C’era una volta un pastore che faceva pascolare le sue pecore in un prato bellissimo, in una di quelle giornate di primavera nelle quali il sole sembra brillare di più e la brezza ci porta l’odore dei fiori multicolori.
Tutto era pace e calma per il pastore. La giornata si presentava senza nessun problema, l’erba era molto abbondante e fresca, e quindi il pastore praticamente non aveva niente da fare.
Quando era già trascorsa mezza mattinata, udì in lontananza il mormorio di alcune voci e allora, per curiosità, il pastore guardò da dove provenivano e, vide che appartenevano ad alcuni bravi contadini che si davano un gran daffare per lavorare i campi. Allora ebbe l’idea di giocare loro uno scherzo: «Aiuto!Aiuto! È in arrivo il lupo!» gridò loro il pastore.
Ascoltate le grida del pastore, quella brava gente corse armata con i loro ferri del mestiere in aiuto del ragazzo, giacchè sapevano quanto pericoloso poteva essere un lupo affamato. Ma appena arrivarono dove pascolava il gregge, si trovarono soltanto lo scherno e le risate del pastore.
Gli indaffarati contadini accettarono un po’ stizziti lo scherzo pesante del ragazzo e facendo finta di non dare molta importanza all’accaduto, s’incamminarono per continuare i loro lavori in campagna.
Trascorsero così due ore e nuovamente la voce del pastore gridò chiedendo aiuto: «Aiuto! Aiuto! È in arrivo il lupo!»
Ma tutto era ancora uno scherzo! Nè lupo nè niente: c’era solo il pastore che rideva a squarciagola della buona fede di quei coraggiosi lavoratori che per ben due volte erano accorsi in suo aiuto.
Però, poco dopo che se ne furono andati i contadini, un ruggito gli raggelò il cuore: c’era un enorme lupo che assaliva le sue pecore! Terrorizzato, il ragazzo urlò chiedendo aiuto di nuovo ai contadini, perchè il lupo gli sbranava tutto il gregge.
Ma i bravi contadini, credendo che si trattasse ancora di uno scherzo del ragazzo, continuarono le loro faccende senza prestargli la minima attenzione.
Assai caro pagò gli scherzi il pastore. La sua mancanza di riguardo verso gli altri procurò la perdita del suo gregge.
Da questa disgrazia imparò la grande lezione che mai dobbiamo dire delle bugie, perchè se una volta dicessimo la verità, nessuno ci crederebbe.
Favolette della sera – Editrice Rubricart, 1986
Morale: chi dà sempre falsi allarmi, non è più creduto neanche quando dice la verità.
Questo racconto dovrebbe insegnare ad essere più responsabili quando si decide di dare determinati messaggi, informazioni, affermazioni perchè a furia di strumentalizzare e tradire la fiducia delle persone si finisce prima o poi, per forza di cose, a pagarne le conseguenze. Purtroppo però a volte arriviamo a pagarle tutti, per cui è fondamentale saper riconoscere ed evitare chi abusa per abitudine della nostra buona fede.
Il racconto è una rielaborazione di una favola antica attribuita a Esopo.
Esopo fu uno scrittore greco antico che visse nel VI secolo a.C.. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt’oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo.
Secondo la tradizione, Esopo giunse in Grecia come schiavo. Sulle sue origini sono state formulate numerose ipotesi, quella più attendibile sembra essere quella che sia di origine africana. Lo stesso nome “Esopo” potrebbe essere una contrazione della parola greca per “etiope”, termine con cui i Greci si riferivano a tutti gli africani subsahariani. Inoltre, alcuni degli animali che compaiono nelle favole di Esopo erano comuni in Africa, ma non in Europa. Si deve anche osservare che la tradizione orale di moltissimi popoli africani (ma anche dei popoli del Vicino Oriente e dei Persiani) include favole con animali personificati, il cui stile spesso ricorda molto da vicino quello di Esopo.
Le favole di Esopo hanno principalmente uno scopo didascalico ed educativo. Ciò significa che, nelle narrazioni, assistiamo di continuo a situazioni ispirate a un insegnamento pratico soprattutto con uno sfondo di deterrente morale che si riflette sulla fisicità e sull’emotività dei personaggi. Gli exempla di Esopo sono magistrali nella loro piccolezza, riflettono infatti, in situazioni elementari, tutte le caratteristiche della vita reale. L’inganno, la verità, l’apparenza, la stoltezza e l’astuzia: queste caratteristiche astratte sono esposte di frequente in Esopo, ma tutte in correlazione con la morale finale, con un fine educativo.
