Educare alla felicità

«La rivoluzione sessuale ha reso infelici i giovani d’oggi»

Questa è un’affermazione piuttosto importante, che richiede una riflessione su che cosa si intende per rivoluzione sessuale e perchè ha reso infelici le nuove generazioni.

Per chi è vicino alla mia età la rivoluzione sessuale è riconducibile al movimento giovanile degli anni 60, un movimento che si è ribellato a una società rigida, repressiva, violenta e gerarchica, in cui la libertà di parola e di opinione era privilegio di pochi, e chi non era produttivo, cioè donne, giovani e bambini, era considerato [s]oggetto con pochi diritti e molti doveri.
Giudicare con gli occhi di oggi è fin troppo facile, occorre calarsi in quel periodo storico per capire ciò che è avvenuto. Le donne segregate in casa si occupavano della famiglia, il matrimonio diveniva più un contratto di acquisto che di amore, basti pensare che l’abbandono del tetto coniugale era considerato un reato, le mogli assumevano il cognome del marito e ne erano totalmente dipendenti.
A scuola gli insegnanti con la bacchetta, sempre pronti a punire se non eri in ordine nell’aspetto e nei tuoi doveri, i libri di testo erano appannaggio del regime politico. Se un giovane interveniva in qualunque ambito senza esserne autorizzato, si beccava spesso un ceffone. Se eri troppo anticonformista finivi in qualche collegio, se troppo ribelle venivi imbottito di farmaci, internato in qualche manicomio e se irriducibile con l’elettroshock ti rendevano totalmente malleabile e socialmente accettabile. E non sto scherzando, nè esagerando.
Esisteva il culto del primogenito maschio che portava avanti la discendenza, perciò le femmine erano escluse dall’eredità, la loro scolarizzazione s’interrompeva con la fine dell’obbligo, a volte anche prima perchè servivano  in casa o per lavorare nei campi o in fabbrica.
Questo grosso modo il contesto.

Il movimento giovanile fu un movimento di protesta pacifico e mondiale, non a caso, fu il mondo studentesco ad accendere la miccia che si allargò a tutta la società e ridiede vigore ad altri movimenti come quello femminista. Un fenomeno culturale la cui portata fu notevole, anche se non espressa completamente, perchè lo sviluppo industriale incalzava e il culto dell’avere prevalse su quello dell’essere.

Ciò a cui si aspirava era la Libertà di Essere, di esprimere la propria personalità. Si sviluppò l’idea di un mondo di amore e di pace, senza disuguaglianze, le cui genti dialogassero con un  linguaggio comune universale, l’Esperanto.

A quei tempi poteva sembrare un’idea pazzesca, utopistica certamente, perchè se da un lato si dava poco valore alla vita, basti pensare alle incessanti guerre e all’elevata mortalità; dall’altro la società sempre più industrializzata metteva in primo piano l’aspetto materiale: era più importante possedere le cose che viverle. Se all’inizio del boom economico si compravano gli oggetti perchè ci servivano e quindi se ne producevano sempre di nuovi, per venderli, guadagnare e compare ancora…, si è arrivati al punto in cui siamo diventati noi stessi degli oggetti, condizionati ad avere dei bisogni fittizi per acquistare il superfluo dando origine a un’epoca dell’usa e getta. Lo spreco enorme di risorse, il conseguente danno ambientale, il crollo dell’economia chiusa in se stessa e la generalizzata insoddisfazione dell’avere tutto e niente, ci ha messo di fronte al reale grave errore commesso in quegli anni nell’aver rinunciato a un sogno che avrebbe generato la vera felicità.

Si parla di amore come pratica della libertà. L’amore unisce le persone, supera schemi e pregiudizi, confini e rivalità, sono le basi di una nuova società, di un nuovo modo di percepire la realtà, un potenziale catartico che richiede però un percorso personale, intimo, un’educazione alla libertà, ai sentimenti, all’amore, che genera energia da trasmettere agli altri e che contagia la società intera.

L’amore non deve implorare e neppure pretendere.
L’amore deve avere la forza
di diventare certezza dentro di sé.
Allora non è più trascinato,
ma trascina.

Hermann Hesse

È necessario educarsi alla libertà perché chi l’ha provata sa che è una sensazione inebriante, ti consente di percepire tutto il potenziale che hai, è un’energia che rende tutto possibile. Un’ebbrezza che se non ben incanalata può diventare ubriacatura, eccesso, con il rischio di bruciarsi l’anima, come è successo a molti negli anni sessanta.

La libertà si esprime attraverso il sentimento dell’amore, nell’avere cura di se stessi, della propria interiorità.
L’amore si esprime con i gesti, con le parole, con l’arte. La sessualità è una dimensione umana, è la più alta espressione dell’amore, produce amore e l’amore rende liberi. Per questo è sempre stata repressa.

Oggi stiamo vivendo un grande equivoco, un grande imbroglio che ci fa credere di essere liberi. Ma libertà non significa fare quello che si vuole.

La mia libertà finisce dove comincia la vostra.

Martin Luther King

Quello a cui assistiamo è un grande caos: la sessualità viene scambiata per sesso libero, la pornografia per erotismo, la volgarità per libertà di parola, il corpo e il sesso esibiti come merce da vendere, da scambiare mortificando gli animi e la dignità umana. (La maleducazione sessuale)

Se in passato ci hanno insegnato che la ricerca del piacere è peccato, è lussuria, quindi va represso, oggi c’è un abuso per cui ogni desiderio viene placato. Il piacere è fine a se stesso, una volta esaudito muore e genera insoddisfazione che si annega nell’alcol, si anestetizza con i farmaci, si cerca con la droga di riprodurre lo stesso effetto. Si posseggono le persone, il compagno, la compagna, i figli, gli animali, le cose, si usano e si gettano… Si è continuamente alla ricerca di quel qualcosa che dia significato alla nostra vita e si fanno cose folli, che diano quell’ebbrezza che invece solo la libertà vera sa dare!

Dalla donna remissiva, debole si è arrivati a una donna che emula i comportamenti maschili: fuma, beve, è dura, inflessibile, parla sguaiatamente, perde la sua femminilità, cerca disperatamente di mantenersi giovane e appetibile, seduce e diventa preda.
Dall’uomo virile, che non deve chiedere mai, abbiamo sempre più un uomo che emula il comportamento femminile: attento a tutto, dimostra la sua fragilità, i sentimenti, è dolce, romantico, sentimentale, perde la sua mascolinità, si depila, si affanna nell’uso di cosmetici, si lascia sedurre ed essere preda.
E alla fine non ci s’incontra mai.

E l’ipocrisia perseverante sta dando la sua massima espressione nel voler riaprire le “case chiuse” pensando di arginare la degenerazione che dilaga, chiudendola fra quattro mura così non si vede, è come se non esistesse. Infondo nel passato i giovani perdevano la loro verginità e diventavano uomini con le prostitute… bell’affare! E magari già che ci siamo lo Stato ci guadagna anche un po’ sù, legalizzando e tassando il mestiere più antico del mondo. “Attenti a non esagerare però…”

L’arte di amare non è qualcosa che s’impara dai manuali. Il Kamasutra lo si conosceva anche negli anni 60 ma non era un manuale porno, da esibire come lo è diventato adesso. Il sesso è intimità, comunicazione, libertà di conoscersi, di condividere, è un sussurro all’orecchio, una poesia, è volare, è un piacere allo stato puro e soprattutto non è una fatica.

 

Glósóli – Sigur Ros (2005)

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