Il fumo fa male?

Fin da ragazzina ho sempre visto mio padre fumare. Molti uomini fumavano, lo si vedeva anche in TV, nei film, si fumava dappertutto, anche nei cinema dove il fumo si accumulava negli alti soffitti e l’odore si impregnava nelle tappezzerie. Non a caso fu uno dei primi luoghi in cui nel 1975 venne imposto il divieto, insieme a ospedali, scuole, pullman e altri enti pubblici. (Legge 584 dell’11 novembre 1975)

E che dire dei bar frequentati perlopiù da uomini, tipico era l’odore del fumo che si confondeva con quello dell’urina che sopraggiungeva dai bagni… un po’ per poca mira, un po’ per quel certo vizio di non tirare l’acqua…

Con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 1995 il divieto di fumo venne esteso ai locali della pubblica amministrazione e ai gestori di servizi pubblici.

Qua in provincia, il divieto è stata cosa dura da affrontare. Mai viste così tante rappresentazioni istrioniche, come quelle messe in scena dai più incalliti fumatori per evitare di dover uscire e fumare al freddo. Diciamo che la bella stagione ha aiutato un po’…

Con la Legge 3 del 16 gennaio 2003 (art. 51), si è voluto tutelare i non-fumatori estendendo il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, con le sole eccezioni dei locali adibiti e riservati ai fumatori e delle abitazioni civili, a cui fece seguito un Decreto sulle misure di vigilanza e sanzionamento delle infrazioni, da adottare.

Fumare prima dei divieti, per gli uomini era una normale pratica e fungeva come modo di atteggiarsi, di darsi un contegno… un po’ faceva figo, basti pensare ai film con attori come Humphrey Bogart, il duro dal cuore tenero… Clark Gable, il bel tenebroso… Cary Grant, elegante e raffinato…
Oppure semplicemente serviva per ammazzare il tempo. C’era il papà di una mia compagna di scuola che quando stava per finire una sigaretta in modo automatico ne accostava un’altra per accenderla; qualcuno mi fece notare che aveva i polpastrelli dell’indice e del medio tutti ingialliti, un po’ dalla nicotina, un po’ dal calore: caratteristica tipica dei forti fumatori.

Quand’ero bambina, invece, vedevo il parroco che non potendo fumare (credo gli fosse vietato), prendeva una generosa presa di tabacco dalla lucida tabacchiera, la portava a una narice e rapido tirava sù col naso. Ripeteva lo stesso gesto con l’altra narice e poi cominciava a fare strani versi che a noi bambini divertivano parecchio: strabuzzando gli occhi storceva il naso, e svelto dalla tasca estraeva un fazzolettone con cui raccoglieva una serie di incontenibili starnuti. E noi a sghignazzare, e subito ci arrivava tra capo e collo una sberla che ci bloccava a metà la risata…
Strani esseri gli adulti…
E poi c’erano quelli che lo masticavano il tabacco, come i cow boy, e poi lo sputavano per terra. Bleah!

Le fumatrici invece erano poche, e in genere usavano lunghi bocchini (come Crudelia De Mon nel film La carica dei cento e uno) che oltre all’aspetto estetico, fungevano anche da filtro. Le donne che fumavano però, erano considerate un po’ snob.

Del resto per molti anni una seria politica contro il fumo non è mai stata portata avanti. Basti pensare che già nel 1962 una legge stabiliva il divieto di propaganda pubblicitaria dei prodotti da fumo (L. 10 aprile 1962, n. 165), praticamente disattesa.

Le multinazionali del tabacco poi, sono state accusate di non aver fornito sufficienti informazioni sui rischi del fumo e sulla dipendenza da nicotina.
Negli anni Novanta un pediatra americano di nome Howard Engle fumatore egli stesso, insieme a molti altri, anche parenti di fumatori, portò avanti una causa collettiva contro le grandi industrie del tabacco, che vennero sì condannate a un risarcimento, ma per una cifra che in appello fu considerata eccessiva. La Corte però stabilì che si sarebbe potuto procedere per ogni singolo caso, e nel nuovo millennio sono arrivate le prime condanne e relativi risarcimenti da varie aziende produttrici di sigarette.


