La spettacolarizzazione del nulla


Caserma Ederle – Vicenza

Era il 1980 quando conobbi John, paracadutista americano presso la Caserma Ederle di Vicenza, avevo diciannove anni e lo incontrai per la prima volta in discoteca, l’anno seguente sarebbe partito per raggiungere la base americana in Germania.

Caserma Ederle

La caserma Carlo Ederle, in inglese Camp Ederle, è una base militare dell’Esercito degli Stati Uniti situata a Vicenza, dove svolge i suoi compiti l’AFRICOM (United States Africa Command) comando formalmente attivo dal 2008 su autorizzazione del Presidente George W. Bush.
L’AFRICOM, la cui sede è presso le Kelley Barracks di Stoccarda (Germania), gestisce i rapporti e le operazioni militari statunitensi che si svolgono in tutto il continente africano (ad eccezione dell’Egitto).
La nascita dell’AFRICOM riflette la crescente importanza strategica dell’Africa per quanto riguarda il terrorismo internazionale, le forniture di petrolio e l’espansione delle relazioni sino-africane. L’obiettivo principale del comando è la stabilizzazione di paesi poveri e deboli attraverso la formazione delle forze di sicurezza locali e l’aiuto umanitario.
La caserma prende il nome di Carlo Ederle, eroe della prima guerra mondiale.
Già sede di casermaggio dell’Esercito Italiano, nel 1955 ospitò le prime truppe americane, ivi ridislocate dall’Austria al termine dell’occupazione quadripartita di quel paese da parte delle nazioni vincitrici della Seconda guerra mondiale.
La Caserma Ederle è anche guarnigione di diverse unità operanti in Europa. Negli anni 80 nel suo campo sportivo si giocarono diverse finali del campionato NIFL.

Carlo Ederle (1892-1917) pluridecorato ufficiale d’artiglieria del Regio Esercito. Nato a Verona egli frequentò il Regio Ginnasio Liceo “Scipione Maffei”, inaugurato nel 1808 è il più antico liceo d’Italia ancora attivo, e in seguito la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova. Ma la sua grande passione per la vita militare lo portò tuttavia ad iscriversi alla Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino. Durante la prima guerra mondiale, eccelse per ardimento, generosità e spirito di sacrificio. Cadde in combattimento nel dicembre del 1917, divenne simbolo di leggendario eroismo e venne insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

John era un ragazzo molto cordiale e allegro, divenimmo fin da subito buoni amici, mi raccontava un sacco di aneddoti divertenti e di fatti della sua vita. Da lui ebbi la chiara percezione della difficoltà di trovarsi in un paese che non era il proprio, la solitudine e la diffidenza delle persone per qualcosa e qualcuno che non si conosce. Il Veneto per molti anni ha avuto una tradizione conservatrice, la gente era molto salda alle proprie abitudini e non mancavano mai i soliti facinorosi che rovinavano gli equilibri con fatica raggiunti, fomentando pregiudizi. Non è facile, quando non si è educati ad accogliere le persone diverse da te, e se poi ci sono individui che cercano ogni pretesto per poter sfogare il proprio malanimo, la cosa diventa pressochè impossibile.
A quel tempo, a parte gli americani e qualche gruppetto di slavi non c’erano molti stranieri stabili in Italia. La nostra storia era fatta più da migranti che dal sud Italia si spostava al nord o dal nord verso la Francia, la Germania e la Svizzera, molti anche in Argentina e in America. Anche mio nonno lavorò per molti anni in Francia e di lui infatti ho pochi ricordi. Al termine della Seconda guerra mondiale, per la maggior parte, le famiglie erano molto numerose, cosa fortemente incentivata dal regime fascista, e si trovarono sole e in povertà a dover sfamare 9-10 figli ciascuna, le fabbriche distrutte dai bombardamenti non creavano lavoro e così molti padri e figli maggiori si trovarono costretti ad emigrare e fare lavori duri, in ristrettezze per mandare i soldi a casa. Mia madre molte volte mi ha raccontato quanto si vergognò e si sentì umiliata, quando fu costretta a chiedere l’elemosina per poter mangiare, e mi ha sempre insegnato ad essere umile e accogliente verso il prossimo. Per cui se da una parte siamo un popolo ancora giovane e impreparato a convivere con il pluralismo etnico, dall’altra dovremmo avere maggiore empatia per lo straniero visto che per molti anni lo siamo stati noi, gli stranieri, in altri suoli. Ma purtroppo si è capito che la memoria storica ha breve durata, e spesso è oggetto di torbide manipolazioni. È l’istituzione pubblica che ha questo dovere, compresa la famiglia, di educare all’accoglienza e a considerare la diversità culturale come un arricchimento. Ma tutti abbiamo visto quanti pasticci sono stati fatti dai nostri governi creando delle situazioni insostenibili e rendendoci un paese debole e chiacchierato e facilmente strumentalizzabile da chi ha sporchi interessi economici strettamente legati a questi fenomeni. Per non parlare dell’informazione… Per cui non mi sento di definire l’Italia e gli italiani un paese razzista, ma siamo un paese che pian piano sta imparando e quando ieri ho letto l’articolo segnalato dal seguente tweet:

Fin da subito vi ho dato un’occhiata distratta pensando alla solita caccia alla notizia estiva, anche se con i politici proprio non ci stiamo annoiando… Ma poi, stamani quando ho visto il rimbalzo che ha avuto la notizia ne sono rimasta sconcertata.

