposta all’amore incondizionato della madre.
– La diversità di culture: un arricchimento certo per noi, che viviamo di consumismo a discapito dei sentimenti veri. La cultura delle tradizioni del mondo arabo in cui l’essere conta ancora più dell’avere, insegna a questo padre ad accettare un figlio imperfetto e ad imparare ad amarlo e proteggerlo.
Bellissimo il gesto di soffiare sul viso del bambino “per capire ciò che non può dire…”.

Queste tradizioni arabe sono molto simili a quelle che esistevano nella nostra società prima del boom economico. Da bambina ho vissuto questi valori fondamentali della famiglia e delle tradizioni. Un tempo il valore della vita, specialmente di un bambino, era un qualcosa di sacro, di inviolabile, mentre oggigiorno è quantificabile con il valore in euro!
Inoltre la mia opinione è che viviamo come “impacchettati”, cioè non possiamo sbagliare, e se sbagliamo ci giudichiamo con troppa severità. Il destino non esiste più… tutto accade perché NOI vogliamo. E vivere così non è decisamente facile, e poi finiamo per sfogare le nostre frustrazioni con l’abuso di alcool, di droghe, nell’autolesionismo e in tutto quello che ci può allontanare dalla realtà che ci troviamo a vivere.

Per ultimo ma non per importanza, vorrei parlare delle persone con disabilità. La nostra società fa ancora fatica ad adeguarsi alla diversità dei cittadini che la compongono. Anche se dall’omologazione generale dei tempi passati, per cui il “diverso” veniva rinchiuso in particolari istituti, oggigiorno bisogna riconoscere che c’è molta apertura in questo senso.
Però manca decisamente un supporto alla famiglia, che già di per sé in questi tempi è in difficoltà a sostenere impegni e costi.
Senza contare che se fra i suoi componenti c’è una persona con disabilità, che sia un bambino o un anziano, sostenere i ritmi non è certo facile.
Senza contare che la vita privata di ognuno svanisce, come nel film è bene rappresentato, inevitabilmente passa in secondo ordine alle grosse problematiche che si devono affrontare e che non tutti sono in grado di accoglierle con positività.

Che dire poi… due figli d’arte: Ricky Tognazzi e Alessandro Gassmann che non hanno certo nulla da dimostrare nonostante l’eredità paterna, e Leo Gullotta immancabilmente dà sempre un’interpretazione apprezzabile.

Leda

Titolo originale: Il padre e lo straniero
di Ricky Tognazzi
Italia, 2010
Sceneggiatura: Ricky Tognazzi, Simona Izzo,
Graziano Diana, Dino Giarrusso
Musiche: Carlo Siliotto
Produzione: Ager 3
Distribuzione: 01 Distribution

“Solo le montagne non si incontrano!”

 

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