Sappiamo tutti cosa ci dicono del fumo, sia attivo che passivo, ma è davvero così?

“Gli studiosi sanno che la nicotina protegge i neuroni dall’attacco nocivo dell’alcool etilico, e che insieme alla caffeina aiutano a difendere dal Parkinson ma è tutto qui o c’è dell’altro? A quanto pare non è nocivo come tutti pensano e come il mondo vuole farci credere.
Qua vi mostro le rivelazioni che se vere stravolgono il mondo dei fumatori e non, chi ha preconcetti e chi da questi si vuole difendere, buona lettura”.

Nel marzo 2012 in un forum venne linkato questo articolo su cui si sviluppò una discussione interessante. Purtroppo la fonte dell’articolo non è più accessibile, ma ricordo che nel leggerlo ero rimasta un po’ perplessa, ma come è mia consuetudine rimango sempre aperta a ogni possibile argomentazione per poter attingere un’informazione più obiettiva possibile. I commenti che seguirono sul forum furono questi:

• «Seh, vabbè… io non sono un esperto ma il fumo non fa sicuramente bene anzi fa molto male e chi scrive il contrario dice solo un sacco di fesserie. Chiedete ai fumatori, a chi ha smesso di fumare e chi continua a farlo perché non riesce. Le malattie derivate dal fumo, quindi per il tizio che ha scritto quell’articolo sono tutte inventate?»

• «Personalmente non toccherò mai più una sigaretta! Al tempo fumavo da far paura, ero fortemente raffreddata ma quello non mi fermò e ci fumai ancora sopra, quando una notte la tosse fu così forte che mi si chiusero naso e bocca senza riuscire a respirare, svenni sul letto dei miei, mi portarono in ospedale, mi fecero del bentalan e la prima cosa che mi disse la dottoressa fu: lei fuma!!! Io volevo morire perché mio padre non sapeva e negai, ma quando si allontanò la dottoressa mi disse che avevo rischiato grosso e che si era formato un tappo con la nicotina da non permettermi di respirare… la morale? Il fumo fa male e io da quel giorno non toccai più una sigaretta».

• «Tu per aver preso un bentalan avevi avuto una reazione allergica, in questo caso alla nicotina, ma non tutti sono così, ogni fisico risponde in maniera diversa agli stimoli esterni. Io vi posso dire che il cancro ai polmoni non deriva dal fumo, perché non è quello che fa crescere le cellule in maniera esponenziale fuori dalla sede naturale. Certo, la sigaretta indebolisce molto i polmoni, ne ho viste le foto, la differenza tra una coppia di polmoni sani e una coppia di polmoni da fumatore e fa impressione, ma non è tanto la nicotina che indebolisce i polmoni, ma i fili di catrame che costituiscono la cartina della sigaretta. Ma che la nicotina protegge dal Parkinson è vero così come è vero che difende i neuroni, per di più la sigaretta funziona da stimolante, ecco perché ci si sente “meglio” dopo la sigaretta. C’è chi fuma da anni e non ha il cancro ai polmoni, anzi è sano come un pesce, il fatto che ci si sente senza fiato è perché i globuli rossi legano meno molecole di ossigeno, e il motivo per cui non si sentono gli odori o i sapori è perché il fumo in sè indebolisce tali recettori, ma la stessa cosa succede se senti il fumo di un camino… I pro e i contro ci sono sempre, così come per i medicinali, a volte viene usata anche per ristabilire lo squilibrio metabolico dell’intestino…quindi…c’è da vedere come andrà a finire…»

• «Io non ho MAI e dico MAI fumato neanche quando ero ragazzino, non ne ho mai sentito la necessità e non mi sono fatto influenzare da nessuno! E poi diciamoci la verità chi fuma puzza!»

