Calma e sangue freddo


Calma e sangue freddo – Luca Dirisio (2004)

…non ho niente per me, ma non dispero.
Mangio solo pane e cattiveria ormai
E non è un buon motivo per esserne fiero.
Ci vuole calma e sangue freddo, calma yeeh

Sono in banca e sono in fila davanti a uno sportello, nell’altro c’è una fila altrettanto lunga per cui mi metto il cuore in pace e attendo, nel frattempo mi leggo un po’ di cose su Twitter. Non ho mai capito perchè in questa banca non c’è mai stato lo sportello per le operazioni veloci, forse perchè succederebbe come alla cassa del supermercato, quella riservata per chi ha il cestino con poche cose, dove spesso s’accoda qualche faccia di bronzo col carrello pieno…

Su Twitter niente di nuovo sul fronte occidentale… si fa per dire… le solite cose… sorge un borbottio intercalato a qualche imprecazione. Ero distratta e non mi sono accorta che è entrato un tale, età sui settantanni, molto conosciuto in paese per aver svolto ruoli pubblici in passato. Come niente fosse si è diretto verso uno sportello vuoto, di solito lo fa chi ha da chiedere solo qualcosa, mentre il tipo appena se ne libera uno s’infila svelto gabbando tutti.
Lo sportello è quello della mia fila e ora stanno tutti discutendo tra loro a bassa voce, incolpandosi vicendevolmente per non aver reagito.
Fatto sta che il tipo, finita l’operazione, come se niente fosse si volta, si mette nella tasca posteriore dei pantaloni il portafogli e si dirige come niente fosse, verso l’uscita con stampato in faccia un sorrisetto che la dice lunga…
E infatti rimango sbalordita, nessuno spiccica parola! Groa… groa… dietro alle spalle tutti a obiettare e poi tutti zitti!
Sono tra gli ultimi della fila e quando il tipo si sta per avvicinare alzo il dito indice e chiedo udienza… si fa per dire… «Scusi… – gli dico e sembra sorpreso – volevo ringraziarla… – ancora più sorpreso – mi ha dato una grande lezione di buona educazione. Invece di mettermi in fila la prossima volta farò come lei.» Non sono arrabbiata, il mio tono è tra il serio e il faceto, con una puntina di sarcasmo che lo spiazza e non sa che rispondere. Meglio. Già la figuraccia che gli ho fatto fare è pessima, si sentono dei risolini ipocriti alle mie spalle, il tipo abbassa gli occhi ed esce senza dir nulla. Per un bel po’ incontrandolo in paese non è riuscito a sostenere il mio sguardo, seppur non sono proprio il tipo da serbar rancore, mi ha tolto pure il saluto… LUI! E chissenefrega, sa di non essere nel giusto e la cosa importante è che che abbia capito che lo sappiamo anche noi, quindi si dia una regolata. Ho imparato che chi tace acconsente e chi acconsente ne diventa complice.
Se c’è una cosa che non sono mai riuscita a tollerare e non ho alcuna intenzione di farlo in futuro, è l’ipocrisia: quel predicare bene e razzolare male, quel puntare il dito verso gli altri senza prima fare il mea culpa, quel giudicare senza sapere o conoscere, quel pretendere dagli altri ciò che tu non hai la benchè minima intenzione di fare. Poi si sa che esporsi troppo può avere qualche ripercussione… magari un domani si potrebbe avere bisogno di qualche favore, no? (ironia) Sono fermamente convinta del principio che ciò che pretendi dagli altri devi essere in grado di farlo tu per primo, poi può succedere di commettere degli errori, ma l’importante è imparare a non ripeterli.

Leda


Non sempre io sono del mio parere
Paul Valéry

Quello che ho detto ho detto. E qui lo nego!
Totò


L’IPOCRISIA È SEMPRE UN BOOMERANG

 

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