Madame Bovary – audiolibro

Un romanzo che ho letto molti anni fa, ed è stato un grande piacere rispolverarlo nella versione audio con una piacevole voce femminile, e riscoprirlo oggi, con una visione mia personale diversa della società.

Madame Bovary
di Gustave Flaubert
Genere: Letteratura classica
Voce narrante: Elsa Agalbato
Introduzione di: Massimo Raffaeli
Riduzione: Chiara Nicoletti
Musiche: sì
Tipologia: Il Terzo Anello – Ad Alta Voce – Radio Tre
Il Narratore Audiolibri – CD Audio o download formato MP3 (edizione integrale)

Emma Rouault è una ragazza di provincia ed è la moglie di Charles Bovary, un ufficiale sanitario che esercita la sua professione in una cittadina di provincia. Il suo matrimonio si rivela per lei una delusione poichè non corrisponde alla sua idea di amore romantico, costruita sulle molte letture sentimentali divorate sin dalla prima giovinezza.
Sente che la sua è una vita coniugale grigia e vuota e il marito le appare sempre più un uomo ottuso e dalla personalità mediocre, per lui prova disprezzo sempre più.
Quello che lei desidera è una vita bella, vivace, lussuosa e appassionante. La sua è una sensibilità romantica molto accesa, che la rende insoddisfatta e la salute finisce col risentirne. Ma suo marito, che infondo è innamorato, sembra non comprendere proprio le ragioni del suo tormento.
In un crescendo di insofferenza per l’ambiente provinciale, disgustata dalle meschinità di alcuni, cerca di evadere dalla mediocrità assecondando le attenzioni di un giovanotto, sognatore deluso come lei.
Ma a rompere la sua noia ci pensa ben Rodolphe, un dongiovanni ricco proprietario della zona che vede in lei una facile preda. Ci vuole proprio poco perchè la sua natura si riveli, ed Emma nuovamente delusa nelle sue aspettative comincia a condurre una vita dispendiosa, arriva persino a indebitarsi con un usuraio. La rovina e il disonore sono ormai prossimi, nessun sperato aiuto le giunge, arriva il momento in cui la situazione precipita e lei soccombe oramai senza speranza.

Flaubert per il personaggio di Emma si dice si sia ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto all’epoca, di una giovane donna, Delphine Delamare che ebbe diversi amanti e piena di debiti finì per suicidarsi.

Interessante l’introduzione di Massimo Raffaeli:
“Emma è strangolata dal più romantico dei conflitti, vive nella realtà, vuole evaderne, e però naufraga nell’ideale”.
Come pure il commento finale:
“Tante volte il romanzo assomiglia a una forma della vita, prima che a un’opera letteraria”.
Molto interessante anche la disquisizione sul Bovarismo.

«La sua volontà, come il velo del suo cappello tenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti, c’è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene».

Il romanzo più famoso dello scrittore francese Gustave Flaubert sin dalle prime puntate pubblicate sulla rivista Revue de Paris sollevò scalpore e venne accusato di oscenità, tanto da subire nel 1857 un processo per “oltraggio contro la morale pubblica e il buon costume”. Lo stesso che accade a Charles Baudelaire con la pubblicazione sempre nel 1857 di Les Fleurs du Mal. Mentre Flaubert venne assolto, Baudelaire venne condannato a pagare una multa e ad eliminare 6 poesie considerate “oscene”.

Il romanzo fu messo sotto inchiesta e Flaubert accusato di esaltare l’adulterio; ciò che creò maggior scandalo fu il fatto che nella storia egli non giudica direttamente la moralità di Emma Bovary, e si astiene dal condannarne esplicitamente l’adulterio.
Dopo l’assoluzione il romanzo divenne un bestseller.

Riporto parte di una recensione tratta da Il Narratore Audiolibri:

I personaggi che popolano il romanzo sono la personificazione dello sgretolamento e della decadenza della società borghese; in particolare la protagonista, Emma Rouault, è molto lontana dalle romantiche eroine letterarie che l’hanno preceduta.

L’ipocrita borghesia contemporanea a Flaubert grida allo scandalo, vedendosi ritratta in tutto il proprio disfacimento; sull’intreccio, ispirato a un episodio di cronaca e scandaloso di per sé, grava l’ulteriore fatto che lo scrittore non punta il dito contro i propri personaggi per condannarne la condotta: semplicemente, li restituisce per come sono. Flaubert semmai indirizza il suo commento critico contro la propria epoca e contro il pensiero romantico che, come l’anti-eroina Emma Bovary dimostra, valorizza la dimensione irrealizzabile del sogno e della fantasticheria a discapito della realtà, che appare perciò invivibile.

