Il dibattito sul suicidio di Monicelli alla Camera dei deputati avrebbe ispirato un film, cattivo, contro l’ipocrisia che impera in Italia.
di Marco Benedetto
2 dicembre 2010
“Levatevi dalle scatole, lasciatemi in pace, almeno da morto”, così si sarebbe espresso Mario Monicelli, se avesse potuto ascoltare il dibattito a lui dedicato, che si è svolto stamane nell’aula della Camera dei deputati. Forse ne avrebbe ricavato l’idea per uno di quei suoi film graffianti, ricchi di sarcasmo contro le ipocrisie, i bigottismi, le doppiezze di tanti italioti.
Quello che doveva essere un momento di ricordo dedicato ad un grande maestro del cinema, e così lo ha ricordato Walter Veltroni, si è scatenato un allucinante dibattito sul diritto alla vita, sul rischio di santificare un suicida, sulla necessità di difendere la vita e la speranza sempre e comunque. Si sono risentite le stesse identiche invettive già scagliate contro Beppe Englaro e Mina Welby, quasi fossero costoro i testimonial del partito della morte.
Abbiamo un grande rispetto per i credenti di ogni confessione, ma questo clima di intolleranza, questa crociata permanente non ci piace per nulla e non porterà nulla di buono. In nome di cosa ci permettiamo di dare giudizi sulle scelte più intime di una persona? Chi siamo per voler interferire sempre e comunque nella vita degli altri? Cosa sappiamo del dolore e delle tragedia che sconvolgono una esistenza?… continua
Commento: proprio un bell’articolo! Certo che in Italia impera il “predicare bene e razzolare male!“ e proprio chi dovrebbe dare un buon esempio, in quanto personaggio pubblico, non fa altro che dimostrare quello che più mi rende insofferente: l’ipocrisia!
Leda
CIAO MARIO
30 novembre 2010
È morto questa sera a 95 anni Mario Monicelli. Ha scelto. Non ci interessa la cronaca della sua morte, ma la forza, l’impegno e l’ironia della sua vita e della sua opera.
A noi piace ricordarlo così
“Per rimanere vivo il più a lungo possibile. L’amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell’animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così piano piano questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più”.
Nel 1946 anche suo padre si suicidò. Mario Monicelli parlando del padre:
“Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto”.
Ciao Mario
Funerale del Perozzi – Amici miei di Mario Monicelli, 1975