Gran Torino

Walt Kowalski è un pensionato di origini polacche che per molti anni ha lavorato come operaio per la Ford, una casa automobilistica statunitense fondata nel 1903 da Henry Ford nello Stato del Michigan.  Rimasto vedovo dopo cinquant’anni di matrimonio è deciso a rimanere a Detroit nella sua casa di periferia, in compagnia della sua affezionata Daisy.
I figli invece preferirebbero si trasferisse in un residence per anziani, ritenendo il quartiere poco sicuro per un anziano solo come lui, gli abitanti sono ormai in prevalenza immigrati asiatici. Ma Walt Kowalski (Clint Eastwood) non si fa alcun problema, è un reduce dalla guerra di Corea lui, e sa il fatto suo. E poi lì ha tutti i suoi ricordi e soprattutto in garage ha la sua Ford Gran Torino, un’auto d’epoca del 1972 tenuta come un gioiello, a cui Walt è molto affezionato.
Ma i figli, con i quali ha un rapporto più formale che affettivo,  insistono e cercano di convincerlo, non si sentono tranquilli a lasciarlo lì, senza la moglie non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno.
Nel frattempo proprio nella casa accanto alla sua, viene a stabilirsi una famiglia di etnia Hmong composta da tre donne: la nonna, la mamma e la figlia, e un figlio, il più giovane di tutti, che si chiama Thao (Bee Vang).

Il ragazzo, che Walt definisce “senza palle”, è tormentato da una banda di teppisti fra i quali c’è suo cugino, il quale è determinato a far sì che Thao ne entri a far parte.
Una sera Walt becca il ragazzo mentre sta tentando maldestramente di rubare la sua splendida Ford Gran Torino, un rito di iniziazione a cui è stato costretto per entrare nella banda.
Walt è un uomo tutto d’un pezzo ed è molto infastidito da quell’incursione, disapprova decisamente il comportamento così irrispettoso dei giovani, compresi i suoi nipoti. Coriaceo, cinico e sarcastico, frappone tra sé e gli altri una distanza invalicabile. Specie con il giovane prete Janovich (Christopher Carley) che prova ad avvicinarlo e a dargli conforto, come gli aveva chiesto Dorothy, la moglie di Walt, prima di morire.

Una sera scoppia una rissa tra i vicini e i componenti della gang, vogliono costringere Thao ad andare con loro, ma le donne si ribellano. Nella lotta sconfinano nel giardino di Walt, il quale esce di casa minaccioso imbracciando un fucile. La gang si dilegua.
Il mattino seguente sui scalini della sua casa vengono deposti omaggi floreali, cibi prelibati come segno di ringraziamento della comunità. La cosa non è che gli vada molto a genio, ma che gli piaccia o no, per tutti è diventato un eroe.

Qualche giorno dopo gli capita di vedere Sue (Ahney Her), la sorella di Thao, che gli pare una ragazza tosta, che viene molestata da alcuni afroamericani. Non è certo una tipa che subisce e Walt li osserva per un po’ da lontano, poi decide di intervenire e di difenderla.
Sue gli è grata e lo invita come ospite d’onore, al barbecue organizzato dalla sua famiglia. Introducendolo alle usanze della comunità Hmong, dopo una prima reciproca diffidenza comincia a conoscere le loro tradizioni e scopre curiosamente di avere più cose in comune con loro, che non con le famiglie dei propri figli.
Accolto e coccolato dalle donne della comunità si sente a suo agio, gli piace, ma non lo ammetterà mai.
Nei giorni successivi Thao viene spedito da Walt per scontare la punizione per il tentato furto, atto che ha disonorato la famiglia. Non potendo rifiutare i servizi del ragazzo, Walt lo coinvolge in piccoli lavori manuali di riparazione, ha così l’opportunità di conoscere meglio il ragazzo e di farsi conoscere.
Il ragazzo inizia così un percorso per trovare la forza di essere se stesso, la volontà di crearsi un futuro con un lavoro e il coraggio di dichiararsi alla ragazza che ama. Dovrà anche fare i conti con l’ambiente sociale corrotto e privo di valori, e Walt dovrà compiere un grande sacrificio per salvare il ragazzo e la sua comunità da un futuro oscuro.

