L’ultimo bacio

 

FINGERE: NE VALE DAVVERO LA PENA?

A volte la realtà che ti trovi a vivere è troppo pesante, il dolore troppo forte, la verità troppo scomoda.

Affrontarla risulta sempre più difficile, vivere una vita così proprio non ti riesce… Una soluzione c’è: la finzione. Cominci un giorno, senza rendertene conto, senza una vera e propria decisione o consapevolezza. Lo fai e basta, e stai meglio, almeno ti sembra di riuscire a respirare. E allora continui su quella strada. L’imperativo diventa il FINGERE. Fingere che tutto vada bene, fingere serenità, fingere equilibrio. Poi un giorno per caso passando davanti a uno specchio, ti fermi a osservare il tuo sguardo. Ti rendi conto che i tuoi occhi appartengono a una persona diversa da quella che fingi di essere. Cominci a rifletterci su. Ne vale davvero la pena?

di Anton Vanligt, Mai troppo folle

Cos’è la realtà se non l’insieme dei nostri pensieri, certezze, aspettative, paure

Cos’è la realtà se non l’insieme dei nostri pensieri, certezze, aspettative, paure, che fin dai primi anni della nostra vita prende forma, inconsapevolmente, nella nostra mente. Piano piano la progettiamo, e mattoncino dopo mattoncino la costruiamo, utilizziamo gli elementi e gli strumenti che ci hanno dato… Inizialmente la famiglia, la scuola e la società ci accompagnano in questa nostra opera che spesso proprio nostra non è. È permeata dai consigli altrui, con le loro preferenze e convinzioni. E su quelle basi proseguiamo la nostra costruzione. La sua sede è nella nostra mente ma per questo non significa che sia inconsistente: per noi è solida e reale, e purtroppo, è anche resistente. Ci aggrappiamo a quell’unica idea di realtà che per noi è vita e verità. La rendiamo immodificabile, ma quando non realizziamo una nostra aspettativa, un desiderio o un sogno, ci demoralizziamo e ci spezziamo. Non accettiamo questa non nostra realtà, siamo impreparati, non abbiamo valutato altri progetti, non la vogliamo e la rifiutiamo …… e così la depressione ci affligge. È in quel momento che stiamo assaporando la vera realtà: non tutto ci è dato nella vita, non tutto è come vogliamo e la nostra realtà non è poi così reale come la crediamo. Riprogettiamo la nostra vita, riscriviamola ed impariamo a modificarla e adeguarla man mano che percorriamo la nostra vera strada; aggrapparsi ad un’unica idea di “realtà” e renderla immodificabile ci assicura una sofferenza certa. Non permettiamo che una disillusione ci rovini la vita e ci affligga. Abbiamo solo questa vita, guardiamola con occhi nuovi e impariamo a cogliere ciò che è a nostra disposizione.

di L’Effimera

L’ANIMA GEMELLA

Molti di noi cercano disperatamente l’anima gemella. Ma è davvero possibile trovare una persona così perfetta da fondersi con noi, o la situazione è più complessa?

A molti sarà capitato di pensare, almeno una volta nella vita, che esista in qualche parte del mondo il partner giusto, quello ideale. La ricerca di un partner ideale sembra essere molto presente nell’adolescenza, ma anche in età adulta; basta cercare la parola “Anima Gemella” su un qualsiasi motore di ricerca in Internet e subito appaiono centinaia di siti che garantiscono di trovare un partner ideale in poco tempo!

L’idea dell’anima gemella, ovvero del partner giusto, si collega oggi ad un nuovo modello familiare in cui uomini e donne sono liberi di scegliere il proprio compagno e di cercarlo in base ai propri gusti e sono consentite più relazioni sentimentali anche prima del matrimonio. In passato, e ancora oggi in alcune società di tipo arcaico, il matrimonio era regolato a livello tribale e la scelta individuale del partner non era ipotizzabile. I matrimoni erano spesso combinati per motivi economici o politici e l’elemento passione non era preso in considerazione.
Da molte ricerche condotte sulle attività delle agenzie matrimoniali emerge che sia gli uomini che le donne immaginano il partner ideale più come uguale a sé che come complementare ossia con delle differenze. L’anima gemella, insomma, dovrebbe combaciare con una persona simile a noi. Se pensiamo al mito di Adamo e Eva si evince che solo attraverso l’altro da sé simile ma diverso è possibile risvegliare le proprie parti mancanti e divenire una persona completa.

Oggi l’idea di anima gemella ha perso la connotazione di “partner per la vita”: una coppia si può separare, divorziare quindi “non è per sempre”. Gli adolescenti di oggi hanno meno questo ideale e tendono ad avere una visione più realistica della vita affettiva ed emotiva.
I giovani, soprattutto quelli che sono cresciuti in famiglie di separati o di divorziati, sono portati a pensare che l’anima gemella non esista e che loro non la troveranno mai! Spesso preferiscono i rapporti “mordi e fuggi” come modalità difensiva, basandosi sul fatto che tanto “l’amore eterno non esiste” o al contrario hanno rapporti caratterizzati da gelosia morbosa e da un controllo eccessivo del partner.
“Il mito dell’anima gemella” tuttavia resiste ma soddisfa maggiormente un bisogno esistenziale ossia quello di colmare le proprie mancanze e di trovare nell’altro quello che non ci è stato dato. Le crisi di coppia sono, infatti, spesso legate alla delusione rispetto alle aspettative risposte nell’altro. Il partner da subito viene rivestito di un’immagine ideale. Se poi non si riesce ad ottenere ciò di cui si ha bisogno si attribuisce la colpa e la responsabilità all’altro senza assumersi invece la responsabilità delle proprie scelte! Solo conoscendo i propri bisogni, desideri, le proprie aspettative si diventa capaci di non proiettare sull’altro e di non rimanere delusi. Nella vita di coppia diventa importante non avere paura di deludere l’altro e di non cercare di essere a tutti i costi come l’altro vuole, ma cercare di essere più veri ed autentici con se stessi e con il partner. Concludendo possiamo dire che l’anima gemella la creiamo noi, è dentro di noi, ci appartiene non sta fuori. La speranza di trovare, in un altro che amiamo e che ci ama, la possibilità di trasformarci e di raggiungere l’unità e la perfezione è spesso un’illusione. L’invito è quello di lavorare più su di sé per conoscersi sempre di più poiché ciascun individuo è completo, non necessita di un’altra metà per raggiungere la completezza che già possiede. La coppia diventa dunque una sorta di “laboratorio di conoscenza” dove ciascuno può sviluppare l’esperienza dell’amore!

di D.ssa Giuliana Apreda
Psicologa Psicoterapeuta


TIENI IL SEGNO: Scambio della password

È come far sesso: fiducia totale nel partner

La password è un segno di fiducia e fedeltà per gli adolescenti. Quasi come il sesso. Uno scambio che rappresenta una vera e propria prova d’amore. Le password di social network come Facebook e Twitter, della mail e dei propri avatar virtuali tra le nuove generazioni è simbolo di totale fiducia nell’altro. La tecnologia condiziona così le vecchie usanze, niente più anelli, bracciali e ciondoli per mostrare al mondo il proprio amore…. continua

Commento: personalmente ritengo che le password degli account personali non debbano MAI essere scambiate o rese note e che ognuno abbia diritto alla propria privacy, figli compresi (tenuto conto che prima dei 13-14 anni non si può aprire un account) che vanno educati al corretto uso di Internet. Spiare altre persone su cellulari o computer per controllare, equivale a una mancanza di fiducia e a una mancanza di rispetto dell’altro. Peraltro è anche un reato.

La fiducia si acquista e si trasmette in ogni gesto quotidiano, è alla base di ogni rapporto umano, ed è attraverso essa e il dialogo che si creano legami forti e privi di fraintendimenti. Sospetto e gelosie indicano che qualcosa non va e minano il legame stesso.
Del resto, penso che proprio il peccatore che non è in buona fede tende a vedere il peccato nell’altro… e a volerlo controllare, quasi in cerca di un alibi per se stesso che lo assolva da ogni colpa.
C’è chi ritiene lecito spiare l’altro anche se non ne avrebbe alcun motivo… “tanto per stare al sicuro”, dice chi ha una profonda insicurezza che meriterebbe un buon lavoro su di sè, per superarla, anzichè alimentarla con il sospetto. Si tenta di farla apparire come una cosa normale, in realtà è un atto morboso che avvelena qualsiasi tipo di rapporto.

