NATALE STRANO
Sogno un Natale strano
senza neon alieni
ma solo con la luce delle stelle
senza rumori rudi
ma solo con la musica del vento
senza doni in scatole di plastica
ma solo con il dono dell’amore
e un manto bianco
che protegga il grano in erba
e nel camino antico la poesia
di un grosso ceppo scoppiettante
che ti fa compagnia.
di Amerigo Iannacone
Dall’Avvento all’Epifania, tradizionali sono diventati i Mercatini di Natale, che contribuiscono ogni anno a creare un’atmosfera suggestiva. Tipici del nord Europa si sono diffusi un po’ ovunque, anche in Italia, soprattutto a sud delle Alpi e offrono una vasta gamma di attrazioni per grandi e piccini: dagli oggetti per decorare l’albero alle statuine per il presepe, dai dolciumi e specialità natalizie, ai giocattoli e all’abbigliamento.
La tradizione dei Mercatini di Natale risale a un tempo in cui per gli acquisti si attendevano le feste e le fiere, dove si davano appuntamento i migliori artigiani per esporre le loro “opere” che, nel caso del Natale, richiamavano la Natività e l’Avvento.
Le prime tracce di Mercati di Natale si hanno in Germania e in Alsazia, risalgono al XIV secolo, conosciuti con il nome di Mercato di San Nicola. Il primo documento che ne attesta l’esistenza è datato 1434 e cita un Striezelmarkt (mercato degli ‘Striezel‘, un dolce tedesco) che ha avuto luogo a Dresda, il lunedì precedente il Natale. Più tardi, durante la Riforma protestante, il nome fu ribattezzato in Christkindlmarkt (i “mercatini del Bambin Gesù”). Altri antichi mercati sono quello di Strasburgo che risale al 1570, e quello di Norimberga del 1628.
In Italia il più antico e uno dei più famosi, è il Mercatino di Natale di Bolzano, il primo in Alto Adige, che insieme a Bressanone viene organizzato per la prima volta nel 1991, raggiungendo subito un buon numero di visitatori che è aumentato nel corso del tempo.
BOLZANO – Dalla centralissima Piazza Walther tutto il centro storico di Bolzano si colora di magia e suggestione, tra luci e profumi un’ottantina di bancarelle accuratamente allestite mettono in mostra meravigliose sculture in legno, palline di vetro decorate a mano, prodotti dell’artigianato locale, come i cappelli e le tipiche pantofole in lana cotta, calde e confortevoli.
Per non parlare delle irresistibili specialità gastronomiche del territorio: i profumi dei biscotti speziati e dell’immancabile strudel (che tra l’altro io adoro), si mescolano a quello del vin brulè e del caldo succo di mele che riscaldano le mani intirizzite dal freddo. Per chi, invece, ha un certo appetito immancabili sono i classici wurstel con i crauti e i tradizionali brezel, un tipo di pane a forma di anello con le due estremità annodate e dalla superficie ambrata cosparsa di sale. I cori e le musiche natalizie accompagnano le manifestazioni folkloristiche organizzate dalla città.
Un accento particolare merita il Mercatino della Solidarietà di Bolzano, che vede coinvolte associazioni locali nell’esposizione di prodotti artigianali di alta qualità, il cui ricavato è destinato al sostegno di progetti solidali a livello nazionale e internazionale.
I Mercatini di Natale rappresentano una vera e propria attrattiva, tanto che per l’occasione vengono organizzati dei viaggi in pullman. Essendo a Bolzano, sarebbe davvero un peccato non cogliere l’occasione di visitare un altro dei prodotti artigianali locali veramente unico e grazioso: le mitiche creazioni Thun.
Il frutto dell’amore che guidò la contessa Lene vive ancora oggi in un mondo incantevole fatto di suoni, di luci, di immagini, dove tutto è meraviglia. Nel 2008 per onorare il ricordo della Contessa viene creata la “Fondazione Contessa Lene Thun”, una ONLUS che ha come obiettivo quello di promuovere e sostenere la creatività, l’artigianato e la cultura così come le interpretava la Contessa.
Se Bolzano è la città dove le Culture si incontrano,
tra i romantici Portici e i palazzi in stile,
con Il Catinaccio e le Dolomiti che fanno da sfondo,
le altre città dei Mercatini altoatesini non sono da meno.
Cinque città dell’Alto Adige, cinque modi particolari e unici
di vedere, sentire, gustare le emozioni del Natale.
BRESSANONE – si trova a 40 km a nord di Bolzano in una conca tra i fiumi Isarco e Rienza. È la città dei presepi, la cui tradizione vanta una storia di 300 anni ben rappresentata dall’eccezionale Museo permanente dei Presepi Tirolesi, che si trova all’interno del Palazzo Vescovile, una delle collezioni più importanti d’Europa. Non è tanto l’alto valore artistico delle statuine dipinte o intagliate a mano a rendere ancor più prestigiosa questa raccolta, ma il fatto che non si limitano alla Natività, ma rappresentano molti degli episodi legati al Nuovo Testamento ed alla Storia della Redenzione.
La Piazza del Duomo, costruzione originariamente di stile romanico, successivamente trasformata in stile gotico, è una festa di colori, sapori e musica. Nelle bancarelle si possono ammirare le tradizionali decorazioni, candele, angioletti, ceramiche tirolesi; gli artigiani del luogo danno dimostrazione degli antichi mestieri, ricchi di tradizione e di storia.
In un variopinto miscuglio di profumi e sapori unici, immancabili sono gli strauben, frittelle dolci tipiche del Tirolo, a forma di chiocciola aromatizzate con la grappa e arricchite con marmellata di mirtilli rossi.
Tradizionali di Bressanone sono i concerti e la passeggiata in carrozza per la città.
Nel periodo natalizio in montagna si respira davvero un’atmosfera particolare, un po’ per la neve, un po’ per la cura e la meticolosa sobrietà dei decori a cui partecipano famiglie e negozianti insieme, un po’ per l’attenzione dedicata alle tradizioni e all’accoglienza, è un vero incanto!
BRUNICO – Pittoresca città che prende il nome dal suo fondatore, il principe vescovo Bruno von Kirchberg, è citata per la prima volta in documenti del 1256. Dista 70 km da Bolzano ed è definita “LaPerla della Val Pusteria”, per il paesaggio straordinariamente bello e per la varietà di attività e svaghi che offre.
Emozionante passeggiare tra le incantevoli case medioevali della Via Centrale e il Mercatino di Natale in Piazza Municipio, che offre i più caratteristici prodotti artigianali e specialità dolciarie per tutti i gusti, tra cui lo Zelten il tipico dolce natalizio dell’Alto Adige, un pandolce a base di frutta secca, fichi, canditi e noci. L’ambiente è animato da orchestrine e strumenti a fiato, i suonatori del corno delle Alpi creano un’atmosfera tipicamente natalizia, davanti ai presepi in legno a grandezza naturale.
Altre specialità che si possono gustare sono il pane con il formaggio fuso delle malghe, il fragrante pane del contadino, pane integrale con porri, pancetta e formaggio, e ancora i dinnede, dischi di pasta di pane tirata fine e farciti con cipolla, speck, patate o formaggio.
VIPITENO – Qui la magia, è nel centro storico medioevale incluso nel circuito de I borghi più belli d’Italia. Nella piazza principale vi è l’imponente Torre delle Dodici, diventata simbolo della città, essa divide Città Nuova da Città Vecchia e fa da sfondo al Mercatino che durante l’Avvento rende ancor più suggestivo il paesaggio.
A Vipiteno tradizionale è la sfilata di San Nicolò, durante la quale, mentre il santo distribuisce dolci ai bambini, alle sue spalle compaiono i Krampus, una masnada di diavoli terrificanti e spettacolari che vagano per il paese con campanacci e corni.
Tra le bancarelle ai bambini i maestri cestai insegnano l’arte dell’intrecciare a mano, si fa il pane e i biscotti insieme, si costruisce un presepe. Sulle bancarelle oggetti in feltro e prodotti tipici del Tirolo.