• «Mia mamma fuma… e ha sempre un ottimo profumo, per l’alito basta una cicca.»

• «Non ho mai sentito che per guarire da una malattia i medici consiglino di fumare… a parte che il medico non sia Ozzy Osbourne…»

• «In effetti chi fuma puzza e non se ne rende conto perché non sente gli odori! Beh per quanto riguarda il fatto che dopo aver fumato si “stia bene”, nemmeno messo tra virgolette è veritiero, perché appena finito di fumare avresti voglia di accenderne un’altra! E in particolare, con una marca di sigarette molto conosciute è stato accertato che sono gli aromi inseriti volutamente che procurano questa sensazione, che definirei una vera ansia, sedabile solo con una nuova sigaretta e il circolo è vizioso».

• «Chi fuma nel periodo invernale e anche non, ha costantemente una tosse catarrosa, o anche accessi di tosse secca e quest’ultima in particolare è tipica dei bambini che vivono con genitori che fumano in casa. Da quando non fumo più quella tosse ce l’ho raramente e in ogni caso per brevi periodi, mentre quando fumavo l’avevo costante. Che il fumo sia innocuo no di certo, che poi non sia causa di tumori, in effetti non tutti i fumatori ne sono colpiti, ma mi sentirei di dire che certamente vi contribuisce insieme ad altre cause».

• «Però ogni tanto quella voglia ti viene, o perché stai in un periodo NO… o perché semplicemente quell’odore ti attira e ne hai semplicemente il desiderio. L’ultima volta fumai a lavoro in piena crisi isterica, devo dire che mi ha distesa abbastanza».

Personalmente ho trovato molto discutibile questo articolo e da ex fumatrice posso affermare che quando fumavo (e non ho mai superato le 15-16 sigarette al giorno) avevo pochissimo appetito, non sentivo praticamente nè i sapori e nè gli odori ed ero sempre molto nervosa con un certo fastidioso tremolio alle mani.
Quando ho smesso di fumare non mi è mancata più di tanto la nicotina, visto il limitato numero di sigarette e visto che fumavo extralight da parecchio tempo, ma mi sono mancati molto i “momenti di stacco” cioè quei momenti in cui… credevo… di rilassarmi.

Per quanto riguarda il fumo passivo ricordo quella volta che andai in un locale di Karaoke, il soffitto era piuttosto basso e si vedeva una cortina di fumo sopra le teste, rimasi ugualmente anche se l’aria era davvero acre. Beh io non cantavo, ma quando sono uscita avevo la gola tutta irritata con un abbassamento di voce.
Al di là del fatto che il fumo passivo sia nocivo o no, credo che poter mangiare o fare colazione senza che qualcuno ti faccia arrivare il fumo della sua sigaretta in bocca o sul naso o si senta l’odore stantio tipico dei luoghi per fumatori, sia un aspetto impagabile in tutti i sensi.
Ora che gli ambienti pubblici sono “puliti” l’odore del fumo si percepisce immediatamente come fastidioso e non perché sia stato fatto un lavaggio del cervello a livello pubblico, ma piuttosto chi ricorda la prima volta che ha “tirato” da una sigaretta non avrà scordato il fastidio, quasi dolore, alla gola che ha sentito.

Ma l’aspetto del fumo che più mi irritava, e che mi ha impedito di ricominciare, è stato il fatto della dipendenza. Mi dicevo: “Com’è possibile che una sigaretta mi comandi? Mi senta costretta a dover smettere di fare una determinata cosa per fumare, altrimenti mi viene l’ansia?”
Per me è stata una liberazione nel vero senso della parola.

