Bianca come il latte rossa come il sangue

Un figlio di Re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta, si ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta. Disse a sua madre: «Mamma, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il sangue».
«Eh, figlio mio, chi è bianca non è rossa, e chi è rossa non è bianca. Ma cerca pure se la trovi.»

L’amore delle tre melagrane di Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

“L’amore delle tre melagrane” è tratta da Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti di Italo Calvino (1956) ed è una fiaba abruzzese conosciuta anche con il titolo Bianca come il latte rossa come il sangue. 

Il primo passo della fiaba è citato nell’introduzione di uno dei romanzi di Alessandro D’Avenia, il cui titolo è appunto Bianca come il latte rossa come il sangue, uscito nel 2010.
Dal libro è stato tratto un film diretto da Giacomo Campiotti nel 2013.

L’autore riporta il primo passo della fiaba e racconta del giovane Leo e del Sognatore, il nuovo supplente di storia e geografia a cui brillano gli occhi quando parla ai ragazzi. Egli li sprona a dare un senso alla propria vita, a cercare il proprio sogno.

I sogni guariscono qualsiasi male, qualsiasi dolore. I sogni colorano qualsiasi bianco.
Quando non hai sogni li rubi agli altri, perché non li abbiano neanche loro. L’invidia ti brucia il cuore e quel fuoco divora tutto.

Leo un sogno ce l’ha, vive una forte passione per Beatrice, la ragazzina dai capelli rossi. Nel contempo vive un’importante amicizia con Silvia dagli occhi azzurri, che gli dona serenità.

Ma l’amore è un’altra cosa. L’amore non dà pace. L’amore è insonne. L’amore è elevare a potenza. L’amore è veloce. L’amore è domani. L’amore è tsunami. L’amore è rossosangue.

Senza Silvia io sarei nessuno e la mia anima rimarrebbe bianca. E il bianco è il tumore al sangue della vita.
Silvia è la linfa del mio coraggio, nascosta ma viva, mi dà la forza per superare i miei limiti.

Nel suo viaggio interiore verso la libertà di essere se stesso imparerà ad affrontare la sua inadeguatezza. L’assenza. Saprà come affrontare i fatti della vita, come l’amore e la morte, in modo naturale, a vivere il presente e a dare amore senza aspettarsi nulla in cambio, se non la gioia del dono stesso.

Si è tutti ridicoli allo stesso modo di fronte al dolore e alla sofferenza.

Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco… Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco. Non so rimanere in silenzio o da solo, che è lo stesso. Mi viene un dolore poco sopra la pancia o dentro la pancia, non l’ho mai capito, da costringermi a inforcare il mio bat-cinquantino, ormai a pezzi e senza freni (quando mi deciderò a farlo riparare??), e girare a caso fissando negli occhi le ragazze che incontro per sapere che non sono solo. Se qualcuna mi guarda io esisto.
Ma perché sono così? Perdo il controllo. Non so stare solo. Ho bisogno di… manco io so di cosa. Che rabbia! Ho un iPod in compenso. Eh sì, perché quando esci e sai che ti aspetta una giornata al sapore di asfalto polveroso a scuola e poi un tunnel di noia tra compiti, genitori e cane e poi di nuovo, fino a che morte non vi separi, solo la colonna sonora giusta può salvarti. Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un’altra dimensione. Entri nell’emozione del colore giusto.

Proprio quando ci sentiamo più poveri la vita, come una madre, sta cucendo per noi il vestito più bello.

Il bianco simbolicamente rappresenta qualità come la purezza e l’innocenza, il rosso è il colore della passione, delle pulsioni sessuali, delle forti emozioni. A quanto pare, a detta di tutti, questi due aspetti sono inconciliabili tra loro, così come le virtù e i vizi.

Ma la vita è un po’ più complessa e la storia  prosegue: il figlio del Re vedrà esaudito il suo desiderio e conoscerà una fanciulla bianca come il latte e rossa come il sangue. Entrambi  però dovranno fare i conti con l’invidia e l’inganno, pulsioni distruttive di fronte alle quali la purezza e l’innocenza dell’amore sembrano soccombere, per poi invece rinascere attraverso una goccia di sangue, pulsione di vita qual è l’Eros.

Leda

II figlio si mise in cammino. Cammina cammina, incontrò una donna: — Giovanotto, dove vai?
— E sì, lo dirò proprio a te che sei donna!
Cammina cammina, incontrò un vecchierello. — Giovanotto, dove vai?
— A te sì che lo dirò, zi’ vecchio, che ne saprai certo più di me. Cerco una donna bianca come il latte e rossa come il sangue.
E il vecchierello: — Figlio mio, chi è bianca non è rossa e chi è rossa non è bianca. Però, tieni queste tre melagrane. Aprile e vedi cosa ne vien fuori. Ma fallo solo vicino alla fontana.
Il giovane aperse una melagrana e saltò fuori una bellissima ragazza bianca come il latte e rossa come il sangue, che subito gridò:

Giovanottino dalle labbra d’oro
Dammi da bere, se no io mi moro.

II figlio del Re prese l’acqua nel cavo della mano e gliela porse, ma non fece in tempo. La bella morì.
Aperse un’altra melagrana e saltò fuori un’altra bella ragazza dicendo:

Giovanottino dalle labbra d’oro Dammi da bere,
se no io mi moro.

Le portò l’acqua ma era già morta. Aperse la terza melagrana e saltò fuori una ragazza più bella ancora delle altre due. Il giovane le gettò l’acqua in viso, e lei visse…

L’amore delle tre melagrane di Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

 

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