I Mercatini di Natale dell’Alto Adige per essere sempre più eco-compatibili collaborano con l’Ecoistituto Alto Adige, affinché il periodo dell’Avvento sia vissuto in maniera ecologica e rispettosa dell’ambiente, e i cinque Mercatini natalizi diventino un Green Event.
MERANO – Il Mercatino di Natale con le sue bancarelle è disposto in parallelo alla romantica passeggiata Lungo Passirio. Il Tirolo è una zona incantevole e, senza alcuna intenzione di voler sminuire le altre quattro città, mi soffermo un po’ di più su Merano perchè è il luogo che conosco meglio, avendo avuto modo di soggiornarvi qualche giorno diversi anni fa.
MERANO
Merano è il capoluogo della comunità comprensoriale del Burgraviato, nella provincia autonoma di Bolzano. Il nome deriva dal “Burggraf” della Contea del Tirolo, ovvero dal burgravio, titolo del conte tirolese e il di lui distretto amministrativo che formò il nucleo antico di questa contea.
Del comprensorio ne fanno parte la Val Passiria, la Val d’Ultimo, l’Alta Val di Non e l’area meranese della Val d’Adige.
Per la sua posizione a fondovalle Merano è caratterizzata da un clima mite e, cosa abbastanza singolare, da una flora mediterranea insieme a un panorama alpino.
Durante il periodo dell’Avvento è la romantica passeggiata lungo il Passirio ad ospitare il Mercatino di Natale. Il torrente, ahimè, in passato è stato oggetto di devastanti inondazioni fino al 1817, quando per i gravi danni subiti si decise di risistemare ed ampliare il muro arginale. Negli anni a seguire, sopra questo muro fu costruita una passeggiata che gode di un certo fascino e risale il torrente ai suoi due lati ed è denominata rispettivamente:
la Passeggiata d’Inverno con la Wandelhalle (portico) in stile rococò, e l’ombreggiata Passeggiata d’Estate all’inizio della quale si trova una statua dedicata all’imperatrice Elisabetta di Baviera, consorte di Francesco Giuseppe d’Austria.
La duchessina bavarese divenuta celebre con il nomignolo originale Sissi, o più precisamente Sisi, divenne imperatrice d’Austria, regina apostolica d’Ungheria, regina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d’Austria.
Ella soggiornò al Castel Trauttmansdorff in più occasioni, trovando conforto nei momenti bui della sua vita, e contribuendo alla notorietà di Merano come città termale e luogo di cura e villeggiatura.
Come dimenticare la Principessa Sissi della trilogia a lei dedicata tra gli anni 1955-57 per la regia di Ernst Marischka. Film piacevolmente visti e rivisti in cui la duchessina (impropriamente chiamata “principessa”) è interpretata da Romy Schneider, insieme a Karlheinz Böhm nella parte dell’Imperatore Francesco Giuseppe.
Nell’immaginario della gente la figura di Sissi è rimasta talmente legata alla bellezza genuina di Romy Schneider, che Luchino Visconti la ripropose nel film Ludwig del 1972. Terzo film insieme a La caduta degli Dei e Morte a Venezia, della “trilogia tedesca” viscontiana, rappresenta però l’imperatrice in maniera più disincantata e realistica.
Il film racconta la storia di Ludovico di Baviera, interpretato da un altrettanto indimenticabile Helmut Berger, sovrano eccentrico che ebbe una lunga amicizia con Sissi, con la quale condivideva l’amore per la natura e l’arte, e anche una certa repulsione per i formalismi aristocratici e i conflitti armati.
Ben voluto e amato dal suo popolo, Ludovico di Baviera fu un sovrano molto inusuale. Egli amava viaggiare in incognito tra la sua gente e successivamente, a chi si era dimostrato ospitale con lui senza sapere che si trattasse del sovrano, veniva ricompensato con cospicui doni. Uno dei suoi detti più citato è:
«Voglio rimanere un eterno enigma
per me stesso e per gli altri».
