Testimone consapevole

Stamani stavo pensando ai diritti e doveri che ognuno di noi ha.


Foto di succo da Pixabay

E mi è venuto in mente quando diversi anni fa fui chiamata a testimoniare per un incidente a cui assistetti, e che coinvolse un ragazzo molto giovane.

Anni dopo che era accaduto il fatto, ricevetti un invito a recarmi in tribunale a confermare la mia testimonianza. Da poco avevo iniziato a prestare la mia opera in un ente pubblico, per cui mi recai dal responsabile del personale per chiedere se potevo assentarmi dal lavoro. Lui mi rispose che dovevo assentarmi dal lavoro perchè testimoniare era un mio dovere e che per questo mi spettava un permesso retribuito. Ero piuttosto giovane e mai avevo avuto a che fare con la Giustizia, per cui le sue parole e la determinazione con cui le aveva espresse mi fecero percepire e comprendere l’importanza che assumeva il mio gesto.

Qualche giorno prima della convocazione ricevetti, inaspettatamente, la visita della madre del ragazzo. Era un po’ confusa e mi fece alcune domande su ciò che era accaduto, finendo per chiedermi in qualche modo di modificare la mia testimonianza adducendo il fatto che il ragazzo aveva subito una frattura del femore e che aveva bisogno di cure lunghe e costose. Lì per lì non compresi bene a cosa volesse arrivare e le dissi che mi dispiaceva ma io avrei detto solo quello che avevo visto. Oltretutto fu proprio a causa della distrazione del ragazzo che inforcava una bicicletta, che avvenne l’incidente. Ella diventò oltremisura insistente. Non riuscivo a capacitarmi che arrivasse a chiedermi di mentire.

Quel giorno che mi recai in tribunale non sapevo proprio che fare, dove andare, e finii per entrare in un’aula aperta dove stava avvenendo un processo. Rimasi affascinata da quello che stava avvenendo, mi pareva di essere come entrata in un film…

Uscii e andai a chiedere informazioni, e lì capii che c’era una Giustizia civile che si occupa del diritto del privato cittadino regolato dalle norme del Codice civile, e una Giustizia penale che si occupa del diritto della collettività nell’accertare se è stato o meno commesso un reato, e nel caso quale punizione merita.
Nel processo civile vi sono gli avvocati delle rispettive parti e un giudice, che sulla base delle richieste e delle prove presentate emette una sentenza.
Nel processo penale davanti al Giudice, invece, si presentano da una parte l’accusa portata avanti dal Pubblico ministero (Pm), che è un organo dello Stato, e dall’altra la difesa portata avanti da un avvocato che rappresenta chi è stato accusato di aver commesso un reato.

Mi fu indicata l’aula, dovevo salire al piano di sopra, entrai e vidi alcune persone tra cui riconobbi la signora che era venuta a parlarmi. Davanti al giudice giurai di dire la verità, mi rivolse alcune domande tra cui la conferma della testimonianza che avevo reso al tempo dell’incidente. Confermai e fui congedata.

Pochi anni dopo venni a sapere che quel ragazzo era guarito perfettamente. Essendo molto giovane le ossa calcificano facilmente, giocava pure a calcio. Ma accadde anche un fatto increscioso, il padre si era suicidato sotto i binari di un treno a causa, si disse, di consistenti debiti per gioco d’azzardo.
Ne fui molto colpita e compresi l’insistenza di quella donna che doveva essere disperata. Forse contava di mettere una pezza alla situazione finanziaria della famiglia ricavando una somma di denaro su una ipotetica invalidità del figlio. Ebbi comprensione per il suo gesto, ma non lo considerai corretto. Magari avrebbe potuto, chissà, provocare un dramma pure alla controparte. In ogni caso non avrebbe certo risolto la tragedia di un marito affetto dal vizio del gioco d’azzardo, cosa che a quel tempo era tabù solo parlarne, mentre oggi sappiamo bene che richiede specifiche cure.
Infine cosa fondamentale, è che mi avrebbe posto nella condizione di dire il falso, presupposto che è incompatibile con la mia coscienza.

Leda

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