Noi e il nostro corpo

Questo libro per me è stato una guida molto importante, fu una prof delle superiori, a cui mi affezionai molto, a farmelo conoscere. Operava presso un Consultorio dell’AIED di Vicenza e trovò opportuno proporcelo, e devo dire che le sono da sempre grata.
Noi donne abbiamo una grande risorsa, che è questa capacità di parlare tra di noi, di ciò che ci accade e di scambiarci informazioni.

Noi e il nostro corpo – Scritto dalle donne per le donne
The Boston women’s health book collective
Nuova edizione interamente riveduta e ampliata
Traduzione: dall’americano di Angela Miglietti, le parti nuove di Margherita Lardi
Editore: Feltrinelli
Genere: Manuali di medicina pratica, politica e società, saggistica
Prima edizione italiana: 1974
Nuova edizione riveduta e ampliata: giugno 1977

La seguente prefazione tratta dal libro, anche se è un po’ lunga, vale davvero la pena di leggerla perchè trasmette fedelmente l’atmosfera che animava le donne tra gli anni 60-70. Quanta strada si è dovuta fare e quanti sacrifici e duro lavoro per arrivare all’emancipazione della donna, che oggi sembra tanto scontata, la stessa emancipazione che sta mettendo a dura prova l’identità maschile che non ha avuto un’evoluzione analoga. Contiene anche una sfida che è stata lanciata all’uomo ma che ancora non è stata colta, e sì che ne è passato di tempo…

Leda

Una bella storia

La storia di questo libro, Noi e il nostro corpo, è lunga e ricca di soddisfazioni. Ebbe inizio da una discussione sul tema “Le donne e il loro corpo” svoltasi nell’ambito di un raduno di donne a Boston, nella primavera del 1969. Erano gli inizi del movimento femminista e fu una delle prime riunioni in cui ci incontrammo con il preciso scopo di parlare fra noi. Per molte era la prima volta che ci si trovava insieme per parlare e pensare alla nostra vita e a ciò che potevamo fare per modificarla. Prima della fine del raduno alcune di noi decisero di continuare a incontrarsi per proseguire la discussione. [..] Ci rendemmo così conto, parlando tra di noi delle nostre esperienze, che avevamo ancora moltissimo da imparare sul nostro corpo e durante l’estate decidemmo di approfondire gli argomenti che secondo noi erano più necessari per conoscerlo meglio. Avremmo poi scritto qualcosa individualmente o in piccoli gruppi di due o di tre, e lo avremmo presentato in autunno con un corso di lezioni per le donne su “Le donne e il loro corpo”.
A mano a mano che il lavoro procedeva, scoprivamo di essere perfettamente in grado di raccogliere, capire e valutare ogni tipo di informazione medica. Discutevamo insieme i libri e i giornali e parlavamo delle nostre conversazioni con i medici e i nostri amici studenti in medicina. Scoprimmo che potevamo discutere e ragionare insieme in uno spirito nuovo di cooperazione e non più di competizione.
Ci sorprendeva scoprire fino a che punto fosse importante aprirci l’una all’altra e parlare del nostro corpo.
Presentammo il corso ovunque ci fosse un luogo disponibile e gratuito: nelle scuole, negli asili, nelle chiese, a casa nostra. Speravamo che le nostre “lezioni” inducessero le donne a parlare, come era accaduto a noi mentre preparavamo il corso. Volevamo comunicare loro tante cose, ma avevamo ancora molto da imparare e soprattutto non volevamo avere con loro un rapporto tradizionale insegnante-allievo. Dopo circa dieci, dodici riunioni, in cui esaurimmo pressappoco il materiale di questo libro, molte donne dissero di voler formare piccoli gruppi e comunicare ad altre ciò che avevano imparato. Fu un processo a catena che coinvolse un numero sempre maggiore di donne.

