Mio nonno era un ciliegio

Un libro previsto nel programma didattico della scuola secondaria di primo grado di mio figlio che ha letto in un battibaleno con passione, e poi riletto. Per cui mi sono incuriosita e ho voluto leggerlo.

MIO NONNO ERA UN CILIEGIO
di  Angela Nanetti
Illustratori: Balbusso A., Balbusso E.
Genere:  Narrativa e storie vere
Editore: Einaudi Ragazzi, 1997
Età di lettura: dai 9 anni

Quando avevo quattro anni, avevo quattro nonni, due nonni di città e due nonni di campagna…

Incomincia così questo libro che parla di un nonno straordinario e di un ciliegio, dell’oca Alfonsina e di suo marito Oreste, della nonna Teodolinda e delle sue “cose” morbide; e di un bambino, che non dimentica il nonno “matto” che si arrampicava sugli alberi e che lo ha reso tante volte felice.

Questo libro, uscito nel 1998 nella collana “Storie e rime” Einaudi ragazzi, ha raccolto grandi riconoscimenti. Ben cinque Premi Nazionali, con giurie composte, non solo da specialisti della letteratura per l’infanzia ma da numerosi lettori-bambini, lo hanno visto vincitore, a dimostrazione del fatto che in Italia la letteratura di qualità ha un pubblico di lettori attento e sensibile. Difficile la sfida di Angela Nanetti, che si è proposta, raccontando la storia di Tonino e dei suoi nonni, di parlare della vita e della morte, del rapporto tra le generazioni, delle relazioni tra l’uomo e la natura, della gioia e del dolore, utilizzando lo sguardo, la sensibilità e il giudizio di un bambino dai quattro ai nove anni. Ne è scaturito un libro privo di ogni retorica, dove l’ironia si mescola all’emozione e alla commozione; un libro, per dirla con le parole dei bambini di Caslano (Canton Ticino), che “non è come tutti gli altri, è un libro speciale”. “Saldando il registro ironico e quello lirico, l’autrice ha dimostrato di saper raccogliere l’eredità calviniana in un racconto vibrante di leggerezza e poesia che affronta il tema della sofferenza e della morte. L’io narrante infantile segue la decadenza del nonno, un uomo libero, fuori da ogni schema e scopre nel ciliegio il simbolo della continuità della vita”.

Motivazione della Giuria del Premio Bitritto (Bari).

Commento: davvero è un buon racconto, che parla di come i ragazzini vivono i fatti della vita dal loro punto di vista. Richiama per molti aspetti il vissuto che molti bambini avevano una volta quando c’era più tempo per pensare, per ascoltare e spaziare con l’immaginazione. In particolare molto bello il passo in cui il nonno insegna al nipote ad ascoltare il respiro degli alberi.

Leda

Da quando era rimasto solo, il nonno passava molte ore sotto il ciliegio: prima ci accompagnava soprattutto me, ma ora aveva messo lì sotto la sedia della nonna Teodolinda e, quando l’orto lo lasciava libero dai lavori o si voleva riposare, si sedeva su quella sedia, con Alfonsina e le ochette accanto, e se ne stava a occhi chiusi, senza muovere nemmeno un dito.
Una volta lo sorpresi così e gli domandai:
«Nonno, sei morto?»
Allora lui socchiuse un occhio, come facevano i polli della nonna, e mi fece cenno di andargli vicino.
«Mettiti qui,» mi disse, facendomi posto sulla sedia. Io mi sedetti e lui mi cinse le spalle con un braccio e con la mano mi coprì gli occhi.
«E adesso dimmi che cosa vedi,» mi sussurrò.
Io risposi che vedevo solo il buio e lui mi disse:
«Ascolta».

«Che caratterino aveva tua nonna! Ti ho raccontato di quella volta che litigò con il macellaio?»
Era stato per una faccenda di trenta grammi di differenza su delle bistecche, mi spiegò. Il macellaio diceva che dipendeva dal peso della carta e lei diceva che lui glieli aveva rubati. Insomma, ci fu una discussione e alla fine la nonna, siccome il macellaio voleva avere ragione, prese diecimila lire, ne strappò un pezzo e pagò.
«Questo lo tengo per i trenta grammi che mancano», disse.


Il concetto di anziano

Spesso ricordo quando, io ragazza, pensavo ai quarantenni e per me erano “anziani”… Ora che quarantenne lo sono, mi sento una ventenne e spesso come tale agisco e penso. Allo stesso tempo penso ai sessantenni come a degli anziani… Questo per dire che il concetto di anziano è una visione relativa della condizione stessa… Non c’è un età per essere anziani… Si può essere anagraficamente giovani ma anziani dentro e viceversa anagraficamente con più anni ma giovani dentro… L’importante è accettare il tempo che scorre e cercare di trovare delle attività che tengano impegnati e allenati la mente e il corpo.

mamy (la mia saggia amica)


Tieni il segno: ANZIANI E VECCHI

Quanti sanno apprezzare la differenza fra anziani e vecchi? Nel sito troverete un articolo dove si spiega chiaramente che la vecchiaia è una colpa. L’errore fondamentale che spesso si commette (e purtroppo è commesso anche dai media e da chi è preposto all’assistenza agli anziani) è considerare la vecchiaia come ineluttabile. In realtà chi non ha fatto nulla per non invecchiare è colpevole della sua vecchiaia.

