Memoria storica: il nostro passato e il fascismo

Ho sempre avuto un rapporto particolare con i libri in genere, l’ultimo dono che mi portò la befana ai tempi delle elementari fu un vocabolario con la copertina verde. Fu un desiderio da me espresso perchè volevo conoscere il significato delle parole, e mi è stato molto utile quando alle medie ebbi il permesso tenerlo sul banco e usarlo durante i temi in classe.

Alla fine di ogni anno scolastico, i libri di narrativa dei miei fratelli finivano puntualmente nella piccola libreria che mio padre mi aveva costruito, recuperando un vecchio mobile a cui aveva tolto le ante, riverniciato e aggiunto delle mensole. Una volta mi ricordo che uno dei miei fratelli, non so per quale ricorrenza, scrisse all’Ambasciata americana prima, e a quella giapponese poi, e ricevette un plico da ognuna con un sacco di materiale meraviglioso da leggere che presentava il paese nel suo complesso: storia, geografia, tradizioni, prodotti ecc. se ben ricordo c’era anche una piccola bandiera e qualche gadget.
Beh! Ecco… è andato tutto perso, perchè un giorno al più piccolo dei miei fratelli che non ha mai amato molto leggere e nemmeno la scuola, venne la brillante idea di bruciare tutto quel materiale e anche i suoi quaderni di scuola e pure qualche libro che era sfuggito alle mie grinfie con la scusa di far spazio. Mi arrabbiai molto con lui e gli diedi del piccolo fascista, sì perchè al tempo del fascismo bruciavano i libri, si sà, la conoscenza rende liberi di pensare e di agire e per un regime questo non va bene.

Verso la fine degli anni 80 in fondo a un armadio trovai abbandonato lì, un libro-tabù: una biografia di Benito Mussolini, regalo di qualche compleanno.
Lo definisco un libro-tabù perchè di fascismo a scuola o in pubblico non se ne parlava proprio, non so se era per poter dimenticare in fretta o se si temeva in qualche modo di incorrere nel reato di apologia del fascismo previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 della Costituzione Italiana.
Ma un conto è fare propaganda e un altro è parlarne per conoscere e capire. I miei genitori invece me ne hanno parlato tanto, perchè tutto l’orrore che era accaduto durante la loro gioventù, dalle deportazioni di cui parla Primo Levi, alle Foibe nel Carso e da ciò che nemmeno loro hanno saputo riguardo l’eugenetica, spiegata da Marco Paolini, non potesse ripetersi ancora.
Pur essendo agli opposti: mia madre come Don Camillo, democristiana incallita, e mio padre come Peppone, comunista convinto (non quel comunismo sovietico, ma quello operaio che forse definirei meglio come socialismo), sul sentire il dovere di parlarne si trovavano entrambi decisamente d’accordo.

A scuola invece, sia alle medie che alle superiori, si arrivava sempre al termine dell’anno scolastico che l’ultimo capitolo del libro, quello appunto sulla Seconda guerra mondiale (1939-1945), rimaneva inviolato. Visto che l’argomento stimolava la mia curiosità me lo andavo comunque a leggere, ma era talmente stringato che sembrava messo lì tanto per…
Dalle superiori appresi che i libri chiaramente subivano l’impronta-censura democristiana, visto che da tanti anni era il partito che governava l’Italia e per contro un certo numero di prof erano di sinistra, e sebbene non si volesse che la politica entrasse nelle scuole (un paradosso) qualcosa appresi anche da loro quando rispondevano alle nostre domande insistenti.
Sono d’accordo sul fatto che la scuola non debba essere politicizzata, ma sono anche dell’idea che la scuola e i media, almeno quelli pubblici, dovrebbero dare un’informazione corretta e non di parte, lasciando libero il cittadino di farsi un’opinione propria. Utopia? Ci sono sempre andata a nozze con le utopie 🙂

Quel libro rimase a lungo chiuso nella libreria, era un bel tomo di 548 pagine! Finchè un giorno mi decisi a leggerlo e la trovai una lettura molto stimolante. L’autore percorre tutto il periodo di vita di Benito Mussolini, ricca di particolari sulla sua vita privata e sugli avvenimenti in Italia e in Europa.
Appresi e mi stupii di molte cose che non conoscevo: sul ruolo dell’Italia in Europa, presa sì in considerazione dalle grandi potenze, ma anche snobbata, tanto che alla fine a Mussolini venne più conveniente allearsi con la Germania che sembrava dargli quell’importanza e considerazione che lui cercava.
Racconta delle condizioni dell’esercito italiano e degli sforzi fatti dal duce per farlo sembrare un GRANDE esercito agli occhi di Hitler, quando in realtà le divise erano quella della prima guerra mondiale (1914-1918) riaggiustate alla bell’e meglio e gli scarponi con i buchi, ma la farsa funzionò… da lontano mica si vedono queste cose…
Ancora, descrive la figura della moglie Rachele, di Galeazzo Ciano, di Claretta Petacci… di Edda di cui sapevo solo pochi fondamentali accenni; la Repubblica di Salò, il mistero sull’uccisione di Mussolini, su ciò che avvenne a piazzale Loreto, su ciò che di bene e ciò che di male ha fatto la Resistenza. Mi ha sempre procurato un brivido di orrore il pensiero di come possano diventare le persone in clima di guerra…
Parecchio materiale di riflessione insomma per conoscere e capire ciò che è avvenuto in quel periodo storico. Rimuovere dalla memoria storica di noi italiani questi fatti non ci aiuta a prendere coscienza e ad acquisire la capacità di saper cogliere i segnali, e a saper riconoscere quando si insinuano nella società correnti di pensiero che minano la libertà garantita dalla Costituzione Italiana.