Smisi di fumare precisamente ventiquattro anni fa in concomitanza con lo sciopero dei lavoratori del Monopolio dei tabacchi, e ben presto le tabaccherie iniziarono ad essere sprovviste di sigarette. Era sul finire del 1992 e ricordo quando la tabaccaia mi suggerì di fare un po’ di scorta perché le sigarette della marca che usavo stavano per terminare e non aveva proprio idea quando sarebbe riuscita a procurarsele.

SIGARETTE, LA CARESTIA CONTINUA

ROMA – Nelle tabaccherie di tutta Italia, almeno nelle grandi città, ormai non si trova più una sola sigaretta, “neanche a pagarla oro”. Giunto al sedicesimo giorno, lo sciopero dei lavoratori dei monopoli addetti alla distribuzione dei tabacchi ha fatto registrare il vuoto assoluto sul mercato di qualsiasi tipo di marca delle “bionde”… continua

Le risposi a mo’ di battuta, che sarebbe stata la volta buona che smettevo di fumare e lei di rimando fece una risatina precisando che molti l’avevano detto, ma persone di un certo livello sociale si erano ridotte persino a fumare le Alfa senza filtro (roba da anteguerra) o le Camel, il cui odore intenso richiamava proprio il cammello che avevano sulla confezione, o avevano imparato a rollare le cartine con il tabacco trinciato che fumavano anche senza bocchino, pure quelli scarseggiavano.

Ma non mi lasciai convincere, già da tempo ero nell’idea di smettere e avevo ridotto il consumo a sei sigarette al giorno, con basso contenuto di nicotina. Ed escogitai un sistema.

Una volta a casa presi le sigarette e le razionai: le misi in un cassetto suddividendole a scalare di una o due al giorno, mi imposi di seguire quell’ordine. Visivamente questo metodo mi aiutò molto. Nel giro di poco più di una settimana finii le sigarette, sostituii quei “momenti di stacco” con attività molto stimolanti per il cervello, come fare i cruciverba e i puzzle che a me piacciono assai. Chiesi a tutti di portare un po’ di pazienza se ero nervosa, assente o distratta in quei giorni, e devo dire che me la cavai molto bene e piuttosto in fretta.

Nel frattempo le mensole delle tabaccherie erano ormai vuote. C’era chi in vere e proprie spedizioni percorreva chilometri oltre confine acquistando sigarette per amici e famigliari, ma anche lì cominciarono a essere razionate, poi naturalmente giravano le stecche di sigarette di contrabbando (il cui traffico, a quanto pare, sta avendo nuovi sviluppi, vedi articolo: “Sono tornate le sigarette illegali”) a prezzi piuttosto elevati. Si sa che i forti fumatori in astinenza sono disposti a tutto.

Non si capì bene a quel tempo perché quello sciopero perdurasse così a lungo, ma ciò che fu chiaro era che i magazzini furono completamente svuotati delle vecchie giacenze. Nulla accade per caso…

AI FUMATORI L’ ULTIMO STOP VIETATE LE SIGARETTE KILLER

ROMA – Faranno parte dei vizi perduti, degli aromi dimenticati, dei “fumi” d’un tempo, delle cose malvagie ma irresistibili, delle abitudini vietate da tutto e da tutti, dal buon senso e dal dottore, dall’educazione e dai divieti. E adesso anche dalla pubblica sicurezza. Tra poco più d’un anno le sigarette con troppo catrame non saranno solo individualmente nocive per i polmoni di chi non si piega, di chi non demorde dall’aspirare una “bionda”, di chi non rinuncia al gusto “matto e disperatissimo” del tabacco e della nicotina. No, a partire dal 31 dicembre 1992 le sigarette troppo “strong” diventeranno anche illecite. Le marche che per quella data (o in seconda battuta entro il 1997) non avranno modificato il loro contenuto di catrame in base alle nuove leggi Cee, potranno essere dichiarate fuorilegge. Non si tratta certo di un provvedimento indolore… continua

Certo fu un percorso tortuoso che oggi grazie a Internet, forse si sarebbe capito.
C’era anche chi collezionava i pacchetti di sigarette (che avrà certo tenuto sottochiave in quel periodo…) per un fattore estetico, come per le bottigliette mignon di liquore e distillati, anch’esse sotto Monopolio dello Stato.
Al riguardo, interessante questo articolo di un collezionista: Le “varianti” ed i “BOLLINI”: indicazioni su come datare la mignon.


