Dopo Nadale, ogni dì xè Carnevale!

I miei ricordi del periodo di Carnevale sono sempre legati all’allegria con un briciolo di follia.

Fin da piccola ogni anno con i miei fratelli si rovistava in una cassapanca, dove mia madre teneva appositamente del vestiario smesso che poteva servire per travestirci: calzamaglie, mantelli, pantaloni, camicie, pigiami a righe, camicioni da notte, foulard, cappelli, ecc.. Nella frenesia, lanciandoci i vestiti l’un l’altro, immaginavamo personaggi assurdi e scenette demenziali che ci facevano sbellicare dalle risate. Naturalmente la taglia del vestiario era da adulto, così riadattandolo risultavamo sempre spiritosi e un po’ comici. Mantenemmo questa tradizione costante fin oltre l’adolescenza e occasionalmente anche da adulti.

Mi ricordo una volta in discoteca, io e uno dei mie fratelli abbiamo fatto coppia: lui travestito da matto con un pigiama a righe da carcerato con tanto di trucco, e io da infermiera con un’ampia camicia da notte bianca e una grande croce rossa cucita sulla schiena, e siccome aveva un piccolo strappo, ci scrivemmo sotto: “sbocco per l’aria” e poi cucimmo qua e là piccoli oggetti abbinati a frasi di scherno.
Un altro mio fratello vestito da vecchio, con pantaloni di velluto e camicia a quadri, teneva in una mano un fiasco vuoto di vino e nell’altra una piccola gabbia per uccelli con dentro un peluche di gatto Silvestro… che ridere… ci siamo divertiti un sacco quella volta.

Invece in un’altra festa qualche anno dopo, mi confezionai un vestito da jolly: calzamaglia, casacca in raso a due colori e girocollo, tutti gli orli terminavano con una serie di punte e su ognuna avevo cucito un campanellino di quelli da pesca, il tutto completato da un cappello a tre punte e un trucco bicolore… come mi muovevo si sentiva uno scampanellio che faceva voltare tutti per la strada e si burlavano di me.

Nei primi anni 80 cominciarono a diffondersi gli abiti confezionati industrialmente, beh! costavano una cifra… erano belli sì, ma spiritosi proprio no, tanto che snaturavano le feste che diventavano soltanto una sfilata di moda. Ma già a metà degli anni 80 si ritornò alla creatività e molti se li preparavano da sè i travestimenti; mi ricordo a una festa un tipo vestito da colonna dorica di cartone e cartapesta, con due buchini per gli occhi e una grande fessura all’altezza della bocca… non voleva rinunciare a frittelle e galani! …era perfetta! E che ridere quando si muoveva a piccoli passetti…
Un altro aveva pinzato una fettuccia di cotone con fogli di carta di giornale svolazzanti, con la quale si era avvolto tutto il corpo, gambe e braccia comprese e in testa un cilindro rivestito di carta di giornale. Ognuno che gli passava accanto gli strappava un pezzo di giornale e alla fine rimase soltanto in calzamaglia nera …spassoso! Come pure il suo amico che invece dei giornali aveva pinzato i sacchi neri per l’immondizia ridotti a strisce, e un altro ancora travestito da pirata scalzo… e tutti a pestargli i piedi! E poi la strega, vestita completamente di nero con un lunghissimo cappello a punta e un ampio velo nero con impigliati ragni, ragnatele, pipistrelli… orribile! ahahah
Io mi ero vestita da puffo, data la grande popolarità del cartone animato che piace molto ai bambini. Fu il tema deciso per la festa di Carnevale al nido dove lavoravo, confezionai il vestito con le mie mani ma poichè era una novità, fu un vero problema trovare la crema celeste per il trucco del viso…

È una festa divertente il Carnevale se sai prenderlo nel modo giusto, e soprattutto di questi tempi in cui regna la finzione, si può lasciare la maschera a casa ed essere se stessi almeno per un giorno. 

Leda

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