Sicilia: tre film e un regista

Vorrei commentare qui tre film che ho visto del regista Emanuele Crialese ambientati ciascuno in un’isola siciliana.

Terraferma

È un film di Emanuele Crialese del 2011 sull’immigrazione clandestina nel Mediterraneo e i primi sbarchi in Italia provenienti dall’Africa. Il film porta a riflettere sulla precarietà drammatica di un popolo in fuga dal proprio paese.

«Due anni viaggio… poi mare.
Adesso, noi dove?»
«Ma non ci siamo nel mappamondo,
quest’isola è troppo piccola…»

Precarietà che vive anche la gente dell’isola siciliana che non sa fino a quando potrà contare sulle uniche risorse disponibili, la pesca e il turismo; che si trova combattuta interiormente nel dover decidere tra ciò che è giusto e ciò che conviene loro.
Entrambi, per non cedere alla disperazione non possono far altro che affidarsi alla speranza che qualcosa cambierà, anche se non sanno bene come e in quale modo.

Molto istruttivo il dialogo tra pescatori riguardo l’ordine burocratico impartito dall’alto: non prestare soccorso ai profughi. Ma esiste anche un ordine più elevato: quello della coscienza, delle regole non scritte che i più anziani sentono di dover seguire, la Legge del Mare: mai lasciare un uomo a mare.
La generazione degli adulti sa che disobbedire equivale a perdere il lavoro e ad avere grane, chi penserà alla famiglia? Ma che cosa insegneranno ai propri figli? Ad essere cinici e a voltarsi dall’altra parte?

«Bellu bellu, chiaro chiaro, tondo tondo, a me mio padre me insegnava che è obbligo dare soccorso a mare; io invece a mio figlio che ho da insegnare..?
A cambiare rotta, se c’è qualcuno a mare»

E infatti, a differenza del vecchio Ernesto che nonostante tutto vive in pace con la sua coscienza, suo nipote Filippo non riesce a trovar pace, finchè non decide di fare la cosa giusta.

Viene naturale chiedersi: chi ha il diritto di impedire a un essere umano, in quanto tale, di provare compassione? Di pretendere che si possa rimanere impotenti di fronte a un fratello in pericolo che ti chiede aiuto?

I destini di Giulietta, siciliana, e di Sara, etiope, s’intrecciano in un legame indissolubile, un legame tra donne: uno spirito antico, sepolto dalla civiltà moderna, che riemerge.

«Lei sente, odore di tue mani. Lei è nata con le tue mani»

Terraferma girato a Linosa è interpretato da un ottimo cast che dà espressione alla calda e spontanea accoglienza tipica dei porti di mare, che non fa distinzione tra turisti e migranti, ma si scontra con una burocrazia fredda e distante, che rimane insensibile ai drammi umani.
La vicenda del film è molto simile a quella de I Malavoglia di Giovanni Verga.
È una co-produzione italo-francese prodotta da Cattleya, con la collaborazione di Rai Cinema e il supporto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Sicilia Film Commission.

 

Respiro

Scritto e diretto da Emanuele Crialese, è un film girato interamente a Lampedusa nel 2002, dove il film è stato concepito dal suo autore, che vi ha vissuto per alcuni mesi, e realizzato parzialmente in lingua siciliana.

È estate, i ragazzi in vacanza occupano il loro tempo di giorno lavorando con i pescatori e con le donne che preparano il pesce azzurro da inscatolare, per poi scorrazzare liberi per l’isola a caccia di granchi, uccellini e ricci di mare, e a battersi tra bande avversarie; di sera tutti belli e tirati a lucido a corteggiare le ragazze.

Grazia è una donna giovane, inquieta, le piace cullarsi ascoltando La Bambola di Patty Pravo e si lascia guidare dal suo istinto. Ma il suo comportamento spazientisce Pietro, uomo di poche parole, che nel suo ruolo di marito e di padre si comporta sottostando più a quello che gli altri si aspettano da lui.
Pietro si limita così a “sedare” Grazia quando perde il controllo di se stessa. Il figlio Pasquale invece, il secondogenito, riesce a comprendere sua madre e la sua inquietudine, egli è capace di uscire dai rigidi ruoli maschili e femminili e di manifestare il suo affetto. Si prende cura di lei, la fa ridere cercando di farle ritrovare il sorriso, i suoi gesti d’amore riusciranno persino a trascinare il ruvido Filippo, il fratello più piccolo un po’ despota, specie con Marinella la sorella maggiore.
Ma la situazione precipita quando Grazia prima scopre che Pietro ha ucciso uno dei suoi amati cani, e poi ha la conferma delle voci circa la sua decisione di portarla in un istituto a Milano.

Interpretato da adulti e ragazzi del luogo e da attori poco conosciuti, con protagonista Valeria Golino, unica attrice professionista nella parte di Grazia, moglie di Pietro che fa il pescatore, e madre di tre figli: Marinella, Pasquale e Filippo.
Fà da sottofondo alla vicenda la suggestiva colonna sonora del musicista jazz britannico John Surman, realizzata principalmente con il sintetizzatore e sassofono.