Come una sigaretta – Luciano Virgili (1962)
Nelle foto Marlene Dietrich


Nota bene: Poichè il dpr 309/90 punisce tutti i comportamenti finalizzati alla diffusione delle sostanze stupefacenti, qualunque sia la loro tipologia o specie, compreso il proselitismo, va precisato che con quanto seguirà in questo post non si intende in alcun modo incentivare condotte vietate, tanto meno promuovere l’uso di droghe, ma soltanto informare, prevenire e invitare alla riflessione gli eventuali lettori.

 Uso e abuso di sostanze

La legalità e l’accettazione di una determinata droga spesso dipende dai motivi per cui viene usata, dagli effetti e da chi la usa.
Per esempio, l’uso di marijuana per il piacere personale è illegale e considerato socialmente inaccettabile da molti, ma il suo impiego per alleviare la nausea in un soggetto con un cancro in fase avanzata è legale in alcuni paesi ed è considerato accettabile da molti. La legalità e l’accettazione a livello sociale di una sostanza variano spesso di paese in paese; possono cambiare nel tempo anche all’interno di uno stesso contesto sociale o di uno stato, come è avvenuto per l’alcol negli Stati Uniti.

Molte droghe, alcune legali e altre illegali, alterano lo stato mentale. Alcune influiscono sulle funzioni cerebrali ogni volta che vengono assunte, indipendentemente dalla quantità; altre hanno effetti sulla mente solo se usate in grande quantità o in modo continuo. Alcune droghe colpiscono il cervello a tal punto da generare il desiderio la necessità di assumerle continuamente (bisogno compulsivo).

I problemi dati dall’uso di tali sostanze sono definiti in termini diversi, per esempio abuso, assuefazione e tossicodipendenza, ma non tutti gli specialisti concordano sull’esatto significato di tali termini.

Abuso di droghe: è l’uso di una sostanza stupefacente senza un’esigenza terapeutica, in quantità sufficientemente grande o per un periodo sufficientemente lungo da minacciare la qualità di vita o lo stato di salute e la sicurezza di chi la usa.
Alcuni soggetti, pur facendo uso di droghe, mantengono sempre il controllo, conservando integre salute e funzionalità. Assumere una sostanza che di solito non altera la mente è comunque considerato un abuso se viene assunta senza necessità medica e se mette in pericolo la qualità di vita, lo stato di salute e la sicurezza di chi la usa o di altre persone.
L’abuso di droghe si riscontra in tutti i contesti socioeconomici e interessa sia i soggetti con un alto livello di istruzione e i professionisti che quelli non istruiti e disoccupati.
Un’overdose può verificarsi nell’ambito di un abuso. Un’overdose di alcune sostanze può essere gravissima, se non addirittura letale.

Dipendenza da sostanze: è un bisogno irresistibile di continuare ad assumere una sostanza con effetti cerebrali per provare piacere o alleviare ansia e tensione ed evitare il malessere. La dipendenza è causata da un’interazione di fattori biologici e psicologici.
Le sostanze che provocano dipendenza possono produrre euforia, sensazione di aumentate capacità fisiche e psichiche e disturbi sensoriali. La dipendenza può rivelarsi molto forte e difficile da superare. L’organismo si adatta all’uso continuo di una droga che produce dipendenza, portando alla tolleranza e a sintomi di astinenza quando l’uso viene interrotto.
La tolleranza è la necessità di usare quantità progressivamente maggiori di una sostanza per riprodurre gli effetti raggiunti originariamente con la quantità iniziale.
I sintomi da astinenza si presentano quando l’uso della droga viene sospeso o quando i suoi effetti sono bloccati da un’altra sostanza. Un soggetto in astinenza sta male e può accusare cefalea, diarrea o fascicolazioni (tremori).
L’astinenza può evocare una malattia grave e perfino potenzialmente letale.

