L’importanza di sapere dov’è Dio

Sto giù, ma tu non ci sei
più giù, e tu non ci sei
no non c’è, più pietà, ormai
Oh Dio, mio Dio, No!

Si apre con una chitarra blues “Che Figlio di Maria” di Pino Scotto, e poi si passa a un suono Metal-rock che ricorda certe band americane anni 80, una preghiera che viene rivolta a un Dio che forse si è scordato di noi.

di Klaus P.
Tratto da: Italia Di Metallo

Sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica, quella che allora era la religione ufficiale dello Stato italiano, per cui è stato automatico entrare a far parte di questa religione fin dalla nascita, non ha richiesto una mia scelta, del resto non era nemmeno considerata visto che a quei tempi si era educati all’obbedienza ad oltranza, senza possibilità di replica.
L’unico spiraglio, mio padre. Non ha mai espresso chiaramente ciò che pensava, ma condividevamo la stessa reticenza, quel sentirci inadeguati nel compiere determinati atti di cui non comprendevamo bene il significato.
Così da piccolina, al rito della confessione del sabato pomeriggio, mi trovavo sempre impicciata nel mio esame di coscienza a trovare sufficienti peccati da espiare; ma a parte qualche atto di disubbidienza nei confronti dei miei genitori, normale espressione di un individuo in crescita, non trovavo altro e così i peccati me li inventavo e il prete non insisteva più.  Per me era un paradosso: dovevo sentirmi in colpa per bugie che non avevo detto, mancanze che non avevo fatto,  parolacce che non avevo nemmeno pensato, e ciò mi metteva in difficoltà e mi rendeva confusa. E poi a dire il vero ho sempre avuto una certa repulsione verso i sensi di colpa perchè in chi li genera è strumento di ricatto, in chi li vive è un’inutile quanto dannosa sofferenza che spesso crea un circolo vizioso. Meglio responsabilizzarsi.
Da adolescente cominciai a trovare delle risposte, ho sempre avuto interesse soffermarmi a discutere sulla fede, in particolar modo con chi vive altre religioni, ed è  meraviglioso scoprire come molte cose ci uniscano, pur nella diversità di ognuno.
Nel mio percorso ho capito che non serve tanto trovare una spiegazione razionale a tutto, è più importante capire e interiorizzare valori e principi che ci facciano star bene, che siano in sintonia con gli altri e con il mondo. Interiorizzare il concetto di Dio e di fede si traduce in azioni spontanee, un atto di libertà che colora la nostra vita, le nostre azioni, i nostri pensieri come espressione di ciò che siamo e diventa tutto più facile, tutto più naturale perchè sarà la nostra coscienza a guidarci. Io credo questo sia lo Spirito Santo.

Siamo liberi di scegliere tra il bene e il male, tra ciò che giusto e ingiusto, ogni religione dovrebbe aiutarci a comprendere e incanalare le nostre energie nella direzione in cui il nostro io possa evolvere nella sua massima espressione: una volontà che unisce gli uomini nel rispetto di se stessi e dell’altro, nel rispetto del bene comune e rifugga da tutto ciò che è artificioso, vano e inutile, se non dannoso all’universo intero, che poi siamo noi con tutto ciò che ci circonda.
Le Sacre Scritture non sono di facile comprensione, perchè sono delle metafore che vanno interpretate, su cui occorre riflettere per comprendere i principi e i valori che possono dare significato alla nostra vita.

È accaduto che nel passato siano state interpretate con i pregiudizi e le superstizioni di quel tempo, basti pensare per esempio che una donna non poteva entrare in una chiesa se era mestruata… cosa che ora può sembrare assurda, ma per quel tempo era regola sacra.
Pertanto credo che tutto ciò che è stato costruito intorno a una religione, che è in contraddizione con ciò che essa stessa insegna, che nega la libertà, l’uguaglianza ed obbliga all’obbedienza, sia artificio dell’uomo che usa la religione come atto di potere per dominare sugli altri.
Credo che ognuno di noi debba imparare prima ad essere onesto e leale con se stesso per poterlo essere con gli altri, cercare la bellezza in ogni gesto, e avere coraggio e fede in se stessi nell’affrontare la vita, allontanare tutto ciò che imbruttisce e ci fa sentire a disagio, che stona con quello che siamo.

In passato siamo stati educati a temere Dio e il suo giudizio, e il diavolo come tentatore, come se non fossimo soggetti delle nostre azioni, capaci di scegliere tra il bene e il male, ma fossimo in qualche modo deboli e succubi del male e vivessimo la nostra vita cercando di redimerci. Così abbiamo bisogno di dare un’immagine a Dio, considerarlo un’entità esterna, abbiamo bisogno di miracoli per credere, di diventare assidui frequentatori di luoghi sacri per trovare conferma della nostra fede, portare collane con immagini sacre come portafortuna, tutto è vendibile e acquistabile, anche il paradiso, sembra… E quando nella nostra vita ci troviamo ad affrontare prove difficili da cui trarre insegnamento, ci poniamo il limite di attribuire a Dio la colpa, lo accusiamo di crudeltà anche per i nostri stessi atti.

Con il progresso e la maggior consapevolezza le religioni hanno perso il loro potere coercitivo e ognuno è in grado di scegliere ed elaborare una propria fede, per cui appare  banale attribuire a Dio tutto ciò che di male ci può capitare nella vita, perchè Dio sta proprio dentro di noi ed è attraverso l’amore che esprimiamo che si realizza.

Una leggenda indù esprime bene questo concetto.

