Credibile e incredibile

19 marzo 2014

Due settimane fa percorrendo la strada che mi porta a casa di mia madre, mentre ascoltavo la radio ho sentito una breve intervista a una persona, di cui non ricordo il nome, che parlava del referendum per l’indipendenza del Veneto. Pareva non proprio convinto delle proprie parole per il tono incerto con cui rispondeva alle domande del conduttore, o forse le stava solo “misurando”. Fatto sta che ha concluso il discorso facendo un paragone con il prossimo referendum che riguarda la Scozia, ma lasciando in sospeso la frase e mancando di argomentarla.

Un discorso che ciclicamente ritorna, quasi alla ricerca del momento giusto…ne ho letto in internet, come per l’altro referendum, quello per la riapertura delle case chiuse (no comment…) ho potuto così conoscere le motivazioni (le solite) e capire che il comitato promotore effettua consultazioni online, per telefono e in appositi gazebo, il che mi lascia perplessa e vale quel che si vuol far valere. Internet può fornire delle verità, come può fornire delle bolle di verità…non dipende dalla rete, la rete è democratica, dipende tutto dagli obiettivi che uno si prefigge e dai principi etici che stanno alla base del suo comportamento.

Mentre guidavo, riflettevo su quanto attendibili possano essere queste consultazioni e mi è venuto in mente l’episodio del campanile.

Diversi anni fa partecipai a un referendum proposto per sondare l’opinione del paese circa la costruzione di un campanile di cui la chiesa era sprovvista. Mi capitò di parlare con alcune persone che, al contrario di me che non sono proprio una “campanilista” e trovo che ci siano altre iniziative molto più importanti, si espressero favorevoli all’iniziativa “per non scontentare il prete” di allora, che ci teneva tanto. Parevano convinti, ma appena li portai a riflettere che l’adesione al progetto chiaramente equivaleva a dichiararsi disponibili a un contributo economico, e beh… i soldi mica piovono dal cielo… cambiarono subito le carte in tavola.

Io questa, la chiamo ipocrisia. Ciò insegna che finchè non ci si impegna in prima persona risulta facile esprimere un sì o un no.

Sono nata e vissuta in una famiglia molto radicata alla cultura e alle tradizioni venete a cui sono tutt’ora molto legata, rappresentano le mie radici, però fin dall’adolescenza ho sempre sentito il bisogno di “uscire”, di scoprire altre culture, altre mentalità, altri modi di vivere, la necessità di mantenere elastica la mente, il mio modo di pensare e di percepire il mondo, di sentirmi parte del mondo. Non ho fatto grandi viaggi perchè per me non conta tanto dove si va, ma ciò che si vive, quello che un’esperienza può insegnare e lasciare traccia in noi.
Perciò questo chiudersi in se stessi, ognuno per il proprio campanile, questa tendenza a voler frammentare, dividere, separare per me non ha alcun senso e lo trovo contraddittorio perchè ormai è chiaro sia diventato insostenibile, oltre che uno spreco, non condividere e razionalizzare le risorse nel rispetto di una visione più ampia che non quella del proprio orticello.
Internet da questo punto di vista è uno strumento prezioso per conoscersi e scambiare informazioni. Un altro aneddoto…

Ricordo i primi tempi quanto restai perplessa parlando con alcune persone del sud Italia in un forum. Usavano la parola “imparare” nel significato di insegnare. “Gliel’ho imparato io a modificare l’immagine…” a me suonava male e chiesi di spiegarmi e compresi il punto di vista diverso: “ti ho insegnato qualcosa” ti pone a un livello superiore, tu sai e l’altro impara; “ti ho imparato qualcosa” pone l’altro come soggetto che impara, si condivide un’esperienza. Anche se rimango dell’idea che suoni male, è interessante cogliere il punto di vista altrui che fa comprendere come la realtà cambi a seconda di chi la guarda. Non c’è una verità assoluta.

Di fronte a questo mondo che cambia così in fretta capita di sentire dei nostalgici del passato… quando si stava meglio… ma si sa che la nostra mente tende a rimuovere le cose brutte e a mantenere vivo il ricordo di quelle che ci hanno fatto star bene. Credo che in ogni epoca ci sia del bene e del male, lo racconta bene Woody Allen nel film Midnight in Paris. La funzione del passato è quella di ricordare la conoscenza acquisita attraverso l’esperienza, per non ripetere gli stessi errori.

E i miti da sfatare… ricordo ad esempio, chiacchierate in cui si dichiarava ammirazione e una certa sana invidia per la Svizzera dove tutto è preciso, ordinato, pulito. Ma non è mica una nazione a fare i cittadini, semmai è il contrario: è l’educazione dei cittadini che fa una nazione con determinate caratteristiche.

È curioso come siamo stati educati a considerarci oggetti passivi e non come soggetti attivi della nostra vita. Si sostengono le persone non per quello che valgono e per gli ideali che rappresentano, ma perchè in quel determinato momento fanno i nostri interessi, senza riflettere su ciò che globalmente rappresentano e che determinano per tutti, anche per chi ha scelto di “rimetterci” per mantenere fede a dei principi universali fondati sul rispetto reciproco.

