Ho letto questo libro diversi anni fa, è un racconto molto toccante, fluido nella scrittura, molto profondo nei contenuti e ripercorre un pezzo importante della nostra storia e dei costumi italiani.
Va’ dove ti porta il cuore
di Susanna Tamaro
Genere: narrativa
Editore Rizzoli, 1994
Sei partita da due mesi e da due mesi, a parte una cartolina nella quale mi comunicavi di essere ancora viva, non ho tue notizie. Questa mattina, in giardino, mi sono fermata a lungo davanti alla tua rosa. Nonostante sia autunno inoltrato, spicca con il suo color porpora, solitaria e arrogante, sul resto della vegetazione ormai spenta. Ti ricordi quando l’abbiamo piantata? Avevi dieci anni e da poco avevi letto Il Piccolo Principe…
“Perché ti scrivo tutto questo? Cosa significano queste confessioni lunghe e troppo intime? A questo punto forse ti sarai stufata, sbuffando avrai sfogliato una pagina dopo l’altra. Dove vuole andare, ti sarai chiesta, dove mi porta? È vero, nel discorso divago, invece di prendere la via principale e spesso e volentieri imbocco umili sentieri. Do l’impressione di essermi persa e forse non è un’impressione: mi sono persa davvero. Ma è questo il cammino che richiede quello che tu tanto cerchi, il centro”.
Va’ dove ti porta il cuore, uno dei più straordinari casi letterari degli anni Novanta, che ha emozionato lettrici e lettori di ogni età, racconta una storia forte e umanissima in forma di lunga lettera scandita come un diario di una donna anziana alla giovane nipote lontana. È una lettera d’amore e allo stesso tempo una pacata ma appassionata confessione a cuore aperto di un’intera vita che nel gesto della scrittura ritrova finalmente il senso della propria esperienza e della propria identità. Un romanzo di alto valore poetico, un viaggio alla ricerca di ciò che più veramente ci appartiene e ci distingue.
Tratto dalla sovracoperta del libro
Questo best seller ha venduto oltre 15 milioni di copie in tutto il mondo, ed è stato inserito fra i 150 «Grandi Libri» che hanno segnato la storia d’Italia in occasione delle celebrazioni del 2011 per l’Unità nazionale al Salone del Libro di Torino. Dal libro è stato tratto l’omonimo film diretto da Cristina Comencini ed è stato realizzato anche un audiolibro.
MI HA COLPITO LA GENTILEZZA
Prefazione di Enzo Biagi
Non sono un buon lettore di romanzi: preferisco di solito, anche per le mie molte deficienze, altre letture.
Mi hanno chiesto una breve introduzione a un romanzo di Susanna Tamaro, Va’ dove ti porta il cuore. Sono un lettore qualunque: non ho alcuna autorità nel campo della critica letteraria, ma credo sia legittimo, anche per un non addetto ai lavori, o per un non «specialista», esprimere una opinione.
Mi ha colpito la gentilezza, oltre che le intuizioni e le verità di certe pagine: «Verso i sessanta – io posso parlarne, li ho passati da un pezzo –, quando la strada alle tue spalle è più lunga di quella che hai davanti, vedi una cosa che non avevi mai visto prima: la via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c’era una freccia che indicava una direzione diversa; da lì si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi. Qualcuna di queste deviazioni l’hai imboccata senza accorgertene, qualcun’altra non l’avevi neanche vista; quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore; non lo sai ma ugualmente provi rimpianto. Potevi fare una cosa e non l’hai fatta, sei tornata indietro invece di andare avanti».
Ma credo che, da Adamo ed Eva in poi, il problema sia sempre lo stesso.
Dice Edgar Lee Masters: «Questo è il dolore della vita, che per essere felici bisogna essere in due».
Se ne accorge subito, ovviamente, Dio e inventa per Adamo «una compagna, Eva». Che sarà la ragione della sua felicità e della scoperta del dolore: con quella disobbedienza nell’addentare la mela, il frutto proibito. La propensione per le vitamine è proseguita nel tempo.
L’immagine della possibile felicità l’ho trovata in una pagina di Thomas Mann, in un discorso di circostanza, un brindisi a Katja: «Noi cammineremo, la mano nella mano, anche nel regno delle ombre».
Non so se c’è un segreto, o una ricetta, per rendere più leggera la fatica di vivere. Penso sia già una grande conquista accettarsi; del resto ho sempre creduto che il sentimento che domina il mondo, anche il più inutile e sprecato, è l’invidia.
Faccio il cronista da quando ero ragazzo: non ho mai conosciuto un personaggio che meritasse il livore, la gelosia, l’acrimonia, perfino l’accesa rivalità. Passa tutto molto in fretta e quasi sempre non lascia tracce.
Dice la Bibbia: «Beato l’uomo perché non conosce la sua morte». Forse è ciò che permette di rendere meno sensibile il peso dell’esistenza.
Poi, molto, quasi tutto, dipende più dal caso che da noi: da un incontro, da un ritardo, da un addio. C’è sempre una domanda in sospeso: «Chi sa se…», e non c’è la risposta. Vai dove ti porta il caso, o il destino. Qualche volta, anche il cuore.
Enzo Biagi
Commento: ho visto anche il film del 1996, tratto dal romanzo di Susanna Tamaro e diretto da Cristina Comencini. Non mi ha deluso rispetto al libro, Virna Lisi e Margherita Buy, due splendide attrici che apprezzo molto, hanno saputo dare il giusto spessore al personaggio di Olga.
Una donna ferita da un destino infausto e da un ambiente famigliare e sociale che non le hanno insegnato a vivere i propri sentimenti, condizionata e soffocata dai pregiudizi e convenzioni sociali eticamente rigide e severe. Così ha subìto la vita come una punizione per aver cercato di amare, soffocando i propri sentimenti e la propria anima, vivendo di rimpianti e trasferendo questo suo mal di vivere alla figlia e quindi alla nipote. Ma decide di interrompere questo filo invisibile rompendo il silenzio.
Leda
Tra la nostra anima e il nostro corpo
ci sono tante piccole finestre:
da lì, se sono aperte, passano le emozioni
se sono socchiuse, filtrano appena.
Solo l’amore le può spalancare tutte assieme e di colpo,
come una raffica di vento.