Non è un bel periodo per me questo. Dopo aver lasciato 24 anni fa un lavoro dipendente sicuro, per aver creduto nell’impresa famigliare ora mi ritrovo disoccupata perchè di lavoro ne è rimasto solo per una persona e anche anche…
Un po’ con l’avvento della globalizzazione, che l’impresa se l’è inglobata, perchè incrementare la concorrenza per abbattere i prezzi ok, ma la qualità? Gli amministratori del bene pubblico dovrebbero essere capaci di applicare la Legge interpretandola nella realtà in cui sono inseriti, cercando di garantire un minimo di qualità dei servizi. Invece chi ha investito anni e denaro per qualificarsi professionalmente si vede svalutare da una concorrenza selvaggia sui prezzi e sugli orari, si gioca al ribasso e sappiamo benissimo che in tempo di crisi economica come quella che stiamo vivendo, prevale la quantità sulla qualità. Lo vediamo in tutti i settori, siamo tornati indietro di trent’anni come minimo.
Con il passaggio dalla lira all’euro poi, i fessi come noi che hanno convertito il listino prezzi in modo esatto senza maggiorazioni per un senso di correttezza nei confronti del cliente, si trovano fregati dai furbi che hanno portato la merce da 10.000 lire a 10 euro, come se fossimo scemi a non capire la fregatura, che poi si è ritorta contro loro stessi perchè adesso sono costretti a svendere la merce se vogliono sbarcare il lunario, se ci riescono, perchè molti hanno già chiuso. Però nel frattempo hanno contribuito ad abbattere il potere di acquisto così anche chi è stato onesto ne paga le conseguenze.
Poi ancora, i vari redditometri e studi di settore attraverso cui non si conosce e riconosce la crisi, perchè anche se non hai clienti le spese fisse (luce, gas, telefono…) le devi sostenere comunque e vanno ad incidere sul reddito.
Per non parlare delle associazioni di categoria il cui scopo è, o meglio sarebbe, sviluppare l’artigianato, tutelarne gli interessi, favorirne il progresso tecnico… per quanto mi riguarda più che un sindacato rappresentano un tramite per l’erario, finalizzati a riscuotere più denaro possibile, visto che ti consigliano comunque di fare gli adeguamenti…“tanto per stare tranquilli”, dicono. Così spesso ti ritrovi a pagare più di quello che realmente ti compete. E il bello è che ciò che viene loro corrisposto per il lavoro che eseguono, non subisce adeguamenti alla crisi, anche se la tenuta contabile diventa striminzita con il diminuire del volume d’affari e dei dipendenti. Poi non si capisce: tutto avviene tramite terminale ma costa tutto di più. Alla fine chi riscuote nega la crisi che cade tra capo e collo su chi produce e consuma.
Oltre ad essere disoccupata risulto anche una mantenuta, perchè anche se lavoro in casa come lavandaia, stiratrice, cuoca, madre-baby sitter, donna delle pulizie e factotum nelle varie manutenzioni necessarie in una casa, dato che non è lavoro retribuito NON è riconosciuto. Se fossi una donna in carriera dovrei rivolgermi a delle figure professionali e allora sì, potrei quantificare il valore del MIO lavoro…
Questo periodo è per me anche un momento di passaggio, dall’età fertile alla menopausa. Ho deciso di affrontare questo momento come ho fatto per la gravidanza e il parto: in modo del tutto naturale. Così ho continuato a fare tutto come al solito, ho solo smesso di segnare gli ultimi mestrui sul calendario. A mio avviso la menopausa comporta anche dei vantaggi: non ho più la noiosa scadenza mensile del ciclo e non ho più il problema di gravidanze non previste. Finora non ho riscontrato cambiamenti, tranne che per l’umore. Sono un persona tendenzialmente ottimista, dormo come un sasso e mi alzo sempre di buon umore, finchè non arriva qualcuno o qualcosa a rovinarmelo, allora alla mia solita flemma si sostituisce un istinto meno tollerante e paziente, per cui devo razionalizzare le mie sensazioni e le mie reazioni per poterle controllare. Tutto qua.