Nell’articolo si spiega perché si diventa vecchi invece di diventare anziani; si tratta sostanzialmente di una deviazione dalla retta via.

L’azione per i vecchi

Anziché azioni di tamponamento nella tarda età (che comunque migliorano assai poco la qualità della vita), è necessario far capire agli adulti che da anziani avranno ciò che hanno seminato. Soprattutto è più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male!… continua

Fonte: albanesi.it


Riflessioni sull’articolo:

Cito dall’articolo:
“Anziché azioni di tamponamento nella tarda età (che comunque migliorano assai poco la qualità della vita), è necessario far capire agli adulti che da anziani avranno ciò che hanno seminato. Soprattutto è più produttivo insegnare alla gente a invecchiare bene, piuttosto che assistere persone invecchiate male!”

Ah! Trovo giustissima questa cosa… è da giovani che bisogna prendersi cura di sè e tutto ciò in cui si è investito si raccoglie quando si è anziani. Questo concetto è difficilmente condiviso in una società come la nostra in cui si vuole tutto e subito, ma anche in passato era difficile comprendere che bisogna investire nel tempo per avere domani dei risultati encomiabili. Per esempio tutto quello che riguarda l’educazione non può essere raccolto subito: si opera fin dalla primissima infanzia per giungere a dei traguardi ed è un lavoro lento e graduale. Vedere che uno Stato non investe in un progetto così, è mortificante e mi chiedo un domani che risultati avremo dall’operare di oggi!

“Un concetto distorto è per esempio quello della solitudine degli anziani. Ma che differenza c’è tra un settantenne solo e un quarantenne? Forse che il settantenne non può avere interessi ed essere autosufficiente? Se non li ha, è perché nella sua vita non se li è costruiti o ha rincorso idoli falsi che in tarda età sono crollati.”

Certo l’idolo del denaro non aiuta in tarda età! Chi fatica e sacrifica la propria vita al solo scopo di incamerare denaro, avrà una magra consolazione. Mi viene in mente mio padre e mio zio… quando raggiunsero il pensionamento, mio padre appassionato di caccia, della cura dell’orto, di attività di bricolage, dopo un primo momento di revisione non ebbe alcun problema a riempire le sue giornate.
Mio zio che si era dedicato esclusivamente al lavoro ebbe uno sbandamento totale ed ebbe grossi problemi ad “ammazzare” il tempo nel vero significato del verbo, perchè lo trascorreva tra il bar e lo stressare mia zia.

“A prescindere dal fatto che i nipoti non possono avere un’educazione ottimale da una persona che non è rimasta al passo con i tempi, l’avere “tempo” per occuparsi dei figli dei propri figli vuol dire avere una vita sostanzialmente vuota.”

Credo che l’educazione in primis sia compito dei genitori e delle istituzioni. I nonni dovrebbero avere il modo di “goderseli” i nipoti, come non hanno potuto fare con i figli per le grosse responsabilità che richiede il ruolo di genitore. Essere nonni per me significa scegliere di dedicare il proprio tempo ai nipoti e dar loro comprensione e appoggio nelle difficoltà che incontrano. Un genitore a volte non può essere comprensivo perchè il suo compito è rendere autonomi i propri figli, invece il nonno ha il tempo e la possibilità di dare il suo amore e “accogliere” le difficoltà del nipote.

“In alcuni rari casi il nonno, improvvisamente, può abbandonare i suoi oggetti d’amore e può commutarne il tempo sul nipote: ma come può non rendersi conto che quest’ultimo al massimo fra 10 anni se ne andrà con i suoi amici e conserverà verso l’anziano solo un blando affetto. L’anziano vedrà crollare uno degli ultimi oggetti d’amore della sua vita e capirà che la sua esistenza è alla frutta.”

Questa affermazione la trovo molto cinica. Infondo spetta a noi genitori il compito di insegnare ai nostri figli il valore dell’anziano.
Ai miei tempi la figura del nonno rappresentava un vissuto carico di saggezza, c’era un rispetto profondo per chi aveva vissuto grandi difficoltà (le guerre, la povertà, l’analfabetismo, le malattie…) e mai passava il messaggio che un anziano era inutile.
In tempi come i nostri in cui conta l’apparenza più della sostanza, in cui conta chi produce denaro e successo, non c’è da stupirsi che si consideri l’anziano come inutile, quasi un peso.
Così socialmente da una parte lo si spinge a coprire il dovere di nonno per permettere ai genitori di produrre denaro, dall’altro lo si vuole autonomo perchè non sia un peso per la società.

“Non è difficile prevedere che un quarantenne (o anche un trentenne!) che gestisce male la sua vita sarà un vecchio precoce: perché dunque aiutarlo quando per tanti decenni lui non si è aiutato, anzi spesso derideva chi seguiva un’esistenza più attenta?”

Questa frase non mi piace… è come chi ha detto che non è giusto investire denaro sulla salute di un fumatore, perchè sceglie di farsi del male da solo, così come per l’obeso. Ma nella vita si può sbagliare e questo è un giudizio molto severo. Inoltre mi nasce una domanda: ma che fà la nostra società per affrontare i disagi psicologici che spesso viviamo e stanno alla base di comportamenti “negativi”?
Se devo ricevere un giudizio severo… allora pretendo una risposta altrettanto severa.

Sui punti finali a parte i primi tre che dubito vengano seguiti alla lettera per il resto sono d’accordissimo!

Leda

 

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