Il valore educativo delle favole di Esopo spinse sul finire del XVII secolo il re di Francia Luigi XIV a far realizzare un labirinto alla Reggia di Versailles, all’interno del quale si trovavano 39 fontane con statue a rappresentare alcune delle favole.
«La letteratura non è nata il giorno in cui un ragazzo, gridando al lupo al lupo, uscì di corsa dalla valle di Neanderthal con un gran lupo grigio alle calcagna: è nata il giorno in cui un ragazzo arrivò gridando al lupo al lupo, e non c’erano lupi dietro di lui.»
Vladimir Nabokov, celebre scrittore russo, fa riferimento alla trama della favola nelle Lezioni di letteratura, capitolo “Buoni lettori e buoni scrittori”.
«Si può parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti anche raccontando fiabe allegre.
Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente.
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo…»
Gianni Rodari, 1970
LA FIABA
È un racconto fantastico, di solito in prosa e ad ampio sviluppo narrativo in cui domina il meraviglioso, negli episodi come nei personaggi il racconto è anonimo e popolare, di fonte e tradizione orale. La fiaba ebbe sin dai tempi remoti vastissima diffusione nel mondo indoeuropeo, quale importante genere della narrativa orale d’intrattenimento. Dal punto di vista letterario, ebbe grande sviluppo in Oriente (Mille e una notte), mentre in Occidente fu in epoche diverse utilizzata a fini artistici da scrittori che ne fecero pretesto per elaborazioni raffinate nella loro apparente ingenuità e primitività, o, ispirandosi al modello popolare, ne composero di nuove, anche di genere teatrale: le cosiddette fiabe drammatiche (di cui sono un esempio nell’Inghilterra elisabettiana il Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta di Shakespeare). Sulla scorta delle teorie evoluzioniste, si credette che le favole recassero testimonianza di credenze, costumi e riti delle fasi storiche più arcaiche dei popoli che le narravano.
La fiaba si distingue dalla favola, anche se il confine tra esse è incerto, tanto che le due parole sono talvolta impropriamente usate l’una invece dell’altra.
LA FAVOLA
È una breve narrazione per lo più in versi, che racchiude un insegnamento morale e che ha per protagonisti uomini, animali, piante o esseri inanimati. Quando si parla di favola come genere letterario, ci si riferisce comunemente a quella i cui caratteri fondamentali furono segnati già da Esopo e universalmente diffusi da Fedro: essenziale è che essa racchiuda una verità morale o un insegnamento di saggezza pratica e che vi agiscano (a volte insieme a uomini e dei) animali o esseri inanimati, sempre però tipizzazioni e quasi stilizzazioni di virtù e di vizi umani.
(Enciclopedia Treccani)
Un interessante articolo che può essere utile:
Leggere i libri ai bambini fin dai primi anni di vita aiuta loro a sviluppare creatività, memoria e abilità cognitive complesse. L’importante è farlo nei modi e nei momenti giusti.
I LIBRI: AMICI DEI NEURONI
La sera prima di andare a dormire ho letto molte favole ai miei figli, fin da piccoli, qualche libro l’abbiamo pure consumato da quante volte l’abbiamo sfogliato, leggevo loro favole di ogni tipo: quelle classiche, dal Gatto con gli stivali a quelle di Fedro, di Esopo; quelle di Gianni Rodari son sempre piaciute molto. “Le storie del bosco” della Dami edizioni, poi, le tenevamo solo per il pomeriggio perchè le bellissime illustrazioni li coinvolgevano troppo stimolando il dialogo anzichè il sonno.
Alcuni pensano ancora che i bambini quando sono piccolissimi non siano in grado di capire e che parlare con loro sia inutile. Invece non è così, i bambini assimilano tutto, le parole e i concetti entrano nella loro mente e lasciano una traccia che contribuirà alla formazione di una loro personalità originale. Quando sono piccolissimi molto utili sono i libri “cartonati” perchè molto resistenti.
I libri arricchiscono il linguaggio. Un giorno una maestra della scuola primaria apprezzando la ricchezza e la proprietà di linguaggio dei miei figli, lamentò un generale impoverimento nell’uso della lingua italiana. Non ci avevo mai fatto caso, ma mi fece notare ad esempio che i bambini alla domanda: “Chi vende la frutta?” rispondono spesso con il marchio del negozio anzichè con il termine appropriato “fruttivendolo”, così come per il macellaio, l’edicolante ecc., ciò ha determinato la scomparsa di molti termini nel linguaggio comune. Forse noi adulti diamo troppe cose per scontate e non trasferiamo più sui figli il nostro sapere.
Leda
Attenti al lupo – Lucio Dalla (1990)