Melegatti – Storia di un’azienda

Tutto comincia con il giovane Domenico Melegatti, che muove i primi passi nella rinomata pasticceria di suo padre Pietro, in centro a Verona lungo il corso di Porta Borsari. Terminate le scuole elementari, infatti, inizia a lavorare nel laboratorio paterno come i fratelli Giuseppe e Angelo, e ben presto dimostra una particolare attitudine per l’arte pasticciera. Le sue sono idee nuove e originali e a 24 anni partecipa a un Concorso indetto dalla locale Accademia di Agricoltura, commercio e arti in ambito dell’Esposizione agricolo-industriale di Verona, e vince un premio speciale «per i suoi lavori in zucchero».

Dopo la morte del padre, nel 1873 Domenico si trova a gestire l’azienda di famiglia. Accanto ai dolci della tradizione scaligera comincia a proporre nuovi prodotti come gli originali confetti chiamati ghiaie dell’Adige. S’ingegna anche in altri settori alimentari e propone le “caramelle di carne”, antesignane dei moderni dadi da cucina.
La sua è una continua sperimentazione per ottenere nuovi prodotti con nuove tecniche.

Inspirandosi all’antica tradizione veronese di fare il levà la notte della Vigilia di Natale, un impasto a base di lievito, latte e farina arricchito con mandorle granelli di zucchero sulla superficie, a Domenico viene l’idea di modificarne il composto eliminando gli altri ingredienti e aggiungendo una maggior quantità di lievito alla farina e uova, burro e zucchero.
Il nuovo prodotto piace ai clienti della pasticceria Melegatti. Si racconta che un garzone davanti a una fetta del bel dorato dolce si sia espresso con un “L’è proprio un pan de oro” e da lì sia nato il termine “Pandoro”. Nato come dolce della Domenica e dei giorni di festa, solo successivamente si connotò come un dolce tipico natalizio.

Il pandoro richiede una lunga lievitazione (oltre 10 ore) e i 6-7 cicli di lavorazione dell’impasto, per un totale di circa 36 ore di lavorazione. Ciò lo rende un prodotto dolciario che più si presta all’abile arte del pasticcere con laboratori attrezzati, che non a una produzione casalinga. Per dare al pandoro l’originale forma di piramide tronca con la base a stella a otto punte, Domenico appronta uno speciale stampo metallico, e per garantire all’impasto una cottura uniforme, inventa e progetta uno speciale “forno a calore continuo”. La pasticceria si espande assumendo manodopera qualificata e lo spazio del laboratorio si espande.

La data di nascita ufficiale del pandoro è da considerarsi il 14 Ottobre 1894, quando Domenico Melegatti per risolvere i contrasti con altri pasticceri veronesi che rivendicano la paternità del dolce, richiede ed ottiene il Certificato di Privativa Industriale dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia. Al nuovo prodotto definito Pandoro (dolce speciale) viene accordata una protezione della durata di tre anni.

Nel frattempo lancia la famosa “sfida delle 1000 lire”, con cui Domenico Melegatti invita i pasticcieri che fabbricano un dolce simile al suo a divulgare la vera ricetta del Pandoro. Il premio sono Mille lire, una grossa somma per quel tempo, ma nessuno si presenterà.

Ai primi del Novecento il pandoro Melegatti è noto in tutta la provincia veronese e, grazie a un sistema di vendita, conquista tutto il Veneto. Nuove confezioni e imballaggi vengono approntati affinchè il dolce arrivi a destinazione integro e fresco.
Affermatosi in tutto il Nord Italia, Melegatti entra in concorrenza con l’altro caratteristico prodotto natalizio: il panettone ambrosiano. Il pasticcere veronese predispone una vendita diretta aprendo un negozio a Milano, in corso Vittorio Emanuele.

Alla morte di Domenico Melegatti nel 1914 non essendoci eredi diretti, il laboratorio veronese passa alla nipote Irma Barbieri e al marito Virgilio Turco, da più di vent’anni già collaboratore di Melegatti e responsabile del negozio di Milano, che viene chiuso.

