Per comprendere quanto il mondo sia buono basta osservare,
quanto si meravigli d’ogni atto onesto
Aristide Gabelli, Pensieri, 1886
Non può essere veramente onesto ciò che non è anche giusto.
Marco Tullio Cicerone, Sui doveri, 44 a.e.c.
La libertà è per la gente onesta. L’uomo che non è onesto con se stesso non può essere libero: è la sua trappola.
Ron Hubbard
L’onestà è un valore che è andato in disuso, a quanto pare di questi tempi. Più che onesti occorre essere furbi altrimenti si corre il rischio di passare per degli ingenui o peggio per degli stupidi e al colmo sentirti dire anche che: “Mal che si vuole non duole” come se questo disattendere a quello che dovrebbe essere il fondamento di una civiltà avanzata, fosse diventato più normale che non il rispetto per se stessi e per l’altro.
Sì, perchè la mancanza di onestà l’ho sempre considerata in primis una mancanza di rispetto verso se stessi. Quando si accettano strade facili e facili soluzioni si deve sapere che si rischia di dover scendere a compromessi che in condizioni normali non si accetterebbero mai, si attiva una reciproca dipendenza che nel peggiore dei casi ti porta a tradire te stesso.
L’ho provato sulla mia pelle…interiore (si può dire?) quando nei primi anni 80 mi presentai alla prova orale di un concorso indetto dal Comune dove risiedevo.
Ero seduta davanti alla commissione contenta di aver risposto con competenza sui vari argomenti, quando toh! che il sindaco se ne esce con una domanda banale di educazione civica: età richiesta per candidarsi a senatore.
Quasi me lo sentissi che prima o poi sarebbe stata la mia buccia di banana, durante gli anni di scuola superiore in più occasioni manifestai il mio interesse per questa materia che, pur essendo prevista nei programmi, era completamente trascurata se non per qualche sporadica e sterile lettura senza discussione e approfondimento, il che equivaleva per me dimenticare il tutto in breve tempo.
Ok, presi tempo per pensare… il mio cervello andava a mille alla ricerca di un qualche aggancio nella memoria ma niente, ero ben cosciente di non saper rispondere alla domanda. Nel frattempo seduto accanto al sindaco, un po’ discosto, c’era l’ufficiale sanitario che con malcelato impeto mi suggerì la risposta.
Quel gesto lo percepii come un’ingerenza, quasi volesse stabilire un intimo contatto con me e ciò si scontrò con la parte ribelle del mio carattere, che non tollera condizionamenti che non abbiano per me un valido motivo d’essere.
Ripetei determinata che non sapevo rispondere e il tipo insistè ancora con maggiore enfasi, come se gli altri presenti non esistessero. Al terzo mio ostinato, non so, mi congedarono scambiandosi un mezzo sorriso complice e lì ebbi la certezza che avevano messo alla prova la mia onestà.
Per chi interessa il poi.., fui assunta!
Una barzelletta…
I DUE MANAGER
Due manager discutono di come scegliere la segretaria e uno dei due dice di avere un metodo speciale tutto suo:
«Io la ricevo in ufficio e le faccio trovare per terra un biglietto da 100.000 lire; poi con una scusa mi allontano e osservo quello che succede. La loro reazione e’ molto istruttiva.»
Dopo qualche tempo si incontrano di nuovo e il primo chiede:
«Allora, amico mio, come e’ andata la scelta della segretaria?»
«Ho fatto come mi hai detto: la prima ha raccolto il biglietto e l’ha messo velocemente nella sua borsetta. La seconda l’ha raccolto e me lo ha consegnato. La terza ha fatto come se niente fosse.»
«E quale hai scelto?»
«Quella con le tette piu’ grosse!»
Un altro episodio che mi riguarda risale a quando avevo all’incirca otto anni.
Una domenica mattina io e mio fratello, due anni più piccolo di me, stavamo ritornando a casa a piedi dopo la messa, chiacchieravamo camminando a testa china perchè la strada era tutta in salita, abitavamo in collina e per sentire meno la fatica mi concentravo osservando le crepe della strada e la vegetazione che cresceva ai lati, dove finiva l’asfalto. Fu così che vidi tra l’erba un portafogli all’interno del quale, oltre a una discreta somma, c’erano documenti e fotografie.
Essendo bambini per noi fu come trovare un tesoro, già pensavamo a quali desideri avremmo potuto realizzare, l’elenco era piuttosto lungo, tanto che risultava difficile stabilire una graduatoria. Entusiasti, ci affrettammo per giungere a casa il prima possibile per raccontare a nostra madre come eravamo giunti in possesso del portafogli. Ma subito una doccia fredda ci tolse ogni speranza: ci venne ordinato di portare subito il portafogli al parroco che avrebbe provveduto a restituirlo al proprietario.
Ammetto che rimasi molto delusa e seccata, perchè senza tante spiegazioni vidi sfumati in un attimo tutti quei sogni ad occhi aperti.
Mia madre, tutt’ora molto credente ma senza estremismi, ha sempre praticato la sua fede sia in chiesa sia nella vita di tutti i giorni coerentemente con i propri principi, che è riuscita a trasmettere in maniera forte anche a noi figli. Naturalmente obbedimmo senza discutere.
Qualche giorno dopo io e mio fratello fummo chiamati dal parroco che insieme al signore, che era ritornato con sollievo in possesso del suo portafogli, encomiarono il nostro gesto e ricevemmo una piccola somma come ringraziamento.
Ne ebbi una lezione che non dimenticai più, la soddisfazione dell’aver compiuto un gesto così importante mi fece sentire molto fiera di me.
L’onestà credo sia fondamentale in una comunità per aver fiducia.
L’onestà delle proprie idee ad esempio, è una cosa che a mio avviso manca: spesso si tende a giudicare per sentito dire o secondo dei pregiudizi, che non accetteremmo se fossero rivolti nei nostri confronti.
Forse questo è un buon momento per cambiare, per far sì che non sia sempre il più furbo o il più scaltro ad avere la meglio, ma che si trovi il coraggio di portare avanti le proprie idee.
Leda
In questo mondo di ladri – Antonello Venditti (1988)