L’ arte d’amare

L’Arte d’Amare di Erich Fromm è, ed è stato un libro molto prezioso per me. Mi è stato regalato nel lontano 1978 e ciclicamente mi ritrovo a rileggerlo perchè mano a mano  i concetti espressi mi appaiono sempre più comprensibili, portandomi a una maggior consapevolezza e profondità delle diverse tipologie di amore che si possono sperimentare nel corso della vita.
Il libro è un susseguirsi di concetti fondamentali su vari aspetti che sono in correlazione con l’amore e con altre filosofie, e in particolare mi è stato molto utile comprendere il senso della solitudine e di come condizioni la nostra vita e le nostre scelte.
In un epoca come la nostra in cui si parla e si sparla di tutto, si pratica la volgarità come consuetudine, in cui si confonde l’erotismo con la pornografia e si è incapaci di amare veramente, un libro cosi andrebbe riscoperto.

Leda

L’ARTE D’AMARE
di Erich Fromm
Traduttore: Marilena Damiani
Genere: Saggistica
Editore: Il Saggiatore
Anno: 1978 (dodicesima edizione –
l’ultima risulta del 1996)

L’amore, nella sua forma matura, implica fede, attività, umiltà, coraggio, ed è l’unica risposta veramente sana alle contraddizioni dell’esistenza umana. In questo volumetto Erich Fromm, forse il massimo esponente dei post-freudiani, illustra, nella teoria e nella pratica, un’arte dell’amore, il modo in cui si può apprendere tale arte, l’infinita pazienza e l’incessante pratica attiva che, come tutte le altre arti, esige che l’amore non sia frainteso e scambiato per qualche oggetto da barattarsi al supermercato delle merci o dei simboli di prestigio della nostra civiltà, la quale, del resto, non potrebbe sopravvivere un giorno di più senza l’amore.

“La lettura di queste pagine potrebbe essere una delusione per chi si aspetta una facile istruzione sull’arte di amare. Questo volumetto, al contrario, si propone di dimostrare che l’amore non è un sentimento al quale ci si possa abbandonare senza aver raggiunto un alto livello di maturità.”

Così inizia la prefazione del libro di Erich Fromm che sebbene scritto nel lontano 1956 appare quanto mai attuale e forse molto più comprensibile oggi vista l’aumentata sensibilità verso temi come la vita, la fede e l’amore condivisa maggiormente rispetto al secolo scorso.
Fromm usa un linguaggio meno tecnico possibile, lontano da esempi romantici dell’amore proprio per analizzare la parola e il significato di amare privato dei pregiudizi e stereotipi che spesso ne sviano la vera essenza; parla dei diversi tipi d’amore e di come tale concetto si è evoluto nel tempo. Offre spunti di riflessione per capire quanto sia sottovalutato l’amore come arte che va conosciuta, capita e interiorizzata per poter portare un vero miglioramento nella vita propria e in quella degli altri.

Ecco alcuni passi che ho estrapolato dal libro:

L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.
L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo

A sostenere la teoria che nulla v’è da imparare in materia d’amore è la supposizione che il problema dell’amore sia il problema di un oggetto, e non il problema di una facoltà. La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile.
Eppure, all’inizio, essi non lo sanno; scambiano l’intensità dell’infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell’intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l’intensità della loro solitudine.

La crescente tendenza all’eliminazione delle differenze è strettamente legata al concetto d’uguaglianza, così come si sta sviluppando nelle società industrialmente più progredite.
Uguaglianza significa, in senso religioso, che siamo tutti figli di Dio, che siamo tutti fatti della stessa sostanza umano-divina, in un unico cosmo. Tale concetto di unione è espresso, a esempio, nel Talmud: “Chiunque salvi una singola vita, è come se avesse salvato il mondo intero; chiunque distrugga una singola vita, è come se avesse distrutto il mondo intero…

Nella società capitalistica contemporanea il senso di uguaglianza è mutato. Per uguaglianza, s’intende l’uguaglianza degli automi, degli uomini che hanno perso il loro individualismo. “Uguaglianza oggi significa uniformità, anziché unità.”

L’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità.
Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due.

“L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato.
L’amore maturo se­gue il principio: sono amato perché amo.
L’amore im­maturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.
L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.”