Tossicodipendenza: Quando un malato di cancro in fase avanzata diventa dipendente da un oppiaceo come la morfina, il suo comportamento non è abitualmente considerato una tossicodipendenza. Al contrario, quando un soggetto che, per esempio, fa uso di eroina, ruba per poter acquistare la droga e mente a familiari e amici sulla vita che conduce, viene considerato tossicodipendente.
A volte, i familiari o gli amici possono comportarsi in maniera tale da permettere a un tossicodipendente di continuare a fare uso di droghe e alcol; in questo caso sono considerati facilitatori (chiamati anche codipendenti quando i loro fini personali sono intrecciati con quelli del tossicodipendente). I facilitatori possono considerare il tossicodipendente malato o giustificarne il comportamento. Il facilitatore può appellarsi al tossicodipendente perché smetta di assumere droga o alcol, ma di rado si impegna ad aiutarlo a risolvere il problema.

Una tossicodipendente in stato interessante espone il feto alla sostanza di cui fa uso. Spesso, nega al medico di assumere droghe o alcol. Il feto può diventare dipendente e sviluppare gravi malformazioni in seguito all’uso di sostanze da parte della madre. Dopo il parto, il neonato può presentare una grave, se non addirittura letale, crisi da astinenza, specialmente quando il medico non è stato informato della dipendenza della madre.

LA NICOTINA

La nicotina è la sostanza nelle sigarette che causa la dipendenza dei fumatori. Pertanto, la dipendenza da nicotina è essenzialmente una dipendenza da sigarette. Circa il 70% dei fumatori ha ammesso il desiderio di smettere di fumare, ma di non essere in grado di farlo. Delle persone che smettono, il 90% ci riesce autonomamente, ma ogni anno solo il 3-4% circa ha smesso definitivamente.
La nicotina, quando viene assunta con il fumo, produce in genere pochi effetti evidenti. Alcuni soggetti hanno vampate di calore. L’astinenza può provocare molti sintomi sgradevoli, come bisogno irrefrenabile di nicotina, irritabilità, ansia, scarsa concentrazione, agitazione, cefalea, sonnolenza e problemi digestivi. Molti aumentano di peso quando tentano di smettere di fumare. L’astinenza è più problematica nei soggetti fortemente dipendenti.
La maggior parte dei fumatori che smettono di fumare, lo fa per ragioni di salute o economiche.
Un metodo comunemente usato per smettere è la modificazione del comportamento, che si prefigge di cambiare le situazioni abitudinarie che, nel corso delle normali attività quotidiane di una persona, le forniscono il pretesto di fumare. Questo pretesto può essere fornito da una telefonata, da una pausa per il caffè, dai pasti, dall’attività sessuale, dalla noia e ancora da problemi di traffico o altri contrattempi. Quei soggetti che riconoscono i pretesti per fumare possono trasformarli (per esempio fare una passeggiata invece di prendere un caffè) o sostituire lo stimolo orale (per esempio, succhiare una caramella o masticare uno stuzzicadenti o una gomma). Si può stabilire un regime di modificazione comportamentale con l’aiuto di uno specialista, ma si può fare ricorso anche a Internet e ai foglietti informativi inseriti nelle confezioni dei prodotti di sostituzione della nicotina.