 

Nuovomondo

È un film del 2006 con cui Emanuele Crialese racconta del tempo in cui gli emigranti eravamo noi, italiani.
Salvatore, uomo di umili origini si impegna a compiere un atto di fede (o un rito scaramantico a seconda di come lo si vuol vedere), per chiedere alla Madonna un segno, un’incoraggiamento perchè ha paura, ma è determinato a lasciare con tutta la famiglia Petralia, piccolo comune della Sicilia, e una vita miserabile per la Terra Nuova. E il segno arriva, attraverso Pietro il figlio muto, e I suoi sogni come in un film muto si riempiono di ortaggi giganti, di una pioggia tintinnante di monete, di un mare di latte in cui fluttuare. Cede tutti i suoi averi in cambio di vestiti e scarpe buone ed è pronto a partire.
Tra tafferugli e scampati imbrogli, la famiglia Mancuso riesce a imbarcarsi con due signorine da maritare a loro affidate e una strana signora inglese, Lucy e tanti altri italiani.

«Non c’ho dormito mai con tutti questi stranieri, tutti insieme!”»
«Stranieri… ma dove sono tutti questi stranieri? Qua siamo tutti italiani.»
«Italiani? E che ne so, ma che lingua parlate?»
«Ma perchè, lei non lo sa che è italiano?»
«Se lo dici tu…»

Lucy è sola, ma la regola vuole che lei debba trovare marito per entrare in America e Salvatore, anche se povero e analfabeta è l’uomo giusto. Ma dovrà fare i conti con donna Fortunata, una donna speciale, la cui caparbietà dovrà scontrarsi con il nuovo mondo, un mondo strano, anche divertente, ma dove sa, non c’è posto per lei.

«Credevo che cercaste le malattie contagiose.»
«Purtroppo è stato scientificamente provato che la mancanza di intelligenza è ereditaria e di conseguenza contagiosa, in un certo senso. Vogliamo che i nostri cittadini non si mescolino con le persone meno intelligenti.»
«…che visione moderna!!»

Girato per la maggior parte in lingua siciliana, con suoni e ritmi mediterranei del musicista salentino Antonio Castrignanò, voce e tamburo della Taranta, in cui ben s’inserisce a concludere il film, l’interpretazione di Nina Simone.

Riflessioni: in tutti e tre i film ho provato un certo disagio per una sottile violenza che spesso si vuol far passare come “normale” che si ripropone ciclicamente, una mancanza di umanità quando “non tocca a noi”, non ci tocca da vicino. Un mancato riconoscimento della dignità in ogni essere vivente.
Una sottile violenza vissuta anche dalla donna che deve sottostare al marito secondo delle consuetudini imposte socialmente, la cui reazione invece che essere capita viene repressa, si cerca di nasconderla per salvaguardare la “normalità”.
Ho provato anche un senso di orgoglio per tutti quegli italiani che cercano in tutti i modi di mantener fede ai propri valori, e una certa empatia per quelli che sono stati i nostri migranti in epoche passate.
Questi nostri sono tempi duri per chi ha cuore.

Leda

Emanuele Crialese nato a Roma da genitori siciliani, dopo essersi laureato alla New York University nel 1995 e aver girato diversi corti, esordisce nel 1997 con un lungometraggio dal titolo Once We Were Strangers, una coproduzione italo-americana, finanziata da un produttore che aveva notato Crialese durante il suo periodo di apprendistato negli Stati Uniti. Il film racconta le storie di Antonio e Apu che vivono a New York e inseguono il sogno americano. Nel film, come in altri suoi lavori successivi, appare Vincenzo Amato.
Seguono i lungometraggi Respiro e Nuovomondo che riscuotono notevole successo di critica e di pubblico, in particolare all’estero, specialmente in Francia.

Nuovomondo, presentato in concorso ufficiale alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel settembre 2006, riscuote un buon successo di pubblico e gli vale uno speciale e non previsto Leone d’Argento e la candidatura italiana per il miglior film straniero dell’Academy Award (Premio Oscar) oltre a tre David di Donatello. Ha inoltre ricevuto la nomination per l’European Film Awards per il miglior regista.

Terraferma, il suo quarto lungometraggio che tratta dell’immigrazione clandestina dall’Africa in Italia, è stato presentato al Festival di Venezia 2011 e accolto con una standing ovation.
Nel 2012 ha vinto il Premio Mario Monicelli per la miglior regia al Bif&st di Bari per il film Terraferma.

Nel 2014 Crialese riceve il Premio Nazionale Cultura della Pace «per aver mostrato attraverso le sue opere, i suoi film e i suoi racconti, un’umanità in viaggio, alla ricerca di un luogo di vita dignitoso, dove poter esprimere il proprio desiderio di appartenenza al consesso umano ed il proprio progetto vitale. Mostra un’umanità attenta ad affermare, con forza, il proprio essere nel mondo, a manifestare, con semplicità e chiarezza, la cittadinanza mondiale di ogni uomo, al di là di confini e frontiere artificiosamente costruiti. La dignità non ha carta d’identità o passaporto che possa negare il diritto di ognuno all’esistenza».

 

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