I ragazzi della via Pal – audiolibro

Questo è un racconto al quale nel corso degli anni della pubertà mi sono approcciata con passione, vedendo dapprima il film del 1969 (ne esistono altre versioni) e dopo qualche anno leggendo il libro, per cui ascoltare l’audiolibro da adulta è stato un rinnovato piacere.

I ragazzi della via Pal
di Ferenc Molnár
Genere: Narrativa
Voce narrante: Barbara Valmorin
Effetti audio: qualcuno
Tipologia: Il Terzo Anello – Ad Alta Voce RADIO 3 –
Edizioni DE AGOSTINI Cofanetto con CD con i brani MP3 e un libro di 96 pagine

Protagonisti di questo libro sono due bande di ragazzi che sono rivali: i ragazzi di via Pal (La Società dello Stucco) e le Camicie Rosse.
Ambientato nella Budapest del primo Novecento, le due bande si sfidano continuamente per conquistare un campo quasi abbandonato, il grund, abitato solo da un custode slovacco, Jano, e dal suo cane nero, Ettore (Hector). Avventure e disavventure rendono questo racconto molto coinvolgente dal punto di vista emotivo.

Fin dalla sua prima edizione, nel 1907, generazioni di lettori hanno riso e si sono commossi con “I ragazzi di via Pal” ed è un romanzo per ragazzi ancora oggi molto apprezzato.

Ho gradito molto la voce narrante che ha dato il giusto ritmo e tono al racconto, e in particolar modo per il fatto che fosse una donna a raccontare una storia dove i protagonisti sono tutti maschi, gli unici accenni riguardano mamme e sorelle che fanno solo da contorno.
Questo racconto lo trovo molto significativo per i valori che insegna, valori che per le generazioni passate sono stati molto importanti e rappresentavano un’etica che oggi spesso viene sottovalutata. Viene dato il giusto risalto all’importanza dell’onore, della parola data, della solidarietà, del rispetto, ma anche agli aspetti molto spesso crudeli che nascono nelle bande prettamente maschili di rivalità e di gerarchia.

È un audiolibro molto adatto a ragazzi/e e a chi ama la narrativa classica.

Leda

L’autore, Ferenc Molnár è uno scrittore ungherese nato a Budapest nel 1878; egli compie i suoi studi a Ginevra (Svizzera) e opera come giornalista a Budapest. È corrispondente di guerra durante la Prima guerra mondiale.
Nel corso del tempo pubblica diversi romanzi, novelle e drammi per il teatro, acquisisce notevole popolarità in patria con il romanzo I ragazzi della via Pal, un classico della letteratura per ragazzi, pubblicato nel 1906.
Si trasferisce negli Stati Uniti poco prima del Secondo conflitto mondiale a causa dei pogrom, restandovi fino alla morte. Si sposò tre volte e la sua vita sentimentale fu parecchio tumultuosa, se non infelice.
La sua opera è dotata di un certo carattere personale, un profondo senso critico e un’accorata, appena celata, partecipazione alle vicende umane oppresse da ingiustizie sociali.

Barbara Valmorin, la voce narrante, è un’attrice la cui carriera è stata prevalentemente teatrale, ha lavorato con nomi celebri della scena teatrale italiana e internazionale.
Originaria di Bari, terminati gli studi si trasferisce in Francia e nel 1961 si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Parigi, debuttando in teatro lo stesso anno. Tornata in Italia nel 1963 viene diretta da Eduardo De Filippo, da Antonio Calenda e nel 1968 l’incontro con Ronconi, che la dirige in diversi celebri spettacoli.
Accanto al suo grande e profondo amore per il teatro Barbara Valmorin ha avuto anche un’altra passione: il cinema, esordendo nel 1963 nel film “Senza sole né luna”.  Numerose sono le collaborazioni con i cineasti più importanti del cinema italiano, come Lina Wertmuller, Silvio Soldini, Guido Chiesa e Paolo Sorrentino. Partecipa anche a molte serie e film per la televisione.

Il registra teatrale Mario Martone dice di lei:
«Un’attrice unica che deve restare indimenticata, per noi e per le generazioni a venire. Attrici e persone così sono uniche, il loro esempio può più di mille manuali e mille prediche. Il teatro si scrive sulla fragile tavola della memoria ma a volte la trasmissione del ricordo vale più di ciò che può essere replicato meccanicamente. Perché ciò che si trasmette, e pensando a Barbara questa parola prende improvvisamente una reale profondità, è l’emozione».

 

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