Testo di riferimento: Il manuale della salute per tutta la famiglia – Merck, Raffaello Cortina editore, Springer 2004

Fumare, dunque, a livello medico è considerata una dipendenza a tutti gli effetti, “un bisogno irresistibile di continuare ad assumere una sostanza con effetti cerebrali per provare piacere o alleviare ansia e tensione ed evitare il malessere”.
M
i domando che senso hanno quelle scritte e soprattutto quelle immagini shock che da qualche tempo sono comparse sui pacchetti di sigarette. Che senso ha aggiungere all’ansia altra ansia? Secondo quale criterio sono state pensate? Più che un deterrente io lo definirei fare terrorismo.
È come dire: «Tu fumi? io (Stato) uso la paura e il senso di colpa, così stai male e non fumi più!»
È un controsenso. È come la storia del ciuccio che ho raccontato in  La magia del Natale , si crede che con la forza si possa ottenere tutto!

Certi adulti hanno un concetto molto vago di cosa sia il rispetto altrui e la crudeltà a cui sottopongono il prossimo [..]
Non riusciva a cogliere la similitudine tra il suo VERO vizio del fumo, certamente nocivo, e il cosiddetto “vizio” del ciuccio. In entrambi i casi si cerca di compensare qualcosa che manca.

In ballo vi sono fattori biologici e psicologici (Il concetto di ansia), occorre quindi un approccio educativo che duri nel tempo. Indicare le avvertenze riguardo ai danni alla salute è giusto, ma per lo stesso motivo a chi verrebbe in mente di apporre a caratteri cubitali sulle scatole dei farmaci gli effetti collaterali descritti sul bugiardino?
Inoltre molti utilizzano dei copripacchetto, quindi ..

E poi per quanto riguarda la campagna pubblicitaria: “Ma che sei scemo?

dal vocabolario Treccani: scemo = scarso d’intelligenza, stupido, sciocco

L’art. 8 della LEGGE 6 agosto 1990, n. 223. che disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato, al Primo comma dispone che “La pubblicità radiofonica e televisiva non deve offendere la dignità della persona, non deve evocare discriminazioni di razza, sesso e nazionalità, non deve offendere convinzioni religiose ed ideali, non deve indurre a comportamenti pregiudizievoli per la salute, la sicurezza e l’ambiente, non deve arrecare pregiudizio morale o fisico a minorenni, e ne è vietato l’inserimento nei programmi di cartoni animati”.


“Se vuoi ottenere rispetto devi avere rispetto”. Poi ognuno è libero di decidere per sè se fumare o no, secondo coscienza.
Ma perché per queste campagne non ci si rivolge a professionisti più qualificati?

Che lo Stato avverta delle conseguenze cui si può andare incontro fumando le sigarette è giusto, ed è previsto dalla legge (Direttiva 2014/40/UE del Parlamento Europeo) che tra l’altro tratta sull’uso degli additivi per le sigarette e per il tabacco (vedi articolo: Cambiano un po’ di cose per i fumatori).


Non c’è nessuno che smetta di fumare.
Si sospende, al massimo. Per giorni. O per mesi; o per anni. Ma nessuno smette. La sigaretta è sempre lì, in agguato. Qualche volta salta fuori nel bel mezzo di un sogno, magari cinque, o dieci anni dopo aver «smesso».
Allora senti il contatto delle dita sulla carta; senti il leggero, sordo, rassicurante rumore che fa quando la batti sul piano della scrivania; senti il contatto delle labbra sul filtro ocra; senti lo scratch del fiammifero e vedi la fiamma gialla, con la base azzurra.
Senti addirittura la botta nei polmoni, e vedi il fumo che si diffonde fra le carte, i libri, la tazzina di caffè.
È allora che ti svegli. E pensi che una sigaretta, una sola non può fare nessuna differenza. Che te la potresti accendere, perché hai sempre quel pacchetto di emergenza chiuso nel cassetto della scrivania, o da qualche altra parte. E poi, naturalmente, ti dici che non funziona così; che se ne accendi una ne accenderai un’altra, e poi un’altra eccetera, eccetera. A volte funziona; altre volte no. Comunque vada, in quei momenti capisci che l’espressione smettere di fumare è un concetto astratto. La realtà è diversa.
E poi ci sono occasioni più concrete dei sogni. Gli incubi, per esempio.

da Ad occhi chiusi, di Gianrico Carofiglio


Smettere di fumare è un concetto astratto. Forse bisognerebbe elaborare il concetto a livello mentale prima, per trovare la determinazione e riuscire. Rivedere il proprio modo di vivere.

