C’era una volta un piccolo abete che ascoltando gli altri alberi raccontare degli esseri umani e della festa del Natale, non vedeva l’ora di poter anche lui essere decorato con palline colorate, festoni argentati e lucine intermittenti. Sognava ogni notte il suo momento: poter entrare in una calda casa, gustarsi i sorrisi e gli auguri di tutta la famiglia… e solo al pensiero, una piccola lacrima di resina gli sfuggiva dalla contentezza.
Venne un inverno e il desiderio del piccolo abete fu esaudito, quasi per caso venne scelto tra i tanti amici alberi e pensò: “Ecco, è arrivato il mio momento, sono diventato grande”. Fu avvolto nella stoffa umida affinché non perdesse il verde luminoso dei suoi rami, e caricato su un furgoncino partì verso una destinazione ignota. Il viaggio fu lungo e finalmente tornato alla luce, il piccolo abete si trovò nella casa di una famiglia povera: niente palline, niente festoni, solo il verde scintillante dei suoi rami che però faceva la felicità dei bambini. A bocca aperta essi lo stavano a guardare, gli occhi all’insù pieni di incredulità: era il loro primo albero di Natale.
Ma il piccolo abete rimase un po’ deluso, sperava tanto di poter splendere in una grande sala ricca di regali e di addobbi eleganti! Con il passare dei giorni però egli si affezionò a quella casa, povera ma ricca di amore, e di rispetto, nessuno aveva l’ardire di toccarlo, nemmeno il gatto di casa osava arrampicarvisi!
Venne la mattina di Natale e i bambini presto svegli corsero ai piedi del piccolo abete: pochi erano i regali, ma tanti i sorrisi allegri, nell’attesa gioiosa cercavano di indovinare che cosa potessero contenere. Finalmente i genitori permisero loro di scartare i pacchi da cui sbucavano giocattoli di poco conto, ma per loro bellissimi, con cui s’intrattennero fino all’ora del pranzo di Natale, una tavola modesta, niente di speciale.
Passarono i giorni e venne il Capodanno
un brindisi discreto e un augurio sincero.
Venne anche l’Epifania,
e fu il momento di andare via.
Questa volta il piccolo abete non venne incappucciato, ma tolto dal vaso e bagnate le sue radici fu presto accompagnato con tutta la famiglia fino al bosco.
Fu felice di tornare vicino ai suoi amici alberi e poter raccontar loro la sua avventura, anche di quel particolare, quello strano, che tanto lo aveva turbato:
“Passando per la strada ho visto tanti miei simili con qualche pallina dimenticata, e fili d’oro e d’argento aggrovigliati tra i rami che mi salutavano. Mi accorsi però che sbucavano dai cassonetti della spazzatura. Ricchi ma sventurati, spargevano ovunque lacrime di resina per la tristezza”.
“Chissà dove saranno finiti! − si chiesero tutti!
Sono passati molti anni e ora quel piccolo albero è diventato un abete grande e possente. In tutto quel tempo ha visto molti amici andare in vacanza per le feste, qualcuno è tornato, sano o con un ramo spezzato, qualche altro no.
Lui da lontano vede la città e ricorda ancora quei bambini del suo primo Natale che lo avevano accolto nella loro modesta casa, lo avevano amato, curato e rispettato.
C’era una volta e c’è ancora oggi un albero di Natale, sempre diverso e sempre uguale, come un caro amico di famiglia che ogni anno si appresta a trascorrere con noi le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania.
Grande, piccolo, verde o dorato che sia, è testimone del Natale e accanto a cui scambiarsi gli auguri, fare la pace, dirsi qualche parola d’amore. E tutti vogliono bene all’albero di Natale, ogni anno sono disposti a comprare qualche nuova pallina, un angioletto di vetro, un bel puntale. È sempre più bello agli occhi di chi guarda, agli occhi sorpresi di un bambino, ma anche agli occhi compiaciuti di un adulto che vorrebbe tornare bambino in quei giorni di festa da trascorrere con serenità. Quell’albero illuminato che fa la guardia al focolare domestico, che accoglie la famiglia quando rientra a casa la sera, che tiene compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta.
Ma fate sì, che abbia le sue radici, pronto a dismettere l’albero della festa e subito a tornare in mezzo ai boschi, per poter diventare grande, libero e felice.
Perché l’albero di Natale è un albero tutto l’anno, perché è sempre quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.
Morale: l’albero è un essere vivente: nasce, si nutre, cresce, si riproduce e muore, proprio come noi, e come tale richiede rispetto e cura. Offre molti doni ed è un riparo per altri esseri viventi, e mantiene l’equilibrio che l’uomo spesso tende a distruggere lasciandosi dominare dall’avidità e dall’indifferenza. Solo restando semplici e genuini come lo sono i bambini si possono scoprire o apprezzare cose che altrimenti non si vedrebbero neppure.
Leda
Dice il vento Matteo rivolgendosi a Benvenuto nel momento del suo passaggio dall’infanzia alla vita di adulto:
«Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti. Anche se io rimanessi, non potresti, di quello che dico, intendere più una parola. Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscio, rideresti anzi di queste cose».
Dal libro Il segreto del Bosco Vecchio di Dino Buzzati, 1935