La calunnia e l’infame

Che cosa si nasconde dietro la calunnia

Qualche tempo fa una mia conoscente mi raccontò un fatto: mentre faceva colazione in un bar-pasticceria sentì la proprietaria esprimersi, in modo piuttosto malevolo e un po’ gratuito, nei confronti del gestore del negozio accanto con una cliente che aveva soltanto chiesto se, per caso, quel giorno il negozio sarebbe rimasto chiuso. Ma la risposta che ottenne fu che il baldo quarantenne (il gestore) probabilmente aveva passato una notte brava e rincasato al mattino, dopo chissà quali follie, era rimasto sicuramente a letto e per quella mattina avrebbe tenuto chiuso il negozio (ho omesso i termini volgari che ha usato).
Quelle parole lasciarono interdetta la mia conoscente poco avvezza ai pettegolezzi, la quale si chiese, invece, che cosa muoveva la pasticcera a infamare quel “baldo” quarantenne.

Sì perchè c’è sempre un sentimento che si nasconde dietro a una calunnia… invidia… gelosia… vendetta… orgoglio ferito…

Va detto, ed è risaputo, che la proprietaria della pasticceria spesso usa intrattenersi con i clienti maschi con disquisizioni piuttosto accattivanti.
Si dà il caso che anche il baldo quarantenne (il gestore) per un certo periodo fu oggetto delle sue premurose attenzioni ma, avendo declinato cortesemente ogni approccio, è divenuto degno d’infamia.

Una persona che arriva a screditarne un’altra invadendo quello che è il suo spazio privato è spregevole,

ma ancor più lo è se mossa da sentimenti di:

vendetta per essere stata rifiutata
gelosia per esserle stata preferita un’altra
invidia per ciò che lei non ha potuto avere.

Ha ragione Balzac con la sua massima:

Chi sa adulare sa anche calunniare. 

e Ippolito Nievo con:

I calunniatori sono anche di solito vigliacchi.

L’infame

Il significato che nei vocabolari trovi, è: aggettivo, colui/lei che ha una pessima fama. In forma estensiva: turpe, scellerato, malvagio, cioè  un traditore. In forma gergale: nel gergo della malavita, spia, delatore…

Ma credo che sia molto di più:

l’infame è chi cattura la tua buona fede, in malafede (la sua), e ne manipola ai fini personali l’uso.
L’infame è chi sfrutta le difficoltà altrui senza pudore, per speculare e trarre vantaggi per sè, l’infame è chi ti tradisce sapendo di farlo.
L’infame è chi abusa dei deboli, nessuna forma esclusa. Anche i sistemi sociali, le aziende, la politica sono soggetti attivi di questo “essere”.
L’infame è colui che ti espropria della tua dignità.

Gli infami non hanno nè regole, nè onore.

dal blog circolidipensiero

Il delatore

Credo che il peggiore infame sia il delatore:

può essere il compagno di scuola che fa la spia e va a raccontare al prof qualcosa che ti riguarda e ti può danneggiare solo per la soddisfazione di vederti punito….

Il collega che per far carriera sparla alle tue spalle con i dirigenti…

O peggio ancora l’amico che un tempo raccoglieva le tue confidenze che poi, quando le vostre strade si sono divise, si sente in diritto di svelare ciò che gli è stato confidato al solo scopo di vendicarsi.
Che persona ignobile! Un traditore!

Nel periodo della mia infanzia chi si macchiava di questo peccato veniva emarginato, allontanato da tutti, diveniva persona inaffidabile e degna solo di disprezzo.
Faceva ribrezzo solo pensare si potessero compiere atti simili.

Oggigiorno ci si sente in diritto di tutto in nome della libertà personale, ma ci si dimentica che esistono delle regole morali che dovrebbero essere insite nella persona, delle regole che s’impara fin da piccoli con l’esempio e che non necessitano essere ricordate. Te le senti dentro.

Leda

Il lato oscuro della democrazia

…è quel confine tra, l’esercizio delle libertà e quello del potere sull’altro, che si sta rivelando sempre più labile, sconfinando l’uno nell’altro, senza più  limiti e regole. La Democrazia (con la D maiuscola), è (e dovrebbe essere) il generatore della libertà, nel senso più lodevole del termine.
Oggi temo non sia più così. Essere liberi significa esercitarne i diritti da uomini liberi, di pensare di agire, ma nel rispetto delle regole (anche quelle non scritte).

E allora ecco che si tenta di giustificare l’ingiustificabile, (soprusi, violenze e tanto altro),  dando a questo bieco tentativo, il nome di “rispetto della libertà” e di “diritti”.
Ha più diritti chi uccide o chi viene ucciso?  C’è qualcosa che non va.  Forse serve ripartire dalle regole.

A volte temo che l’unica libertà che ci sia veramente rimasta, è quella di non essere più  liberi.

dal blog circolidipensiero

La calunnia è un venticello
un’auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente,
incomincia a sussurrar

Ferruccio Furlanetto in La calunnia
dal ‘Barbiere di Siviglia’ di Gioachino Rossini
Teatro La Fenice – New Year’s Concert 2008 (estratto)


La vicenda si svolge a Siviglia in Andalusia, dove don Bartolo, il dottore, si è trasferito con la giovane Rosina di cui è tutore. Egli, alettato dalla dote della fanciulla è segretamente intenzionato a sposarla, perciò per impedirle ogni contatto con l’esterno la costringe a vivere segregata in casa.
Il giovane conte d’Almaviva, un nobile ricco e potente di Madrid, affascinato dalla giovane è intenzionato a proporsi come pretendente, ma il tutore non ha certo intenzione di rinunciare ad amministrare il patrimonio di Rosina. Il giovane con vari travestimenti ed espedienti riuscirà comunque a conoscere Rosina grazie all’aiuto dell’amico fidato Figaro, il barbiere di Siviglia.

E dunque è proprio l’attenzione e la peculiarità con cui il “solito schema” del triangolo amoroso viene trattato – non solo nella parola ma anche e soprattutto nella musica – ciò che rende quest’opera fresca, vivace e travolgente, in sostanza attualissima nonostante abbia già duecento anni addosso.

Silvia D’Anzelmo

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

 

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