I palliativi  come i cerotti, le gomme da masticare a base di nicotina, anche le sigarette elettroniche con o senza nicotina pare possano aiutare, specie se si è molto dipendenti da questa sostanza, e per sapere se sono compatibili con il proprio stato di salute è bene consultare il medico di famiglia.
Vanno comunque usati con cautela e soprattutto non devono diventare un business.

Gli effetti nel lungo periodo delle sigarette elettroniche, per esempio, non sono ancora noti perciò occorre una certa cautela e una regolamentazione coerente tra i vari Stati.

Per approfondire:

· Tutto sulle sigarette elettroniche
· Il Regno Unito difende le sigarette elettroniche
· Cosa si rischia con Juul, la sigaretta elettronica che piace agli adolescenti

IL TABACCO

Il tabacco è usato dall’uomo fin dai tempi più antichi ed è un prodotto ricavato dalle foglie di alcune piante ricche di nicotina, per la maggior parte originarie del continente americano.

  • Gli indios dell’America latina usavano le foglie di una solanacea, una pianta del genere Nicotiana per trarre medicamenti oppure fumavano le foglie arrotolate durante i riti religiosi e sociali.
  • I popoli nativi del Nord-America usavano il tabacco per scopi curativi o nelle cerimonie sacre, per entrare in contatto con il mondo degli spiriti oppure per sigillare trattati e patti di amicizia o di riappacificazione, fumando la pipa sacra: il “Calumet della pace”.
  • Tradizione antica degli aborigeni australiani era masticare una miscela (pitjuri) di foglie di tabacco autoctono e cenere di vari tipi di legno per scopi medicinali o rituali.

A far conoscere il tabacco al Vecchio Continente furono i conquistatori spagnoli. La pianta del tabacco fu introdotta prima in Spagna nella seconda metà del 1500 dove venne coltivata per i suoi bei fiori rossi, e poi dalla Virginia giunse in Inghilterra.
Solo in un secondo tempo si diffuse l’uso di fumare le foglie di tabacco essiccate, e visto il notevole successo nel corso del 1600 la coltivazione della pianta si diffuse, e si pensò quindi di ricavare un utile tassando le coltivazioni e il prodotto.

È una pianta che si adatta a suoli non idonei ad altre colture, i metodi di coltivazione hanno caratteristiche diverse a seconda dei paesi di produzione. In linea di massima una volta raccolte le foglie vengono sottoposte a un processo di essiccazione e fermentazione, e quindi tagliate o ridotte in polvere a seconda dell’uso cui il tabacco è destinato.

Le foglie aromatiche della Nicotiana rustica, più spesse e ricche di nicotina, sono adatte per i tabacchi da fiuto;
le foglie più fini della Nicotiana tabacum, dall’aroma gradevole si prestano per i tabacchi da fumo: per sigari, sigarette o per pipa;
le foglie più spugnose e di sapore dolciastro sono più indicate per il tabacco da masticare.

Inizialmente si diffuse l’uso della pipa che richiedeva una moderata quantità di tabacco, il costo dei sigari era molto elevato. Gli Avana di Cuba sono i sigari più famosi preparati con i migliori tabacchi del mondo, nell’isola la coltivazione fu portata dagli Spagnoli nel 1580 con seme importato dallo Yucatán.
La produzione di sigari, e successivamente di sigarette si diffuse in tutti gli altri paesi d’Europa.
Il tabacco viene usato anche come insetticida e in alcuni farmaci.


Proverbio:

Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere.

Leda

 

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