L’Onda – Die Welle

L’ONDA (Die Welle)
di Dennis Gansel

In una scuola superiore tedesca Rainer Wenger, un professore un po’ inusuale, un po’ rockettaro e anticonformista, è l’insegnante di Storia molto apprezzato tra gli studenti, un po’ meno dai colleghi.
È lunedì, sfrecciando con l’auto al ritmo di Rock’n’roll High School, un brano dei Ramones (gruppo punk-rock statunitense che sta pure sulla sua maglietta), si reca a scuola a iniziare la “Settimana a tema”: parlerà ai ragazzi dell’anarchia che ben si confà al suo stile di vita. Ma proprio all’ultimo gli viene appioppato un altro argomento un po’ ostico: l’autocrazia, e quando entra in classe è un po’ sorpreso di trovarla piena di studenti. Dà inizio al corso mettendo a fuoco cos’è l’autocrazia.

«La parola autocrazia deriva dal greco e significa dispotismo. Quindi “autos” − se stesso, e “kratos” − governo e potere. In un’autocrazia un singolo individuo o un gruppo che si trova al governo ha tanto potere da poter cambiare le leggi come crede».

Terzo Reich, il nazionalsocialismo… i ragazzi sono stanchi di parlare e di sentir parlare sempre di queste cose, ok hanno capito …la Germania nazista… ma che colpa ne hanno loro, di tutto ciò? Qualcuno cerca di mantenere la barra dritta:
«Non si tratta di colpa, ma della responsabilità storica che tutti abbiamo come tedeschi».

Ma che noia! Sono discorsi da vecchi… ormai fanno parte del passato… Il prof è un po’ pensieroso, li guarda, li ascolta, e poi chiede:
«Voi dite che in Germania una dittatura non sarebbe più possibile?»
«Lo escludo, conosciamo le conseguenze».

Decide di fare qualcosa. In un momento in cui tutti i ragazzi sono in pausa, sposta i banchi dando un nuovo ordine: a due per due, proprio come si usava una volta. Ha intuito che deve semplificare l’argomento per renderlo più chiaro e ben compreso:

«Qual è il presupposto fondamentale per un sistema autocratico? 
Che cos’ha ogni dittatura?»
«Un Führer, prof!»
«La parola führer ha assunto un significato negativo, però ogni dittatura necessita di una figura predominante».

Simulando una situazione del genere, chiede agli studenti di individuare chi tra loro è il più adatto a fare il capo. A parte un voto contrario e un’astensione, tutti sono d’accordo che debba essere Rainer il capo. C’è una certa confidenza tra loro, del resto il professor Rainer Wenger è anche l’allenatore di pallanuoto della scuola, per cui lo chiamano per nome e gli danno del tu!

Procede stabilendo la prima regola: durante le lezioni per quella settimana devono chiamarlo Signor Wenger, come segno di rispetto. E poi li invita a fare ordine sul banco, stare seduti composti, intervenire solo se autorizzati e alzarsi in piedi quando si deve parlare. Li suggestiona, elencando i benefici che ne possono trarre.

– Il potere attraverso la disciplina

Chiarisce a chi si dimostra scettico alle sue parole, che non è obbligato, la partecipazione è volontaria …però: «O partecipi o te ne vai».

Individuano quindi insieme quali sono le condizioni sociali che favoriscono la nascita di una dittatura, alcune sono:
disoccupazione e ingiustizia sociale
– inflazione (Dalla pecora al Bit)
– disillusione politica (Politica e partiti)
– nazionalismo estremo (come il White power)

I ragazzi sono entusiasti e ne parlano quando tornano a casa, dove trovano il caos. Il professore Wenger nel frattempo sviluppa la sua idea e studia un programma.
Il giorno seguente in aula invita i ragazzi a fare un po’ di movimento, a sciogliere un po’ i muscoli, e a marciare sul posto, tutti allo stesso ritmo, sempre più forte…