Alla fine di questo primo corso, considerato che l’interesse per l’argomento andava crescendo, decidemmo di raccogliere i testi, di ciclostilarli e metterli a disposizione di altre donne. Riunimmo tutto il materiale e lo pubblicammo in edizione economica a cura del New England Free Press. Ci entusiasmava constatare il successo del nostro libro, di cui furono fatte diverse edizioni – ogni volta con una tiratura più alta – che si succedevano sempre più rapide nel tempo. Le richieste in continuo aumento cominciarono a farsi troppo pesanti per la piccola casa editrice, e poichè il nostro discorso era diretto a molte persone e volevamo che raggiungesse il più ampio pubblico possibile, fu necessario lanciare il libro con una distribuzione commerciale.
Probabilmente vi interessa sapere chi siamo. Siamo donne d’età compresa tra i 24 e i 40 anni, la maggior parte di noi proviene dal ceto medio e ha frequentato una scuola superiore. Alcune sono laureate. Alcune hanno figli, alcune amano passare il tempo con i bambini, altre invece non sono sicure di voler stare con loro. In breve, siamo persone molto normali e molto particolari insieme, come tutte le donne. Siamo donne bianche della classe media e come tali possiamo solo descrivere ciò che è stata la vita per noi. Ma sappiamo che altre donne, povere e di colore, hanno sofferto molto più di noi a causa della mancanza di informazione e delle discriminazioni di cui parliamo in questo libro. In un certo senso studiare la nostra condizione di donne dall’interno, ci ha consentito di superare le barriere create dalla razza, dal colore della pelle, dal reddito e dalla classe sociale, e di provare un senso di identità con tutte le donne.

Siamo dodici donne e formiamo un gruppo. Siamo state insieme per tre anni: alcune di noi hanno partecipato fin dall’inizio, altre sono entrate più tardi. [..] Abbiamo imparato, nei momenti belli e in quelli brutti, a lavorare insieme (e anche a non lavorare). Sappiamo in che cosa ci somigliamo e dove invece siamo diverse, e stiamo imparando a rispettare ciascuna nella sua individualità. Ci amiamo. Molte altre donne hanno lavorato con noi alla stesura del libro. Un gruppo di donne omosessuali si è riunito specificatamente per scrivere il capitolo sull’omosessualità femminile.
Altre parti sono state elaborate in modo diverso. Per esempio, la madre di una del gruppo si prestò volontariamente, con alcune amiche, a lavorare sulla menopausa con alcune di noi che ancora non avevano vissuto quell’esperienza.

Ci hanno chiesto perché questo libro parli esclusivamente delle donne e perché abbiamo limitato il nostro corso alle sole donne. Rispondiamo che siamo donne e che, in quanto tali, non ci consideriamo esperte dei problemi degli uomini, mentre gli uomini si sono sempre ritenuti autorizzati a trattare i nostri problemi. Non intendiamo dire che la maggior parte degli uomini sono oggi meno alienati dal loro corpo di quanto lo siano le donne. Ma sappiamo che spetta agli uomini fare questo lavoro e parlare delle loro esperienze, di sé, come abbiamo fatto noi. Ci piacerebbe leggere un libro sugli uomini e sul loro corpo.

Presentiamo un libro che si presta a molti usi: alla lettura individuale, alla discussione in gruppo, all’organizzazione di un corso. Il libro contiene un ingente materiale sulla donna e il suo corpo, che non è reperibile altrove e che abbiamo cercato di presentare in modo nuovo: sincero, umano, immediato. Vogliamo comunicare ad altre donne la consapevolezza e la forza che ci provengono da questo modo di pensare e vogliamo mettere in comune i sentimenti che nutriamo l’una per l’altra, sentimenti di amore e di sostegno reciproco, che dimostrano come sia possibile aiutarci a crescere e a realizzarci.

Abbiamo cercato di capire la ragione per cui tutto questo (lavoro) ha potuto cambiare la nostra vita e abbiamo scoperto che questa forma di educazione del corpo ha avuto un effetto liberante su di noi per più motivi, ma soprattutto che proprio da qui può incominciare il processo di liberazione di molte altre donne.
[..]
Scoprimmo che avevamo ancora molto da imparare l’una dell’altra. Scoprimmo che per molte di noi l’inizio del ciclo mestruale non era stato qualcosa di normale ma, al contrario, ci aveva spaventate, ci era sembrato imbarazzante e misterioso. Ci rendemmo conto che quello che ci avevano detto sulle mestruazione e anche quello che non ci avevano detto, e persino il tono di voce che avevano usato, che tutto questo insomma, aveva influito sulla nostra consapevolezza di essere donne.

Similmente, anche se i testi ci dicevano che masturbarci è una normale attività sessuale, comune a tutti, non riuscimmo a sentirlo come un problema nostro, finchè non cominciammo a cercare in noi stesse e a comunicare l’una con l’altra ciò che non eravamo riuscite ad esprimere prima: il turbamento e la vergogna che eravamo costrette a provare, e spesso provavamo ancora, quando toccavamo il nostro corpo per eccitarlo sessualmente.

Imparare a conoscere il nostro corpo in questo modo cambiò radicalmente la nostra vita e noi stesse. È splendido studiare, quando ciò che proviamo emotivamente e ciò che impariamo sono due esperienze parallele, strettamente legate, che si integrano a vicenda.

