Sogni, illusioni e fantasie,
in che misura possono ancora far parte della nostra vita nel 3° millennio tecnologico?
Tenendo conto che sono termini polisemantici, dalle svariate sfumature di significato, secondo vari contesti. Ma risentono anche delle valenze attribuite da tratti di personalità, vissuti soggettivi, interpretazioni di ciascuno.
Hanno sempre qualche legame con i desideri inconsci, a volte non emersi o di difficile realizzazione. Oggi del “sogno” si tende a vedere soprattutto un inganno della mente e una speranza vana perchè non si considera più l’illusione uno strumento di autoconoscenza. Della fantasia s’ignora la facoltà di rappresentare immagini, percezioni e impressioni in tale forma indiretta e interiorizzata.
Credo che nessuno ormai teme di vivere senza illusioni. Escludendo gli autoinganni come difese della mente o un fingere di credere per credere davvero.
Oppure si tratta dei desideri indotti dalle persuasioni occulte dei teleschermi e dalla mimesi coatta delle mode.
Ma il sogno non esclude il saper vivere ben saldi nel presente concreto, senza rimpianti e con una previsionalità realistica. Dove ci si confronti con correlazioni, rielaborazioni e autonomi giudizi. E’ certo opportuno imparare a demistificare la realtà ambigua, ad analizzare le nostre pretese incongrue o velleità irrealistiche; a discernere tra i progetti realizzabili e quelli da accantonare, o a metter in discussione nostre credenze ingenue. Segno di una maturità che qualcuno non raggiungerà mai nell’arco della sua vita.
Tuttavia tale equilibrio non deve significare trincerarsi in una cinica insensibilità che inaridisce la vitalità interiore dove anche i sogni dovrebbero avere un margine di spazio.
Sogni, desideri, progetti, possono far uscire da una quotidianità desolante, accompagnandoci in momenti di noia e solitudine; compensano la realtà o la fanno meglio accettare, non certo la possono sostituire o cambiare.
Dai sogni si deve anche saperne uscire, pur rischiando lo scacco del disincanto.
Avevo già citato l’illustre sognatore delle “Notti bianche di Dostoevskij” dove in primo piano risulta la delusione di tale personaggio, rappresentativo di chi scopre che ogni amore si risolve in delusione.
Il Poeta delle “solide illusioni” Leopardi a proposito dell’amore disse: «Quantunque sia una pura illusione, ed abbia molti dolori, ha però un numero maggiore di piaceri». Esiste solo l’illusione? Eppure per il Poeta tale nichilismo non implicò un’indifferenza verso valori e sentimenti umani.
È il poeta il signore dei sogni, per cui le illusioni confluiscono creando immagini sospese tra realtà e fantasia, e può esprimere e trasformare le emozioni in versi. A volte densi, come può esserlo il linguaggio metaforico e condensato dell’inconscio e del sogno, e può dialogare con altri inconsci. Se i suoi versi sono nati da personali pulsioni o conflitti, ma in qualche modo da altri condivisibili, con risonanze e illuminazioni emotive. I poeti possono descrivere situazioni inspiegabili, tragiche, patologiche. Ma pure ipotesi di felicità, come il raggiungimento degli amori più coinvolgenti. Che se sono totalizzanti possono oltrepassare la razionalità e diventare un invasamento oscuro, mitico desiderio di colmare una mancanza con un’impossibile riunione. A volte i versi poetici sono un sintomo metaforico del nostro frustrato bisogno d’amore.
Si conferma che l’esistenza a due è precaria e non felice, se non nel sogno o nella romantica e letteraria risolutiva autodistruzione.
Per una catarsi estetica ed emotiva si possono esprimere le proprie passioni attraverso le finzioni artistiche. Ma certi personaggi di non facile consumo, complessi e significativi, che mettono in luce disconosciute verità, possono risultare non graditi. I film d’autore che si propongono svelamenti e intuizioni sulla psiche o sulle motivazioni occulte, di un impulso, sollevando dubbi e interrogativi, non hanno mai incontrato molto successo.
Eppure una passione come vitale alternanza di slanci smoderati e di dolcezze malinconiche, che conciliano moto ed esperienze di vita, può avere il suo fascino, anche se vissuto per procura e nel modo indiretto mediato da poesia e letteratura, in tempi di volontà atarassiche e anestesie sentimentali.
