Domani domani – Laura Luca

Laura Luca esordisce poco più che ventenne al Festival di Sanremo del 1978 con la dolce e melodica “Domani Domani” ballata scritta da Gian Pieretti. Interpreta il brano con tenerezza e dolcezza, rivelandosi un buon successo commerciale.
L’anno successivo il brano verrà incluso nel suo primo LP “Se Mai Ti Stancassi Di Me…” prodotto dal compositore italiano Bruno Tavernese.


Divorzio – La storia di un diritto conquistato

di Giorgio Frasca Polara
25 ottobre 2010

Tra poche settimane il divorzio compie quarant’anni. Fu infatti esattamente il Primo dicembre 1970 che la Camera approvò in via definitiva la legge n. 898 che introduceva nell’ordinamento repubblicano l’istituto del divorzio o meglio, testualmente (e ipocritamente) la “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”. Un bel regalo di Natale per migliaia e migliaia di coppie infelici che non erano state in grado, sino ad allora, di riacquistare la libertà, di rifarsi una vita con un nuovo compagno/con una nuova compagna senza venire bollati di essere «pubblici peccatori e concubini» (in pochi forse ricordano che queste parole erano state usate nel 1956 dal vescovo di Prato, monsignor Fiordelli, in una furiosa omelia contro Mauro Bellandi e Loriana Nunziati: il prete, poi citato in giudizio dalla coppia di fatto, pagò il fio del vergognoso improperio con una salatissima multa).

L’altolà di Paolo VI

L’approvazione della legge (favorevole tutto l’arco delle forze laiche, dai liberali ai comunisti, contrari solo democristiani e neofascisti) segnò la conclusione di un drammatico scontro, destinato poi a prolungarsi per altri quattro anni, accesosi appena il deputato socialista Loris Fortuna e il suo collega liberale Antonio Baslini avevano depositato la prima proposta, sostenuta fortemente dai radicali, in cui compariva per la prima volta (ma c’erano stati precedenti solo nell’Italia ancora non unita) la parola “divorzio”. Nei primi due anni solo schermaglie, comunque ritardatrici, di una discussione di merito. Poi la prima bomba.

È il 23 gennaio del 1967 quando, in seguito a un primo – decisivo – passo solo preliminare alla discussione della legge (il voto della commissione Affari costituzionali di Montecitorio che escludeva la necessità di una riforma costituzionale per introdurre il divorzio nell’ordinamento giuridico), Paolo VI pronuncia un discorso di netta condanna della pura e semplice discussione della legge. Questo vero e proprio alt! di papa Montini costituiva un assurdo, antistorico ritorno alle polemiche di vent’anni prima. Allora, nei lavori preparatori della Costituzione, quando si trattò di elaborare il testo dell’art. 29 della Carta (quello che poi, alla fine, suonò così: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”), la Dc e l’Msi avevano imposto – nella famosa “Commissione dei 75” che preparava i testi per l’aula: ne facevano parte tra gli altri Nenni, Calamandrei, Togliatti –l’aggiunta di un aggettivo alla parola matrimonio: “indissolubile”. Poi però l’Assemblea aveva saggiamente deciso di sopprimere sull’aggettivo-catena, così tagliando le gambe proprio alla tesi che Paolo VI avrebbe rispolverato nel fuoco di una battaglia parlamentare che era già in atto senza esito positivo per l’accanito ostruzionismo del centrodestra. Ma nel 1970, nel vivo dell’autunno caldo e dell’ormai evidente mutamento dei costumi sociali, la Dc fa sapere di essere disposta a cessare l’ostruzionismo (e a convincere l’Msi a fare lo stesso) se a sua volta lo schieramento (maggioritario) che sosteneva le proposte tese a restituire la libertà ai coniugi già separati con sentenza si impegnasse ad approvare la legge attuativa e regolatrice del referendum abrogativo. Previsto in Costituzione, questo istituto era rimasto sino ad allora lettera morta, come le Regioni e la Corte costituzionale.

Giovanni Leone, allora presidente della Camera, gestisce con abilità e porta a buon fine lo “scambio” che, in realtà, è un vero “compromesso alto” in cui ciascuno ottiene l’essenziale senza incidere immediatamente sugli interessi altrui. In realtà il segretario pro tempore della Dc, Amintore Fanfani, crede così di offrire a se stesso, a tutto il fronte antidivorzista e naturalmente al Vaticano il grimaldello per eliminare l’odiato divorzio quando esso sia introdotto nell’ordinamento giuridico.

E infatti, appena la duplice operazione va in porto, i Comitati civici guidati da Luigi Gedda presentano la richiesta di referendum per liquidare l’appena approvata legge.



Ecco alcune considerazioni espresse nel 2010 nel nostro forum:

