Canta, ridi, balla, ama. Charlie Chaplin

Sorridi

Sorridi, anche se il tuo cuore soffre
Sorridi, anche se si sta spezzando
Quando ci sono nuvole nel cielo,
“Non ci penserai”. Se sorridi
Attraverso la tua paura ed il tuo dolore
Sorridi e forse domani
vedrai il sole levarsi e splendere
Per te.Illumina il tuo volto con la gioia
Nascondi ogni traccia di tristezza.
Anche se una lacrima
potrebbe essere sempre così vicina
Questo è il tempo in cui devi continuare a tentare,
Sorridi, che senso ha piangere?
Scoprirai che vale ancora la pena di vivere
Se solo sorridi.

Charlie Chaplin

☆♥☆

Ho molti ricordi legati a Charlie Chaplin.

Il primo: da bambina facevo sempre confusione, non capivo che Charlot era Charlie Chaplin e Charlie Chaplin era Charlot. Pur riconoscendo che erano la stessa persona, ostinata, per me rimanevano due persone distinte.

Il secondo: le tante corse che facevo il sabato all’uscita da scuola per vedere le comiche di Charlot  e di Stanlio e Ollio che cominciavano all’una, ero una freccia! Mia madre mi preparava sempre il minestrone di fagioli con il riso e mi riempiva il piatto fino all’orlo perchè sapeva che mi piaceva un sacco, a volte alternava la minestra di riso e verze altro piatto top; da sempre associo questi due sapori a quei momenti di intensa gioia 😊 …ma anche di malinconia, ho sempre avuto la tendenza a farmi coinvolgere parecchio in quello che vedo, entro “dentro” alla storia provando così un miscuglio di sensazioni colorate in cui alla fine prevaleva sempre la semplicità e l’autenticità di Charlot.

Leda

☆♥☆

Ecco una sua biografia tratta da biografieonline.it

Charles Spencer Chaplin nasce il 16 aprile 1889, a Londra, nella tipica periferia suburbana. Il padre era guitto del musuc-hall dedito al bere mentre la madre, mediocre cantante, in perenne difficoltà nel trovare lavoro, affida Charles e Sidney (fratello di quattro anni più vecchio) a un orfanotrofio dove restano due anni.
Infanzia difficile dunque, la sua. A cui si aggiungono a spirale, in un rincorrersi tragico, altri problemi derivati da quella condizione di miseria umana e materiale. Non solo i genitori ad un certo punto si separeranno, ma la madre svilupperà anche una brutta malattia mentale che la costringerà ad un penoso via vai di ricoveri ospedalieri e faticosi ritorni sulle scene. In mezzo a tutto questo, però, Chaplin coltiva forte il sentimento di una necessità di miglioramento, un’ambizione per una vita più dignitosa a cui si vanno ad aggiungere la sua innata intelligenza e la capacità di saper cogliere aspetti del reale oscuri agli altri.

Il talento del giovane Charles, d’altronde, fa presto a manifestarsi. A soli sette anni già affronta il palcoscenico come cantante mentre a quattordici ottiene le sue prime parti teatrali (la seconda è in uno Sherlock Holmes che lo vedrà a lungo in tournée). Non si può dire insomma che non abbia fatto la classica gavetta, che la sua conoscenza del mondo dello spettacolo non sia approfondita. Una scuola di vita che lo porta a diciannove anni ad essere accettato dalla celebre compagnia di pantomime di Fred Karno, con cui collabora per un paio di anni prima della grande tournè americana, l’occasione che gli farà scoprire un mondo diverso, più libero e ricco di possibilità.
Ed è proprio durante un giro di spettacoli ad Hollywood nel 1913, che il produttore Mack Sennett lo scopre, inducendolo poi a firmare il primo contratto cinematografico con la Keystone. Nel 1914 fa la sua prima apparizione sullo schermo (titolo: “Per guadagnarsi la vita”). Per le brevi comiche pensate per Sennett, Charlie Chaplin trasformò la macchietta che si era costruito nel tempo, “Chas” (una sorta di nullafacente dedito solo al corteggiamento), in quel campione di umanità che è il vagabondo “Charlot” (chiamato inizialmente “Charlie” ma poi ribattezzato Charlot nel 1915 da un distributore francese), confezionato da Chaplin nell’indimenticabile “divisa” fatta di baffetti neri, bombetta, giacchetta stretta e corta, pantaloni larghi e sformati e bastoncino di bambù.

