Un libro di cui ho sempre sentito parlare ma che non mi sono mai decisa ad affrontare, fino a quando non sono approdata agli audiolibri. Non avrei potuto sottrarmi oltre, vista la mia predilizione per questo strumento di divulgazione.
La coscienza di Zeno
di Italo Svevo
Genere: Romanzo
Voce narrante: Silvia Cecchini
Musiche: “Sonata a Kreutzer” di Ludwig Van Beethoven (esecutore: Ivan Genesio)
Tipologia: gratuito in Creative Commons – A pagamento su internet
Zeno Cosini è un commerciante che proviene da una ricca famiglia di Trieste, città al tempo austroungarica, il quale conduce una vita oziosa e inconcludente, si sente inadeguato nel rapporto con i famigliari e con tutta la società. Sulla soglia dei sessant’anni si crede ‘malato’ e ‘inetto’ e attribuisce la colpa dei propri malanni al fumo, un vizio da cui tenta da tempo di liberarsi per poter raggiungere uno stato di salute non solo fisica, ma anche morale e sociale, così da diventare un buon borghese.
Il romanzo si presenta come se fosse Zeno a raccontarsi, invece la prefazione ci rivela che a raccontare le sue memorie è il sedicente psicoanalista Dottor S. che lo ha avuto in cura. Egli infatti ha indotto il paziente a scrivere la sua autobiografia per ripercorrere il proprio passato, sulla quale poter poi modellare la cura psicoanalitica. Ma sul piú bello Zeno si sottrae a questa ‘nuova cura’ e il Dottor S. indispettito, decide di vendicarsi pubblicando le sue memorie.
La narrazione a volte appare ambigua, inattendibile come il suo protagonista, e si presta alle più diverse interpretazioni, così come il modo di vedere la realtà e di rappresentarla. A ciò contribuisce la struttura particolare del racconto che non è progressiva, gli eventi sono presentati in un tempo tutto soggettivo, che mescola piani e distanze, i ricordi del passato si mescolano e si intrecciano al presente.
Sintesi dell’editore:
Il capolavoro di Svevo è centrato sulla figura di Zeno, ma è in realtà un gioco di specchi: c’è Ettore Schmitz, autore reale, che si specchia nell’autore inventato, Italo Svevo, che a sua volta si specchia in Zeno, autore del diario di vita commissionatogli dal suo psicoanalista, in una rincorsa ludica alle possibili identificazioni. Zeno soffre di quella sindrome un tempo chiamata nevrastenia e per questo si rivolge alla psicoanalisi, ma senza esiti curativi reali se non una consapevolezza che si forma attraverso “un’errabonda ricerca di se stesso che lo porterà ad accettare vizi e virtù, errori e successi, come parti di un destino che lo trascende e coinvolge l’intera umanità. Zeno risulta, così, salvato non dai risultati della sua autoanalisi o dal raggiungimento delle mete prefisse, ma proprio dal suo stesso cammino, dalla sua stessa esperienza di scrittura”.
di G.Palmieri
Fonte: Il Narratore audiolibri
Commento: L’ascolto di questo testo in audiolibro è risultato un po’ complesso per me. Molti passi meritavano particolare attenzione per essere ben compresi e a un certo punto mi sono ritrovata a preferire il testo in cartaceo.
La versione Creative Commons non mi è piaciuta molto, in primis perchè avrei preferito una voce maschile a leggere il racconto fatto dal protagonista (come avviene in quello a pagamento), anche se la narratrice è molto brava. Inoltre c’erano diversi stacchi per cui il tono del racconto risultava modificato. Considerando il fatto però che è gratuito e piuttosto lungo, l’audiolibro è apprezzabile comunque.
Al termine, la mia conclusione è che l’ascolto dà un’infarinatura che andrebbe approfondita con la lettura del libro: non escluderei nè l’uno nè l’altro.
Questo audiolibro è indicato a chi ama i classici, i testi di autoanalisi e la saggistica.