Per esempio la Francia, nostra vicina di casa, ha optato per le centrali nucleari e ha fatto una scelta secondo interessi propri, avvantaggiandosi in quanto autonomia energetica. Ma nel caso di un incidente nucleare come quello accaduto a Cernobyl della vicina Ucraina, o quello di Fukushima del lontano Giappone, la Francia potrà mettere le barriere per salvaguardare i vicini di casa che si sono dichiarati contrari proprio per i rischi che comportava tale scelta? Chi avrà il compito e la responsabilità di contenere il disastro? E in ogni caso delle scorie radioattive chi ne dovrà sopportare il peso?…

Ormai è chiaro che si deve modificare il tiro dei nostri pensieri, in una visione più ampia che riguarda tutti e in ciò internet gioca un ruolo fondamentale, uno strumento che deve rimanere libero e salvaguardato. Secondo la mia opinione, referendum di questo genere sono anacronistici e non tengono conto di un fattore importante per cui molte persone hanno lottato.

Leda


L’UNIONE FA LA FORZA

Il detto vuole evidenziare che quando più persone o più elementi concorrono uniti nel volere la stessa cosa, tanto più facile è ottenerla. Prende spunto dal simbolo di origine etrusca adottato dai Romani del fascio di verghe legate intorno a una scure.

 

Si discusse di quella luce e anche del colore vero di quei capelli.
Guido, che sapeva anche dipingere, ci spiegò come si dovesse analizzare un colore. Neppure questo suo insegnamento non dimenticai più e ancora oggidì, quando voglio intendere meglio il colore di un paesaggio, socchiudo gli occhi finché non spariscano molte linee e non si vedano che le sole luci che anch’esse s’abbrunano nel solo e vero colore.
Però, quando mi dedico ad un’analisi simile, sulla mia retina, subito dopo le immagini reali, quasi una reazione mia fisica, riappare la luce gialla e verde e i capelli bruni sui quali per la prima volta educai il mio occhio.

Italo Svevo – “La coscienza di Zeno

Vorrei riportare qui un articolo molto interessante trovato casualmente nel web tempo fa.


CREDIBILE, INCREDIBILE

Un’interessante riflessione che si potrebbe fare attorno alle parole è che esse sono relative, ma le usiamo come se fossero assolute.
Sono soggettive, ma le usiamo come se fossero oggettive.

Cioè.

Ad esempio le parole “credibile” e “incredibile”.
Quand’è che una cosa diventa credibile?
Quando può essere ritenuta vera.
E quando è che può essere ritenuta vera?
Quando può accordarsi con un bagaglio di nozioni accettate.
Credibile relativamente a un sapere precedente.

Tutti noi abbiamo un insieme di assunzioni sulla realtà che non mettiamo in discussione, “verità” che abbiamo costruito nel corso della nostra vita.
Un nuovo dato per essere accettato deve accordarsi e integrarsi con il bagaglio precedente.

Ma qui sta il punto: il bagaglio precedente fissa in qualche modo dei limiti rispetto a quello che di nuovo può essere accettato.
Molti esperimenti della meccanica quantistica possono apparire “incredibili” (non assimilabili) a chi fosse a digiuno di nozioni di quel tipo, mentre viceversa apparire “credibili” (assimilabili) per chi possiede già conoscenze di quel tipo con cui i nuovi dati si accordano.

Cioè “credibile” e “incredibile” sono concetti relativi, dipendono da quello che noi già sappiamo più che dal dato nuovo in sè.
Sono semplicemente parole con cui noi definiamo se il nuovo dato è da noi assimilabile o no.
Sono concetti soggettivi.

“Incredibile” cioè, non è sinonimo di “falso”.

Capita di trovarsi di fronte a delle affermazioni “incredibili” che poi, una volta approfondita la questione, non appaiono più cosi’ incredibili.
Ma i dati non sono cambiati. Siamo cambiati noi.

E perchè dico tutto questo?
Semplice…

Chi controlla il bagaglio di nozioni sulla realtà che la gente possiede controlla ciò che è credibile e ciò che è incredibile.

Chi controlla il bagaglio di nozioni sulla realtà controlla ciò che le persone possono riuscire a comprendere della realtà.

Chiaro no?

Cioè controlla se il nuovo ordine mondiale è credibile o incredibile, se le scie chimiche sono credibili o incredibili, se il signoraggio è credibile o incredibile, se il problema-reazione-soluzione è credibile o incredibile e via di questo passo.

Sembra che l’ultima battaglia si giochi attorno alla credibilità (eh si) di chi produce controinformazione.
Guai se certi autori possono essere percepiti credibili….no?

A me pare che se un autore dice 9 cose credibili e una dubbia io tengo le 9 buone, qualcuno invece dice che quella dubbia rende l’autore non credibile.

In questo modo avremo vaccinato le persone dall’accostarsi a certi messaggi.

Pubblicato da Risveglio Globale
venerdì 29 luglio 2011


Non c’è disordine peggiore della menzogna.
In verità, la Terra ha detto: “Io posso sopportare ogni peso,
tranne quello della persona che mente per ingannare”

Srimad Bhagavatam


E se ciò che viene trasmesso non fosse vero?

10 STRATEGIE DI MANIPOLAZIONE MEDIATICA

 

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