L’attività, come l’epoca vuole, è frenetica: 35 comiche realizzate per la Keystone nel solo 1914 (ben presto anche come regista), 14 per la Essanay nel 1915-16, 12 per la Mutual nel 1917. Un’immensa mole di lavoro che però contribuisce a lanciare definitivamente Charlot, ormai entrato nel cuore di milioni di persone in mezzo mondo. Nel 1918, infatti, Chaplin si potrebbe anche considerare “arrivato”: è ricco, famoso e conteso. Una prova? In quell’anno firma un contratto da un milione di dollari con la First National per la quale realizza, sino al 1922, nove mediometraggi (fra cui classici assoluti come “Vita da cani”, “Charlot soldato”, “Il monello”, “Giorno di paga” e “Il pellegrino”).
Seguono i grandi film prodotti dalla United Artists (la casa fondata da Chaplin nel 1919 con Douglas Fairbanks sr., D. W. Griffith e Mary Pickford): “La donna di Parigi” (di cui è solo regista), “La febbre dell’oro” e “Il circo negli anni ’20”; “Le luci della città” e “Tempi moderni” negli anni ’30; “Il grande dittatore” (travolgente satira del nazismo e del fascismo) e “Monsieur Verdoux” negli anni ’40; “Luci della ribalta” nel 1952.

Personaggio pubblico, universalmente acclamato, Charlie Chaplin ha avuto anche un’intensa vita privata, sulla quale sono fiorite leggende di tutti i tipi, poco chiarite ancora oggi. Ad ogni buon conto, a testimonianza della voracità sentimentale del personaggio, stanno a testimonianza quattro matrimoni, qualcosa come dieci figli “ufficiali” e numerose relazioni spesso burrascose e dai complessi scioglimenti.
Numerosi anche gli avvenimenti di carattere politico che hanno segnato la vita del grande comico (ammesso che questa parola non sia troppo riduttiva). La presunta origine ebraica e le simpatie per idee e movimenti di sinistra gli causarono numerose grane, fra cui quella di essere sottoposto al controllo dell’FBI sin dal 1922. Nel ’47, invece, viene addirittura trascinato di fronte alla Commissione per le attività antiamericane, sospettato in pratica di comunismo (maccarthismo): un’accusa che gli costa l’annullamento nel ’52 (mentre Chaplin era in viaggio per Londra ), il permesso di rientro negli USA.

Nel 1953 i Chaplin si stabiliscono in Svizzera, presso Vevey, dove Charles si spegnerà il 25 dicembre 1977. Charlie Chaplin nella sua carriera non ha mai vinto un Oscar come migliore attore o miglior regista. Per lui oltre al tardivo oscar alla carriera nel 1972, un Oscar come migliore compositore musicale sempre nel 1972 per il film “Luci della ribalta” (pellicola realizzata ben vent’anni prima).

I suoi ultimi film (“Un re a New York”, 1957, e “La contessa di Hong Kong”, 1967), la sua “Autobiografia” (1964), le riedizioni sonorizzate delle sue vecchie opere e molti progetti rimasti incompiuti hanno confermato sino all’ultimo la vitalità di un artista che va annoverato fra i pochi grandi in assoluto del nostro secolo (il grande poeta russo V. Maiakovski gli ha addirittura dedicato una poesia).

È veramente bello battersi con persuasione,
abbracciare la vita e vivere con passione.
Perdere con classe e vincere osando perché il mondo appartiene a chi osa!
La vita è troppo bella per essere insignificante.

“Più che di macchine abbiamo bisogno
di umanità.
Più che di intelligenza
abbiamo bisogno
di dolcezza e bontà.”

Ti criticheranno sempre,
parleranno male di te
e sara’ difficile che incontri qualcuno
al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi, fai quello che ti dice il cuore…
la vita e’ un’opera di teatro che non ha prove iniziali.
Canta, ridi, balla, ama…
e vivi intensamente ogni momento della tua vita…
prima che cali il sipario
e l’opera finisca senza applausi….

Charlie Chaplin

 


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