Personaggi e accadimenti del romanzo risultano tanto oltraggiosi per la morale borghese, quanto fedeli al vero per i più importanti attori della scena letteraria parigina. Madame Bovary riscuote il consenso di scrittori del calibro di George Sand e Victor Hugo. La descrizione oggettiva dei fatti e dei caratteri, rinforzata da una minuziosa ricerca della perfezione lessicale, permea il romanzo di un realismo quasi mimetico e apre la strada al naturalismo letterario. Il processo intentato contro l’autore, che si risolve nell’inevitabile assoluzione dello scrittore e del romanzo, è seguito dall’affermazione di Flaubert nel panorama letterario francese e da un enorme successo di critica e di pubblico, che si prolunga fino ad oggi.

Fonte: il Narratore Audiolibri

Commento: Sembra quanto mai attuale.
L’ipocrisia imperante e l’amore idealizzato che non trova compimento per una distorta se non mancata, educazione ai sentimenti: Emma cerca un amore idealizzato in una passione travolgente che la consuma, mentre Charles si rifugia in una specie di adorazione, disattento e passivo. La mancata risposta a questo bisogno d’amore viene compensata dalla blanda soddisfazione in cose materiali e nell’accumulo di denaro.

L’inquietudine di Emma, la sua insoddisfazione e le consuetudini sociali, generano comportamenti negativi dando vita a un giro vizioso fatto di inganni, ipocrisie e falsità. Flaubert lontano dall’essere ipocrita non intende fare di Emma un capro espiatorio e addossarle tutte le colpe, perchè per quanto viva di illusioni e fantasie nel suo mondo parallelo, ella dimostra comunque una sensibilità per la bellezza e la grandezza che pare del tutto ignota ai “benpensanti”.
Il confronto con Emma amplifica la banalità della vita borghese che pur vivendo una vita agiata, non soggiogata al lavoro fisico appare indolente, mediocre, distratta e incapace di vivere i sentimenti in prima persona e di stabilire contatti autentici e profondi.

È un audiolibro che piacerà sicuramente a chi ama i classici, a chi piacciono testi che stimolano alla riflessione e a farsi un’opinione personale.

Leda

Breve biografia dell’autore: Gustave Flaubert nasce a Rouen in Normandia nel 1821 in una famiglia borghese, il padre era un’illustre medico chirurgo. Egli amava molto leggere, specie negli anni del liceo che si caratterizzano per una sua grande sensibilità romantica. Una passionalità che il giovane Flaubert esprime in modo enfatico nei suoi primi scritti, dove non manca peraltro di manifestare le sue idee sulla vita.
Come in Memorie di un pazzo del 1839 che in parte è autobiografico, in cui vi è un alternarsi tra l’abbandono al sogno e la dura autocritica. O in Novembre del 1842 in cui rievoca i sogni adolescenziali destinati a infrangersi, a essere delusi a contatto con la realtà, e in cui già emerge l’irrisione alla mentalità borghese.

Terminato il liceo si trasferisce a Parigi per iniziare gli studi di Diritto, ma in lui prevale l’interesse a frequentare gli ambienti letterari. Il manifestarsi di gravi disturbi nervosi, che poi lo affliggeranno per tutta la vita, lo porta ad abbandonare l’università.
Tra il 1843 e il 1845 stende una prima versione del romanzo Educazione sentimentale incentrato su una coppia di amici, dei quali uno naufraga scontrandosi con la realtà quotidiana, l’altro riesce ad adattarsi al mondo.

Nel 1846 dopo la morte del padre e della sorella, si trasferisce stabilmente nella casa di campagna di Croisset, sulla Senna. Lo stesso anno conosce la scrittrice Louise Colet con la quale stringe una relazione sentimentale tenendo una fitta corrispondenza, che è una delle opere più belle di Flaubert.
Vi si delinea la sua personale poetica priva di ogni lirismo effusivo, rigorosa e impersonale, con uno stile perfetto, l’uso della “parola giusta” perchè le cose si mostrino per quello che sono.
Con l’amico Maxime Du Camp si dedica quindi ai viaggi in Italia, in Grecia, in Medio Oriente.