La sfera più importante del dare, tuttavia, non è quella delle cose materiali, ma sta nel regno umano. Che cosa dà una persona a un’altra? Dà se stessa, ciò che possiede di più prezioso, dà una parte della sua vita. Ciò non significa necessariamente che essa sacrifichi la sua vita per l’altra, ma che le dà ciò che di più vivo ha in sé; le dà la propria gioia, il proprio interesse, il proprio umorismo, la propria tristezza, tutte le espressioni e manifestazioni di ciò che ha di più vitale. In questo dono di se stessa, essa arricchisce l’altra persona, sublima il senso di vivere dell’altro, sublimando il proprio. Non dà per ricevere; dare è in se stesso una gioia squisita. Ma nel dare non può fare a meno di portare qualche cosa alla vita dell’altra persona, e colui che riceve si riflette in essa; nel dare con generosità, non si può evitare di ricevere ciò che le viene dato di ritorno. Dare significa fare anche dell’altra persona un essere che dà, ed entrambi dividono la gioia di sentirsi vivi.

“Amore è interesse attivo per la vita e la crescita di ciò che amiamo.” Là dove manca questo interesse, non esiste amore. L’essenza dell’amore è “lavorare” per qualche cosa, “fare crescere qualche cosa”, amore e lavoro sono inseparabili.
Si ama ciò per cui si lavora, e si lavora per ciò che si ama.
Se io percepisco un altro essere solo in superficie, sento le differenze che ci separano. Se penetro in profondità, percepisco la nostra uguaglianza, ciò che ci rende fratelli.

L’amore materno è la più alta forma d’amore e il più sacro dei vincoli affettivi. I rapporti della madre con il bambino sono, per la loro stessa natura, su un piano diverso, in cui uno ha bisogno di aiuto, e l’altro lo dà.

L’amore erotico, per essere vero amore, richiede una condizione: che io ami dall’essenza del mio essere
e «senta» l’altra persona nell’essenza del suo essere.

L’amore per se stessi. È opinione diffusa che che sia virtuoso amare gli altri e peccato amare se stessi. Si ritiene che sia una forma egoistica di amore. Il concetto biblico «ama il tuo prossimo come te stesso» significa che il rispetto per la propria integrità, l’amore e la comprensione di se stessi, non possono essere scissi dal rispetto, dall’amore e dalla comprensione per un altro essere umano.

Egoismo e amore per se stessi, anziché essere uguali, sono opposti. L’egoista non ama troppo se stesso, ma troppo poco; in realtà odia se stesso. È solo un essere infelice e ansioso di trarre dalla vita le soddisfazioni che impedisce a se stesso di raggiungere.
Gli egoisti sono incapaci di amare gli altri, ma sono anche incapaci di amare se stessi.

L’amore è il desiderio di unione
tra il polo maschile e il polo femminile.

Il mito dice  che in origine l’uomo e la donna
erano un unico essere, furono tagliati a metà
e da allora ogni maschio è alla ricerca
della parte femminile di se stesso,
in modo da potersi riunire con essa.

Rispetto (respicere = guardare) è la capacità di vedere una persona com’è, di conoscerne la vera individualità. Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi per quello che è.
Se io amo questa persona, mi sento uno con lei, ma con lei così com’è, e non come dovrebbe essere per adattarsi a me.

La persona matura si è costruita interiormente una coscienza materna sulle sue capacità d’amore, ed una coscienza paterna sulla ragione e sul giudizio.
La persona umana ama con entrambe le coscienze, materna e paterna, ad onta del fatto che esse sembrino contraddirsi l’una con l’altra.

L’amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un’attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona con il mondo, non verso un «oggetto» d’amore.

Se posso dire a un altro “ti amo”,
devo essere in grado di dire “amo tutti in te,
amo il mondo attraverso te,
amo in te anche me stesso.

L’amore per Dio

La persona veramente religiosa, se segue l’essenza dell’idea monoteistica, ha fede nei principi che Dio rappresenta; crede nella verità, vive per l’amore e la giustizia, e considera tutto della sua vita prezioso in quantochè gli dà la possibilità di arrivare a un più completo sviluppo del suo potere umano.

In un sistema non teistico non esistono regni spirituali al di fuori dell’uomo, o superiori a lui. Il regno dell’amore, della ragione e della giustizia, esiste come una realtà solo perché un uomo è stato capa­ce di sviluppare in sé questi poteri attraverso il processo della propria evoluzione. Sotto questo punto di vista la vita non ha nessun significato, tranne il significato che l’uomo stesso le dà; l’uomo è completamente solo se non aiuta il suo prossimo.

Ma ciò nonostante la persona che credeva in Dio
– anche se non viveva in Dio –
si sentiva superiore a quella che
viveva in Dio, ma non credeva in lui.