– Il potere attraverso l’unità

«Molto bene! Ve ne siete accorti? Stiamo diventando lentamente un corpo unico: è questa la vera forza del gruppo!»
È il momento di cambiare di posto tutti, di rompere i gruppetti abituali: se si trovano soli e insicuri diventa necessario cercare il gruppo, e in gruppo aiutandosi tra loro potranno compensare le reciproche lacune, e si sentiranno tutti più uniti e molto più forti, e il rendimento della classe sarà migliore.
E infine dirige lo spirito di competizione all’esterno del gruppo.
La classe intanto aumenta di numero: alcuni studenti annoiati dal corso sull’anarchia e incuriositi da quello del professor Wenger, chiedono di aderirvi.

– L’identità di gruppo

«Da che cosa si riconosce questa identità?
Da un abbigliamento comune. Si può anche definire: uniformità».
Instilla così l’idea di adottare un’uniforme. Un’uniforme un po’ informale, accessibile a tutti.
«Sì, però le uniformi hanno anche un altro scopo, perché eliminano le differenze sociali» (Lisa)
«Sì, ma eliminano anche ogni forma di individualità» (Mona).
Il professore allora cambia registro e la chiama divisa scolastica: un paio di jeans e una camicia bianca. Chi è che non ha una camicia bianca!?

È solo mercoledì e tutti si conformano, tranne Karo che è l’unica a non avere la divisa, e Mona che ha cambiato corso. Ma si aggiungono altri nuovi studenti e la classe è al completo. Ora bisogna trovare un nome al gruppo e un logo, si decide per “L’Onda”.

– Il potere attraverso l’azione

«A che servono le buone idee se poi non si alza il sedere dalla sedia per agire? Voglio che mettiate tutta la vostra creatività a disposizione de L’Onda per migliorarla ancora».
La classe trabocca di entusiasmo e di idee, tutto sommato si sente molto unita e Wenger è soddisfatto.
Fa eccezione Karo che è a disagio, si sente fuori dal gruppo, «di solito è lei a decidere le cose» dice Marco il suo ragazzo. Diserta anche le prove della recita della scuola dove interpreta il ruolo principale, ma prima che si disfi tutto il regista si impone, e la sostituisce. Karo rimane della sua idea e in un sol colpo perde la parte nella recita, l’amica a lei più vicina, e (ancora non lo sa) anche il fidanzato.
Pian piano esperimento dopo esperimento le cose evolvono, cominciano a emergere atteggiamenti insolenti, prepotenti, anche di perfidia verso chi non fa parte del gruppo. (Il Conformismo)

Per L’Onda viene adottato anche un saluto personale, tutti i gruppi hanno un saluto che li distingue. Ma Karo si rende conto che alcuni ragazzini, tra cui suo fratello, usano il saluto come un lasciapassare.
Avverte subito il professore e lo mette in guardia: sta perdendo il controllo della situazione. Ma Wenger intende concludere la settimana, manca soltanto un giorno… così le intima di cambiare corso.
Pure Anke, la compagna del prof che insegna nella stessa scuola è un po’ seccata, i colleghi mugugnano quando sono in sala insegnanti, invece la dirigente trovandosi a tu per tu con Wenger manifesta tutto il suo appoggio e lui si sente lusingato.

Poi c’è Tim, la sua è una personalità disturbata che passa inosservata, finché non scoppia una rissa con il gruppo di “anarchici” che cercano i “fascistelli” de L’Onda, che hanno imbrattato i loro simboli. Arriva addirittura a proporsi al signor Wenger come sua guardia del corpo! (Il cigno nero –  I disturbi della personalità). Tim è in possesso di una pistola.
Scuola-pistola… un binomio pericoloso

Mentre tutti tendono a minimizzare Karo è seriamente preoccupata per ciò che sta diventando L’Onda, il giornale della scuola ormai è chiuso. Aiutata da Mona prepara dei volantini: FERMATE L’ONDA!