In secondo luogo, il nostro lavoro ci consentì di dare un giudizio sulle istituzioni che dovevano occuparsi della nostra salute: ospedali, cliniche, medici, scuole per medici e infermiere, uffici d’igiene, organismi mutualistici e così via. Alcune di noi analizzarono per la prima volta con occhio critico le istituzioni esistenti. Fu per noi un’esperienza politica fondamentale: scoprire che non disponevamo di quasi nessun controllo sulla nostra vita e sul nostro corpo; uscire dall’isolamento per imparare l’una dall’altra le cose di cui avevamo bisogno; sostenerci reciprocamente nel chiedere i cambiamenti che il nostro nuovo atteggiamento critico ci indicava come necessari. In quel momento abbiamo preso coscienza del nostro potere in quanto forza politica e sociale in grado di operare dei cambiamenti.
Ma per un altro motivo ancora lo studio che abbiamo condotto durante la stesura del libro ha segnato un momento di crescita nella nostra storia. L’ignoranza in cui sono state tenute le donne per secoli nei riguardi del loro corpo ha sempre avuto una conseguenza fatale: la gravidanza non desiderata. Donne coraggiose e generose come Margaret Sanger incominciarono all’inizio del XX secolo a diffondere e rendere accessibili a tutte i metodi per il controllo delle nascite, liberandoci da una vita di gravidanze ininterrotte [..] ci rendemmo conto che potevamo decidere se e quando volevamo dei figli. Questa consapevolezza ci ha liberate, per lo meno in parte, dalla costante e snervante paura di rimanere incinte. Le nostre gravidanze sono state più felici perchè non ci erano più imposte: abbiamo potuto sceglierle e viverle con entusiasmo. Anche il nostro rapporto con i figli è migliorato, perchè lo sceglievamo noi e non ci era più imposto dal destino.

Per un altro motivo ancora la conoscenza del nostro corpo ha liberato in noi tanta energia. Per noi, educazione del corpo è educazione psicologica: dal nostro corpo noi muoviamo verso il mondo. L’ignoranza, l’insicurezza – nella peggiore delle ipotesi, la vergogna – della nostra identità fisica ci alienavano e ci impedivano la nostra completezza.

L’immagine che abbiamo di noi stesse avrà una base più solida, saremo migliori come amiche e come amanti, come persone; avremo più fiducia in noi, più autonomia, più forza, saremo più complete.

Marzo 1973

Alcune note sulla seconda edizione (riassunto)

L’edizione riveduta è risultata più lunga di parecchie pagine e nuova per più della metà, perchè siamo cresciute e siamo cambiate noi, perchè molte lettrici della prima edizione ci hanno invitato a includere maggiori informazioni su determinati argomenti e perchè moltissimo è cambiato in fatto di salute e medicina, sia in meglio che in peggio.

Questi cambiamenti hanno interessato quasi ogni capitolo del libro, e alcune parti sono state interamente riscritte.
Abbiamo utilizzato i diritti ricavati dalle vendite del libro per finanziare il lavoro di educazione sanitaria fatto sia dal nostro gruppo sia insieme con altri gruppi per la salute della donna.

Siamo orgogliose e felici perchè il libro ha raggiunto tante persone, è stato pubblicato in Giappone, Italia, Francia, Svezia, Olanda, Danimarca, Grecia, Gran Bretagna. Un gruppo di donne di lingua spagnola ha lavorato sulla traduzione in spagnolo per gli Stati Uniti (ed eventualmente per altri paesi). Il libro è stato pubblicato anche in sette volumi in braille negli USA.

Molte, sia “consumatrici” sia “lavoratrici” della medicina, hanno lanciato una sfida radicale al sistema sanitario qual è oggi. Ma il lavoro più duro è quello che ancora ci aspetta: mentre la nostra sfida si è fatta più precisa, la gran parte del mondo medico ha intensificato la sua resistenza al cambiamento. Vi invitiamo a lavorare per questo cambiamento, in qualsiasi modo lo riteniate giusto.

Ricorda la dignità
del tuo essere donna.
Non chiedere aiuto,
non chiedere favori,
non prosternarti.
Fatti coraggio,
unisci le mani,
rimani al nostro fianco.
Combatti con noi.

CHRISTABEL PANKHURST, suffragista inglese, 1880-1958

Norma, Pam, Judy, Nancy, Paula, Ruth, Wilma, Esther, Jane, Wendy, Joan.

Maggio 1975, West Somerville

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *