Sarà perchè ti amo… i ragazzi che meraviglia!

Ohh… stamani mentre riassettavo casa mi è giunta la voce del bambino di 9 anni che mi abita di fronte che, scendendo le scale per andare a scuola, cantava:

 “sarà perchè ti amo
che te ne frega sarà perchè ti amo…”

🙂 Fà un certo che, risentire questa tenerezza da parte dei bambini. Come quella volta che vidi un mio nipotino seduto sul divanetto chino a scrivere tutto indaffarato su un foglio, con il fratello maggiore da una parte che suggeriva e la sorella minore dall’altra che canticchiava e sorrideva. Vedendoli tutti tre così presi, gli chiesi cosa stesse facendo e mi disse che stava scrivendo una lettera d’amore alla sua morosetta. Ne rimasi sorpresa e un po’ incredula a dire il vero. Sbirciai senza essere troppo invadente, mi aspettavo qualche mostriciattolo o vampiro, invece la lettera era piena di cuoricini di biro rossa ai lati e nel centro uno scritto irregolare ma deciso con vere e proprie parole d’amore. Incredibile ma vero! Mi ha detto anche che a scuola si scambiano dei regalini, che ruba qualche fiore che sbuca dalla rete del giardino del vicino e glielo porta e lei è felice, e posso assicurare che non stava scimmiottando un adulto, ma era sincero, veramente convinto nelle sue affermazioni. Mi sono anche aggiornata in seguito e sembra si siano lasciati con sua pena, ora però ne ha un’altra di morosa. 🙂

Giuro che mi sono davvero meravigliata. Una volta si diceva “queste sono cose da donne”, si sa che i maschi hanno sempre fatto fatica a parlare di sè e dei loro sentimenti. Nei temi a scuola hanno sempre qualche difficoltà, un certo pudore, mi diceva una prof delle medie, mi spiegava che acquisire la capacità di esprimere i sentimenti è previsto proprio dal programma scolastico. “Ma che cosa può interessare alla prof quello che sono io… quello che sento io…” mi diceva mio figlio e ho sempre cercato di spiegargli che non era un interessamento personale, ma un modo per imparare a comunicare anche ciò che è astratto, solo percepibile come i nostri sentimenti, la nostra interiorità. Ma è dura farglielo comprendere, del resto credo che sia importante rispettare i tempi di ognuno, la cosa importante è aver gettato il seme. È come per la poesia, difficilmente se ne comprende il significato in età scolare, anzi quel dover imparare a memoria spesso te la fa odiare, specialmente quelle classiche. A scuola un tempo non ci spiegavano mai il significato, il contesto storico in cui l’autore era vissuto, magari qualche curiosità che stimolasse il nostro interesse. E imparavi delle frasi vuote, speravi sempre nella rima baciata e soprattutto nella brevità. Quanto abbiamo amato Quasimodo e Ungaretti!! ahahah
Mi sono sorpresa anche per l’arguzia di quella prof alle superiori, che interrogando mio figlio sulla poesia da imparare a memoria, trovandolo impreparato gli chiese il motivo e lui rispose che non ne capiva l’utilità, volle chiedergli se almeno avesse compreso il significato della poesia ed egli espose senza alcuna difficoltà la versione in prosa e i contenuti della poesia e ciò le bastò a dargli un buon voto.
Penso che più che dare una valanga di nozioni, facilmente reperibili in internet del resto, sia più importante che i ragazzi imparino a pensare con la propria testa, stimolare la loro curiosità e imparare ad elaborare i concetti ad ampio raggio con un’incursione sulle materie correlate. In questo senso credo sia stata pensata la LIM (lavagna interattiva multimediale), uno strumento preziosissimo.

“Imparare a pensare e ad agire con la propria testa”…

Come quella volta, al suo primo sciopero studentesco annunciato per il giorno seguente, egli mi chiese consiglio su quale comportamento doveva tenere a riguardo. Gli risposi quello che pensai quando mi trovai io nella sua stessa situazione. Erano stati introdotti per la prima volta gli organi collegiali nella scuola (Legge n. 477 del 1973), in quanto studenti potevamo riunirci in assemblea e discutere sulla scuola, su come la vivevamo noi, dei problemi in linea generale che incontravamo ed elaborare proposte. Si era agli inizi e non si sapeva bene come muoversi, alcune studentesse aderenti alla FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) presero in mano la situazione e le assemblee assunsero un carattere un po’ politicizzato. Al primo sciopero studentesco ci fu intimato di partecipare, mi trovai in difficoltà, per me era una cosa nuova e in famiglia non c’era questo tipo di dialogo, spesso si doveva imparare a decidere da sè e sono sempre stata allergica a eventuali strumentalizzazioni, per cui elaborai un mio pensiero: se avessi condiviso la motivazione dello sciopero avrei aderito, se non l’avessi condivisa o non mi fosse stata spiegata sarei entrata in classe. E così fu.

Durante la mia adolescenza ho sempre desiderato poter avere qualcuno vicino che fosse saggio, che mi potesse dare dei consigli per rendere meno difficile prendere le mie decisioni, ma con gli adulti mi è sempre mancato questo tipo di dialogo. Ho commesso i miei errori ma ho imparato e ho deciso di condividere le mie conoscenze, se possono essere d’aiuto, perchè credo che i giovani di oggi siano molto più soli in un mondo che cambia molto velocemente, offrendo pochi valori e punti di riferimento solidi che permettano loro di vivere anche con un po’ di leggerezza e autoironia la loro vita, il che non guasta mai.

Leda

 

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