• Allora a parer mio si possono dire un sacco di cose sul divorzio… e molte persone possono essere a favore o contro, quello che non si capisce, o meglio quello che le coppie che divorziano non capiscono è la ripercussione che certe scelte provocano sui figli, se figli ce ne sono. Il parere comune degli adulti è che basta la frase: “Mamma e papà non vanno tanto d’accordo, non preoccuparti però noi ci vogliamo bene comunque… e di certo non è colpa tua”. Quello che non sanno è che i figli notano tutto, il minimo cambiamento, sanno quando urlano l’uno contro l’altro, sanno quando non si parlano sanno quello che si dicono e lo capiscono pure. Come si sente una bambina che viene presa in braccio dal padre e gli sente dire: “Se succede che ti chiedono con chi vuoi stare tu scegli me vero?” oppure quando gli chiedi se ti piace il tuo cappello e lui ti risponde: “No, perchè era della mamma”. I genitori che divorziano non pensano mai ai loro figli quando decidono di fare certe scelte, ma pensano soltanto a come stare meglio loro stessi, senza preoccuparsi di come si possono sentire sorellina e fratellino a fare su e giù da un paese all’altro per stare il fine settimana con papà… o vederlo tornare da lavoro e non vederlo entrare dalla porta di casa perchè c’è mamma quindi tu non gli puoi nemmeno correre incontro per abbracciarlo. Non potere andare insieme al McDonald come una normalissima famiglia felice e tenere per mano entrambi i tuoi genitori… quelli che ti hanno voluto perchè si amavano, quelli che ti hanno cercato e che ti mormoravano cose dolci e carine attraverso il grembo materno, quelli che tu amavi ancora prima di conoscere, coloro che ti fanno stare bene perchè ti includono nel loro amore reciproco. Sono tutte sensazioni che muoiono nell’esatto istante in cui si lasciano… e non gliene frega assolutamente niente. Detto questo chi può dire che il divorzio sia una cosa buona? E chi può dire che sia cattiva? Nessuno… è un concetto che varia dai punti vista…

• Sono pienamente d’accordo con il fatto che il divorzio per forza di cose viene subito dai figli e in ogni caso rappresenta una destabilizzazione per la loro vita. Ma sono anche concorde che è stato ed è una conquista.
Le motivazioni che spingono una coppia alla decisione di divorziare sono molteplici …a volte banali …a volte molto gravi. La convivenza non è certo facile, soprattutto in quest’epoca in cui la donna ha acquisito autonomia e può realizzarsi socialmente, in cui l’uomo comune sembra molto confuso del suo ruolo e alla ricerca dell’eterna giovinezza, senza contare il fatto che spesso in famiglia accadono violenze fisiche e psicologiche che in passato venivano subite e taciute.
Una cosa spesso mi ha fatto riflettere: ho visto coppie che convivevano da anni decidere di unirsi in matrimonio civile o religioso, e dopo poco separarsi. La cosa mi incuriosisce molto e mi porta a chiedermi se un pezzo di carta firmato possa cambiare così gli eventi.
La mia opinione è che quel pezzo di carta rappresenta un “acquisto” di una certa sicurezza dell’altro, e quindi ad un “adagiarsi” che evidentemente danneggia la vita di coppia. Non so trovare altre spiegazioni.
Per quanto riguarda il divorzio credo che sia molto importante come avviene: se in maniera civile o drammatica.
L’ultima modifica al codice civile prevede l’affidamento condiviso dei figli, ma credo che sia più facile dirlo che attuarlo perchè occorre che entrambe le parti siano dotate di un grande senso di civiltà e di un’apertura mentale… e questo spesso non accade.
Il divorzio sovente è la resa dei conti e i figli ne subiscono le conseguenze.

QUARANT’ANNI DI DIVORZI

Un addio ogni tre matrimoni e l’assegno mensile deludente


Perché si dice addio?


KRAMER CONTRO KRAMER

Nel 1979 un film piuttosto drammatico ma molto realistico sul tema del divorzio fece un certo scalpore e scosse parecchio l’opinione pubblica: Kramer contro Kramer di Robert Benton con Dustin Hoffman, Meryl Streep e Justin Henry in cui viene posto l’accento sui risvolti drammatici e crudeli, anche piuttosto egoistici nella contesa di un figlio, aspetti ancora oggi sottovalutati specie nei riguardi del bambino e del suo stato emotivo. Occorre sempre riflettere sul fatto che i genitori possono decidere di mettere al mondo un figlio, ma il figlio non decide di venire al mondo, nè sceglie quali genitori avere, pertanto i suoi diritti, anche esistenziali, sono i primi a dover essere tutelati.

Mi torna sovente in mente una battuta che Tina Lagostena Bassi soleva dire spesso durante la trasmissione “Forum” quando si discuteva sull’argomento divorzio: “Il divorzio è una cosa da ricchi!” e qui si apre un mondo tra mogli che non vedono alcun contributo al mantenimento dei figli, tra padri che non hanno sufficienti risorse per sopravvivere, ai figli in balia di genitori che regrediscono all’adolescenza, all’incapacità dell’uomo di riconoscere il doppio ruolo che una donna spesso ha nella famiglia. E a questo riguardo in quanto donna, per ironizzare un po’, mi viene in mente una citazione che spiega anche un altro aspetto, ed è un po’ una provocazione:

Il pensiero di cucinare, lavare, stirare, fare la spesa e piegare la biancheria, è, per molti uomini, il più potente, se non l’unico, deterrente verso il divorzio.

Andrea Mucciolo

Sono dell’opinione che serva più coscienza di cosa sia formare una famiglia: è un dovere, un impegno che si sceglie di prendere e va portato avanti giorno per giorno, niente deve essere considerato un diritto acquisito, ma ogni cosa nasce e cresce insieme con la capacità di amare e di condividere. Questa presa di coscienza da ambo le parti farebbe fallire meno matrimoni.

Leda

Povera Rosalia, non te lo meritavi!
Ma io so che adesso tu riposi in pace
coi tuoi piccoli ingenui sogni.
Io davvero, sai Rosalia,
io t’ho anche amata, ma tu…

tu eri troppo, come dire… tu mi chiedevi…
“quanto mi vuoi bene?”
Eri assetata d’amore, povera Rosalia,
troppo assetata! Troppo!

Divorzio all’italiana diretto da Pietro Germi, 1961

 

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