La cosa che mi infastidisce invece sono quel genere di uomini a cui piace fare battute sarcastiche sul ciclo, sulla menopausa. Vorrei vedere questa tipologia di uomo cavarsela con i dolori mensili dovuti allo sfaldamento della mucosa uterina, con le doglie e il parto, con gli sbalzi ormonali che ti fanno piangere anche se non vorresti e a volte ti precipitano in una depressione profonda che solo recentemente è stata riconosciuta.
Forse non sanno o si sono dimenticati che anche per loro arriverà prima o poi l’andropausa, e a riguardo ho trovato un bel articolo: “Come curare l’andropausa”, ne consiglio la lettura è molto interessante e si noti come si tende a negare o al contrario a drammatizzare un evento, che una volta conosciuto e condiviso può essere affrontato nel migliore dei modi.
Si dovrebbe avere più rispetto per le donne, siamo noi infondo che salvaguardiamo la specie umana.
A riguardo durante la mia prima gravidanza mi è stato regalato questo bellissimo libro:
La straordinaria avventura di una vita che nasce
di Piero Angela, Alberto Angela
Editore: RAI-ERI Mondadori
Genere: mente&corpo, benessere, educazione
Prima edizione: novembre 1996
Un libro utile ai futuri genitori, ma anche a tutti coloro che vogliono scoprire la straordinaria avventura della nascita.
La nascita di una nuova vita è una grande avventura, un viaggio che ognuno di noi ha compiuto nel ventre materno, iniziando come un semplice uovo fecondato e finendo come un individuo completo. Questo nuovo libro di Piero e Alberto Angela racconta che cosa succede nei nove mesi di gravidanza, seguendo passo per passo questo misterioso e straordinario processo di autocostruzione. Come uno scultore che plasma se stesso, infatti, il feto si costruisce per ritocchi successivi, aggiungendo man mano al suo nucleo di partenza vari tipi di strutture sempre più complesse. Il racconto di questa affascinante avventura è dedicato alle donne che sono in attesa di un bambino, ma anche a tutti coloro che desiderano conoscere i percorsi, gli scenari e le difficoltà della loro preistoria personale.
La straordinaria avventura di una vita che nasce offre un quadro aggiornatissimo delle ricerche mediche sui nove mesi di gestazione e costituisce un chiaro e utile vademecum per la madre, in grado di rispondere a tutte le domande, le curiosità e i dubbi non solo sul travaglio, sul parto e sul ritorno a casa, ma anche sull’allattamento, sullo sviluppo mentale del bambino e sui problemi di fertilità.
Tratto dalla sovracoperta del libro
Commento: è un libro di facile lettura, semplice e molto scorrevole, con un approccio scientifico, ma estremamente chiaro anche per chi non se ne intende di medicina e di genetica. Conserva una certa poesia di quest’avventura, a differenza di altri libri che ho letto, troppo freddi perchè troppo tecnici.
Con l’avvento di Internet si possono avere moltissime informazioni, mentre quando ero ragazzina ci si affidava a quello che ci confidavano le amiche. Mi viene ancora da sorridere ricordando la ragazzina di 9 anni, di cui ero diventata amica durante il soggiorno in colonia ad Asiago. Io avevo 8 anni e durante una passeggiata se ne uscì con: “Sai che ho già il menarca?” ahahah io conoscevo cosa fosse il MOnarca, ma del menarca non ne avevo mai sentito parlare, per cui con un’espressione perplessa ingenuamente chiesi che fosse, e lei mi spiegò che era diventata signorina e io ci capii ancora meno. Che frana! 😆
La spiegazione giunse anni dopo a scuola, non ricordo se in quinta elementare o in prima media, mi diedero un libretto da leggere in cui era spiegata la fisiologia e la sessualità a grandi linee. Mentre lo leggevo a casa mia madre, che aveva un certo pudore ad affrontare l’argomento, sbirciando rimase un po’ perplessa, e mi chiese solo chi mi avesse dato il libro.
Qualche anno dopo parlando con le mie amiche seppi di una ragazzina molto chiusa che viveva in una fattoria vicina e che non usciva mai per giocare perchè dopo la scuola era impegnata con i lavori di casa. Quando le vennero le prime mestruazioni si spaventò talmente che sparì per molte ore preoccupando tutti. Nessuno l’aveva preparata all’evento e si vergognava a parlarne con qualcuno, così si era nascosta perchè aveva creduto di avere “un brutto male”.
Leda