Impressioni di settembre – PFM

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE

Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole ma non c’è
Dorme ancora la campagna, o forse no
è sveglia
mi guarda
non so.

Già l’odore della terra
odor di grano
sale adagio, verso me
e la vita nel mio petto, batte piano
respiro la nebbia
penso a te.

Quanto verde tutto intorno
e ancor più in là
sembra quasi un mare l’erba
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura
che si perda.

Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me,
faccio un passo lui mi vede
è già fuggito
respiro la nebbia
penso a te.

No, cosa sono,
adesso non lo so
sono un uomo
un uomo in cerca di se stesso
No, cosa sono,
adesso non lo so
sono solo
solo il suono del mio passo.

E intanto il sole
tra la nebbia filtra già
il giorno
come sempre
sarà.

Premiata Forneria Marconi (PFM)

Una delle più belle canzoni, che avrò ascoltato un miliardo di volte se non più… bellissima! Sia per le parole che per la musica, dopo il preludio iniziale ti travolge letteralmente in un crescendo. Una canzone che non invecchia mai, nemmeno nel suo contenuto e per quanto io sia un po’ fissata nel cercare le versioni originali dei pezzi che sono cresciuti con me, in questo caso la preferisco in questa versione più recente, i suoni sono più colorati, si sente di più il basso che dà il tempo e la rende molto viva, vera e il ritmo è più lento, più caldo, per non parlare del finale… che a me questi virtuosismi piacciono parecchio 😊

Ricordo che a quei tempi il Rock italiano subiva parecchi pregiudizi e un certo snobismo, si tendeva a “chiudersi” in certe stereotipie per cui alla musica d’oltreoceano, che era sicuramente di qualità, quella italiana non aveva nulla da invidiare. La PFM insieme a il Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, i New Trolls e ad altri gruppi e cantautori come Ron, De André… che stavano emergendo, spaccarono di brutto e presero il loro meritato spazio soprattutto tra noi giovani, pur meritando molto di più!

Leda


Impressioni di settembre – Premiata Forneria Marconi (1971)

Racconta Franco Mussida, un virtuoso della chitarra e membro fondatore della PFM:

«Impressioni di settembre è un brano a cui sono fortemente legato.
E’ uno di quei brani che sono usciti di getto, come un dono del cielo che arriva inaspettato, e al momento giusto. Un momento di ispirazione vissuto sul divano dei miei genitori, con lo sguardo sognante, le dita che trovavano da sole gli accordi che servivano ad accompagnare una melodia che esce di getto, un canto il cui sviluppo cercava di portarmi verso un culmine, una sorta di immagine di apoteosi, di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo che è sfociato nell’inciso musicale.
Impressioni di settembre nacque così, e così rimase con la sola aggiunta a posteriori di un momento gridato sulla seconda parte, sollecitato dalle necessità del testo di Mogol.»

Franz Di Cioccio, anche lui un virtuoso questa volta della batteria, fondatore e leader della Premiata Forneria Marconi spiega che:

«‘Impressioni di Settembre’ venne composto sulla base di una intuizione fantastica di Franco: era la prima canzone che non aveva il classico ritornello. Mi correggo: il ritornello c’era, ma era suonato, non cantato. Quell’inciso era talmente bello che ci sembrava di non avere a disposizione lo strumento adatto per farlo. Provammo con il flauto, ma non aveva la forza evocativa, lo facemmo con la chitarra, ma era troppo normale. Mancava lo strumento… ma questo strumento esisteva. Lo avevamo sentito in un disco di Emerson Like & Palmer che si chiamava “Luky man”. Era uno strumento dalle sonorità nuove, simili a quelle delle tastiere e dei fiati. Sapeva di terra, di cielo, di mare e di tutte queste cose insieme.
Ci informammo e venimmo a sapere che lo importava la ditta Monzino. Si chiamava Moog, dal nome del suo inventore ed era composto da tre oscillatori che creavano delle onde da mescolare insieme. Potevi giocare con delle manopole e creare il tuo suono. Potevi farlo più acuto, più morbido, come volevi: poteva sembrare una sega, un clarino, un ottavino… poteva sembrare tante cose ma era comunque sfacciatamente sintetico e tremendamente bello e affascinante, perché ti scuoteva. Era la prima volta che si sentiva un suono sintetico e ci entusiasmò. Con il suo suono incidemmo Impressioni di Settembre. Uscì il disco e fu un botto pazzesco. Era un suono nuovo, una novità per i sensi, una nuova creazione di immagini e suggestioni.»

Flavio Premoli, talentuoso tastierista e compositore della PFM spiega cosa si prova a creare musica:

«E’ difficile dare una spiegazione a ciò che avviene nel momento in cui ci si siede di fronte ad uno strumento. Tutto è sempre subordinato allo stato d’animo di quel preciso istante, a quello che hai fatto poco prima, a quello che hai mangiato, a come hai dormito, a cosa hai sognato, insomma, a come stai. Questo naturalmente è il bello di fare musica. Detto ciò, è pur vero che, quando si accendono strumenti nuovi, l’emozione di avere “nuovi stimoli” da essi è fortissima. Si spera di incontrare un suono nuovo che scateni nuove idee, che ti possa far scrivere, creare in un modo differente.
Per questa ragione gli autori provano sempre a scrivere sempre con strumenti molto differenti tra loro.»

 

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