Non credo sia tanto importante a quale religione si appartenga. Importante è che le religioni non siano esse stesse uno scopo, chiuse in se stesse, ma siano strumento le une accanto alle altre per insegnare a credere nell’amore e avere fede in se stessi come esseri capaci di tradurre l’amore in gesti quotidiani.

Leda


«L’amore come principio e l’ordine come base;
il progresso come scopo.»

Auguste Comte

Poiché coabitiamo tutti lo stesso pianeta, dobbiamo imparare a vivere in armonia e in pace l’uno con l’altro e con la natura. Questo non è solo un sogno, ma una necessità. Dipendiamo gli uni dagli altri in così tanti modi che non possiamo vivere più a lungo in comunità isolate e ignorare ciò che accade fuori da queste comunità.

Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama


Un racconto

Il Paradiso e l’Inferno


«Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.»

L’attimo Fuggente


“Credo che ci sia un periodo nella vita di ogni persona in cui si pensa di avere il mondo in pugno, di non avere limiti nella realizzazione di se stessi… poi, però succede sempre un avvenimento che fa crollare questo idillio e ti porta ad affrontare la dura realtà: non si è forti come si pensa, non si è liberi come si pensa… e la maggior parte dei sogni non diventerà realtà. Insomma, si impara a vivere! Il che da una parte è un bene (non fa bene vivere in un mondo utopistico, si perde il contatto con la realtà e con esso il raziocinio), ma dall’altra provoca una rottura che si farà sentire a vita…”

SoileJolie

“Per esperienza personale ti dico che credere fermamente in qualcosa ti dà un’energia tale che a volte le cose cambiano, anche se nessuno ci avrebbe scommesso neanche un centesimo! L’utopia la vedono gli altri… non tu quando credi!… perchè non sono capaci o non vogliono crederci!
Per vivere se stessi e le proprie idee ci vuole molto coraggio, soprattutto se hai tutti contro. Certo occorre raggiungere dei compromessi, proprio per non intaccare quella che è la libertà dell’altro, ma senza per questo dover tradire quello in cui crediamo.
Certo l’obiettivo che ci si pone deve avere delle prerogative per essere raggiunto… occorre una strategia e poi… forza… tanta forza d’animo”.

Luglio 2010 – dal forum di Coming Soon

1000 Oceans – Tori Amos (1999)

Queste lacrime che ho pianto
ho pianto 1000 oceani
e se sembra che io stia fluttuando nell’oscurità
beh, non riesco a credere che ti impedirei,
impedirei di volare via
e piangerei 1000 volte di più
se è quel che ci vuole per farti navigare verso casa…
So bene quali sono le regole
ma tu sai che scapperò
sai che ti seguirò
sopra la collina di Silbury
attraverso il campo inondato di sole
sai che ti seguirò
e se ti troverò
ti ricorderai ancora di come si gioca con i trenini.

Dicevi: seguimi! Trascinando la mia anima per i capelli. Andavi negli oceani più tumultuosi, facendo ondulare, nelle profondità, il mio esile essere come un fuscello. Poi, di corsa, nei deserti più arroventati, con migliaia di crotali ai miei piedi. Quando prendi il cuore e lo stomaco sei peggio di un cancro. Mi hai spinta da altissime cascate facendomi percepire il vuoto, assoluto, più terribile della stessa imminente fine. Mi hai lanciata in caverne popolate da infimi animali che hanno succhiato quasi tutto il mio sangue. Portata in vallate sconfinate, perennemente ghiacciate, abitate da enormi rapaci pronti ad affondare i loro poderosi artigli nella mia povera carne. Sei stato spietato e crudele con me e con tutti gli altri… Già, questa è la tua essenza. Mi hai svegliata nel cuore della notte accelerando i miei battiti all’impazzata e poi via nelle foreste più nere, tra il rumore assordante delle piogge battenti,  il suono minimale della follia. Sulle cime delle montagne più alte ad ascoltare il fortissimo sibilo del vento, nelle grotte più oscure e remote e nell’occhio di uragani giganteschi. Nuda, ad un mio lamento, su taglienti scogli mi hai lasciata, lacerando a sangue i miei poveri piedi. Insieme a te avrei voluto tante volte morire. Guardami. Mi è rimasta soltanto un po’ di compassione per me stessa con la quale non riesco neanche più a combatterti. Prendi pure questa e dimenticati, di me…

Nessuno deve poter avere questo potere su di noi. Piccola, non voglio sentirti così. So che ci sono istanti che premono sul petto come macigni, so che a volte è dura persino alzarsi e far un passo. Ma tieni sempre a mente che la vita è una, e se tu permetti a qualcuno o qualcosa di monopolizzare i tuoi pensieri, non puoi godertela. Piangi, picchia i pugni sul tavolo, odia e con la stessa intensità ama. Non smettere di fare tutto questo. Non smettere di sognare, respirare, correre, saltare… non smettere di vivere! Chi è questa persona per farti “Morire ogni giorno per lei”? Chi ci ama non può volere questo lo sai? Chi ti ama al massimo muore con te se sente che tu lo fai, non ti lascia morire da sola. Percorri le strade del mondo e cerca quel qualcuno che ha voglia di dividere con te il mare, il sole, il vento. Cerca quel qualcuno che quando parlerà di te lo farà dicendo “noi”…cerca chi è disposto non solo a vivere per te e con te, ma anche a viverTI. Perché è quel qualcuno che merita la tua anima dolce e il tuo cuore giovane, ma a volte stanco. Buona vita.

Uno sconosciuto

dal Web

 

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