Commento: rivedo sempre molto volentieri questo bellissimo film del 2008 diretto da Clint Eastwood, che mi è piaciuto molto per la sua interpretazione, sublime! In particolare mi sono goduta la scena in cui con le dita a mo’ di pistola fa il gesto di sparare ai ragazzi… magico! Son capaci tutti di difendersi con le armi, ma ottenere il rispetto altrui è tutt’altra cosa!
È un film che insegna molto: sulla tolleranza, sulla ricchezza che una comunità di etnie diverse, di cui spesso conosciamo ben poco, può rappresentare per la comunità; sui valori che una società deve salvaguardare a ogni costo; su chi ha il compito di sorvegliare l’ordine pubblico, di gestire la giustizia che deve essere sempre vigile e presente per impedire i soprusi e il predominio di alcuni sugli altri.
In particolar modo mi è piaciuto lo spirito d’orgoglio americano di Walt, cosa che noi italiani sembra non sentiamo più per la nostra nazione, per il valore della nostra cultura, delle nostre tradizioni, del nostro patrimonio naturale, storico e artistico. Un film insomma che fa riflettere molto. Da vedere assolutamente.

Leda

Quando si mette male bisogna agire velocemente…

La cosa che tormenta di più un uomo
è quello che non gli hanno ordinato di fare.

Sue: «Ehi Walt! Che fai di bello?
Facciamo il barbecue, ti va di venire?»
Walt: «Secondo te?»
Sue: «Si mangia bene!»
Walt: «Già, però giù le mani dal mio cane!»
Sue: «Tranquillo, mangiamo solo i gatti!»

Avete mai fatto caso che ogni tanto
s’ incrocia qualcuno che non va fatto incazzare?
Quello sono io!

Walt Kowalski una volta mi ha detto che non conoscevo nulla della vita e della morte perchè io ero un ventisettenne vergine imbottito di letture, che gode a tenere le mani a vecchie signore superstiziose alle quali promette l’eternità. Walt non aveva certo problemi a dire pane al pane, ma aveva ragione, io non sapevo davvero niente della vita e della morte finchè non ho conosciuto Walt, ho imparato da lui. (padre Janovich)

I hmong, conosciuti anche come Miao, sono un’etnia asiatica formata da diversi gruppi, che vive principalmente nelle regioni montuose della Cina del sud e nelle regioni del sud-est asiatico.
I hmong furono decimati durante la guerra in Vietnam, furono reclutati e addestrati dagli Stati Uniti in reparti speciali per rafforzare l’esercito.
Negli anni Settanta, alla fine del conflitto i hmong furono considerati dei traditori per aver dato il loro appoggio agli americani. Per non essere sterminati a migliaia attraversarono le montagne e il fiume Mekong per raggiungere la Thailandia, dove vennero accolti in campi profughi. Oppure emigrarono in massa negli Stati Uniti, dove molti ottennero asilo politico formando una grande comunità hmong.
Questo popolo è sconosciuto alla maggioranza degli americani, eppure devono loro la vita.

Il titolo “Gran Torino” fa riferimento al modello di automobile della Ford che andava molto in voga negli USA durante gli anni Settanta, specie nella versione coupé. Pare che per gli statunitensi la città di Torino, sede della Fiat e della Lancia, fosse considerata come la Detroit d’Italia.

La città di Detroit è il principale centro dello Stato del Michigan. Fondata nel 1701 da cacciatori di pellicce francesi, è oggi al centro di una vasta zona industriale ed è più nota come capitale dell’industria automobilistica statunitense. Nella bandiera di Detroit compaiono i gigli di Francia e i leoni d’Inghilterra, a simboleggiare il ruolo svolto dalle due potenze nella storia della città.
Detroit si trova nella Regione dei grandi laghi americani, territorio che sta al confine tra Stati Uniti e Canada e che costituisce una tra le più grandi riserve di acqua dolce della Terra.
La città è anche un importante luogo di produzione musicale, soprattutto grazie all’etichetta “Motown” fondata nel 1959 dall’imprenditore Berry Gordy. L’etichetta ebbe grande successo negli anni Sessanta ed ebbe un’importante ruolo nella diffusione del genere R&B e nell’integrazione razziale nella musica pop.

 

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