Sovrano che divenne famoso anche per aver commissionato la costruzione di numerosi castelli fiabeschi, i quali mentre a quel tempo prosciugarono le casse della famiglia reale bavarese, per paradosso oggi sono invece fonte di cospicui guadagni per lo Stato.
Ludovico, fervente sostenitore di Richard Wagner, finanziò anche la costruzione del Festspielhaus di Bayreuth, un teatro d’opera situato su una piccola collina nella parte nord della città di Bayreuth, in Baviera (Germania). Il teatro fu appositamente concepito e progettato per le rappresentazioni wagneriane, e la sua inaugurazione fu un un vero e proprio fenomeno socio-culturale che coincise con la prima rappresentazione assoluta della Tetralogia Der Ring des Nibelungen (L’anello del Nibelungo) nel 1876.
È la sede dell’annuale Festival di Bayreuth, dedicato esclusivamente alla rappresentazione dei drammi del compositore tedesco Richard Wagner.
È curioso come tra gli attori e i personaggi interpretati s’incrocino vite segnate dall’inquietudine e da una certa sofferenza, come del resto fu per lo scrittore Franz Kafka, altro ospite illustre che soggiornò a Merano.
Sia la vita di Elisabetta di Baviera che il poema epico tedesco La canzone dei Nibelunghi che ispirò Wagner, sono diventati anche produzioni per la TV. La prima è una miniserie in due puntate dal titolo Sissi, coprodotta da Austria e Italia nel 2009, con l’attrice italiana Cristiana Capotondi, che a mio parere combacia perfettamente con l’immaginario comune lasciato dall’indimenticabile Romy Schneider. La seconda è un film dal titolo The ring and the dragon del 2004 diretto da Uli Edel, dove Robert Pattinson comincia a farsi notare.
LE TERME
L’acqua piovana attraversando le rocce granitiche del Monte San Vigilio, rilievo delle Alpi Retiche meridionali della val Venosta, giunge a Merano arricchita di radon, fluoro e metalli rari.
Alle Terme di Merano, una struttura termale e turistica al centro della città opera dell’architetto Matteo Thun, fin dagli anni 60 vengono riconosciuti effetti curativi certificati. Si tratta di acqua minerale controllata clinicamente (come da Decreto Medico Provinciale Bolzano n. 2677 dd 30.06.1966 su base nulla osta Ministero della Sanità di Roma dd 23.06.1966).
Nella struttura particolare attenzione viene rivolta al wellness: una filosofia di vita che mette il benessere della persona al centro dell’attenzione proponendo attività sportive, pratiche di rigenerazione oltre che di mental training, combinate con un’alimentazione corretta. Una disciplina che favorisce uno stato di benessere ed equilibrio psicofisico.
Alla periferia di Merano sorgono il paese e il castello di Tirolo da cui prende nome la regione storica del Tirolo. Tra i musei, unico nel suo genere è il Museo delle Donne voluto da Evelyn Ortner, che attraverso la moda, gli abiti, gli accessori e gli oggetti di vita quotidiana racconta l’evoluzione dell’ideale di bellezza della donna e del suo ruolo all’interno della società negli ultimi due secoli.
Museo delle Donne – Merano
Merano dal 1993 è anche la sede del Meraner Lyrikpreis, uno dei più prestigiosi premi letterari in lingua tedesca dedicato alla poesia lirica, un genere di poesia che esprime in modo soggettivo il sentimento del poeta e attraversa epoche e luoghi diversi.
L’opera vincitrice, di volta in volta, viene proposta tradotta dal tedesco all’italiano durante il Premio Letterario Internazionale Merano Europa (Internationaler Literaturpreis Merano-Europa) in seguito a un particolare legame sviluppatosi tra i due Premi.
Al Kurhaus, il palazzo liberty affacciato sulla Passeggiata Lungo Passirio, dal 1992 ogni anno si tiene il Merano Wine Festival, uno dei più prestigiosi nel mondo del vino.
Dislocate lungo i pendii di Merano numerose sono le piccole cantine ed enoteche dove è possibile degustare e acquistare vini autoctoni e pregiati, in ambienti molto caratteristici.