«La Germania sta andando di male in peggio, noi siamo i falliti della globalizzazione, e i politici vogliono farci credere che una maggiore efficienza ci aiuterà ad uscire dalla crisi. Ma i politici sono i burattini dell’economia, dicono che la disoccupazione è in calo, che la bilancia commerciale è in attivo, ma la verità è un’altra: i poveri sono sempre più poveri, e i ricchi sempre più ricchi!!
L’unica vera grande minaccia è il terrorismo, un terrorismo che noi stessi abbiamo alimentato, attraverso le ingiustizie che facciamo finta di non vedere. E così mentre giorno dopo giorno noi distruggiamo il nostro pianeta, i ricchi e i potenti si fregano compiaciuti le mani. E costruiscono satelliti, per poter osservare tutto dall’alto!!»

(applausi)

«Non capite che sta facendo?
Vi vuole manipolare tutti!»

«Tu non mi impedirai di dire la verità!»

«È L’Onda il vero problema!»

«No, L’Onda è l’unica soluzione per uscire da questa grave crisi, uniti possiamo fare tutto. Noi, noi oggi abbiamo la grande opportunità di scrivere la Storia!»

(applausi)

«Non riuscirai a fermarci. Da qui L’Onda travolgerà l’intera Germania. E chiunque tenterà di ostacolarci, sarà spazzato via da L’Onda!»

(applausi)

«Aprite gli occhi! Usate il cervello!»

E poi:

«Vi siete accorti di quello che è successo? Vi ricordate ancora che cosa avevo chiesto all’inizio della settimana? Se nel nostro paese sia possibile un’altra dittatura. È appena successo! Il fascismo.
Ci siamo ritenuti esseri speciali, migliori di tutti gli altri, ma la cosa peggiore però è che abbiamo escluso dal gruppo chi non la pensava come noi. Li abbiamo feriti. E non voglio immaginare che altro avremmo potuto fare».

Commento: c’è poco da commentare questo film dice tutto, e chiaramente.
A giocare con il fuoco ci si brucia”. Bisogna fare attenzione, non parlare a vanvera, non siamo tutti uguali ognuno ha il suo vissuto, non possiamo prevedere come gli altri possano interpretare le nostre parole, cosa raccolgano da ciò che diciamo, e che conclusioni possano trarne.
Il benessere e la sicurezza che un sistema democratico può garantire, non ci tutela da una pericolosa deriva autoritaria della società che va affrontata alla radice con serietà e competenza, e non certo ponendo un cerotto qua e là, o peggio ancora limitando la libertà.
(“La gente è disposta a lasciar correre” dal film Arancia meccanica)

Piuttosto occorre educare alla libertà, a non averne paura, a comprendere la sua importanza: “Esercizio della libertà”.

Bisogna essere presenti e porre attenzione a ciò che accade, non farsi trascinare e saper leggere i segnali, essere consapevoli e soprattutto pensare con la propria testa.

Leda

Il film si ispira a un fatto realmente accaduto nel 1967 in una scuola superiore a Palo Alto, in California. Si trattò di un esperimento sociale denominato “La Terza Onda” che Ron Jones, un professore di Storia avviò con i suoi studenti in questa scuola californiana.

«Avevo tutto quello che potevo desiderare, dai vestiti, soldi e così via, ma ero sempre annoiato fino alla nausea. Ma questa settimana è stata molto divertente».

«Non ha nessuna importanza chi di noi è il più bello, il più bravo o chi ha più successo. L’Onda ci ha reso tutti uguali».

 

Nel 2019 è stata prodotta anche una serie televisiva tedesca: Noi siamo l’onda (Wir sind die Welle) parzialmente basata sul romanzo “L’onda” di Todd Strasse pubblicato nel 1981.
Del vero esperimento l’unica fonte risulta essere lo stesso Ron Jones che scrisse un articolo alcuni anni dopo. Non ci furono altri resoconti, nemmeno da parte degli studenti coinvolti.

 

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