Mi sono messa nei panni di questa ragazza italiana che è emigrata per lavorare, quindi soggetto-vittima essa stessa di un possibile razzismo, che viene tacciata da razzista… che senso ha?
È evidente che qualcosa non quadra e che siamo di fronte a qualcosa di paradossale: il classico caso del cane che gira su se stesso per mordersi la coda.
E il fatto che la protagonista sia Mrs Oprah, di cui ho avuto modo di apprezzare l’ironia con cui conduce le sue trasmissioni, è stato ancora più incomprensibile.

Ed ecco che poi, sentendo l’altra campana…


Il caso della borsa negata a Oprah Winfrey
La commessa nega: «Nessun razzismo»

In una intervista rilasciata al «SonntagsBlick» l’impiegata del negozio svizzero smentisce la versione della star americana.
Indignazione, pasticcio «diplomatico» a distanza e tam tam sui media di tutto il mondo: il caso dell’acquisto negato alla star della tivù statunitense Oprah Winfrey continua a far discutere. E la commessa del negozio svizzero che si sarebbe rifiutata di vendere una borsa da 35 mila franchi alla Winfrey, ora nega tutto: «Non sono razzista e non è vero che mi sono rifiutata di mostrare una borsa a Oprah Winfrey». La commessa (di origini italiane) al centro della vicenda di presunta discriminazione raccontata dalla celebre conduttrice televisiva fornisce la sua versione… continua


A quanto pare si è trattato solo di un malinteso, ma intanto la cosa si è gonfiata assai 😐

Messa a confronto con i fatti gravissimi che avvengono in molte parti del mondo dove i più elementari diritti dell’uomo vengono lesi giorno per giorno, ora per ora, questo episodio appare quanto mai banale e la sua spettacolarizzazione quanto mai ridicola.

 Il ritmo della notizia

di Raffaele Langone
dicembre 2010

Si dice che viviamo nella società dell’informazione. Ed è vero.
Mai come in quest’epoca abbiamo avuto a disposizione tanti mezzi che ci raccontano quello che sta succedendo sotto casa, nella nostra città, nel nostro paese, in Europa e nel mondo.
Eppure mai, come di questi tempi, si ha la sensazione di non capire quello che ci sta succedendo. Una quotidiana grandinata di notizie aumenta le insicurezze, l’incertezza per il domani, l’incognita del futuro ma anche il mistero del passato. Insomma siamo in un’epoca in cui “la storia vive alla giornata”! È come se la storia non la facessero gli storici bensì i giornalisti.
E non lo dico compiacendomene. Lo dico a mo’ di constatazione.
Forse una prima spiegazione semplice c’è… continua

 Cane “abbattuto” per tassa non pagata, smentita delle autorità

di Paolo Attivissimo
7 febbraio 2011

Ho ricevuto poco fa via mail da Pierre-Alain Némitz, segretario municipale di Reconvilier, la seguente smentita delle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito dell’abbattimento del cane di una residente italiana di Reconvilier, Marilena Iannotta, in seguito al mancato pagamento della tassa locale sul possesso di cani. La signora Iannotta, spiega Némitz, non esiste, per cui non c’è nessun suo cane da abbattere, quand’anche lo si volesse fare.

Stando a questa categorica smentita, che collima con le dichiarazioni precedenti delle autorità di Reconvilier, i giornali italiani hanno pubblicato dunque una bufala e creato indignazione planetaria sul nulla perché hanno omesso… continua

Ecco a me queste cose fanno davvero incavolare… perchè non è possibile che per l’incapacità di un giornalista si possa “montare” così dal nulla una notizia… che poi se riguarda una persona si arriva addirittura a distruggere il suo presente e futuro!
Poi bella figura di m***a facciamo noi italiani all’estero!

E poi i fatti di cronaca drammatici che vengono discussi in TV… anzichè limitarsi a dare un’informazione il più obiettiva possibile, si punta a indagare, si sviscera ogni minimo particolare, si fanno vedere e rivedere filmati, si esprimono facili giudizi su dinamiche famigliari o sociali di cui non si sa poco o nulla, si vuole a tutti i costi un colpevole così da scaricarsi la coscienza…
Non ha un qualcosa di morboso tutto ciò?

Leda

Occupy Facebook: Una Lezione
per la Socialità dell’Informazione

28 dicembre 2011

La ricerca di socialità della notizia e di nuovi spazi di espressione giornalistica, in cui sia possibile affermare ciò che si deve dire, non può essere messo a rischio da regole e desideri arbitrari. È questa la motivazione di fondo che mi lascia ancora oggi estremamente scettico relativamente all’utilizzo massivo di Facebook da parte dei giornali.
A questa prima fondamentale considerazione si sommano anche altri aspetti che mi fanno ritenere non idonee le diverse iniziative che l’industria dell’informazione, il marketing editoriale, propone all’interno del celebre social network, tentando, in realtà, di costruire l’ennesimo walled garden rinchiudendosi al suo interno. E’ un errore sia tattico che strategico… continua

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