Viva la libertà – film

VIVA LA LIBERTÀ
di Roberto Andò

Il politico Enrico Oliveri (Toni Servillo) è in una posizione piuttosto delicata, è destinato a diventare il capro espiatorio del suo stesso partito che lo vuol scaricare. L’atmosfera pre elettorale è piuttosto accesa. Egli così decide che è giunto il momento di prendersi una pausa di riflessione allontanandosi da tutti, anche per vedere senza di lui come i compagni di partito risolvono la situazione.
Il suo collaboratore Andrea Bottini (Valerio Mastandrea), all’oscuro di tutto, cerca di prender tempo e di capire cosa sia successo. Arriva ad incontrare il fratello gemello Giovanni Ernani, che Enrico non vede da vent’anni. Egli è identico fisicamente al fratello, ma con una personalità molto diversa: mentre Enrico vive una vita grigia, inquadrata, impegnativa e infelice che contamina anche la sua vita privata, Giovanni appare una persona allegra, riflessiva, empatica; anche lui è in una situazione un po’ delicata, è appena uscito da una clinica psichiatrica e sta assumendo psicofarmaci.

Durante l’incontro con il collaboratore Andrea, Giovanni per un momento rimane solo e  viene abbordato da un giornalista che lo scambia per il fratello. Alle prime domande del giornalista scatta il gioco tipico dei fratelli gemelli identici: lo scambio dei ruoli. Così Giovanni entra nella parte del politico e lo fa talmente bene, con degli interventi così convincenti ed efficaci che Andrea Bottini a sua volta ne rimane affascinato, e decide di stare al gioco.

Nel frattempo Enrico ha trovato rifugio in Francia presso una donna che ha amato nel passato, Danielle, che ora vive con un famoso regista e con la figlia.
Se da un lato Enrico circondato da persone autentiche ritrova una dimensione più umana di se stesso basata sull’amore e sulla condivisione, dall’altro il gemello “pazzo” sembra sovvertire il modo di far politica, infiammando di passione la gente che partecipa ai suoi comizi, sempre più numerosa, infondendo a chi gli sta accanto un’aura positiva che trasforma il loro stesso modo di affrontare il quotidiano, restituendo loro il sorriso.

Sarà un cinico collega politico a rompere l’incantesimo con un subdolo ricatto che convincerà Giovanni ad allontanarsi e a ritornare nel suo rifugio. Contemporaneamente Enrico, resosi conto di quello che Giovanni gli ha donato e avvertendo il momento, decide di tornare e di affrontare la situazione… forse.

Viva la libertà è un film che ti prende fin da subito, niente a che fare con quei film che trattano di politica e che dopo un po’ risultano noiosi, anzi, il film è ricco di significati, di citazioni, di momenti intensi.
È la storia di due fratelli, ciascuno dei quali svolge un ruolo: uno quello del politico e l’altro quello del filosofo, entrambi sono mossi da una passione, ma entrambi ne risultano alienati.
Il politico riflette la società odierna in cui non rappresenta più un simbolo, una guida carismatica, ma diventa esso stesso oggetto di consumo, serve quel tanto che basta e poi diviene usa e getta, scaricato e subito rimpiazzato da qualcun altro.
Il filosofo invece non trova riscontro tra i suoi valori e la realtà in cui è inserito. È un mondo artificioso, lontano dagli ideali e dai valori essenziali per l’uomo, e lui risulta ammalato sfuggendo a una realtà che non gli appartiene.

Un film forte, che consiglio senz’altro di vedere.

Leda

Viva la libertà
di Roberto Andò
Italia, 2013
Genere: Drammatico, commedia
Cast: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi,
Michela Cescon, Anna Bonaiuto
Sceneggiatura: Roberto Andò, Angelo Pasquini
Fotografia: Maurizio Calvesi
Musiche: Marco Betta
Produzione: Bibi Film, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Giornalista: e questi suoi capelli grigi
sono dovuti alla recente malattia?

Giovanni: sono un messaggio agli italiani,
siate onesti e smettete di tingervi!

È la paura la musica della democrazia.
Un potente cerca di sfidarla,

si illude di domarla e alla fine ne è attratto.

Infondo la politica e il cinema non sono così lontani,
sono due mondi in cui il bluff e il genio coesistono
e spesso non è facile distinguerli.

Giornalista: “Ma in pratica, Onorevole,
l’alleanza la farete oppure no?”

Giovanni: “Il consenso, giovanotto,
il consenso è una cosa seria!
Non ha niente a che fare con le alleanze.
L’unica alleanza possibile oggi
è con la coscienza della gente!”

Essere o non essere, questo è il problema.
È meglio esserci come se fossimo già spariti…
o sparire del tutto per tornare ad essere?

C’è una parola che mi è particolarmente cara,
e qui [indicando il pannello sullo sfondo] non c’è: passione!
Una parola-chiave non solo per la politica,
anche per la vita.

Nel film è inclusa una scena di repertorio in cui il regista Federico Fellini, amareggiato, si indigna per le interruzioni pubblicitarie imposte negli anni Ottanta durante la visione dei film, opere d’arte che vengono ridotte a semplici prodotti commerciali: “Non si interrompe un’emozione!”.

Giornalista: “A quale condizione accettereste di ammorbidire la vostra posizione per la legge…”
Federico Fellini: “Personalmente a nessuna condizione, a nessuna condizione! Non si tratta di patteggiare, mercanteggiare, un’interruzione o due… non ci devono essere interruzioni!”
Giornalista: “Quindi è una questione etica, morale?”
Federico Fellini: “Ma sì, certo! Anche di rispetto verso se stessi, non soltanto verso noi autori che facciamo di professione i narratori di storie, inventori di situazioni, di personaggi, che non possono subire questa aggressione continua, questa ribalteria barbarica. Ma anche per rispetto a noi stessi! Come può uno rispettare se stesso continuando a ricevere schiaffi, sputi in faccia e insulti!?”

Fellini ebbe da polemizzare anche nei confronti della censura, divenuta strumento in mano all’ipocrisia dei partiti italiani:

“La censura è sempre uno strumento politico, non è certo uno strumento intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la conoscenza di ciò che si giudica e si combatte. Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel processo degli oggetti.
Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale.
La censura seppellisce nell’archivio i soggetti che vuole seppellire e impedisce loro indefinitamente di diventare realtà”.

Egli denuncia un decadimento sociale, che può essere vinto attraverso la partecipazione e la ribellione a un sistema d’interessi che non ci rappresenta più.


A CHI ESITA

Dici: per noi va male.
Il buio cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno.
Le nostre parole d’ordine sono confuse.
Una parte delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto?
Su chi contiamo ancora?
Siamo dei sopravvissuti,
respinti via dalla corrente?
Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno
e da nessuno compresi?
O dobbiamo sperare soltanto
in un colpo di fortuna?»
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Bertolt Brecht

 

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