Un gioco perverso come quello in Perfetti sconosciuti (2016) un film diretto da Paolo Genovese con ben cinque sceneggiatori, messo in atto da un gruppo di amici: tre coppie e un single durante una cena decidono di rivelare ciò che viene inviato loro attraverso il cellulare, e di condividerne il contenuto.

Un gesto di autocompiacimento decisamente da sprovveduti, per chi ha molto da nascondere, ma anche per chi accetta di parteciparvi perchè in qualche modo ne autorizza il gesto e ne diventa complice. Tutto ciò che avviene, e che ne deriva, diventa cosa lecita, normale, accettata, soprattutto svuotata di ogni significato e valore. Credo che questa sia una morale del film in cui tutto rimane sospeso, in superficie, un provvisorio di facciata. Eccolo là: un bel selfie, o chiamiamolo autoscatto, a seconda dei gusti (un tempo ritenuto un atto piuttosto narcisistico), …tutti insieme appassionatamente… e poi tutto torna come prima.

La tecnologia se usata con criterio può certamente migliorare le nostre vite accorciando le distanze e favorendo la condivisione; al contrario l’abuso può complicare la nostra vita o addirittura trasformarla in qualcosa di miserabile. La frase citata:

“Ognuno di noi ha tre vite,
una vita privata, una vita pubblica e una vita segreta”

Gabriel Garcia Márquez

Credo sia giusto così: non si può condividere tutto pubblicamente, è giusto che ci sia una sfera privata riservata agli amici stretti, alla famiglia, alla coppia e una parte che deve appartenere solo a noi stessi, per mantenere  una propria individualità. Negli anni Settanta mi facevano sorridere e anche una certa tenerezza quelle coppie che si vestivano abbinati, con lo stesso tema e dello stesso colore, si comportavano nello stesso modo, facevano tutto insieme,  bastasse solo quello… ma forse una certa semplicità ed ingenuità era d’aiuto.

Quando i silenzi si mettevano tra noi
e ognuno andava per i fatti suoi,
come perfetti sconosciuti.

L’essenziale credo sia la coerenza e il mantenere fede a se stessi, il dialogo sincero nella coppia in cui si è disposti ad accogliere l’altro anche quando è in difficoltà, avere il coraggio di ascoltare anche quando ha qualcosa di spiacevole da dire, per tentare di risolvere insieme con fiducia e amore.

Quando si ama non si perde mai

Perfetti sconosciuti – Fiorella Mannoia (2016)

Mi son piaciuti molto gli interpreti e il genere di film, che a me quelli italiani piacciono assai, ma mi ha lasciato parecchio l’amaro in bocca, specie il finale.
E poi il gioco, l’attività ludica così essenziale per l’essere vivente, è socialmente così svilita, svuotata del suo significato e del suo valore intrinseco.

Mi ha riportato anche alla mente il film Regalo di Natale del 1986 scritto e diretto da Pupi Avati  in cui quattro amici di vecchia data + 1, si incontrano di nuovo per una partita a poker la notte di Natale, una notte sacra che in qualche modo viene violata, profanata, tra tranelli, rimpianti e tradimenti.

Leda


“Bisogna imparare anche a lasciarsi…”

“Gli ex sono come i giapponesi , non si arrendono mai”

“Se ami qualcuno lo proteggi.
Lo proteggi da questo e da tutto”


TIENI IL SEGNO: Siamo la generazione che non vuole relazioni serie

di Krysti Wilkinson
traduzione di Milena Sanfilippo

Vogliamo una seconda tazza di caffè da postare su Instagram, durante un pigro sabato mattina. Un altro paio di scarpe per le foto “artistiche” dei nostri piedi. Vogliamo una relazione ufficiale su Facebook che tutti possano commentare, vogliamo il post che sancisca il successo della nostra coppia. Vogliamo un appuntamento per il brunch della domenica, qualcuno con cui lamentarci della fatica del lunedì, un partner per il taco del martedì, qualcuno che ci scriva “buongiorno” il mercoledì. Vogliamo un “più uno” per tutti i matrimoni a cui continuano ad invitarci (come hanno fatto? Come sono riusciti a trovare il loro lieto fine?). Ma siamo la generazione che non vuole relazioni serie.

Spulciamo i social nella speranza di trovare la persona giusta. Cerchiamo di “ordinare” l’anima gemella come fosse una cena da farci consegnare. Leggiamo articoli come “Cinque modi per scoprire se gli piaci” e “Sette metodi per farla innamorare” sperando di riuscire a trasformare una persona in un partner, come fosse un progetto fai-da-te su Pinterest. Investiamo tempo sul nostro profilo Tinder, anziché sulla nostra personalità. Eppure, non vogliamo una relazione.

“Parliamo” e scriviamo messaggi, utilizziamo Snapchat e ricorriamo al sexting. Ci vediamo in giro, andiamo agli happy hour, ci incontriamo per un caffè o per una birra. Tutto, pur di evitare un vero appuntamento… continua

DUE

Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Erri De Luca

La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia!

Mahatma Gandhi

 

1 GENNAIO 2013

“Io penso positivo
perchè son vivo
perchè son vivo…”
(Penso positivo – Jovanotti, 1994)

L’ho condivisa il primo giorno dell’anno
con animo sereno e senza inganno
per reagire a una vita ingenerosa
concede poco e toglie a josa.
Non eri tra i miei sogni
ti ci sei intrufolato,
ogni mia emozione hai rubato
non mi hai concesso neppure la parola
ho avuto paura e mi hai lasciata sola
confusa e disorientata ho dubitato,
ho azzardato,
ho sospettato,
ho agito inopportunamente
ho messo a disagio inutilmente.
Mi son sentita amata e desiderata
ma anche offesa e infuriata
credevamo fossimo anima gemella?
un’illusione fin troppo bella.
Non so qual era il tuo obiettivo
forse amare e sentirti vivo
oppure sfruttare la situazione
a dirlo non m’hai dato occasione.
Ora, dopo tanto tempo passato
il mio cuore ritorna blindato.

©zzileda


TIENI IL SEGNO: Dire addio

Evolversi attraverso il distacco

Nella vita di tutti i giorni è spesso difficile lasciare gli affetti o disfarsi degli oggetti più comuni.
Ma è possibile imparare a gestire il dolore e la malinconia del momento per arricchirsi ed evolversi.

Imparare a dire addio è fondamentale nella vita: che sia per nostra decisione, per decisione degli altri o per questioni di fato, continuamente ci capita e ci capiterà di lasciare amanti, amici, lavori, posti, oggetti.
Per sempre o per periodi limitati, il distacco è una componente dolorosa, ma presente.

“Quando sono per sempre, gli addii dovrebbero essere rapidi”, diceva George Byron. Niente di più vero in alcuni casi: il taglio netto aiuta il distacco e cauterizza le ferite, salvo poi chiudere a doppia mandata il cassetto dei ricordi in tempi relativamente brevi.
In altri casi l’addio va celebrato lentamente e con solennità; quasi un rito, che ci faccia sentire comunque circondati da tranquilla routine: “In ogni caso, celebrare un distacco ha un valore terapeutico, serve a rimuovere gli ostacoli che impediscono di guardare avanti. Ed è la premessa di un nuovo inizio”, spiega Anna Salvo, psicoanalista e docente di psicologia dinamica presso l’Università della Calabria.

Prima regola d’oro: ricordarsi sempre che una fine segna sempre un nuovo inizio; nella fine è insito il principiocontinua


Carmen Consoli – L’ultimo Bacio (2000)

Il brano fa da colonna sonora del film omonimo del 2001 scritto e diretto da Gabriele Muccino

CRESCERE

Dopo un po’ impari la sottile differenza
tra tenere una mano e incatenare un’anima.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non è sicurezza.
E inizi a imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E incominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti con la grazia di un adulto
non con il dolore di un bambino.
Ed impari a costruire tutte le strade oggi
perché il terreno di domani
è troppo incerto per fare piani.
Dopo un po’ impari che il sole scotta, se ne prendi troppo.
Perciò pianti il tuo giardino e decori la tua anima,
invece di aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare,
che sei davvero forte, e che vali davvero.
E impari
e impari
e impari.
Con ogni addio impari.

© 1971 Veronica A. Shoffstall

 

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