Mogli e buoi dei paesi tuoi

“Moglie e buoi dei paesi tuoi”

È un detto antico con il quale s’intendeva dire che è meglio avere a che fare con usi e costumi propri, che non con ciò che è estraneo…
Estraneo poi, un tempo, si riteneva chiunque non appartenesse a una comunità ristretta, bastava provenisse da un paese del circondario.

Estraneo è sinonimo di straniero, entrambi derivano dal latino extraneus, da extra → fuori → esterno → straniero → forestiero.

Una volta le distanze erano grandi, ci si spostava lentamente da un paese all’altro, spesso a piedi o con l’ausilio di animali: buoi o cavalli, carri o carrozze. Ciò che contribuì a ridurre le distanze e di conseguenza a modificare il modo di percepirle, furono treni e tramvie che resero più agibile gli spostamenti anche nei capoluoghi di provincia, cosicchè straniero divenne colui che parlava un altro idioma.
La diffusione di massa dell’automobile e l’emigrazione verso Piemonte e Lombardia, o in Francia, Belgio, Germania o oltreoceano, allargarono i confini e lo straniero divenne chi parlava un’altra lingua, anche se un certo pregiudizio perseverava verso chi proveniva da altre regioni d’Italia. Per esempio epico fu tra gli anni sessanta e settanta lo spostamento in massa degli italiani che dal sud venivano al nord a lavorare. Definiti i terroni in tono spregiativo, (oggi è un termine che viene usato in modo ironico e scherzoso) non erano molto graditi, si diceva che portassero via il lavoro a quelli del nord… la solita solfa. A quel tempo girava forte una barzelletta impregnata di satira.

Un italiano del nord trova una vecchia lampada e senza crederci troppo prova a sfregarla, e invece BOOM! esce il genio: « Sono il genio della lampada, esprimi un desiderio e ti sarà esaudito…»
Riprendendosi dalla sorpresa l’italiano del nord, sfregandosi le mani e ciondolando la testa di qua e di là alla fine si decide a dire: « Vorrei una grande alluvione al sud d’Italia, tanto grande da estinguere tutti i terroni».
Qualche giorno dopo viene data la notizia che un’alluvione di proporzioni mai viste ha devastato il sud Italia. L’italiano del nord allora sfrega nuovamente la lampada e il genio riappare: «Sono il genio della lampada, esprimi un desiderio e ti sarà esaudito…»
« Sei stato bravo. Ora vorrei, tra qualche giorno, si ripetesse la stessa alluvione sempre al sud d’Italia»
Sfregandosi il mento il genio pare perplesso: « Mio signore, mi consenta… ma che senso ha provocare un’altra alluvione dove ormai non è rimasto più nessuno?»
E quello « Eh… è che ora scenderanno tutti i parenti per i funerali!»

Ora, che in molti le alluvioni le abbiamo vissute da vicino, non si ha più tanta voglia di scherzare in questo senso.
E come è naturale che avvenga, nei decenni italiani del nord e italiani del sud si mescolarono tra loro, tanto che ad oggi appare grottesco il tono di certi attacchi gratuiti al sud, proprio da parte di chi sembra o vuole dimenticare le proprie origini…
In seguito agli immigrati del sud si succedettero i popoli provenienti dalla Jugoslavia, dall’Albania e qualche decennio dopo dai paesi africani e asiatici.

Oggi più che di emigrante (colui che esce, va fuori dal proprio paese) e di immigrato (colui che entra e viene accolto nel paese) si parla di migrante, forse perchè i confini si sono assottigliati e la percezione del mondo è più globale.

La migrazione è un fenomeno del tutto naturale, le rondini stesse arrivano ogni anno nella bella stagione attraversando rotte precise e coprendo grandi distanze, per poi tornare alle zone di partenza.
La migrazione è anche un fenomeno antropologico, fin dall’epoca preistorica fattori come sovrappopolazione, mutazioni climatiche, carestie, competizione territoriale con altre popolazioni, ricerca di migliori condizioni di vita vere o presunte, spinsero i popoli a migrare.


I BARBARI – I LONGOBARDI


La migrazione appartiene tanto all’uomo del passato quanto all’uomo moderno, è un fenomeno storico che si ripresenta ciclicamente e per essere compreso va guardato da più punti di vista. Se da una parte le barriere culturali ed economiche si dissolvono, dall’altra occorre competenza e solerzia nel saper dare risposte adeguate, così da infondere fiducia nel cambiamento, che fa tanta paura a chi teme di perdere quei diritti elementari, ma fondamentali che oramai devono essere di tutti, e non privilegio di pochi.

Si tende troppo spesso a dimenticare/ignorare che oltre ai diritti (che devono essere tutelati) ci sono anche i doveri al fine di evitare situazioni caotiche, strumentalizzabili, che spesso vanno a danno proprio di chi affronta con limpidezza e serietà i problemi sociali. Bisogna imparare a condividere e ad accontentarsi.
È un tempo strano il nostro.
Nel nostro paese si ha spesso l’impressione che ci sia una fetta di persone che non ha proprio la volontà di agire, mentre altre vorrebbero agire ma non ne hanno i mezzi. Si vuol assumere un ruolo, ma non le responsabilità e i doveri che ne derivano, beneficiando però dei diritti.

Ora c’è chi fa una gran confusione considerando migranti-nomadi-profughi come fossero sinonimi di una stessa realtà, ognuno invece fa riferimento a un contesto specifico.

  • Se si è migrante ci si sposta dal proprio paese di origine per stabilirsi in un altro permanentemente o per un lungo periodo, perciò si decide di fare questo passo per migliorare la propria qualità di vita.
  • Se si è nomade ci si sposta da un luogo all’altro dove si permane per un periodo relativamente breve, si sceglie quindi una filosofia di vita che consente uno status di libertà come individuo.
  • Se si è profugo si fugge per motivi che vanno al di là della propria volontà, quali guerre, persecuzioni politiche o razziali, cataclismi (terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, ecc.), si è costretti ad abbandonare la propria terra, il proprio paese, la propria patria e a cercare rifugio presso altri Stati.

Va da sè che in questo ultimo caso tutta la comunità umana è chiamata a farsi carico prestando soccorso a chi si trova in gravi difficoltà e chiede aiuto.
Lo status di rifugiato infatti è disciplinato dalla Convenzione di Ginevra del 1951, con cui si definisce la nozione di rifugiato dal punto di vista del diritto internazionale.

Leda


Liberi di partire, liberi di restare

 

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