La rivoluzione del 1848 che pone fine al regno di Luigi Filippo,  e porta alla proclamazione della Seconda Repubblica francese, non lo coinvolge più di tanto, nauseato sia dai rivoluzionari che dai reazionari che volevano ristabilire i passati privilegi.
Chiuso in un protettivo isolamento, a Croisset si dedica completamente alla sua opera artistica, teso nel raggiungimento del suo sogno di perfezione stilistica, come confessa nelle lettere. Instancabile scrittore, sempre alla ricerca della parola esatta e della musicalità del testo, lascia che siano le cose e i fatti narrati a descrivere e denunciare lo stato della situazione sociale, evidenziando il degrado e le ingiustizie della società.
Dal 1851 comincia a scrivere Madame Bovary, una storia di grigia quotidianità provinciale ispirata a un fatto di cronaca dell’epoca. Pubblicato nel 1856 a puntate sulla rivista Revue de Paris, nel 1857 esce in volume e il romanzo ottiene grande successo; subisce anche un processo per immoralità, ma lo scrittore viene assolto.
Nel 1862 pubblica Salammbô è un romanzo storico ambientato nell’antica Cartagine, un’opera dal gusto esotico che si richiama a una realtà lontana e ignota, a un mondo raffinato e crudele.
Subito dopo lo scrittore affronta la seconda Educazione sentimentale che richiederà un lungo lavoro e sarà pubblicata nel 1869. È la storia di una generazione di giovani che nutre desideri ambiziosi, grandi sogni, ma la cui mediocrità impedisce di realizzare traducendosi in amare delusioni di esistenze grigie, inconcludenti, sullo sfondo delle delusioni politiche del 1848.
L’amore che il protagonista Frédéric Moreau nutre per Madame Arnoux, una passione che dura tutta la vita senza essere mai appagata, riflette la passione sospesa di Flaubert stesso per Elisa Schlésinger, una donna sposata a un uomo volgare che ebbe modo di conoscere quando aveva diciassette anni durante una vacanza estiva.
Nell’opera di Flaubert esistono due filoni che possono apparire inconciliabili: l’analisi della realtà borghese del tempo e la fuga esotica nel passato. Ma Salammbô è la vita come egli la sogna fatta di grandi passioni, in cui Flaubert lascia andare a briglia sciolta la sua immaginazione; Educazione sentimentale è la realtà, il disinganno rispetto a un’umanità moderna pigra e opportunista, che non approda ad alcun esito rincorrendo scopi meschini, e che non sa riconoscere e apprezzare la bellezza delle forme e degli istinti.

La sua, è un’analisi rigorosamente oggettiva e impersonale della realtà contemporanea.
Flaubert per questo rappresenterà un modello per il gruppo di Émile Zola e per gli esponenti del Naturalismo, movimento letterario nato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento che si ispira, così come il Verismo italiano, al pensiero positivista. Compito della letteratura è quello di fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, osservarla e descriverla con metodo scientifico in ogni suo aspetto, anche se sgradevole.

Nel 1870 procede alla stesura finale di un’opera precedente: La tentazione di Santo Antonio, che tratta delle tentazioni affrontate da Sant’Antonio abate nel deserto egiziano dove visse in solitudine ascetica.
Il libro viene pubblicato nel 1874, anno in cui comincia a lavorare a Bouvard e Pécuchet, un romanzo in cui i due protagonisti sono oggetto di satira per la loro stupidità e ottusità mentale, e in cui Flaubert proietta l’irrisione nei confronti della mentalità borghese, tema a lui molto caro. Il romanzo resta però incompiuto e viene pubblicato postumo nel 1881. Lo scrittore muore a Croisset nel 1880 per un’emorragia cerebrale.

Postumi vengono pubblicati anche il Dizionario dei luoghi comuni e il Gran sciocchezzaio, materiale originariamente destinato a Bouvard e Pécuchet in cui vengono catalogate le stoltezze che si trovano nella conversazione quotidiana e nei libri.

Breve biografia della voce narrante:  Elsa Agalbato giovanissima debutta nel 1972 al teatro La Pergola di Firenze come protagonista di Ascesa e rovina della città di Mahagonny di Bertolt Brecht. Continua a studiare Arte Drammatica con Orazio Costa a Firenze. Poi approfondisce la ricerca sulla voce con Gabriella Bartolomei.
Si laurea in Lingue Moderne. Dal 1978 inizia a lavorare per la radio come interprete o autrice di radiodrammi (Radio1, Radio2, Radio3.) Dal 1981 partecipa come attrice a numerosi spettacoli teatrali tra cui Le supplici di Eschilo regia di O. Krejka, Fedra di Seneca regia di Roberto Guicciardini, Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello regia di Franco Zeffirelli, Clizia di Niccolò Machiavelli regia di Alfredo Bianchini , Nell’altra stanza, Il cappello con la peonia di Elio Pecora regia di Marco Lucchesi.

A partire dagli anni novanta, durante la sua permanenza a Parigi, inizia l’attività di regista. Poi fonda l’Associazione culturale ‘Vaghe Stelle’ creando e producendo lavori teatrali in cui si delinea il suo interesse per il teatro di poesia.
Dal 2000 l’incontro con Fabio Sargentini sancisce l’inizio di un nuovo percorso che si attua con una serie di eventi e spettacoli sperimentali firmati insieme. Dal 2002 riprende l’attività radiofonica leggendo una serie di romanzi integrali per la trasmissione di Radio3 “Ad Alta Voce”. Nel 2008 pubblica come ideatrice e interprete il cd Soffio di donna (Vdm records).
Nel 2010 cura l’edizione dell’audiolibro L’Odissea live (Emons audiolibri).

IL BOVARISMO

Il bovarismo oggi è una condizione di massa, anzi è lo stereotipo della vita come frustrazione e come alienazione.
In un libro che non molti ascoltatori forse conoscono del 1902 intitolato Il Bovarismo, il filosofo Jules de Gaultier sosteneva che il bovarismo è la facoltà  di credersi diversi da quello che si è; però non è che lo trattasse in maniera moralistica, diceva che il bovarsimo non è solo un’ambizione o una pulsione cupamente suicida, ma che spesso e volentieri è una spinta, un’impulso a volersi qualcos’altro, magari differenti e migliori. A distanza di un secolo c’è da dire che forse abbiamo perduto l’ottimismo  del professor de Gaultier, e c’è anche, forse, da aggiungere che sentiamo più d’allora attuale il destino di Emma. Sappiamo a memoria però, altrettanto, che il rimedio è peggiore del male.
Se Emma muore di letteratura o di cattiva letteratura, vale a dire di ricompense false, di proiezioni autolesioniste, se cioè Emma è costretta a scoprire che l’estetica, il romanzo stesso che lei vuole incarnare, non dà la felicità ma la morte, i suoi posteri di massa che saremmo poi noi, sono a loro volta costretti ad ammettere che di estetica vivono, anzi forse ci sguazzano. La postmodernità, una parola che Gustave Flaubert non avrebbe compreso, è appunto la vita totalmente estetizzata, sono forme, protesi, tracce, insomma una specie di campionario, un labirinto semiotico che tutti frequentano dalla mattina alla sera, da cui nessuno però presume di poter uscire più. E c’è da giurare che se esistesse oggi, Emma vivrebbe una sorta di bovarismo al quadrato, però di assoluta normalità. I suoi sogni, i desideri, gli slanci le tornerebbero esauditi perchè forse sono obbligatori, resi disponibili nella forma di oggetti di consumo. E così assisterebbe, lei, alla cura preventiva della sua insoddisfazione e conoscerebbe il remake, la bigiotteria sentimentale che oggi è disponibile a chiunque in ogni luogo e in ogni momento della giornata. E per una volta si chiederebbe o magari ce lo chiederebbe, se i romanzi a corrente continua che noi chiamiamo i palinsesti, rappresentino l’eden o non piuttosto una discarica di merci, di foglie morte come quelle del suo vecchio giardino a Jonville. Ecco, solo augurandoci qualcosa del genere possiamo leggere ancora una volta la storia tristissima di Emma e possiamo persino comprendere il senso della frase più famosa di Gustave Flaubert: “La Bovary c’est moi” perchè adesso forse la Bovary siamo noi.

di Massimo Raffaeli

Nato e residente a Chiaravalle (AN), Massimo Raffaeli è filologo e critico letterario, formatosi alla scuola di Franco Scataglini; scrive sui quotidiani il Manifesto e La Stampa, oltre che su numerose riviste specializzate. Ha curato testi di autori italiani (Carlo Betocchi, Alberto Savinio, Massimo Ferretti, Primo Levi) e versioni di scrittori francesi (fra cui Zola, Artaud, Céline, Crevel, Genet, Duvert).

Appassionato di calcio, nel 2007 cura per la BUR il volume antologico su Gianni Brera, Il più bel gioco del mondo. Scritti di calcio (1949-1982). Gli eccessi del calcio di oggi, la sua stessa invadenza ed ipervisibilità, possono indurre nella tentazione della nostalgia per il gioco di ieri, quando il calcio era uno sport di massa ma non ancora uno spettacolo televisivo esclusivamente sostenuto dal business.

Voce critica tra le più lucide, intransigenti, penetranti e stimolanti in circolazione, critico militante e che se ne sbatte delle appartenenze consuete quasi a caste e casotti…

Nunzio Festa

 

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