#ThatPower è un brano scritto dal famoso rapper will.i.am insieme a Justin Bieber e Damien Leroy.
Nell’interpretare il testo pare voglia incoraggiare gli artisti a credere nelle proprie capacità e ad aver fiducia, perché il potere di chi coltiva l’arte, dice, è forte e inarrestabile (e sono più che d’accordo!). Sollecita a prendersi cura di se stessi, ad amare la vita e a dare il meglio di sé specie quando si è sotto pressione, a non badare agli haters (gli odiatori) che mossi dall’invidia e non sapendo tenere il passo si limitano a denigrare il successo altrui. Sprona a non avere fretta, a seguire un percorso per essere più consapevoli e a non temere gli ostacoli, le frustrazioni servono per essere più determinati, più tenaci nel perseguire i propri sogni.
Tutto quello che non ti uccide, ti rende solo più forte.
Così diventerò più forte.
Il brano autoprodotto, è accompagnato da un video futuristico registrato in Giappone dove will.i.am è attorniato da cloni e duetta con un Justin Bieber, la cui presenza è virtuale comparendo in un ologramma proiettato da un cubo o sui maxischermi. Il gruppo di will.i.am si appresta a incontrarne un altro con il quale paiono muoversi in sincronia, compiere delle precise mosse. Appare l’occhio del Big Brother (George Orwell, 1984) simbolo di potere e di controllo.
Il messaggio del video sembra suggerire agli artisti, specie quelli più giovani, di non “bruciare” le tappe, di non scegliere scorciatoie per raggiungere in fretta il successo, ma di avere pazienza e di seguire un percorso personale che richiede tempo e metodo, affinché dalla loro arte possa scaturire qualcosa di autentico e originale, di divino.
Nonostante sia un paese fortemente tecnologico, il Giappone cerca di tutelare e salvaguardare il Mercato musicale dai grandi appetiti, affrontando con cautela i cambiamenti del settore che è in continua evoluzione e riassestamento.
Leda
will.i.am è lo pseudonimo di William James Adams, rapper, produttore discografico, stilista, doppiatore statunitense.
Nato a metà degli anni Settanta in un quartiere povero di Los Angeles e cresciuto dalla madre Debra Cain, riesce grazie a lei a rimanere fuori dal mondo della criminalità, molto presente nel suo quartiere. Ad essergli molto d’aiuto è anche la sua passione fin da piccolo per il ballo e per la musica, in particolare per l’hip hop. È fondatore e produttore dei Black Eyed Peas, il gruppo con cui raggiunge un successo internazionale. Realizza anche dischi da solista, collabora e duetta anche con altri artisti.
È un artista di successo, molto sensibile ai temi della povertà e delle disuguaglianze, appassionato di tecnologia sostiene e finanzia diversi progetti.
IL MERCATO MUSICALE
L’industria discografica con l’avvento di Internet si è trovata ad affrontare profonde trasformazioni e ha dovuto ripensare e ampliare il proprio ruolo per adeguarsi ai tempi e alle nuove sfide dovute alla rivoluzione digitale.
Le case discografiche fungono ora da intermediari tra gli artisti e gli ascoltatori, si occupano di registrare, riprodurre e distribuire i brani musicali degli artisti con i quali hanno un contratto. Inoltre offrono una serie di servizi connessi (videoclip musicali, promozione e marketing, tour, merchandising e concerti, accordi con i distributori digitali).
Per quando riguarda la produzione, oggi ci sono molti studi di registrazione e professionisti in grado di seguire gli artisti nella produzione musicale; un artista può anche decidere di autoprodursi.
Per la distribuzione, mentre in passato erano le case discografiche a stipulare accordi con i distributori per la vendita di vinili, musicassette e CD attraverso i negozi di musica (ormai rari e frequentati dagli affezionati al vinile e dai collezionisti), oggi distribuiscono la musica attraverso i negozi digitali; un artista può anche decidere di distribuire autonomamente la propria musica su queste piattaforme.
La promozione che in passato avveniva solo attraverso le radio, i vari festival canori e i giornali musicali, oggi gode di molte più possibilità: attraverso le piattaforme di condivisione di contenuti multimediali, i vari social, le riviste e i siti musicali online; anche in questo caso un artista può fare autopromozione, oppure affidarsi a chi si occupa di strategie di marketing.
Le case discografiche, in particolare le Majors, grandi gruppi multinazionali che operano in tutto il mondo su più livelli nell’industria dell’intrattenimento, sono in grado di controllare la maggior parte del mercato musicale, di decidere quali tendenze spingere e quali frenare. Il loro obiettivo principale in questi ultimi anni si è dimostrato quello di trarre il maggior profitto, scalare le classifiche, prediligere i brani commerciali per garantire successi immediati, rendere l’artista un personaggio di successo, “snaturandolo” dal suo stile personale e musicale.
Le etichette indipendenti, più o meno piccole, nazionali, che essendo più a contatto con l’artista possono coinvolgerlo maggiormente nella produzione (musica, testi, grafica del disco, ecc.) e consentire una maggiore libertà espressiva, oramai si comportano come piccole major.
In molti casi vengono fondate e gestite dagli artisti stessi per sentirsi più liberi e autoprodursi.
La nascita e lo sviluppo di molteplici novità tecnologiche sul finire del 1900, hanno influito anche sulla normativa che tutela i diritti d’autore e mira a valorizzare il prodotto creativo e a incentivare la produzione e la diffusione della musica. Affidata a organismi di gestione collettiva, come ad esempio la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) attiva dal 1882 e Soundreef fondata nel 2011, si sono resi necessari aggiornamenti e nuovi accordi in base ai diversi modi di fruizione e diffusione dei contenuti musicali digitali, per ovviare a situazioni di incertezza e difficoltà per i soggetti via via coinvolti.
Come in altri settori artistici, appare oramai evidente un certo declino e appiattimento dell’offerta musicale determinata più dalle logiche di mercato, piuttosto che da scelte artistiche di qualità e di originalità. Tutto ciò comporta un progressivo impoverimento della cultura musicale.
Gli artisti a livello personale e professionale sono sottoposti a forme eccessive di competizione e di marketing, a pressioni psicologiche insostenibili che tendono a logorare fino a spegnere la loro creatività. In particolare i nuovi emergenti spesso non hanno il tempo necessario per trovare un equilibrio tra il successo e il benessere personale, vengono catapultati in situazioni che non sono in grado di gestire, con conseguenze devastanti per la propria salute mentale.
Il modo di agire dell’industria musicale si dimostra deleterio sia per gli artisti che per la Musica, una forma d’arte che merita rispetto e considerazione, e non a essere trasformata in un mero prodotto di consumo.