Il peso della farfalla – audiolibro

Questo audiolibro l’ho trovato una musica per le mie orecchie sia per il testo, sia per la voce narrante dello stesso autore, sia per gli intermezzi musicali con il violoncello che accentuano la raffinatezza del racconto.

Il peso della farfalla
di Erri De Luca
Genere: Narrativa
Voce narrante: Erri De Luca
Musiche: sì
Tipologia: Emons Feltrinelli 2012 CD Audio Formato MP3 –  Il Narratore 1 file zip (mp3-download)

Protagonisti di questa storia, apparentemente lontani ma in realtà vicinissimi, sono un camoscio e un bracconiere.
Entrambi vecchi e stanchi, giunti al tramonto della propria esistenza, sentono incombere l’imminenza della fine: il re dei camosci sente che sta per terminare la sua supremazia nel branco, e condivide la solitudine con il cacciatore, che è sempre restato lontano dalla comunità degli uomini.
Due solitudini che si incontreranno e si scontreranno in un duello che non è solo tra il cacciatore e il camoscio, ma tra l’uomo e la natura. Due animali che si fronteggiano da una distanza sempre meno sensibile, fino alla pietà di un abbraccio mortale.
Questo poetico racconto è letto dall’autore stesso.
Al termine Erri De Luca inserisce un altro testo molto breve dal titolo “Visita a un albero”.

Mi piace molto il modo di scrivere particolare di Erri De Luca, lo trovo molto coinvolgente e mi piacciono le metafore che usa, il linguaggio ricercato ma semplice, la poetica sobria ma ricca di particolari. È come ascoltare il racconto di un saggio.
Consigliato a chi piacciono i racconti un po’ particolari e lo stile dell’autore, a chi piacciono i racconti sulla montagna.

Leda

Breve biografia dell’autore e della voce narrante: Erri De Luca, scrittore, traduttore e poeta italiano, nasce a Napoli il giorno 20 maggio 1950. Diciottenne, vive in prima persona la stagione del ’68 ed entra nel gruppo extraparlamentare Lotta Continua. Poi sceglie di esercitare diversi mestieri manuali in Africa, Francia, Italia: camionista, operaio, muratore. Durante la guerra nei territori della ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni.
Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui lo yiddish e l’ebraico antico e traduce alcuni libri della Bibbia cercando di restare il più fedele possibile all’originale ebraico. Pubblica il primo romanzo nel 1989, a quasi quarant’anni: Non ora, non qui, una rievocazione della sua infanzia a Napoli. Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri).
Appassionato di montagna è conosciuto nel mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata sportiva.

Per approfondire:  Parole e passione: Erri De Luca

Erri De Luca stesso racconta di scrivere prima che faccia giorno, sempre appoggiato sulle ginocchia  e su quaderni a righe, perchè quelli a quadretti gli ricordano le vite recluse. Lo ha affermato lo spettacolo teatrale Fili messo in scena nel 2009.

Nel 2011 è stato nuovamente ospite di Che tempo che fa di Fabio Fazio, per presentare il suo libro I pesci non chiudono gli occhi edito da Feltrinelli. Durante la trasmissione ha raccontato della sua infanzia e della sua scoperta dei libri e della lettura come “materiale isolante” dal caos esterno e, allo stesso tempo, come uno strumento che consente di spaziare in storie e informazioni capaci di aprire mille grandi finestre sul mondo.

Mi piace leggere le opinioni delle persone, ne riporto qui dei commenti su questo libro che ho letto sul sito LibreriaUniversitaria.it.

Poesia per l’anima di D. Cisternino
«Un testo molto breve ma che sa lasciare il segno in coloro capaci di coglierne la raffinatezza e la profonda forza. Uno stile inconfondibile, quello di Erri De Luca, capace di conciliare la forma prosaica con la poesia più alta e che lascia nel cuore il desiderio di rileggere quelle pagine per poter provare nuovamente profonde emozioni.»

La poesia si concretizza nelle sue parole di C. Quasto
«Sarò di parte perchè amo profondamente Erri De Luca, ma questo testo l’ho trovato meraviglioso.
De Luca non si sforza di utilizzare il linguaggio che lo caratterizza, lui è così… La grazia, la delicatezza, il senso del tatto, la poesia, la musicalità, la resa dei suoni e degli odori e dei sapori attraverso metafore personalissime, il senso di pienezza al cospetto di quella natura che ami, scali, sfiori, assapori e di cui, ti rendi presto conto, sei completamente parte. Due esistenze a confronto che solo un solitario indagatore dei sentimenti com’è lo scrittore, poteva descrivere senza quella visione tipicamente egocentrica dell’uomo.
Siamo tutti sotto lo stesso cielo, condividiamo lo stesso destino e alla fine, quando siamo stanchi, basta il solo peso di una farfalla per fermare il nostro viaggio, come goccia che trabocca.»

E ancora, dal programma del “Festival della mente” Sarzana 2013:

Erri De Luca
La parola come utensile

Scriveva Dylan Thomas «Hands have no tears to flow». Le mani non possono versare lacrime. «È vero, ma quelle giuste sono capaci di asciugarle» ribatte Erri De Luca. Perché anche scrivere significa usare le mani.
Ed ecco che, nella visione dello scrittore napoletano, la parola trova forma di utensile, strumento concreto del tempo festivo per ritrovare la via di casa: parole come pietre focaie da fare accostare e urtare tra loro, parole che lasciano le mani callose e il fiato corto. Scrivere come camminare in montagna: un passo dopo l’altro, a rischio di scivolare, con le virgole i punti e gli accapo come appigli. Una visione della scrittura cresciuta in un tempo in cui tutto diventa smaterializzato, astratto, digitale. E in cui il lavoro manuale è sotto continuo ricatto: o si piega servile, senza dignità e diritti, o viene espulso.

Alcuni passaggi da “Il peso della farfalla”:

Il peso della farfalla… è il simbolo della regalità. Sul corno di questo re dei camosci c’era sempre ferma e piazzata nella buona stagione una farfalla bianca, come il peso di una corona sulla testa di questo re degli animali.

Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge.

A un bracconiere prima o poi un inciampo arriva, gli tocca un processo, a lui no. L’alpinismo gli era servito a migliorare le sue vie di fuga. Saliva per disperdere le tracce, un alpinismo opposto a quello degli scalatori che lasciano segnali di passaggio, pietre ammucchiate a segnavia, chiodi in parete, in cima le croci. Non capiva le croci: senza il crocifisso erano la firma di un analfabeta, in fondo a un atto della geografia.

“Un uomo che non frequenta donne è un uomo senza. Non è un uomo e basta, nient’altro da aggiungere. È un uomo senza. Può dimenticarselo, ma quando si ritrova davanti, lo sa di nuovo.”

La mossa della donna, era stata lei a cercargli la mano, scavalcò il confine dei corpi. Già scambio di amanti per lui.

Districò le dita e raggiunse il bicchiere. Nel petto gli salì lo stesso affanno del taglio di ottobre. Ci sono carezze che aggiunte sopra un carico lo fanno vacillare. Bevve un sorso e lasciò la mano intorno al bicchiere. Se a quel punto la donna gliela sfiorava, la sua tenuta, il carico e la gerla, sarebbe crollata. Non ci fu. Il fiato ritornò al suo passo, finì il bicchiere, ritirò la mano e si alzò.

Un uomo è quello che ha commesso, se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso.

 

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