Si dice che quasi tutti si dedicano a qualche sogno ad occhi aperti, come esperienze sessuali non a portata di mano, realizzazioni di successo e rivalse, ecc. Ma dovrebbero sempre accompagnarsi a una maturità cognitiva per far distinguere il sogno dal progetto, inquadrato in una dimensione realistica.
Tuttavia il sogno ad occhi aperti, per chi riesce ad indugiarvi, è una capacità fantasiosa e immaginativa da non perdere, per capire noi stessi e i nostri desideri; si ricavano ipotesi anche per una verifica anticipatoria di presupposti eventi futuri. Inoltre rivivere un’esperienza passata desiderando ripeterla nel futuro è emotivamente terapeutico.
Il sogno dei sogni rimane essere innamorati riamati, tra i primi posti nella scala della felicità. E la passione amorosa dell’androgino platonico alla ricerca della metà mancante. Tuttavia sarebbe in contrasto con la legge dell’amore non mitico, per cui si ama sempre e solo se non si è ricambiati: chi ama è destinato a non essere amato. Anche conflittuale con l’irrealistico “ama e sarai riamato”; nè omnia vincit amor. E il cinismo in amore paga sempre.
Ma “se la vita è un gioco a dadi, se non esce quello atteso, si deve correggere con arte quello caduto per caso” (Terenzio). Così anche in tale caso è assurdo pretendere assolutismo o possessi definitivi.
Il “sognatore” nelle mie individuate accezioni, al pari dell’uomo sensibile e relazionale, credo sia pure un outsider dei nostri tempi postmoderni.
Anche nei desideri delle donne, che cominciano a scindere sesso e sentimento, se non ancora a parole nei fatti. E quest’ultimo dovrebbe contare anche sulla complicità di sogni, illusioni e fantasie. Elementi che un tempo resero pure più ricca l’intersoggettività dialogica tra un uomo e una donna.
Mi ami?
Mi domandi se t’amo
e sai che no, ti dico
perchè chi ama
non è mai riamato
e stammi pur distante;
solo l’assente si brama.
arsenio
18 marzo 2008
La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria – Ornella Vanoni (1976) in collaborazione con Vinicius de Moraes e Toquinho
Riflessioni: credo che i sogni rappresentino i nostri desideri, consci o inconsci, che nascono da noi e che nessuno può toglierci.
Le illusioni invece penso siano i desideri che si vuole insinuare in noi, che non partono dal nostro essere ma a cui siamo indotti e lusingati nel desiderarli.
I nostri sogni si identificano con gli ideali in cui crediamo profondamente.
Le fantasie ci servono per alimentare la speranza, con la fantasia tutto è possibile, sta a noi poi metterlo in pratica reinventando ciò che siamo o ciò per cui viviamo, quando non ci piace.
In quanto sognatrice, credo che non ci si dovrebbe preoccupare più di tanto di quello che gli altri dicono o pensano di noi; se ci sentiamo sciocchi, ingenui, anacronistici di fronte a certe situazioni. Se le nostre intenzioni sono buone, ispirate dai valori quali l’onestà, la lealtà, la semplicità, la verità, l’amore, allora è l’altro a dover fare i conti con se stesso e con quello che fa e delle conseguenze delle sue azioni. Non noi.
È chi gioca con i sensi di colpa, infondendo nell’altro incertezza e insicurezza così da renderlo debole, che deve chiedersi perchè ha bisogno di questo.
La forza dei nostri ideali ci fa star bene con noi stessi, ci dà la forza per non cadere vittima dei sensi di colpa che non portano a nulla, non servono a nulla, si rivoltano contro noi stessi e non aiutano a migliorarci.
Siamo una piccola goccia nell’oceano, se ognuno di noi vivesse secondo i propri sogni nell’autenticità e unicità del proprio essere nel rispetto dell’altro, non avremmo bisogno di far parte di una determinata categoria e non avremmo bisogno di tante regole, basterebbero quelle essenziali a garantire la libertà di ognuno che comincia e finisce esattamente dove comincia e finisce quella degli altri.
Ciascuno di noi è una goccia nel mare della vita:
se le gocce pure si moltiplicano,
la distesa delle acque si fa limpida;
se si moltiplicano le gocce sporche,
il mare si trasforma in un grembo di miasmi.