Il capitalismo moderno necessita di uomini che si sentano liberi e indipendenti, che non si assoggettino ad alcuna autorità e tuttavia siano desiderosi di essere comandati, di fare ciò che ci si aspetta da loro.

L’uomo moderno è staccato da se stesso, dai suoi simili, dalla natura. È stato trasformato in un oggetto..
Le relazioni umane sono essenzialmente quelle degli automi, ognuno dei quali basa la propria sicurezza tenendosi vicino al gregge e non divergendo nel pensiero, nei sentimenti o nell’azione.
Mentre ognuno prova ad essere il più vicino possibile agli altri, ognuno rimane disperatamente solo.

La nostra civiltà offre molti palliativi che aiutano la gente a essere “coscientemente inconscia” di questa solitudine: primo fra tutti la stretta routine del lavoro meccanico, burocratico, che aiuta la gente a restare inconscia dei più fondamentali desideri umani, del desiderio di trascendenza e unità.
Finché la routine da sola non ci riesce, l’uomo supera la propria inconsapevole disperazione mediante  la routine dei divertimenti, della consumazione passiva dei suoni e delle immagini offerti dall’industria del divertimento.

Amore come soddisfazione reciproca e amore come «cooperazione», come rifugio alla solitudine, sono le due «normali» forme della disintegrazione dell’amore nella società occidentale moderna.

Oggi la vita quotidiana è nettamente separata da ogni valore religioso. È dedicata allo sforzo di procurarsi le cose materiali e il successo personale.
I principi sui quali si basano i nostri sforzi sono quelli dell’indifferenza e dell’egotismo (il primo spesso camuffato come «individualismo» o «iniziativa individuale»).
L’uomo di una civiltà veramente religiosa può essere paragonato ai bambini di otto anni, che hanno bisogno della madre come un aiuto, ma che cominciano subito ad adottare gli insegnamenti e i principi.
L’uomo contemporaneo è piuttosto come un bambino di tre anni, che piange quando ha bisogno del padre, ma è completamente autosufficiente quando può giocare.

L’amore non è la conseguenza di un’adeguata
soddisfazione sessuale, ma la felicità sessuale,
e la conoscenza della cosiddetta tecnica sessuale
è una conseguenza dell’amore.

L’amore è possibile solo se due persone comunicano tra loro dal profondo del loro essere, vale a dire se ognuna delle due sente se stessa dal centro del proprio essere.
Solo in questa “esperienza profonda” è la realtà umana, solo là è la vita, solo là è la base per l’amore.
L’amore, sentito così, è una sfida continua; non è un punto fermo, ma un insieme vivo, movimentato; anche se c’è armonia o conflitto, gioia o tristezza, è d’importanza secondaria dinnanzi alla realtà fondamentale che due persone sentono se stesse nell’essenza della loro esistenza, che sono un unico essere essendo un unico con se stesse, anziché sfuggire se stesse.
C’è solo una prova che dimostri la presenza dell’amore: la profondità dei rapporti, e la vitalità e la forza in ognuno dei soggetti.

Paradossalmente, la capacità di stare soli
è la condizione prima per la capacità d’amare.

La facoltà di pensare obiettivamente è ragione; l’atteggiamento emotivo che va di pari passo alla ragione è quello di umiltà.
Raggiungere la facoltà di essere obiettivi e ragionevoli significa aver percorso metà della strada per imparare l’arte d’amare.

La pratica dell’arte d’amare richiede la pratica della fede

Mentre la fede irrazionale è l’accettazione di qualche cosa che è vero solo perchè un’autorità o la maggioranza lo dicono, la fede razionale è radicata in una libera convinzione che si basa sulle proprie osservazioni e idee produttive, ad onta dell’opinione generale.

Abbiamo fede nelle potenzialità degli altri, in noi stessi e nella specie umana perchè abbiamo sperimentato lo sviluppo della nostra potenzialità, la forza del nostro potere di ragione e d’amore.

Mentre si è coscientemente timorosi di non essere amati, il vero, sebbene inconscio timore, è quello d’amare.
Amare significa affidarsi completamente, incondizionatamente, nella speranza che il nostro amore desterà amore nella persona amata.
Amare è un atto di fede, e chiunque abbia poca fede avrà anche poco amore.

Amare ed essere amati significa
aver coraggio di giudicare certi valori
e di avere fede in essi.

Maleficent e l’Arte di Amare

 

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