Leda


Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito Mussolini
di Richard Collier
Traduttore: Vasta M. T.
Genere: storico, biografico, politica e società
Editore: Ugo Mursia Editore, 1971

Se si eccettuano le rievocazioni dedicate a Cavour, Mazzini e Garibaldi, difficilmente si incontra nei profili biografici inglesi di personaggi storici italiani del XIX e del XX secolo, un ritratto che, per lo sfondo popoloso e per la complessa ambientazione abbia richiesto, come questo di Mussolini dovuto a Richard Collier, più ampie ricerche d’équipe in vari Paesi d’Europa e negli Stati Uniti d’America. Infatti, nell’intento di delineare, sceneggiare, filmare con la sua narrativa la figura umana e i contesti politici di uno dei più discussi protagonisti della storia italiana — segno ancor oggi «d’inestinguibil odio» e «d’indomato amor» — l’Autore ha fatto collaborare al lavoro preparatorio di accertamento dei fatti e delle circostanze (per l’acquisizione di attestazioni dirette corredate da memoriali, lettere coeve e testimonianze registrate), quasi cinquecento persone la cui vita – come il Collier scrive – «fu comunque legata a quella di Mussolini, sia che lo abbiano combattuto con tutte le loro forze, o che lo abbiano seguito con cieca fiducia, o che siano state travolte dai marosi della Storia».
[..]
Un grande reportage, eccezionale per la tecnica narrativa e il quadro interpretativo offerto in base alle fonti – anche inedite – ritrovate, accolte e ritenute più attendibili dall’Autore. E i suoi risultati sono qui, messi ora a disposizione dei lettori di lingua italiana dall’Editore Mursia, che fa loro percorrere, insieme all’Autore, l’itinerario dell’ascesa e della caduta di Mussolini, da Predappio a piazzale Loreto.
Va pure detto che questa biografia realizzata dopo innumeri altre d’ogni genere, ha un’impostazione inconsueta per chi senta ancora come una costante storica, etico-politica ed esistenziale nella vita italiana, l’irriducibile antitesi fascismo-antifascismo. E, sotto questo aspetto, un ritratto mussoliniano non in funzione ideologica, senza intenti moralistici e senza riferimenti all’attualità, può essere tacciato di indifferentismo, di «qualunquismo» (sempre che il termine abbia senso per un inglese) o di falsa imparzialità.
L’Autore, infatti, preferisce scorgere e presentare nel suo personaggio storico, l’uomo. Un uomo magari dalle abitudini dimesse di un «piccolo borghese» (tanto in famiglia, quanto nelle evasioni extramatrimoniali), al di qua delle declamazioni della «morale eroica», della «mistica fascista» e dei paludamenti militaristici del «Fondatore dell’Impero». Quasi un travet della dittatura, avviluppato da un «culto della personalità» che gli faceva assumere ed esibire, talvolta, le satireggiate pose da «truce», col risultato di essere un «tiranno» più pittoresco che inesorabile (almeno per il Collier), una inevitabile parentesi — ancorchè rivelatrice — di un certo già latente costume (e malcostume) italiano, in un’epoca di crescenti tendenze autoritarie e totalitarie in varie parti d’Europa.
[..]
Il Collier non ha proposto al suo lavoro conclusioni etiche, non ha redatto bilanci di carattere politico o socio-economico, ma ha lasciato libero ogni lettore di ricomporre con gli elementi da lui elaborati e a seconda della propria formazione e mentalità, l’immagine che più lo convince dell’uomo Mussolini e, in derivazione, un giudizio sul suo operato nel contesto storico dell’età di appartenenza.
Da un punto di vista specialistico, al termine della lettura di questo libro, è da dire che qualche attesa rimarrà tale: e non perchè si richieda a un biografo l’onniscienza storica, ma in quanto il pubblico italiano si è posto da tempo alcuni interrogativi che rimangono anche qui senza risposta.
[..]
Erano tempi terribili e atroci: ma senza gli antefatti e la consapevolezza anche di questi atteggiamenti e ordini draconiani di Mussolini, sfuggirebbero alcuni lati essenziali della sua concreta personalità e, quindi, sarebbero meno comprensibili, nell’orrore che pur desta il ricordo, gli eventi di Dongo, di Giulino di Mezzegra e i furori a piazzale Loreto. Non può essere taciuto, questo, agli italiani, nè trascurato dagli stranieri, affinchè risulti l’effettuale realtà dei giorni dell’ira, quando anche la pietà era morta.

Estratto dalla presentazione del libro, a cura di Gianfranco Bianchi

Ciò che io sono per la Germania, voi,
o Duce, siete per l’Italia.
Ma ciò che noi, insieme, siamo per l’Europa,
solo i posteri potranno valutarlo e stabilirlo.

Adolf Hitler a Benito Mussolini
28 febbraio 1943

 

Dopo tante pene e tanti lutti,
tante lacrime e tante piaghe,
tanto odio, tante ingiustizie
e tanta disperazione, che fare?

Ignazio Silone, Fontamara


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