Natale è appena trascorso, e già sembra che tutti se ne siano dimenticati.
foto personale
Quest’anno il Natale l’ho trascorso a modo mio. Niente regali inutili, meglio impiegare bene il proprio tempo. Così per la vigilia son passata al centro anziani e ho trascorso un’oretta con un’anziana amica a chiacchierare un po’ e a farle la messa in piega. So di averla resa felice e questo mi basta.
Qualche giorno prima invece son salita in soffitta a rovistare tra i giochi, ormai messi da parte, ma non dimenticati, e ho individuato alcuni peluches che so sarebbero piaciuti molto alle bambine della famiglia marocchina mia vicina di casa. Una volta lavati e profumati e lasciati ad asciugare accanto al termosifone, ne ho riempiti due aprendo la cerniera retrostante con caramelle, cioccolatini, torroncini, noci, noccioline e mandaranci. Agli altri ho messo un gran fiocco. Per loro è stata una grande gioia, quella che ormai solo i bambini che vivono del necessario, senza il superfluo sanno esprimere.
Green Leaves – Epic Orchestra Version
(versione epic di una canzone della tradizione popolare scozzese).
Un piccolo albero di Natale in salotto e un modesto presepe all’ingresso li ho allestiti tassativamente dopo l’8 dicembre. È nostra abitudine trascorrere la sera della vigilia in semplicità attendendo la notte. Ho voluto ascoltare alla TV la Santa messa di papa Francesco. Della bella omelia mi sono piaciuti alcuni passi che invitano alla riflessione:
“Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis. Il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo”.
“È apparsa la grazia di Dio. Stanotte ci rendiamo conto che, mentre non eravamo all’altezza, Egli si è fatto per noi piccolezza; mentre andavamo per i fatti nostri, Egli è venuto tra noi. Natale ci ricorda che Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore.
Il suo amore è incondizionato, non dipende da te”.
“È apparsa la grazia di Dio. Grazia è sinonimo di bellezza.
C’è in noi una bellezza indelebile, intangibile, una bellezza insopprimibile che è il nucleo del nostro essere”.
“Un dono così grande merita tanta gratitudine. Accogliere la grazia è saper ringraziare. Ma le nostre vite trascorrono spesso lontane dalla gratitudine”.
“Diventare dono è dare senso alla vita. Ed è il modo migliore per cambiare il mondo: noi cambiamo, la Chiesa cambia, la storia cambia quando cominciamo non a voler cambiare gli altri, ma noi stessi, facendo della nostra vita un dono”.
E infine ha concluso narrando la leggenda del pastore povero:
“Alla nascita di Gesù, i pastori accorrevano alla grotta con vari doni. Ciascuno portava quel che aveva, chi i frutti del proprio lavoro, chi qualcosa di prezioso. Ma, mentre tutti si prodigavano con generosità, c’era un pastore che non aveva nulla. Era poverissimo, non aveva niente da offrire. Mentre tutti gareggiavano nel presentare i loro doni, se ne stava in disparte, con vergogna. A un certo punto San Giuseppe e la Madonna si trovarono in difficoltà a ricevere tutti i doni, tanti, soprattutto Maria, che doveva reggere il Bambino. Allora, vedendo quel pastore con le mani vuote, gli chiese di avvicinarsi. E gli mise tra le mani Gesù…”
“Se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore, questa notte è per te. È apparsa la grazia di Dio per risplendere nella tua vita. Accoglila e brillerà in te la luce del Natale”.
foto personale
Per il pranzo di Natale niente eccessi, solo piatti genuini:
per primo ho preparato un buon brodo di tacchino con le tagliatelle all’uovo che mia madre ha tirato con il mattarello e tagliato fini fini e che avevo conservato in congelatore;
per secondo ho arrostito lentamente delle quaglie ripiene con poco burro e salvia avvolte con pancetta in sottili fette, le ho poi spolpate e con i resti (escluse naturalmente le ossa) ho preparato una salsetta frullandoli insieme con poco succo di limone e con generoso olio di oliva extravergine per irrorare quindi la carne;
come contorno funghi di bosco e l’immancabile polenta messa in tavola ancora calda e morbida.
E per concludere in bellezza… pandoro e spumante.
Tanti auguri e che il calore del Natale rimanga sempre nei nostri cuori
Leda