Leda
Breve biografia dell’autore: Italo Svevo, pseudonimo letterario di Aron Hector Schmitz nacque nel 1861 nella Trieste dell’Impero asburgico. Diverrà poi Ettore Schmitz con l’italianizzazione dei nomi, pratica che fu imposta nell’Italia degli anni Venti del Novecento.
La sua era un un’agiata famiglia borghese, i genitori entrambi di origine ebraica si occupavano del commercio dei vetrami, per questo negli studi venne indirizzato verso una carriera commerciale. Nel 1873 entrò con i fratelli Adolfo ed Elio in un collegio in Germania, dove apprese perfettamente la lingua tedesca appassionandosi alla lettura degli scrittori tedeschi come Goethe, Schiller, Heine.
Ritornato a Trieste nel 1878 iniziò a comporre testi drammatici e due anni dopo cominciò a pubblicare con uno pseudonimo degli articoli letterari e teatrali.
Nel 1890 l’impresa del padre fallì e la famiglia passò a una condizione di ristrettezze. Si trovò così un lavoro come impiegato bancario che egli visse come opprimente e da cui cercò di evadere attraverso la letteratura, frequentando assiduamente la biblioteca civica e leggendo i classici italiani e i grandi narratori francesi dell’Ottocento come Balzac, Stendhal, Flaubert, Zola. Scrisse alcune novelle e progettò il suo primo romanzo Una vita che verrà pubblicato nel 1892 con lo pseudonimo di Italo Svevo.
Nel 1895 morì la madre a cui era molto legato. Nel corso dello stesso anno si innamorò della cugina Livia Veneziani che sposò l’anno successivo, iniziando a lavorare nella ditta dei suoceri, facoltosi industriali. Nel 1897 nacque la figlia Letizia.
Il matrimonio segnò una svolta fondamentale nella vita di Svevo poichè mutò radicalmente la sua condizione sociale: da un mondo piccolo borghese si trovò proiettato in quello dell’alta borghesia.
Diventato un uomo d’affari e dirigente industriale, Ettore Schmitz cominciò a viaggiare per lavoro in Francia e in Inghilterra. Abbandonò così la letteratura completamente assorto nella sua nuova attività, probabilmente deluso dall’insuccesso del secondo romanzo Senilità uscito nel 1898. I suoi interessi letterari per un po’ rimasero latenti.
Per i suoi viaggi necessitando di apprendere l’inglese, prese lezioni da James Joyce che esule dalla sua Irlanda insegnava a Trieste. Tra il giovane scrittore irlandese e l’ormai maturo industriale triestino nacque una stretta amicizia, fervida di scambi letterari destinata a durare nel tempo. Svevo ottenne giudizi lusinghieri sui suoi scritti da Joyce che lo incoraggiò a scrivere ancora.
Verso il 1910 avvenne il suo incontro con la psicoanalisi tramite suo cognato, che era in cura a Vienna presso Freud. Più che alla terapia in se stessa, Svevo era interessato all’aspetto conoscitivo della psicoanalisi che indagava più a fondo sulla realtà psichica.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale la fabbrica dei suoceri venne requisita dagli austriaci e Svevo si trovò libero da ogni impegno pratico e ritornò alla sua attività letteraria. Alla fine del conflitto, nel 1919 iniziava la stesura del suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno che verrà pubblicato nel 1923. Ignorato dalla cultura italiana ottenne vasta fama in Francia, e quindi in Europa, ciò costituì per lui uno stimolo a proseguire progettando un quarto romanzo, scrivendo una serie di racconti e alcuni testi teatrali.
Ma l’11 settembre del 1928 ebbe un incidente d’auto a Motta di Livenza, presso Treviso, e due giorni dopo morì per le ferite riportate.
Fondamentali per la formazione di Italo Svevo furono Trieste, una città di confine in cui convergono popoli e culture diverse, e le sue radici ebraiche, pur non essendo religioso. La sua era una prospettiva ben più ampia di quella di molti scrittori italiani del suo tempo. Non gli appartiene neppure la figura tradizionale del letterato puro che si mantiene grazie alle rendite o a una professione intellettuale, viste le sue radici nella borghesia imprenditoriale triestina e la sua formazione non rigorosamente umanistica.