Le due Guerre mondiali determinano momenti difficili per l’azienda artigianale alternati a momenti di ripresa, specie nel Secondo dopoguerra quando l’Italia vive una profonda trasformazione sociale. Negli anni 50 in particolare, quando da prodotto artigianale di lusso, come fino a quel tempo era stata considerata la categoria dei dolciumi, diventa un prodotto accessibile anche alle classi meno abbienti, soprattutto grazie allo sviluppo industriale che avviene in Italia. Le nuove tecnologie consentono di aumentare i tempi di conservazione e facilitano la distribuzione su vasta scala. La promozione pubblicitaria, la partecipazione alle Fiere e ad altre manifestazioni in tutta Italia, portano il Pandoro ad essere conosciuto ovunque e ben presto diventa un prodotto di massa.

La “Casa del Pandoro Melegatti” è diventata una società a responsabilità limitata quando in conseguenza al forte incremento delle vendite, decide di aprire nel 1951 un primo stabilimento industriale con l’automatizzazione della produzione, sempre a Verona in via Raggio di sole dove nel 2016 verrà dedicata un’area verde alla memoria dell’imprenditore dolciario scaligero che tanto contribuì allo sviluppo economico veronese.

L’azienda viene quindi ereditata dai figli Turco, e con il matrimonio di Carolina entra nella proprietà anche la famiglia Ronca, che nel tempo subentrerà in maggioranza nella gestione  della Melagatti S.p.A..

Lo sviluppo è incessante, specie negli anni Sessanta quando sul territorio nazionale si diffonde l’apertura dei supermercati. Negli anni Settanta alla notorietà del pandoro Melegatti, nella sua ben nota confezione azzurra, contribuisce non poco la campagna pubblicitaria sui quotidiani nazionali e in TV con testimonial come Franca Valeri e altri volti del mondo dello spettacolo.
Nel 1983 la Melegatti è un’azienda solida proiettata nel futuro. Un nuovo stabilimento viene inaugurato a San Giovanni Lupatoto, oltre al pandoro si produce anche la colomba pasquale.

Ma nel corso del nuovo millennio tra le due famiglie si apre una crisi per divergenze sulle strategie e sul futuro dell’azienda, limitata dalla produzione di soli prodotti stagionali. Nel 2011 viene acquisita la “Nuova Marelli” di Mariano Comense (Como), un’azienda specializzata nella produzione di croissant e merendine lievitate: nata nel 1959 come “Marelli Dolciaria”, è un’attività artigianale apprezzata per la pasticceria artigianale e l’esclusiva linea di bomboniere, che dal 2002 con un nuovo stabilimento viene trasformata in un’industria dolciaria.

Nel 2016 la Melegatti annuncia il trasferimento della produzione storica dell’attività dolciaria comasca a San Martino Buon Albergo (nei pressi di Verona), dove con un investimento molto oneroso viene inaugurato un nuovo stabilimento destinato alla produzione di prodotti dolciari vendibili per tutto il periodo dell’anno.

Ma la forte concorrenza e, soprattutto, una malagestione da parte degli amministratori mettono a dura prova la Melegatti, che nel 2017 si trova bloccata nella produzione e gravata da forti debiti.
A nulla portano i tentativi di salvare l’azienda da parte dei dipendenti disposti a fare sacrifici, dei sindacati, della famiglia Turco disponibile a subentrare in società e a investire per il rilancio della Melegatti. Non è stata sufficiente nemmeno la  campagna social partita dal Web nel Natale 2017 che invitava all’acquisto del pandoro in sostegno ai dipendenti, che nel frattempo hanno sempre provveduto con coscienza e affezione a mantenere vivo il lievito madre originario.
Nel 2018 il Tribunale di Verona dichiara il fallimento della storica azienda Melegatti, che come molti altri marchi italiani rischia di scomparire. Viene quindi rilevata dagli Spezzapria, una famiglia di industriali vicentini, e la Melegatti torna a produrre pandori.

 

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