Il torrente Passirio oltre che a produrre energia con le centrali idroelettriche, si presta per le gare di canoa, altamente spettacolari e di spessore internazionale, tanto che si sono disputati tre campionati mondiali.
L’Ippodromo di Maia inaugurato nel 1935, è una delle piste più belle in Europa. Grazie alla sua posizione favorevole tra il Mediterraneo e i paesi dell’Europa settentrionali e orientali, l’Ippodromo di Merano è punto di attrazione e luogo ideale per le diverse gare, tra le quali la più importante dell’anno è il “Gran Premio Merano Forst” che si svolge l’ultima domenica di settembre.
Forst è un nome legato indissolubilmente a questa zona, fondata nel 1863 è il maggiore produttore italiano indipendente di birra il cui primo stabilimento sorge tutt’oggi appena fuori Merano in direzione della Val Venosta, in un fondo valle dove gode di notevoli quantità di acqua pura di sorgente, immersa in una natura incontaminata in cui dominano maestose le montagne.
Fortemente radicata nel territorio Birra Forst sostiene la cultura, le tradizione locali e gli eventi sportivi in collaborazione con diverse associazioni.
Ippoterapia a Merano
Nei luoghi di montagna l’attenzione per gli animali e la natura, ha radici profonde, gli animali vivono a stretto contatto con gli uomini, aiutandoli da sempre nei lavori di casa ed essendo fedeli compagni di ogni giorno.
Il cavallo è un animale sensibile, fedele e dolce, caratteristiche ideali per instaurare un buon rapporto, per ritrovare un equilibrio tra indipendenza e bisogno di aiuto e sviluppare la capacità di seguire delle regole. Inoltre l’andatura del cavallo migliora la capacità di movimento, forma i muscoli e aiuta a conseguire una maggiore padronanza del proprio corpo.
Particolarmente indicata per i bambini, l’ippoterapy dona un benessere emotivo e un miglioramento della qualità di vita della persona da un punto di vista sia psico-fisico che sociale, in armonia con l’ambiente circostante.
In questi luoghi ho incontrato persone sempre molto cordiali, abituate a darsi da fare, senza tante smancerie, ma nel momento del bisogno non fanno mancare il loro aiuto, che poi è quello che conta nella vita.
Chi conosce la montagna sa quanto repentino possa essere un forte temporale, un’abbondante nevicata e la gente è abituata a tirarsi sù le maniche e a darsi da fare nel migliore dei modi. Imparare a far fronte alle difficoltà forgia il carattere e infonde grande dignità, sentimento che qui è di casa.
In Veneto come in Trentino-Alto Adige/Südtirol, ma un po’ in tutte le zone di montagna, condividiamo la tradizione del vin brulè, che nel periodo invernale (senza esagerare naturalmente) scalda gli animi e ammorbidisce un po’ la vita, che va presa sempre con filosofia, che poi tutto va e passa.
Leda
VIN BRULÈ
Ingredienti: per 4 persone:
1 litro di vino nostrano corposo rosso
1-2 bastoncini di cannella
qualche chiodo di garofano
qualche cucchiaio di zucchero
Preparazione:
Versate il vino in una pentola di terracotta, mettetela sul fuoco, meglio se si tratta di cucina a legna.
Versatevi la cannella, ridotta a pezzetti, e i chiodi di garofano.
Poi, tanto par far un poc ad sena! con uno zolfanello sfiorate il vino in ebollizione e bruciate l’alcol che sta evaporando.
Tolta la pentola dal fuoco, eliminate con un cucchiaio le spezie e servite il vino ancora caldissimo in tazze, aggiungendo eventualmente, a chi lo gradisse, un po’ di zucchero.
I dis che al brulè al guaris l’asfandor e la fievra. Par mi l’è na scusa par imbriagars in maniera fina!
(Dicono che il vin brulè guarisce il raffreddore e la febbre. Per me è una scusa per ubriacarsi in maniera elegante!)
Tratto da: La ricetta della nonna – Antologia di ricette ricostruite dagli scolari e dagli studenti delle Province di Padova e Rovigo, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, 1982