Nella cultura di Svevo oltre a Freud influirono maestri di pensiero come Schopenhauer, Nietzsche, lo scienziato e pensatore Charles Darwin, il Positivismo e il pensiero marxista che lo aiutarono ad assumere un atteggiamento più critico.
Svevo riuscì a cogliere e a fornire attraverso i suoi romanzi un quadro della cultura e della mentalità del suo tempo.
Il disgregarsi della tradizionale identità maschile ottocentesca (forte, virile e dominante) di fronte alle grandi trasformazioni della società europea avvenute tra l’Ottocento e il Novecento: dalla crisi agraria alle rivoluzioni industriali, al dramma di un’epoca che si chiude con la Prima guerra mondiale, le nuove concezioni del mondo, le avanguardie letterarie e artistiche che s’impongono su quelle ottocentesche.
Egli analizza i falsi valori, i miti, gli stereotipi di quel momento storico, li esplora anche nei loro lati oscuri e inconsci, e li rende percepibili attraverso il “romanzo psicologico”, che a fine secolo soppianta quello naturalistico narrato in modo impersonale.
La figura dell’ “inetto”, su cui si concentrano le prime opere di Svevo Una vita e Senilità, rappresenta l’uomo debole, insicuro, che si sacrifica impotente dinanzi alla vita, un ‘diverso’ che di sente inferiore, inadeguato in una società borghese solida, fondata sulla produttività e sul profitto. Allora si costruisce una realtà propria rassicurante, protettiva, che compensi le frustrazioni subite, adotta un’esistenza cauta e si autoinganna rifugiandosi in sogni che sente gratificanti. Un fenomeno che va sotto il nome di “bovarismo”.
Un “inetto” che si propone più tardi con La coscienza di Zeno come un uomo nuovo, in divenire, disponibile a possibili trasformazioni, che rifiuta di adeguarsi mettendo in crisi tutte le incrollabili certezze dell’uomo borghese. È un uomo che ammette difetti e vizi, e una cattiva coscienza, ma sa anche essere acuto e ironico tanto da far sorridere il lettore.
Il suo essere “diverso” infondo lo porta a chiedersi se non siano gli altri i veri malati, così rigidi e immutabili prigionieri di un modello alienante non consono alla natura dell’uomo.
Breve biografia della voce narrante: Silvia Cecchini è nata a Pisa nel 1953, vive a Firenze dove lavora come medico all’Istituto Scientifico Prevenzione Oncologica, effettuando terapie di Medicina Non Convenzionale.
Dopo una formazione, iniziata 18 anni fa, in medicine alternative (Omeopatia, Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese, Ayurveda, e Fiori di Bach) si è occupata, negli ultimi anni, di guarigione spirituale utilizzando pratiche di meditazione e di visualizzazione, accompagnando adulti e bambini nel loro percorso di guarigione.
Conoscendo il potere della metafora, che ha più volte utilizzato sia nei percorsi individuali che nel corso di seminari, ha pubblicato storie per bambini di tutte le età : “Storie di Fiori” (Edizioni EDUP) e “Un Viaggio fuori dall’ordinario” (Edizioni I Fiori di Campo) col quale ha vinto il primo premio per il concorso “Libri per Ragazzi” 2004, organizzato dalla stesa casa editrice.
Successivamentee, in collaborazione con Ezio Sposato, ha pubblicato l’ audiolibro “L’abbraccio dei Fiori” (Anima Edizioni), in cui, insieme alla descrizione di una semplice tecnica per l’autosomministrazione dei Fiori, propone una meditazione guidata per un contatto più profondo col mondo dei Fiori di Bach.
Insieme all’Associazione “Carote e Lillà” promuove l’ecologia dello spirito, applicata ad ambienti e località: frutto di questa collaborazione è il suo ultimo libro: “I Giardinieri dell’Anima nella terra dei Menhir“, che, utilizzando lo scenario naturale della Bretagna, accompagna il lettore in un percorso alla scoperta di sé.
Fonte: macrolibrarsi.it